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La Ocean Viking salva 37 naufraghi. La Guardia Costiera libica le intima di lasciare l’area
“Questa mattina la Ocean Viking ha ricevuto un allarme dall’aereo Seabird per una imbarcazione in difficoltà con 37 persone a bordo in acque internazionali nell’area di ricerca e soccorso libica. Dopo aver ricevuto l’ok a procedere dalle autorità di competenza, abbiamo salvato i naufraghi. Una nave della Guardia Costiera libica ci ha intimato di lasciare l’area. I sopravvissuti sono ora a bordo della nostra nave. La maggior parte di loro viene dal Sudan, dove c’è una gravissima crisi umanitaria in corso.” Lo riferisce SOS Mediterranee Italia su X.     Redazione Italia
La Life Support salva 71 naufraghi in due operazioni di soccorso
La Life Support, la nave search and rescue (Sar) di EMERGENCY, ieri alle 19.20 ha concluso un secondo soccorso di un’imbarcazione in difficoltà nelle acque internazionali della zona SAR libica, portando in salvo altre 21 persone. Naufraghi che si sono aggiunti alle 50 persone soccorse sempre ieri, ma in mattinata. Complessivamente sono ora al sicuro a bordo della nave di EMERGENCY 71 persone.  Il secondo caso di mezzo in pericolo, una piccola barca in vetroresina inadatta ad affrontare la traversata del Mediterraneo, è stato avvistato direttamente dal ponte di comando della Life Support, poco prima delle 19. “Ieri sera mentre ci apprestavamo a raggiungere la posizione di un secondo caso di barca in difficoltà, abbiamo visto due mezzi che si avvicinavano alla nostra nave e ci siamo resi conto che uno dei due era sovraccarico di persone senza giubbotto salvagente e che chiedevano aiuto – spiega Jonathan Naní La Terra, Capomissione della Life Support di EMERGENCY. “Abbiamo quindi messo in acqua un mezzo di soccorso e ci siamo avvicinati al barchino. Il nostro team ha effettuato una prima valutazione del caso e distribuito i salvagente, successivamente ha trasferito le persone a bordo del nostro mezzo e poi al sicuro sulla Life Support. Ora stiamo navigando verso Ancona, il Pos (Place of safety) che ci è stato assegnato dalle autorità italiane, dove arriveremo il 26 luglio alle 13 circa.” Le 21 persone soccorse con l’intervento di ieri sera, tutti uomini tra cui 4 minori non accompagnati, provengono da Egitto, Bangladesh, Eritrea, Somalia e Myanmar. Tre persone che erano a bordo dell’imbarcazione in difficoltà hanno rifiutato il soccorso e, finito l’intervento della Life Support, si sono allontanate insieme all’altro mezzo che si era avvicinato senza interferire con le operazioni. Tra i 71 naufraghi a bordo della nave di EMERGENCY ci sono 2 donne, una delle quali incinta al nono mese, e 15 ragazzi minori non accompagnati. “Abbiamo attualmente a bordo 71 persone, tra loro ci sono anche minori non accompagnati e una donna alla 36esima settimana di gravidanza; tutti sono molto provati dal viaggio, ma fortunatamente al momento nessuno presenta criticità cliniche” dichiara Serena Buzzetti, Medical team leader della Life Support di EMERGENCY.  Dopo aver completato il soccorso e aver informato le autorità competenti alla Life Support di EMERGENCY è stato confermato il Pos di Ancona, a oltre 800 miglia di distanza dalla zona operativa. EMERGENCY ribadisce che costringere i naufraghi ad ulteriori giorni di navigazione prima di poter sbarcare in un porto sicuro significa aumentarne le sofferenze, posticipare il loro accesso alla rete dei servizi socio-sanitari e la loro richiesta di asilo. Tutte le persone soccorse in mare, in quanto naufraghe e considerate le loro difficili esperienze pregresse, sono vulnerabili e per questo dovrebbero essere sbarcate in luogo sicuro nel minor tempo possibile. La Life Support, con un equipaggio composto da marittimi, medici, infermieri, mediatori e soccorritori, sta compiendo la sua 34/a missione nel Mediterraneo centrale, operando in questa regione dal dicembre 2022. Durante questo periodo, la nave ha soccorso un totale di 2.854 persone.        Emergency
Fermo di venti giorni per la nave veloce Aurora di Sea-Watch
Le autorità italiane hanno disposto il fermo di venti giorni per la nave veloce Aurora di Sea-Watch. È il quinto fermo nelle ultime sei settimane ai danni delle navi di soccorso civile. Ma cos’ha fatto di tanto grave Aurora? Ha salvato 70 persone lo scorso 14 luglio, in stretto contatto con le autorità italiane che, dopo il soccorso, hanno assegnato ad Aurora il porto di Pozzallo. Il peggioramento delle condizioni meteo ha reso il viaggio verso Pozzallo impossibile. In contatto e autorizzati dalle autorità, abbiamo fatto ingresso nel porto di Lampedusa dopo 10 ore di navigazione, portando in salvo tutte le persone soccorse. Oggi la notizia del fermo. Secondo le autorità, Aurora sarebbe potuta arrivare a Pozzallo. Una decisione incomprensibile, motivata solo dalla volontà di fermare le navi di soccorso. Secondo l’IOM, almeno 800 persone sono morte nel Mediterraneo dall’inizio del 2025. Sea Watch
SOS Humanity pubblica le prove di un respingimento illegale e della scomparsa di 4 persone durante un’operazione della Guardia Costiera tunisina e di quella italiana
Venerdì 11 luglio il nostro equipaggio è riuscito a salvare 26 persone da un gommone sovraffollato e non idoneo alla navigazione, senza giubbotti di salvataggio, nelle acque internazionali della zona di ricerca e soccorso (SRR) libica. Il luogo sicuro (PoS) assegnato dalle autorità italiane è Brindisi, dove Humanity 1 arriverà martedì 15 luglio alle 09:00 CET circa. Il caso di emergenza è stato individuato dai binoculari venerdì mattina. Intorno alle 11:15 CET, il soccorso di un’imbarcazione sovraffollata è stato completato e tutti i 26 sopravvissuti sono stati portati in salvo a bordo. Erano partiti da Zuwiyah e avevano trascorso 30 ore in mare. La maggior parte dei sopravvissuti, tra cui alcuni minori, proviene dal Sudan devastato dalla guerra, mentre altri provengono dall’Egitto, dal Mali e dalla Costa d’Avorio. Poco dopo aver completato il salvataggio, Humanity 1 ha ricevuto una richiesta di soccorso da un aereo Frontex che segnalava circa 70 persone in pericolo. L’aereo dell’ONG Seabird 1 era sul posto e ha confermato il caso di emergenza e che l’imbarcazione era alla deriva. Humanity 1 ha proceduto a prestare assistenza sotto il coordinamento del Centro di coordinamento marittimo italiano (MRCC). Durante la navigazione, l’equipaggio di Humanity 1 ha ascoltato una conversazione radio VHF tra la Guardia Costiera tunisina e quella italiana riguardo a un’operazione in mare: la Guardia Costiera tunisina ha riferito di aver preso a bordo 33 persone, mentre la Guardia Costiera italiana ha segnalato 27 persone a bordo della propria imbarcazione, indicando che quattro persone erano disperse. Il MRCC italiano ha successivamente informato l’equipaggio di Humanity 1 che le persone erano state “soccorse” e ha ordinato alla nave di procedere verso Brindisi. Le prove raccolte da SOS Humanity da bordo di Humanity 1 confermano un respingimento illegale da parte della Guardia Costiera tunisina, che ha costretto 33 persone a tornare in Tunisia e ha lasciato almeno 4 persone disperse in mare. L’intercettazione coercitiva da parte della Guardia Costiera tunisina è stata pubblicata per la prima volta dai progetti Maldusa e Mediterranean Hope sulla base delle testimonianze dei sopravvissuti sbarcati a Lampedusa dopo essere stati soccorsi dalla Guardia Costiera italiana venerdì 11 luglio. La loro pubblicazione rispecchia le prove raccolte in mare da Humanity 1. Questo è l’ennesimo esempio delle conseguenze mortali delle politiche di esternalizzazione dell’UE: con il sostegno dell’UE e dei suoi Stati membri, le persone in cerca di protezione vengono lasciate morire e i rifugiati vengono riportati contro il diritto internazionale in Tunisia, dove sono sottoposti a detenzione arbitraria, discriminazione razziale ed espulsioni collettive nel deserto. La Guardia Costiera tunisina non effettua operazioni di ricerca e soccorso in conformità con il diritto internazionale, ma costringe illegalmente le persone a tornare in Tunisia nonostante la Guardia Costiera italiana sia sul posto per soccorrerle e portarle in un luogo sicuro. Questa è la chiara conseguenza dell’esternalizzazione sistematica delle operazioni di ricerca e soccorso, che l’UE e i suoi Stati membri affidano alla Guardia Costiera tunisina. La perdita di quattro vite umane e il ritorno forzato di 33 persone in Tunisia, dove i loro diritti non sono tutelati, è l’ennesima prova lampante delle politiche migratorie letali dell’Europa e della sua diretta responsabilità per queste violazioni dei diritti umani in mare. Redazione Italia
La Sea-Watch 5 verso Napoli con 70 naufraghi
Da ieri la Sea-Watch 5 sta navigando verso Napoli, il porto lontano assegnatoci dalle autorità italiane. A bordo abbiamo 70 persone stremate tra cui donne e bambini soccorse nella notte tra giovedì e venerdì. Esauste, infreddolite e con ustioni da carburante, vagavano alla deriva nell’oscurità finché non le abbiamo trovate e portate a bordo della nostra nave Sea-Watch 5. Il nostro equipaggio sta facendo del suo meglio per prendersi cura di loro. Tuttavia, le condizioni di salute di una donna erano critiche. È stata evacuata a Malta per motivi di salute. Navigare verso Napoli significa giorni inutili in mare per tutti i sopravvissuti. Queste decisioni politiche vengono prese sulla loro pelle. Sea Watch
Cordoglio per la scomparsa di Aymane Ed Dafali
Riceviamo e pubblichiamo dal Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime profonda commozione e cordoglio per la scomparsa di Aymane Ed Dafali, il giovane di sedici anni che ha perso la vita a Lido degli Estensi (FE), sabato 14 giugno, mentre tentava coraggiosamente di portare in salvo due persone in difficoltà nelle acque del canale Logonovo. Un gesto di profonda umanità, compiuto con altruismo e spirito civico, che rappresenta una lezione straordinaria per l’intera comunità scolastica e civile. Aymane, pur giovanissimo, ha compiuto un atto consapevole e generoso, che pone al centro i valori della solidarietà, del rispetto della vita e della responsabilità verso gli altri: principi fondanti della convivenza democratica e del vivere umano. Il CNDDU, riconoscendo il significato etico ed educativo di questo gesto, propone ufficialmente l’intitolazione di un’aula / laboratorio presso l’istituto scolastico frequentato da Aymane Ed Dafali, quale testimonianza permanente di memoria attiva e simbolo di quei valori che la scuola ha il compito di trasmettere ogni giorno. Tale iniziativa – che auspichiamo venga accolta con il sostegno dell’amministrazione scolastica e degli enti locali – vuole rappresentare un segno concreto di riconoscimento, ma anche un punto di riferimento per studenti e docenti, affinché la memoria di Aymane diventi stimolo a riflettere sull’importanza dell’etica della responsabilità, dell’aiuto reciproco e del coraggio civile. Aymane era uno studente dei corsi serali, impegnato in un percorso scolastico con dedizione e serietà, esempio di integrazione pienamente riuscita. Il suo gesto non è solo espressione di nobiltà d’animo, ma rappresenta un atto di cittadinanza attiva che merita di essere tramandato nel tempo come esempio educativo e umano. Ribadiamo il nostro sostegno alla famiglia, alla scuola, alla comunità di Castelnovo Bariano, colpita da un lutto che ha segnato tutti profondamente. Il sacrificio di Aymane non deve restare un fatto isolato o dimenticato, ma tradursi in un impegno costante a costruire una società più consapevole e giusta. Redazione Italia
Nuovo soccorso di Sea-Watch5. Porto di sbarco Livorno
Ieri la nostra nave Sea-Watch5 ha soccorso un barcone con 104 persone a bordo. Dopo qualche ora abbiamo visto una motovedetta della cosiddetta Guardia Costiera libica a circa due miglia; cinque persone si sono buttate in acqua per fuggire e non tornare nell’inferno libico. Per fortuna siamo riusciti a metterle in salvo. Adesso su Sea-Watch 5 ci sono 109 persone a bordo; tra loro donne e bambini, il più piccolo è un lattante di tre mesi. Le autorità italiane hanno avuto la bella idea di assegnarci a Livorno come porto di sbarco, obbligando queste persone fragili a giorni di inutili ulteriori sofferenze e di mare aperto. Sea Watch