Primavera americana? Prima parte

Pressenza - Thursday, June 19, 2025

L’arresto di Brad Lander, candidato democratico a sindaco di New York, dopo quello di Ras Baraka, sindaco di Newark, non sono la punta dell’iceberg delle violente proteste in corso negli Stati Uniti: mostrano invece la svolta autoritaria e la militarizzazione di ciò che resta della democrazia negli Usa. Scrivono i ricercatori del Crowd Counting Consortium, un progetto della Harvard Kennedy School e dell’Università del Connecticut, dedicato all’analisi delle azioni dei movimenti: “In oltre il 99,5% delle proteste di aprile e maggio, non abbiamo registrato feriti, arresti o danni alla proprietà, un dato senza precedenti per un movimento di queste dimensioni e di una tale diffusione geografica. Contrariamente alle affermazioni iperboliche delle autorità che parlano di un movimento disordinato che cerca di seminare il caos, i manifestanti associati al movimento anti-Trump sono stati straordinariamente non violenti nelle loro tattiche…”. Le attuali proteste contro Trump, precedute dall’ottobre del 2023 alla primavera del 2024 dalle manifestazioni pro-Palestina, hanno superato quelle del 2017, e hanno interessato tutti gli Stati tanto nelle grandi città che nei piccoli centri.

Mentre a Los Angeles e in altri 2.000 centri in 50 stati le proteste No Kings coinvolgono milioni di cittadini e cittadine statunitensi e la repressione si abbatte con inaudita violenza su di loro, fino al punto di considerare legale l’atto di travolgerli-le con la propria auto nel caso di tentativi di accerchiamento, vale la pena soffermarsi sui caratteri delle dimostrazioni che da mesi attraversano gli Stati Uniti per coglierne continuità e mutamenti.

Le proteste sono state monitorate con precisione dal Crowd Counting Consortium (CCC), un progetto congiunto della Harvard Kennedy School e dell’Università del Connecticut che raccoglie i dati tratti dai media tradizionali e dai social media relativi alle azioni di protesta collettive negli Stati Uniti: marce, scioperi, manifestazioni, rivolte. Nato nel 2017 per iniziativa di Jeremy Pressman e di Erica Chenoweth – esperta dei movimenti di resistenza civile nonviolentai – con lo scopo di registrare il numero delle partecipanti alla Women’s March di Washington (e alle Sister Marches di tutto il mondo) nel gennaio di quell’anno, il progetto si è esteso a tutte le forme di protesta. I dati raccolti – disponibili online e liberamente scaricabili – registrano il numero e la composizione dei-delle partecipanti, le motivazioni, la durata, le modalità delle proteste, la presenza e il comportamento della polizia. Essi rivelano che le proteste hanno avuto un carattere nonviolento e diffuso, hanno interessato tutti gli stati e si sono svolte tanto nelle grandi città che nei piccoli centri, inclusi quelli rurali. Esse sono state precedute dall’ottobre del 2023 alla primavera del 2024 dalle manifestazioni pro-Palestina.

Secondo le rilevazioni del CCC, tra il 7 ottobre 2023 e il 7 giugno 2024 si sono svolte 12.400 azioni in sostegno alla Palestina che hanno coinvolto un milione e mezzo di persone; si è trattato della più vasta ondata di protesta negli Stati Uniti su un tema di carattere internazionale. Dalle richieste presentate da studenti e studentesse in aprile e maggio, quando furono circa 138 i campi istituiti negli spazi delle Università, è emerso che in alcuni casi la questione Israele-Palestina era intesa nel quadro più ampio del ruolo degli Stati Uniti nel militarismo globale. Alcuni caratteri di quelle azioni di protesta, la nonviolenza e la diffusione, si possono riconoscere anche nelle proteste anti-Trump in atto negli ultimi mesi contro la “militarizzazione della democrazia”.

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