Primavera americana? Prima parte
L’arresto di Brad Lander, candidato democratico a sindaco di New York, dopo
quello di Ras Baraka, sindaco di Newark, non sono la punta dell’iceberg delle
violente proteste in corso negli Stati Uniti: mostrano invece la svolta
autoritaria e la militarizzazione di ciò che resta della democrazia negli Usa.
Scrivono i ricercatori del Crowd Counting Consortium, un progetto della Harvard
Kennedy School e dell’Università del Connecticut, dedicato all’analisi delle
azioni dei movimenti: “In oltre il 99,5% delle proteste di aprile e maggio, non
abbiamo registrato feriti, arresti o danni alla proprietà, un dato senza
precedenti per un movimento di queste dimensioni e di una tale diffusione
geografica. Contrariamente alle affermazioni iperboliche delle autorità che
parlano di un movimento disordinato che cerca di seminare il caos, i
manifestanti associati al movimento anti-Trump sono stati straordinariamente non
violenti nelle loro tattiche…”. Le attuali proteste contro Trump, precedute
dall’ottobre del 2023 alla primavera del 2024 dalle manifestazioni
pro-Palestina, hanno superato quelle del 2017, e hanno interessato tutti gli
Stati tanto nelle grandi città che nei piccoli centri.
Mentre a Los Angeles e in altri 2.000 centri in 50 stati le proteste No
Kings coinvolgono milioni di cittadini e cittadine statunitensi e la repressione
si abbatte con inaudita violenza su di loro, fino al punto di considerare legale
l’atto di travolgerli-le con la propria auto nel caso di tentativi di
accerchiamento, vale la pena soffermarsi sui caratteri delle dimostrazioni che
da mesi attraversano gli Stati Uniti per coglierne continuità e mutamenti.
Le proteste sono state monitorate con precisione dal Crowd Counting
Consortium (CCC), un progetto congiunto della Harvard Kennedy School e
dell’Università del Connecticut che raccoglie i dati tratti dai media
tradizionali e dai social media relativi alle azioni di protesta collettive
negli Stati Uniti: marce, scioperi, manifestazioni, rivolte. Nato nel 2017 per
iniziativa di Jeremy Pressman e di Erica Chenoweth – esperta dei movimenti di
resistenza civile nonviolentai – con lo scopo di registrare il numero delle
partecipanti alla Women’s March di Washington (e alle Sister Marches di tutto il
mondo) nel gennaio di quell’anno, il progetto si è esteso a tutte le forme di
protesta. I dati raccolti – disponibili online e liberamente scaricabili –
registrano il numero e la composizione dei-delle partecipanti, le motivazioni,
la durata, le modalità delle proteste, la presenza e il comportamento della
polizia. Essi rivelano che le proteste hanno avuto un carattere nonviolento e
diffuso, hanno interessato tutti gli stati e si sono svolte tanto nelle grandi
città che nei piccoli centri, inclusi quelli rurali. Esse sono state precedute
dall’ottobre del 2023 alla primavera del 2024 dalle manifestazioni
pro-Palestina.
Secondo le rilevazioni del CCC, tra il 7 ottobre 2023 e il 7 giugno 2024 si sono
svolte 12.400 azioni in sostegno alla Palestina che hanno coinvolto un milione e
mezzo di persone; si è trattato della più vasta ondata di protesta negli Stati
Uniti su un tema di carattere internazionale. Dalle richieste presentate da
studenti e studentesse in aprile e maggio, quando furono circa 138 i campi
istituiti negli spazi delle Università, è emerso che in alcuni casi la questione
Israele-Palestina era intesa nel quadro più ampio del ruolo degli Stati Uniti
nel militarismo globale. Alcuni caratteri di quelle azioni di protesta, la
nonviolenza e la diffusione, si possono riconoscere anche nelle proteste
anti-Trump in atto negli ultimi mesi contro la “militarizzazione della
democrazia”.
Comune-info