15 maggio, Anniversario della Nakba: dai Combattenti per la Pace un messaggio e un invito a partecipare

Pressenza - Monday, May 12, 2025

Ieri era la Festa della Mamma e mentre molte di noi si sono goduti i messaggi di auguri, ho pensato a tutt’altro. Ho pensato alle famiglie che ho incontrato pochi giorni fa nella Valle del Giordano settentrionale: madri e bambini palestinesi che subiscono violenze quotidiane, le loro vite soffocate da una realtà che nessun bambino o genitore dovrebbe sopportare.

Come madre che vive in Israele, penso costantemente al tipo di mondo in cui vorrei che crescessero i miei figli. Voglio che abbiano il coraggio di ascoltare, di aprire il cuore agli altri che ci descrivono come nemici. Voglio che vedano ogni persona, indipendentemente dalla sua provenienza, come qualcuno che merita pari dignità, sicurezza e una casa.

Ecco perché vi invito a unirvi a me per la Cerimonia Congiunta di Commemorazione della Nakba che anche quest’anno, 15 maggio, sarà organizzata dal Movimento dei Combattenti per la Pace e avrà come tema: Aggrapparsi alla Casa, Aggrapparsi alla Speranza. Perché il mondo che vorrei per i miei figli inizia dalla scelta di vedere, ascoltare e prendersi cura.

Per registrarsi ecco il link: https://form.jotform.com/251032941203443 

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Come israeliana, ho imparato l’importanza di mettermi alla prova per ascoltare le dure verità. Cerco di immaginare come sarebbe crescere una famiglia sotto occupazione militare, senza le libertà e la sicurezza che a volte do per scontate. Ho capito che la parola Nakba (ossia catastrofe) non è qualcosa di cui aver paura, ma qualcosa che dobbiamo riconoscere se vogliamo davvero un futuro diverso. Questa cerimonia significa affrontare la storia con occhi aperti e trovare la forza di affermare che i diritti umani appartengono a tutti. Pochi giorni fa sono tornata da una visita alle comunità di Hamra, Ein Hilweh e Farisya in Cisgiordania.

Ad Hamra abbiamo incontrato la famiglia Abu Sayf, che ci ha raccontato come i coloni – guidati da Moshe Sharvit, un uomo sanzionato a livello internazionale per attacchi violenti – gli abbiano rubato l’intero gregge di pecore. Mentre mangiavano pane appena sfornato e si riparavano da un improvviso acquazzone, la famiglia ha descritto la sua lotta quotidiana per rimanere sulla propria terra, mentre i coloni disturbavano la loro casa con raggi laser anche di notte, e impedivano ai loro figli di andare a scuola. Tutto questo mentre un uomo di 90 anni era ricoverato in ospedale dopo essere stato aggredito pochi giorni prima da un colono.

A Ein Hilweh alle mandrie è impedito di raggiungere i pascoli, e i pastori di Farisya hanno descritto come l’esercito israeliano abbia designato i terreni circostanti come “zone di esercitazione” e “riserve naturali”, privandoli dei pascoli e dell’accesso all’acqua, mentre i coloni vicini li molestavano impunemente.

Sono rimasta colpita dalla profonda forza di queste comunità – persone che si sono prese cura di questa terra con competenze tramandate di generazione in generazione – ma anche dalla loro profonda vulnerabilità. Non perché siano deboli, anzi, ma perché sono state sistematicamente abbandonate. Persino le crudeli regole dell’occupazione vengono violate impunemente, mentre la violenza dei coloni si diffonde e la responsabilità viene dimenticata.

Eppure, ho trovato speranza. Le famiglie che abbiamo incontrato, ferme e resilienti di fronte a circostanze impossibili, continuano a vivere con dignità, crescendo i figli e curando la terra come meglio possono, nonostante le minacce. Attivisti israeliani e internazionali sono presenti, offrendo protezione, testimoniando e opponendosi a questa ingiustizia. La loro presenza rende più difficile che questa violenza rimanga invisibile e mi ricorda che, anche nella disperazione, tutti abbiamo un ruolo da svolgere.Tornerò nella North Jordan Valley e voglio che anche altri vengano con me. Voglio che i bambini che incontrerò lì – allegri, brillanti, pieni di energia – crescano con le cose semplici che ogni bambino merita: sicurezza, libertà e pace. E voglio che le madri crescano i loro figli senza paura, che abbiano lo spazio per sperare, crescere e riposare. Che possano sognare, come me, una vita migliore per i loro figli – e che sappiano di non essere soli.

I bambini non possono scegliere il mondo in cui nascere, ma come madri e come adulte, possiamo fare delle scelte. Che siano israeliani, palestinesi o stranieri, possiamo trovare il coraggio e la convinzione di offrire a ogni bambino la stessa cura, empatia e amore che desideriamo per i nostri.

Con speranza e determinazione,

Laura Morris
Direttrice dello sviluppo dei Combattenti per la Pace

Redazione Italia