Non c’è urgenza sulla sicurezza del lavoro, le emergenze sono altre

Pressenza - Saturday, May 10, 2025

Dopo l’incontro dell’altro ieri sulla Sicurezza nei luoghi di lavoro, convocato a Palazzo Chigi dalla Presidente del Consiglio al fine di illustrare alle organizzazioni sindacali  le proposte e le iniziative per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, le Parti sociali maggiormente rappresentative sedute al tavolo, al termine della chiusura dei lavori concertativi, hanno manifestato la loro piena soddisfazione per il “cambiamento di clima” intervento sulle relazioni sindacali, inaugurato dalla delegazione governativa che ha – com’è stato ironicamente rilevato da un attento osservatore come Marco Revelli – “potuto così mostrare senza troppi sforzi la propria “sensibilità sociale”.

I temi attorno cui il tavolo ha discusso sono stati pressoché  gli stessi di sempre: “patente a crediti”, 1600 ispettori del lavoro, finanziamenti aggiuntivi da reperire, polizze assicurative  incentivanti e dulcis in fundo l’immancabile formazione per i lavoratori e per la parte datoriale.

Insomma il solito chiacchiericcio,  quel tanto quanto basta alle grandi OO.SS. per essere – da un lato – riconosciute e legittimate dal diritto di rappresentanza ad esercitare formalmente il potere contrattuale (seppur nella sostanza sempre più subalterni alle compagini governative di turno) e – dall’altro – conservare una faticosa immagine di unitarietà de facto sempre più posticcia. Questa ipocrisia generale che caratterizzato da decenni la prassi dei rapporti sindacale è stata rispolverata anche nel caso specifico di questi giorni. Infatti, i sindacati cd. “maggiormente rappresentativi” non hanno mancato l’occasione per manifestare apprezzamenti verso l’esecutivo e – così come giustamente precisa ancora Revelli, nel suo articolo su la Stampa del  9 maggio us.- «rallegrarsi per la disponibilità manifestata”per la prima volta” dal governo “almeno sulla carta ad affrontare questi temi”, e preservare la propria faticosa unità di facciata».

Unica voce fuori dal coro, vogliamo segnalarlo, è stata quella del sindacato conflittuale USB che ha esplicitato le sue proposte anche in un comunicato stampa (di cui abbiamo ripreso ampli stralci) dal titolo emblematico: “Il governo annuncia nuove misure in materia di sicurezza, destinate a non produrre effetti esattamente come le precedenti”.

L’USB intende riportare al centro  della disciplina sulla sicurezza il ruolo della classe lavoratrice: « Senza dare potere ai lavoratori e ai loro rappresentanti non ci sarà mai nessun avanzamento vero in materia di sicurezza sul lavoro. Per questo – scrive il sindacato –  è fondamentale aumentare l’agibilità degli RLS, sottrarli alla ricattabilità e alle rappresaglie dei padroni, dargli la possibilità di agire le procedure d’urgenza e favorire una loro maggiore formazione».

Ma non solo. La situazione è davvero drammatica, basti considerare che le vittime che si contano in questa prima decade di maggio. Nel mese che apre con la Festa dei Lavoratori, sono già, purtroppo, una decina i casi di incidenti mortali, una vera e propria strage del lavoro continua; una tendenza in aumento che non si riesce ad invertire che trova conferma nei dati registratisi nell’anno passato. Scrive L’USB in proposito: «Mentre aumentano anche nel 2024 le morti sul lavoro e le denunce per malattie professionali, da parte del governo sono state annunciati nuovi incentivi per le imprese che investono in sicurezza. In pratica, con i fondi dell’INAIL che appartengono ai lavoratori, si sosterranno quelle imprese che vorranno applicare le normative previste in materia di sicurezza del lavoro!»

Tutto ciò lascia spazio alla richiesta dell’introduzione nel nostro ordinamento del reato di omicidio sul lavoro, così come ha rivendicato nel corso dell’incontro col governo la stessa USB, in uno con altre rivendicazioni volte ad «una profonda riforma del sistema degli appalti, la lotta alla precarietà e il superamento della legge Bossi Fini, che vincola il permesso di soggiorno al contratto di lavoro».

Nel merito delle misure proposte al tavolo-sicurezza dai vari sindacati, l’USB ha registrato (in un “clima di apparente disponibilità”) un’attenzione da parte del Governo sui temi esposti dalla propria delegazione, in particolare sul rafforzamento del ruolo dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (i cd. “RLS”). Inoltre ha sottolineato quanto «sia paradossale che lo stesso governo abbia introdotto di recente ben 14 nuovi reati con il famigerato decreto sicurezza, ma quando si tratta di introdurre l’omicidio sul lavoro diventa improvvisamente garantista e contrario alla penalizzazione dei fenomeni sociali».

Dopo la terza volta in cui il governo Meloni interviene sulla materia, la sensazione finale che ci siamo fatti sulla positiva risoluzione della tematica sicurezza nei posti di lavoro è che, al di là di tutti i buoni propositi, anche stavolta l’accordo non produrrà alcun effetto rilevante.

Toni Casano