Non c’è urgenza sulla sicurezza del lavoro, le emergenze sono altre
Dopo l’incontro dell’altro ieri sulla Sicurezza nei luoghi di lavoro, convocato
a Palazzo Chigi dalla Presidente del Consiglio al fine di illustrare alle
organizzazioni sindacali le proposte e le iniziative per la salute e la
sicurezza nei luoghi di lavoro, le Parti sociali maggiormente rappresentative
sedute al tavolo, al termine della chiusura dei lavori concertativi, hanno
manifestato la loro piena soddisfazione per il “cambiamento di clima” intervento
sulle relazioni sindacali, inaugurato dalla delegazione governativa che ha –
com’è stato ironicamente rilevato da un attento osservatore come Marco Revelli –
“potuto così mostrare senza troppi sforzi la propria “sensibilità sociale”.
I temi attorno cui il tavolo ha discusso sono stati pressoché gli stessi di
sempre: “patente a crediti”, 1600 ispettori del lavoro, finanziamenti aggiuntivi
da reperire, polizze assicurative incentivanti e dulcis in fundo l’immancabile
formazione per i lavoratori e per la parte datoriale.
Insomma il solito chiacchiericcio, quel tanto quanto basta alle grandi OO.SS.
per essere – da un lato – riconosciute e legittimate dal diritto di
rappresentanza ad esercitare formalmente il potere contrattuale (seppur nella
sostanza sempre più subalterni alle compagini governative di turno) e –
dall’altro – conservare una faticosa immagine di unitarietà de facto sempre più
posticcia. Questa ipocrisia generale che caratterizzato da decenni la prassi dei
rapporti sindacale è stata rispolverata anche nel caso specifico di questi
giorni. Infatti, i sindacati cd. “maggiormente rappresentativi” non hanno
mancato l’occasione per manifestare apprezzamenti verso l’esecutivo e – così
come giustamente precisa ancora Revelli, nel suo articolo su la Stampa del 9
maggio us.- «rallegrarsi per la disponibilità manifestata”per la prima volta”
dal governo “almeno sulla carta ad affrontare questi temi”, e preservare la
propria faticosa unità di facciata».
Unica voce fuori dal coro, vogliamo segnalarlo, è stata quella del sindacato
conflittuale USB che ha esplicitato le sue proposte anche in un comunicato
stampa (di cui abbiamo ripreso ampli stralci) dal titolo emblematico: “Il
governo annuncia nuove misure in materia di sicurezza, destinate a non produrre
effetti esattamente come le precedenti”.
L’USB intende riportare al centro della disciplina sulla sicurezza il ruolo
della classe lavoratrice: « Senza dare potere ai lavoratori e ai loro
rappresentanti non ci sarà mai nessun avanzamento vero in materia di sicurezza
sul lavoro. Per questo – scrive il sindacato – è fondamentale aumentare
l’agibilità degli RLS, sottrarli alla ricattabilità e alle rappresaglie dei
padroni, dargli la possibilità di agire le procedure d’urgenza e favorire una
loro maggiore formazione».
Ma non solo. La situazione è davvero drammatica, basti considerare che le
vittime che si contano in questa prima decade di maggio. Nel mese che apre con
la Festa dei Lavoratori, sono già, purtroppo, una decina i casi di incidenti
mortali, una vera e propria strage del lavoro continua; una tendenza in aumento
che non si riesce ad invertire che trova conferma nei dati registratisi
nell’anno passato. Scrive L’USB in proposito: «Mentre aumentano anche nel 2024
le morti sul lavoro e le denunce per malattie professionali, da parte del
governo sono state annunciati nuovi incentivi per le imprese che investono in
sicurezza. In pratica, con i fondi dell’INAIL che appartengono ai lavoratori, si
sosterranno quelle imprese che vorranno applicare le normative previste in
materia di sicurezza del lavoro!»
Tutto ciò lascia spazio alla richiesta dell’introduzione nel nostro ordinamento
del reato di omicidio sul lavoro, così come ha rivendicato nel corso
dell’incontro col governo la stessa USB, in uno con altre rivendicazioni volte
ad «una profonda riforma del sistema degli appalti, la lotta alla precarietà e
il superamento della legge Bossi Fini, che vincola il permesso di soggiorno al
contratto di lavoro».
Nel merito delle misure proposte al tavolo-sicurezza dai vari sindacati, l’USB
ha registrato (in un “clima di apparente disponibilità”) un’attenzione da parte
del Governo sui temi esposti dalla propria delegazione, in particolare sul
rafforzamento del ruolo dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (i
cd. “RLS”). Inoltre ha sottolineato quanto «sia paradossale che lo stesso
governo abbia introdotto di recente ben 14 nuovi reati con il famigerato decreto
sicurezza, ma quando si tratta di introdurre l’omicidio sul lavoro diventa
improvvisamente garantista e contrario alla penalizzazione dei fenomeni
sociali».
Dopo la terza volta in cui il governo Meloni interviene sulla materia, la
sensazione finale che ci siamo fatti sulla positiva risoluzione della tematica
sicurezza nei posti di lavoro è che, al di là di tutti i buoni propositi, anche
stavolta l’accordo non produrrà alcun effetto rilevante.
Toni Casano