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LOTTE OPERAIE: A GENOVA TUTE BLU DI EX ILVA, ANSALDO E FINCANTIERI BLOCCANO L’AEROPORTO.
Lotte operaie a Genova. Tute blu ex Ilva ancora in piazza e sul piede di guerra martedì 2 dicembre a Genova, dopo avere bloccato ieri – lunedì 1 dicembre – il Ponente contro il piano di dismissione dell’azienda senza soluzioni avanzato dal governo Meloni, che da marzo 2026 mette sul piatto la…dismissione totale. Il presidio permanente con tende e falò, dopo la prima notte, fa sapere che andrà avanti fino a venerdì, quando è previsto a Roma l’ennesimo incontro con il ministro Urso. “Se fanno chiudere Cornigliano dovranno sfollarci con le ruspe”, avvertono i lavoratori, che stamattina si sono ritrovati in assemblea, muovendosi poi in corteo, assieme anche a tute blu di Ansaldo e Fincantieri. Direzione: aeroporto. Qui bloccate le partenze dello scalo ligure, il “Cristoforo Colombo”. Dal corteo operaio di Genova la corrispondenza con Stefano Bonazzi, Fiom Cgil di Genova. Ascolta o scarica
Manifestazione del 29 novembre a Roma: la speranza in un mondo migliore
Hanno scritto in molti sulla manifestazione di ieri, 29 novembre, Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese. Che emozione dall’inizio alla fine, da Porta San Paolo a Piazza San Giovanni e vedere quest’ultima stracolma come una volta, dando a tutti la speranza in un mondo migliore possibile. Grazie a USB, a Guido Lutrario, a Pierpaolo Leonardi e ai sindacati di base per avere unito le lotte: quella dei lavoratori e quella della Palestina e di tutti i popoli oppressi, perché se è vero che nella nostra Costituzione sta scritto che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, è pur vero che il lavoro onesto e ben retribuito sembra essere una chimera oggi! Al grido di “Blocchiamo tutto” e “Palestina libera” il corteo di circa 100.000 persone di età diverse ha percorso le strade di Roma incuriosendo molti turisti che hanno scattato foto e fatto domande. Questo è positivo, così come è stata positiva la presenza degli ospiti nazionali e internazionali, quali Francesca Albanese , Thiago Avila, Greta Thumberg, José Nivoi e il collegamento telefonico con Roger Waters, grazie a Federico Greco. I loro interventi sono stati applauditi a lungo e tutti insieme abbiamo cantato ” BELLA CIAO”, altro che i saltelli buffi visti nei giorni scorsi da parte del governo Meloni. Anche una rappresentanza di rabbini antisionisti provenienti da New York ha partecipato alla manifestazione ed è e intervenuta dal palco, spiegando bene che l’antisionismo non significa antisemitismo e che loro sono per una convivenza pacifica fra israeliani, musulmani e cristiani in Palestina, terra che ha dato vita alle tre religioni monoteiste. Foto di Francesca Perri Foto di Marco Cinque Tutti gli oratori hanno sottolineato che la  lotta per  la Palestina è la lotta di tutti ed è la molla che ci ha portato a reagire ai soprusi dei prepotenti criminali che non pensano alla tutela delle persone, ma solo a riempire le loro tasche. Alla fine ho avuto l’occasione di parlare anch’io come Sanitari per Gaza, spiegando perché quello in Palestina è un genocidio, spiegando che i nostri 1.700 colleghi palestinesi uccisi devono essere menzionati come eroi, perché l’unica colpa è stata quella di non volere abbandonare il loro ospedale e i loro pazienti. Foto di Francesca Perri Francesca Anna Perri
A Roma manifestazione contro la finanziaria di guerra, il riarmo e il genocidio a Gaza
Un mare di persone ha attraversato per l’ennesima volta le strade di Roma partendo da Porta San Paolo, per concludersi in Piazza San Giovanni. Sul carro di testa sono saliti Greta Thunberg, l’attivista brasiliano Thiago Avila, entrambi membri della Global Sumud Flotilla e presenti alla manifestazione di ieri a Genova e Maya Issa, rappresentante degli studenti palestinesi in Italia. Si sono poi uniti tutti al cordone di apertura del corteo, insieme a Francesca Albanese, a numerosi attivisti della Global Sumud e della Freedom Flotilla, ai pompieri dell’Usb e ai portuali di Genova, accompagnati dalla canzone composta da Roger Waters per salutare e appoggiare lo sciopero generale indetto ieri da USB. In testa anche le bandiere del Venezuela, quotidianamente minacciato di invasione da parte degli Stati Uniti. L’imponente corteo non ha tradito le attese, con la partecipazione di tante famiglie con bambini e tantissimi giovani e giovanissimi italiani da generazioni e di altri originari di innumerevoli Paesi, a dimostrazione che anche a Roma è il mondo intero a opporsi al genocidio e ai governi occidentali complici, ma anche alla finanziaria fatta di riarmo, di tagli allo stato sociale e di politiche guerrafondaie purtroppo diffuse in tutta l’Europa. Politiche che stanno apertamente sabotando ogni possibile accordo di pace in Ucraina e ci stanno irresponsabilmente trascinando in una spaventosa guerra mondiale. Accolta da calorosi applausi e grida che scandivano il suo nome e l’hanno accompagnata per tutto il tempo, alla fine del corteo Francesca Albanese ha pronunciato un discorso appassionato ed emozionante: “Non ho più voce non per questa giornata o per quella di ieri, ma perché sono due anni che cerco di svegliare il mondo dicendo che i palestinesi sono vittima di un genocidio” ha scandito, per poi dirsi felice di essere là e ringraziare i portuali del CALP, Genova, Roma e l’Italia. “Facciamoci sentire, fate sentire la vostra voce contro la finanziaria” ha proseguito, denunciando gli investimenti nelle armi e non nella salute o nell’istruzione. Ha poi ringraziato ed esortato i poliziotti e le poliziotte presenti a non mettersi muro contro muro rispetto al popolo in marcia che si sta battendo anche per i loro diritti. “Oggi, giornata di solidarietà con il popolo palestinese istituita dall’ONU nel 1977, sono qui anche perché non voglio più sentir dire che si è spezzato il senso di unità e urgenza che ha spinto la gente a riempire le piazze” ha continuato. “Se le istituzioni facessero quello che dovrebbero fare non ci sarebbe bisogno di riempire le piazze. Dovrebbero tagliare le relazioni economiche, militari, strategiche e anche di ricerca con uno Stato che commette il crimine dell’apartheid e del genocidio e continua a uccidere. Il genocidio non si è fermato. A Gaza si muore nella mancanza di dignità, di acqua, di cibo. E noi come europei abbiamo una responsabilità verso la Palestina. Non ci possiamo fermare, fino a liberare la terra tra il fiume e il mare perché tutti siano liberi e con gli stessi diritti. La liberazione della Palestina sarà anche la liberazione degli israeliani. Io condanno la violenza in tutte le sue forme, condanno gli attacchi alla sede della Stampa; la violenza anche all’interno di un sistema violento finisce per rafforzarlo. Invece bisogna praticare la sumud, la resilienza, l’etica dell’empatia, sentire l’altro e il suo dolore come se fosse il nostro. Io vedo la fine di questo incubo se porteremo dalla nostra parte anche chi non sta qui, agendo con gentilezza e amorevolezza” ha concluso tra gli applausi, portando una luce di speranza opposta alla logica brutale della violenza e dell’oppressione rappresentata da Israele e dai governi occidentali, Italia in testa.   Mauro Carlo Zanella
MANIFESTAZIONI NAZIONALI A ROMA E MILANO IN SOLIDARIETÀ AL POPOLO PALESTINESE E CONTRO LA MANOVRA DEL GOVERNO
Manifestazioni a Roma e Milano oggi pomeriggio dopo la giornata dello sciopero generale del sindacalismo di base di ieri contro la manovra ed in solidarietà alla Palestina. Tante le manifestazioni che si sono svolte in numerose città, dove si sono anche registrati diversi blocchi: dalla Lombardia con Pioltello, davanti ad un hub della logistica, mentre tra Piemonte e Liguria azioni a Tortona e Alessandria, sempre all’esterno dei poli logistici. In Veneto, a Venezia, blocchi prima all’aeroporto Marco Polo, poi alla sede Leonardo, dove la polizia ha caricato compagne e compagni con un massiccio utilizzo degli idranti e manganellate. Corteo anche a Genova, la piazza più simbolica e significativa per la presenza dei portuali, i primi a lanciare, un paio di mesi fa, la parola d’ordine del “Blocchiamo tutto”. Sempre ieri in una cinquantina di città, migliaia di persone nelle strade dei maggiori capoluoghi di regione come Bologna, Roma, Palermo e anche Torino, dove al centro delle rivendicazioni c’è anche la campagna per la liberazione immediata per Mohamed Shahini, da giorni recluso nel CPR di Caltanissetta e che rischia la deportazione in Egitto. Per questo il corteo torinese ha fatto irruzione nella sede del quotidiano La Stampa vergando scritte sui muri e poi ha versato un mucchio di letame nel cortile, per poi nel tardo pomeriggio manifestare davanti alla Prefettura del capoluogo piemontese.  Rispetto all’azione alla Stampa, che ha avuto com’era prevedile una grande eco mediatico, la Questura di Torino, comunica sarebbero state effettuate una trentina di identificazioni. Oggi intanto si torna in piazza “contro la finanziaria di guerra e il governo Meloni” con le sue complicità con il genocidio per mano israeliana in Palestina. A Milano appuntamento in piazza XXIV maggio a partire dalle ore 15. A Roma appuntamento alle ore 14 a porta San Paolo.  Il bilancio delle manifestazioni di ieri e le ragioni della piazza romana di questo pomeriggio, con Guido Lutrario, dell’esecutivo nazionale dell’USB. Ascolta o scarica
SCIOPERO GENERALE: SEGUI LA DIRETTA DALLE PIAZZE SU RADIO ONDA D’URTO
Prende il via, oggi venerdì 28 novembre, lo sciopero del sindacalismo di base per tutte le categorie, seguito poi dalla duplice manifestazione nazionale di sabato a Roma e a Milano, “contro la finanziaria di guerra e il governo Meloni”. I collegamenti da proteste e scioperi, in continuo aggiornamento: A Brescia stamani il corteo con appuntamento alle ore 9 in piazzale Cesare Battisti (metro San Faustino). Organizzano i sindacati di base, con la partecipazione delle realtà di movimento. Un primo collegamento, alle 9.15, con Umberto della Redazione. Ascolta o scarica A Milano l’appuntamento di piazza è alle ore 9.30 da Porta Venezia. Già dalle prime luci di questo venerdì il blocco dell’hub di Pioltello, da cui ci siamo collegati con una militante dei Giovani Palestinesi d’Italia. Ascolta o scarica A Torino doppio appuntamento a partire da questo venerdì mattina: si inizia alle ore 10 in Piazza VIII dicembre e si prosegue questa sera per Mohamed Shahin, alle ore 18 sotto alla Prefettura, per proseguire la mobilitazione permanente che chiede la sua liberazione. A Venezia presidio alle ore 10.30 davanti alla sede dell’azienda armiera Leonardo: “blocchiamo la Leonardo contro l’economia di guerra e il traffico di armi, contro il genocidio” è lo slogan che dà appuntamento in via Paliaga a Tessera (VE). Stefano, del centro sociale Arcadia di Schio. Ascolta o scarica. Nelle Marche, presso il Porto Sant’Elpidio in Provincia di Fermo, è in corso il blocco dall’alba dei due ingressi dell’azienda Civitanavi Systems. A scioperare oggi anche i giornalisti e le giornaliste che si mobilitano per il rinnovo del Fnsi-Fieg scaduto da quasi 10 anni, tra precarietà e sfruttamento dilagante. Dalle 6 di questa mattina le principali testate e agenzie di stampa hanno sospeso la pubblicazione delle notizie.
Il saluto musicale di Roger Waters allo sciopero generale del 28 novembre
USB ed il CALP ringraziano Roger Waters per il sostegno allo sciopero generale del 28 novembre: il musicista inglese ha inviato ai portuali di Genova un video saluto musicale, visibile sui canali social del CALP e di USB nazionale. 28 e 29 novembre vogliamo fermare la finanziaria di guerra del Governo Meloni, che impoverisce la popolazione per puntare sul riarmo, bloccare i rapporti con lo stato israeliano che compie un genocidio in Palestina, rimettere al centro le vere priorità del paese: i salari, fermi da 30 anni, le pensioni, i servizi pubblici ed i diritti sociali. La giornata di sciopero si articolerà su decine di piazze in tutta Italia: a Genova saranno presenti ospiti internazionali come Greta Thumberg e Francesca Albanese mentre a Roma è prevista una manifestazione a Piazza Montecitorio per votare la finanziaria del popolo, ma le mobilitazioni riguarderanno tutti i principali centri del Paese.  Il 29 novembre una grande manifestazione nazionale partirà da Porta San Paolo: fermiamo l’economia del riarmo e del genocidio. Qui il video saluto di Roger Waters sui nostri social: https://www.instagram.com/reel/DRjYrPxjJ-_/?utm_source=ig_web_copy_link&igsh=MzRlODBiNWFlZA== Unione Sindacale di Base
La scuola non si arruola, ma viene zittita
Indignati, diamo notizia di questa ennesima prevaricazione antidemocratica, condividendo e diffondendo il comunicato del Cestes Oggi è accaduta una cosa gravissima: il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha annullato in mattinata il corso Cestes (Centro Studi Trasformazioni Economico-Sociali) sul tema della guerra e del genocidio, corso di formazione on line condiviso con i Cobas Scuola  previsto per il 4 novembre (di cui avevamo dato notizia qualche giorno fa – La scuola non si arruola – e che aveva registrato immediatamente il tutto esaurito nelle iscrizioni). Il Ministero ha  oscurato il corso sulla piattaforma Sofia e comunicato ai dirigenti scolastici che non possono concedere il permesso e l’esonero dal sevizio ai 1400 partecipanti, affermando che gli argomenti trattati non possono essere oggetto di formazione pedagogica nelle scuole e aprendo un procedimento per togliere l’accreditamento al Mim dell’ente di formazione. Un atto di gravità inaudita: in poche parole il Ministero stabilisce che l’educazione alla pace non può essere trattata nelle scuole e toglie a 1400 colleghi il sacrosanto diritto alla formazione. Stiamo intervenendo con i nostri legali, ma da subito invitiamo tutti/e a partire con una compagna di solidarietà al Cestes e ad USB, duramente attaccati da questo governo per i due mesi di mobilitazione contro il genocidio in Palestina. Le motivazioni ufficiali della cancellazione sono che (si cita testualmente il decreto): > L’iniziativa ‘La scuola non si arruola’ non appare coerente con le finalità di > formazione professionale del personale docente presentando contenuti e > finalità estranei agli ambiti formativi riconducibili alle competenze > professionali dei docenti, così come definite nel CCNL scuola e nell’Allegato > 1 della Direttiva 170/2016. Il MIM sta sostanzialmente dicendo che un corso che ha come oggetto un tema estremamente attuale come la guerra non è oggetto di dibattito pedagogico e nega che l’educazione debba essere educazione alla pace e al rifiuto delle armi come soluzione dei conflitti, nonostante l’articolo 11 della Costituzione, per cui l’Italia ripudia la guerra. I legali del CESTES stanno operando per restituire il diritto alla formazione libera e consapevole ad ogni docente. Riteniamo urgente questa prima comunicazione, per consentire a ognuno di ritirare il permesso per formazione già chiesto e non incorrere in conseguenze disciplinari. Forniremo maggiori informazioni e approfondimenti successivamente in altre sedi. Siamo certi di potere confidare nel vostro sostegno.     Redazione Italia
Condanna, e denuncia, dell’aggressione alla manifestazione del 24 ottobre a Roma
Con il comunicato congiunto, i promotori riferiscono i fatti avvenuti e chiedono al Questore della città di rispondere in merito alle azioni e alle dichiarazioni degli agenti delle forze dell’ordine intervenuti. ROMA NON SI PIEGA AI DIKTAT D’ISRAELE: IL DIRITTO A MANIFESTARE NON SI REPRIME Le realtà promotrici della manifestazione condannano con forza quanto accaduto venerdì 24 ottobre a Roma. Come reti palestinesi, Global Movement to Gaza, sindacato USB, movimento per il diritto all’abitare, ARCI e tante altre realtà sociali e politiche, eravamo in piazza per manifestare pacificamente in solidarietà con il popolo palestinese, come facciamo da due anni in tutta Italia. Già al nostro arrivo abbiamo assistito a un dispiegamento di forze dell’ordine senza precedenti: blindati, reparti antisommossa, idranti, droni e perfino fari di ricerca, cosa mai vista nemmeno nelle più grandi manifestazioni nazionali. Una presenza sproporzionata che lasciava intuire fin da subito la volontà di impedire qualsiasi forma di espressione libera. Era stata autorizzata una manifestazione statica a Piazza Verdi, con la possibilità di concordare successivamente un percorso di corteo verso la Festa del Cinema e l’Ambasciata israeliana. Ma fin dall’inizio la questura ha negato ogni possibilità di movimento, precludendo di fatto il diritto costituzionale a manifestare. Quando i manifestanti — tra cui famiglie, donne, bambini e anziani — hanno iniziato ad avvicinarsi pacificamente, la polizia ha risposto con cariche improvvise e indiscriminate. I partecipanti sono stati poi trattenuti per oltre due ore in via Monteverdi, bloccati senza poter andare né avanti né indietro. Ogni tentativo di dialogo è stato respinto, e la sola “condizione” imposta per muoversi è stata quella di abbassare le bandiere palestinesi e delle organizzazioni presenti: un atto grave, simbolicamente e politicamente. I manifestanti sono stati rilasciati solo dopo ulteriori e violenti getti d’idranti, a testimonianza di una gestione che ha scelto deliberatamente la provocazione e la forza. Le immagini e i video diffusi in rete lo dimostrano chiaramente: non c’è stata alcuna azione violenta da parte dei manifestanti, solo un uso gratuito e sproporzionato della forza da parte dello Stato. Quanto accaduto è il segno evidente di una volontà politica: il governo sta cercando di svuotare la grande mobilitazione che in questi mesi si è creata intorno alla Palestina, usando la paura e la repressione per intimidire chi scende in piazza. Si tenta di far passare l’idea che con un “piano di pace” tutto sia finito, mentre il massacro e l’occupazione a Gaza continuano ogni giorno. La verità è che il governo italiano, sempre più allineato agli interessi dell’ambasciata israeliana, sta seguendo un copione già visto in altre città come Milano, Torino, Bologna e Napoli, dove la gestione dell’ordine pubblico è diventata uno strumento di intimidazione politica. L’Italia sta accettando una deriva pericolosa, in cui la repressione diventa un laboratorio per limitare il diritto di dissenso. Non accetteremo mai che in una democrazia vengano vietate manifestazioni pacifiche o criminalizzati simboli di solidarietà con un popolo sotto assedio. Il diritto a manifestare non si reprime con gli idranti e i manganelli: si difende con il rispetto dei diritti, con il dialogo e con la libertà di espressione. Non possono esserci restrizioni autoritarie e antidemocratiche al diritto di manifestare. CONGIUNTAMENTE, VALUTANDO LE PROSSIME FUTURE AZIONI, CHIEDIAMO OGGI CHE IL QUESTORE DI ROMA SI ASSUMA LA RESPONSABILITÀ DELLA GESTIONE DELLA PIAZZA DEL 24 OTTOBRE E DELLE DICHIARAZIONI EMANATE IN PIAZZA DAI RESPONSABILI DELLE FORZE DELL’ORDINE, COLPEVOLI DI UNA PROVOCAZIONE GRAVE CONTRO UN MOVIMENTO CHE SI BATTE PER LA GIUSTIZIA, E CHE SI È VISTO INFINE REPRIMERE ESPLICITAMENTE ED IMPLICITAMENTE IL DIRITTO ALLA MANIFESTAZIONE PACIFICA DI DISSENSO.   Non ci fermeranno. Continueremo a manifestare, a bloccare e a mobilitarci finché continuerà l’occupazione e la violenza contro il popolo palestinese. Nessuna intimidazione e provocazione è accettabile per distogliere l’attenzione dal genocidio, dall’occupazione illegale a Gaza e dalle relative e palesi complicità del Governo italiano. Con la Palestina nel cuore, * Movimento Studenti Palestinesi * Global Movement to Gaza * USB – Unione Sindacale di Base * ARCI Roma * Movimento per il Diritto all’Abitare * Potere al Popolo Redazione Italia
USB: SCIOPERO GENERALE IL 28 NOVEMBRE, MANIFESTAZIONE NAZIONALE IL GIORNO DOPO. LOTTA CONTRO LA FINANZIARIA E PER IL POPOLO PALESTINESE
“Sciopero generale contro la finanziaria di guerra, fortemente condizionata dall’enorme spesa per l’acquisto e la costruzione di nuovo armamenti”. L’esecutivo nazionale dell’Unione Sindacale di Base arriva con questa proposta alla prossima Assemblea Nazionale dei delegati sindacali, che si terrà a Roma il primo novembre. “Oltre allo sciopero proporremo una grande manifestazione nazionale a tutti i movimenti e le soggettività con cui abbiamo condiviso la lotta delle ultime settimane a sostegno del popolo palestinese”, dichiara Guido Lutrario ai microfoni di Radio Onda d’Urto. Le date proposte sono il 28 novembre per lo sciopero e sabato 29 per la manifestazione. Al centro dello sciopero “c’è la questione del salario”, scrive USB nel suo comunicato. Bisogna “rimettere in discussione la firma degli ultimi contratti nazionali che hanno tutti contraddetto l’esigenza unanimemente riconosciuta di garantire il potere d’acquisto delle retribuzioni”. “A pagare devono essere le banche, che hanno incassato extraprofitti e stanno affamando il paese, approvando interventi veri ben diversi dalle iniziative ipocrite inserite nella legge di Bilancio. Le tariffe dei beni e servizi essenziali vanno messe sotto regime controllato. Invece di comprare e costruire nuove armi è ora di tornare a costruire case popolari e di affrontare l’emergenza della sanità pubblica, investendo in personale e strutture sanitare.” Ascolta l’intervista a Guido Lutrario dell’esecutivo nazionale di USB Ascolta o scarica
La straordinaria mobilitazione nonviolenta, appassionata e continua del popolo sardo per la Palestina
Ieri, 8 ottobre 2025, un presidio affollato ha riempito Piazza Costituzione e le scalinate del Bastione di Saint Rémy. L’ultimo degli innumerevoli presidi e cortei che si sono svolti nel capoluogo della Sardegna, ma anche nelle altre città (Sassari, Nuoro, Oristano, Olbia, Alghero…) e pure nei piccoli centri dell’interno dall’indomani del 7 ottobre 2023 fino ai nostri giorni. Cagliari, scalinate del Bastione di Saint Rémy (foto di Rossella Pes) Sarebbe un elenco lunghissimo ricordarli tutti. La coscienza dei sardi sul genocidio che si stava compiendo a Gaza, soprattutto quella dei giovani e delle giovani, è cresciuta nel tempo, dopo lo smarrimento iniziale dovuto all’attacco di Hamas del 7 ottobre in territorio israeliano al confine con la Striscia di Gaza, col suo carico di morti, tra cui numerosi civili. L’Associazione “Amicizia Sardegna Palestina” e il “Comitato di Solidarietà con la Palestina”, composto da innumerevoli associazioni, sigle sindacali di base, partiti politici presenti nel territorio, sono stati i propulsori delle manifestazioni per la Palestina in questi due anni. Negli ultimi mesi, la protesta contro la connivenza del governo italiano, che ha continuato a inviare armi a Israele – avendo in Sardegna la fabbrica bellica RWM di Domusnovs/Iglesias della tedesca Rheinmetall – è  stata numericamente sempre più consistente. Inoltre, la motivazione della solidarietà verso la Global Sumud Flotilla, su una imbarcazione della quale era imbarcato Marco Loi, un nostro concittadino, ha contribuito alla partecipazione. Il motto “Rompiamo il silenzio” sul genocidio nella Striscia di Gaza e su quanto succede nella Cisgiordania occupata, col pericolo dell’annessione da parte dello Stato d’Israele, ha contribuito a convogliare molte persone nelle manifestazioni. A partire dalla prima “Marcia dell’Indignazione” convocata dal Movimento spontaneo “Can’t Stay Silent”, del 5 settembre scorso, la partecipazione è andata assumendo vere e proprie caratteristiche di folla: non più centinaia di persone hanno manifestato e percorso le strade cittadine, ma migliaia (almeno seimila persone).  Venerdì, 19 settembre, una seconda “Marcia dell’Indignazione”, organizzata insieme da Comitato Can’t Stay Silent, Comitato sardo di solidarietà con la Palestina, Associazione Amicizia Sardegna Palestina, ha quasi raddoppiato le presenze (circa 10 mila). Ha raggiunto, infine, le decine di migliaia al corteo dello sciopero generale indetto per il 22 settembre dall’USB (almeno 20 mila persone). E ancor più numerosi sono state le persone partecipanti allo sciopero congiunto USB – CGIL del 3 0ttobre, indetto al momento in cui la Flotilla è stata abbordata dalla Marina militare israeliana e i membri degli equipaggi catturati e messi in carcere (25 – 30 mila, circa). Cagliari, Manifestazione del 22 settembre – Sciopero generale USB (foto Facebook) Tra i due scioperi, il 24 settembre, UNA NOTTE PER GAZA, corteo e presidio in Piazza Costituzione con l’intervento di musicisti, danzatori e artisti. Durante la manifestazione è stata consegnata la bandiera della Palestina al sindaco di Cagliari Massimo Zedda per issarla sulla facciata del Palazzo Comunale. All’annuncio dell’attacco dell’IDF la sera del 1° ottobre con l’abbordaggio delle imbarcazioni in rotta verso Gazza, a circa 75 miglia dalla Striscia, dunque in acque internazionali, una folla spontanea ha gremito Piazza Costituzione a Cagliari, dalle ore 20.30. Il 2 ottobre, il presidio notturno del personale sanitario davanti all’Ospedale San Michele di Cagliari e al Policlinico Universitario di Monserrato, con la lettura dei nomi di più di 1500 operatori sanitari uccisi a Gaza. Il 4 ottobre, in concomitanza della grande manifestazione nazionale indetta dalle comunità palestinesi a Roma, anche a Cagliari alcune migliaia di persone sono scese in piazza e hanno sfilato per le strade cittadine. Cortei e presidi sono continuati nelle giornate di lunedì 6 e mercoledì 8 ottobre. Cagliari, presidio “Luci per Gaza” davanti all’Ospedale San Michele (foto di Pierpaolo Loi) Manifestazioni, dunque, affollate da persone di ogni età, soprattutto da giovani, da famiglie intere con bambini/e, con bandiere della Palestina, con cartelli creativi, strumenti per far rumore e chiasso per rompere il silenzio e slogan inneggianti alla fine del massacro, del genocidio ormai acclarato che si sta compiendo nella Striscia di Gaza, al diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese: Palestina libera! La presa di coscienza delle moltitudini isolane, ha scavalcato le istituzioni del nostro Paese, dimostratesi reticenti e conniventi col governo d’Israele, al di là di dichiarazioni di facciata, anche nei confronti dei nostri connazionali partecipanti alla grande azione umanitaria della Global Sumud Flotilla. In risposta alla Presidente del Consiglio – che ha definito come “irresponsabili” le cittadine e i cittadini italiani membri degli equipaggi della Flotilla – , e al Ministro degli Esteri –  la cui infelice ma sintomatica espressione “il diritto internazionale conta fino a un certo punto” ha scatenato la costernazione, il sarcasmo e l’ironia -, la straordinaria mobilitazione nonviolenta, appassionata e continua del popolo sardo. Pierpaolo Loi