Frontex conferma le responsabilità delle autorità bulgare nella morte di tre minori. Ora deve agire di conseguenza

Pressenza - Thursday, November 20, 2025

A quasi un anno dalla morte di tre minori egiziani in Bulgaria, l’Ufficio per i Diritti Fondamentali di Frontex ha pubblicato un report che conferma il racconto di Collettivo Rotte Balcaniche e No Name Kitchen’s, e identifica chiaramente la responsabilità diretta della polizia di frontiera bulgara per queste morti.

Nel dicembre del 2024 Ahmed Samra, Ahmed Elawdan e Seifalla Elbeltagy, tre minori egiziani, hanno comunicato al Collettivo di trovarsi in condizioni di emergenza nella zona di Gabar, in Bulgaria, dopo aver attraversato il confine turco-bulgaro. Pur essendo stata avvisata con ripetute telefonate, la polizia di confine bulgara non solo non ha risposto alle chiamate, ma si è anche adoperata per bloccare i tentativi da parte del collettivo di raggiungere i tre minori, che sono di conseguenza morti di ipotermia.

A quasi un anno di distanza, l’Ufficio per i Diritti Fondamentali di Frontex conferma la nostra versione: “Le autorità bulgare avevano l’obbligo di assistere e soccorrere i migranti. Avendo informazioni sufficienti a determinare che essi si trovavano in pericolo di vita, essendo a conoscenza della loro posizione esatta e avendo i mezzi per intervenire, esse non hanno comunque adottato le misure necessarie in tempo, con il risultato che tre persone hanno perso la vita.”

Il report di Frontex rigetta anche la campagna di diffamazione che il Ministero dell’Interno ha messo in atto a seguito delle nostre accuse. Dopo che abbiamo pubblicato un report dettagliato degli eventi, la polizia di frontiera ha aumentato il livello di criminalizzazione delle ONG, moltiplicando le indagini e gli arresti, in un chiaro tentativo di silenziare il lavoro di denuncia della violenza sul confine portato avanti da ONG, persone in movimento e dalle loro famiglie.

Il report riconosce che, al di là di questo evento specifico, la cosiddetta “incapacità” di compiere operazioni di ricerca e soccorso è in realtà una pratica di routine delle autorità bulgare. Negli ultimi anni, l’Ufficio per i Diritti Fondamentali ha documentato ripetutamente le azioni della polizia di frontiera bulgara, dicendo che “i pushback, spesso caratterizzati da alti livelli di violenza e trattamenti inumani o degradanti, sono una pratica quotidiana della polizia di frontiera bulgara” ed esprimendo una “profonda preoccupazione rispetto alle accuse ripetute nei confronti delle autorità bulgare di non rispondere in maniera appropriata alle chiamate di emergenza.”

Frontex, che finanzia e collabora alle attività di controllo dei confini bulgari, si autoassolve nuovamente, scaricando la responsabilità dell’accaduto sulle autorità bulgare e utilizzando persino queste morti per richiedere un aumento della propria presenza in Bulgaria.

Il personale di Frontex è per legge sotto il controllo diretto dei propri collaboratori bulgari; l’affermazione dell’Ufficio per i Diritti Fondamentali che aumentare la presenza di Frontex diminuirebbe la violenza sul confine non ha perciò alcun senso. Persino l’Ufficio stesso riconosce che migranti intercettati da Frontex vengono poi espulsi in maniera illegale e violenta e che il personale di Frontex “rischia” di essere complice – o meglio, è direttamente responsabile – di queste espulsioni.

A partire da marzo 2025, personale di Frontex ha anche ripetutamente bloccato e seguito squadre di ricerca e soccorso per ore, impedendo loro di raggiungere migranti in situazioni di emergenza. Nonostante l’Ufficio affermi che il nostro lavoro di ricerca e soccorso è “autentico,” e denunci gli sforzi della polizia di frontiera per ostacolarci, il personale di Frontex ha partecipato direttamente e in più occasioni alla criminalizzazione delle squadre civili di ricerca e soccorso, utilizzando le stesse pratiche della polizia di frontiera.

Affermazioni come quelle dell’Ufficio restano soltanto cosmetiche se non accompagnate da azioni concrete. Se Frontex prende sul serio le sue stesse accuse, non potrà che cessare immediatamente ogni collaborazione e supporto alle autorità bulgare.

Se Frontex non adotterà misure adeguate, sarà una conferma in più che queste morti non sono state un incidente, ma il risultato voluto e cercato di politiche di confine europee che, se non smantellate, possono soltanto uccidere.

Collettivo Rotte Balcaniche