
Domusnovas (SU), manifestazione davanti alla RWM, fabbrica di bombe e droni da guerra
Osservatorio contro militarizzazione di scuole e università - Wednesday, October 22, 2025Domenica 19 ottobre 2025 si è svolta la manifestazione presso lo stabilimento della RWM di Domusnovas (SU), contro la produzione bellica di questa fabbrica a capitale Rheinmetall, contro la commercializzazione di ordigni di morte quali le famigerate bombe MK 82, 84 ecc. (con cui la coalizione saudita causò un disastro umanitario bombardando lo Yemen), e ancora mine navali, proiettili d’artiglieria (che riforniscono la guerra in Ucraina), droni da combattimento su progetto fornito dall’israeliana U-Vision, commercializzati in Paesi NATO.
Alla chiamata, partita dal comitato Stop RWM e dal Comitato sardo di solidarietà per la Palestina, ha risposto la partecipazione di un centinaio di manifestanti di Cagliari e del Sud Sardegna, sia persone venute per la prima volta a manifestare contro la RWM che appartenenti a comitati e associazioni che da tempo hanno preso posizione in merito: Cagliari Socialforum, Movimento Nonviolento, Sardigna Natzione, USB, Cobas Scuola Cagliari, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, A Foras. C’era il pacifista Marco Loi della Sumud Flotilla.
Anche due giorni prima, venerdì 17, si è svolto un sit in davanti al Consiglio regionale, via Roma, su iniziativa della CSS – Confederazione Sindacale Sarda, e altri comitati, per chiedere la riconversione della fabbrica ad una produzione non compromessa con la guerra e la distruzione di massa.
Un mese prima, il 16 settembre un ampio insieme di associazioni ambientaliste e antimilitariste consegnava, per la Presidente Todde, una relazione dettagliata in cui si è chiesto che la Regione non approvi lo studio di Valutazione di Impatto Ambientale presentato dalla RWM.
Infatti la Regione Sardegna dovrà presto pronunciarsi sulla VIA ex post presentata tre anni fa dalla RWM in seguito alla bocciatura inflitta dal Consiglio di Stato all’azienda per una causa intentata da Italia Nostra, USB, Assotziu Consumadoris de Sardigna contro l’ampliamento della fabbrica avvenuto scavalcando norme edilizie e ambientali. In particolare la sentenza del Consiglio di Stato ha contestato la mancanza della Valutazione di Impatto Ambientale da cui l’azienda era stata esentata dall’allora giunta regionale di centro sinistra. La recentissima sentenza del TAR (17 ottobre) chiede che la Regione si esprima entro 60 giorni sulla VIA ex post presentata dalla RWM.
Consapevoli di queste cruciali questioni che sono state anche esposte in alcuni interventi, i manifestanti hanno percorso un tratto di strada sino a fermarsi ad una certa distanza dall’ingresso della fabbrica, strettamente presidiata da polizia e carabinieri, hanno atteso il cambio turno dei dipendenti che però sono stati portati da un autobus attraverso la strada privata di un’azienda adiacente. Sono stati visti scendere dall’autobus e fare un tratto a piedi verso la fabbrica. E in quel momento, tra i fischi di disapprovazione, è scattato il paragone con quella classe operaia che invece ha bloccato il transito ai porti delle navi contenenti materiale bellico.
Più tardi al rientro, una potente locomotiva di tir che camminava verso la fabbrica è andata a trovarsi davanti al corteo che procedeva in direzione opposta e costringeva la locomotiva a tornare indietro.
Quale micidiale carico di morte sarà sistemato su quei tir? E quale sarà la sua destinazione? Forse darà un contributo al genocidio che si svolge nella Striscia di Gaza, a cui la RWM è sospettata di aver fornito armi, anche se di questo non c’è la prova provata?
Abbiamo osservato come l’informazione riguardo all’RWM è aumentata tra le persone che partecipano alle manifestazioni e intervengono pubblicamente. Questi prossimi due mesi saranno certamente significativi per le prese di posizione verso la Regione perché non ceda a prevedibili pressioni per l’approvazione della VIA, che significherà la messa in azione delle nuove linee e una produzione triplicata di ordigni bellici.
Certo, la crisi industriale generale a cui assistiamo, di cui la crisi del polo industriale di Portovesme non è che un caso particolare, rende prevedibile una svolta sempre più accentuata verso l’economia di guerra, ma è ancora possibile ostacolare questa tendenza e cercare altre vie d’uscita.
La politica e l’opinione pubblica contrarie al riarmo possono fare la differenza.
Qui alcuni scatti della manifestazione.



Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Cagliari