Tag - Manifestazioni

L’Osservatorio contro la militarizzazione sostiene lo sciopero del 22 settembre: manifestazioni in tutta Italia!
Il 22 settembre è stato indetto uno sciopero generale dai sindacati di base e da numerose associazioni e movimenti dal basso a sostegno del popolo palestinese, massacrato da un genocidio perpetrato dallo Stato sionista d’Israele, e della missione della Global Sumud Flotilla, che proverà a rompere la gabbia dell’embargo costruita da Israele per scongiurare il rifornimento dei generi di prima necessità alla inerme popolazione di Gaza. L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università invita i/le suoi/sue aderenti e simpatizzanti ad aderire e seguire l’esempio dei portuali di Genova, dei ferrovieri e di altri lavoratori e lavoratrici della logistica che con determinazione hanno bloccato carichi di morte. Non possiamo accettare il silenzio e l’inerzia del nostro Governo complice di Israele visto il continuo rifornimento di armi e tecnologie sperimentate proprio sui Palestinesi. Non possiamo accettare in silenzio il genocidio del popolo palestinese che avviene contemporaneamente ai processi di militarizzazione del mondo della scuola e dell’università, piegando la ricerca a fini militari, la cultura alle ragioni della propaganda di guerra. La Legge di Bilancio europea evidenzia come l’economia di guerra taglia risorse economiche al sociale, alla sanità e alla scuola che avrebbero invece bisogno di essere aiutate, rafforzate e potenziate. Non è dato sapere quali saranno gli scenari delle prossime settimane ma le ultime notizie mostrano un esercito israeliano che opera per cancellare ogni presenza palestinese da Gaza. L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università nasce per affermare una cultura di pace e una società senza guerre. Ebbene, se vogliamo concretizzare questi propositi è impossibile tacere davanti al genocidio del popolo palestinese. Per questo invitiamo alla partecipazione allo sciopero generale e generalizzato del 22 settembre e auspichiamo la riuscita delle manifestazioni in solidarietà al popolo palestinese che si svolgeranno in tutta Italia. Continuiamo a costruire lo sciopero del mondo della scuola del prossimo 4 novembre in una crescente mobilitazione contro la guerra e contro la finanziaria dell’economia di guerra. Elenco delle manifestazioni per il 22 settembre (in aggiornamento continuo). * 1. Bergamo: ore 18:00 Prefettura Via Tasso * 2. Torino: ore 10:30 Piazza Carlo Felice * 3. Trieste: ore 10 al Varco 4 del Porto * 4. Milano: ore 10:00 Piazzale Cadorna * 5. Novara: ore 10:00 Piazza Matteotti * 6. Cuneo: ore 10,00, Piazza Europa * 7. Verbania: dalle ore 17,00 da Palazzo Flaim (Intra) al Municipio di Pallanza. * 8. Genova: ore 8:00 porto, Varco Albertazzi * 9. Pisa: ore 9:00 Piazza XX Settembre * 10. Ancona: ore 17:30 Mole Vanvitelliana * 11. Pescara: ore 10:00, Piazza Sacro Cuore * 12. Livorno: ore 6:00 porto, Varco Valessini * 13. Civitavecchia: ore 9:30 Porto, Molo Vespucci * 14. Roma: ore 11:00 Piazza dei Cinquecento * 15. Napoli: ore 9:30, Piazza Mancini * 16. Salerno: ore 9:00 Varco Ponente * 17. Potenza: ore 9:30 Chiesa di Santa Maria (Piazza Aldo Moro) * 18. Cosenza: ore 17:30 Piazzale Loreto * 19. Lecce: ore 10:00, Piazza Sant’Orazio * 20. Palermo: ore 10:00, Piazza Verdi * 21. Catania: ore 10:00 Piazza Stesicoro * 22. Ragusa: ore 10:00, Piazza Matteotti * 23. Bari: ore 9:30, Molo San Nicola
Contro l’israelizzazione dell’Italia arriva “La conoscenza non marcia”
PUBBLICHIAMO IL COMUNICATO STAMPA DELL’INIZIATIVA “LA CONOSCENZA NON MARCIA” PROMOSSA DA ANTROPOLOG@ PER LA PALESTINA, ALLA QUALE HA PARTECIPATO L’OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ. OLTRE 30 REALTÀ PER DIRE “FUORI LA GUERRA DALL’ISTRUZIONE E DALLA RICERCA!” “NESSUNA COMPLICITÀ CON GUERRA E GENOCIDIO NELLE SCUOLE E NELLE UNIVERSITÀ!” L’Assemblea Nazionale “La Conoscenza non marcia” tenutasi a Roma il 13 settembre alla facoltà di Ingegneria ha visto un’ampia partecipazione con più di una trentina di interventi durante le più di 4 ore di durata. Le realtà che l’hanno promossa esprimono la più ampia soddisfazione per il confronto avuto e l’assunzione di responsabilità rispetto alla campagna nazionale prospettata, che impatterà il mondo dell’istruzione, della formazione e ricerca universitaria, e più in generale il settore del lavoro intellettuale connesso al mondo della scuola in tutti i suoi profili: dagli studenti/studentesse al corpo docenti alle varie figure che lo compongono. Possiamo riassumere in cinque punti gli obiettivi che sono stati ripresi nelle conclusioni: * appoggio e coinvolgimento diretto nelle prossime iniziative che toccano le tematiche al centro del dibattito odierno a cominciare dalla giornata di sciopero generale del 22 dicembre in supporto alla Global Sumud Flotilla, dalla manifestazione nazionale del 4 ottobre a sostegno della Resistenza Palestinese e la contestazione al match calcistico Italia-Israele del 14 ottobre, e l’interlocuzione di tutti gli appuntamenti con cui è utile e doveroso dialogare; * presentazione a livello territoriale urbi et orbi del documento di analisi che ha lanciato l’Assemblea nazionale coinvolgendo sia chi ha già aderito ed allargando la partecipazione, puntando in primis al mondo della scuola e dell’università, ma senza escludere il variegato mondo dell’attivismo su tematiche convergenti; * Attivazione di un gruppo di lavoro che elabori – insieme a giuristi solidali – l’ipotesi di una Legge di Iniziativa Popolare per la rottura di tutto il comparto con la filiera del complesso militare-industriale, per un scuola/università pubblica, decoloniale e de-militarizzata; * Promozione del boicottaggio di convegni accademici e organizzazione di contro-convegni, che ospitino rappresentanti israeliani che riconoscono l’Apertheid, la colonizzazione e il genocidio, e la politica bellicista dello Stato sionista o che danno impulso alla militarizzazione del comparto del sapere e alla collaborazione con il comparto difesa; * Attivazione di strumenti autonomi di comunicazione per promuovere la diffusione del documento e creare i presupposti per l’articolazione della Campagna Nazionale “La Conoscenza non marcia”. Qui alcuni scatti dell’Assemblea del 13 settembre 2025 a Roma. Tutte le realtà partecipanti all’Assemblea: Antropolog@ per la Palestina, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Accademiche palestinesi (Mijriam Abu Samra), CALP Portuali, Antonio Mazzeo, BDS Italia, USB Università, Comitato promotore ingegneria, UDAP, Docenti per Gaza, Rete antisionista e anticolonialista, SSB – Sindacato Sociale di Base, Usb Scuola, Coordinamento No NATO, Handala Ali – Napoli, Comunità Palestinese Roma- Lazio, Cobas varie sedi (intervento comune), Comitato di solidarietà con la Palestina in III, Coordinamento per il boicottaggio di Israele – Pisa, Studenti palestinesi, Rete dei comunisti, CUB SUR, Alessandro Ferretti, Sanitari per Gaza & Cittadini liberi per la Palestina, Movimento per il diritto all’abitare, Potere al popolo, Cuir Palermo, Ass. Geografi (Margherita Grazioli), OSA, Coordinamento Palestina Rieti e provincia, Comitato Siena per la Palestina, Giovanni Russo Spena, Collettivo studentesco Corto Circuito- Rieti, Sociologia di Posizione – Emancipatory Social Science, GKN.
Fermiamo il genocidio in Palestina, Catania con la Global Sumud Flotilla
MERCOLEDÌ, 3 SETTEMBRE 2025 PARTENZA CORTEO ORE 18,00 PORTO DI CATANIA MANIFESTAZIONE CONCLUSIVA ORE 20,00 PIAZZA FEDERICO DI SVEVIA (CASTELLO URSINO) Basta. Non c’è nulla da aggiungere. Di fronte a un genocidio occorre fare di tutto per fermarlo. I governi “occidentali”, compreso quello italiano, continuano a supportare Israele, anche attraverso i rifornimenti militari. Noi non vogliamo assistere impotenti alla totale distruzione di Gaza e alla definitiva occupazione della stessa Cisgiordania. Non vogliamo assistere in silenzio all’eliminazione del popolo Palestinese. I popoli del mondo continuano a manifestare per l’immediato cessate il fuoco, il ritiro di Israele da tutti i territori occupati e lo sblocco degli aiuti umanitari, per impedire che a Gaza si continui a morire per fame. Stringiamoci attorno alla GLOBAL SUMUD FLOTTILLA e alle tantissime navi che stanno partendo, anche da Catania, per Gaza, per rompere l’embargo e portare aiuti alla popolazione. Clicca qui per l’evento su Facebook. CATANESI SOLIDALI CON IL POPOLO PALESTINESE Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Presidio contro la Curti: NO accordi con Leonardo S.p.A
Lo scorso 6 agosto si è svolto a Castel Bolognese (RA) un presidio molto partecipato davanti ai cancelli della CURTI Costruzioni Meccaniche, un’importante azienda romagnola che rientra fra i fornitori di LEONARDO SpA, con la quale ha un accordo in scadenza in attesa di rinnovo. L’azienda, famosa nella meccanica di precisione e citata anche nell’inchiesta sull’Emilia Romagna a cui il nostro Osservatorio aveva collaborato con il Coordinamento No NATO regionale, rientra in parte con la sua attività nel settore delle armi e dei sistemi d’arma ed intrattiene da diversi anni una partnership con LEONARDO, soprattutto in relazione alla componentistica per elicotteri militari, ma anche a lavorazioni su obici semoventi, cioé veicoli corazzati progettati per fornire supporto di fuoco a lungo raggio, equipaggiati con cannoni di artiglieria di grosso calibro. Per intenderci, sono come quelli che Leonardo fornisce ad Israele per le guerre in Medio Oriente. Obiettivo del presidio, organizzato da Faenza per la Palestina con Stop Rearm Europe, era quello di invitare la Curti ad uscire dalla lista dei partner di Leonardo al fine di ostacolare la fornitura di armi per le guerre in corso, ma l’intento del presidio era anche quello di avvicinare e sensibilizzare i lavoratori della Curti, a partire dai delegati sindacali, alcuni dei quali si sono avvicinati senza però intervenire. Dall’altra parte, la dirigenza dell’azienda ha mostrato netti segni di chiusura, rifiutando l’interazione con gli organizzatori del presidio, impedendo tramite le forze dell’ordine di esporre i tanti striscioni e cartelli di protesta lungo la recinzione dello stabilimento e anticipando l’orario di chiusura di 1 ora per impedire che i lavoratori potessero incrociare i manifestanti. Fra le decine di realtà intervenute da varie parti dell’Emilia Romagna era presente anche l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, che ha aderito con la partecipazione di Giuseppe Curcio, che nel suo intervento ha evidenziato come Curti Costruzioni Meccaniche fosse stato siglato nel 2019 un accordo quinquennale con l’Università di Bologna per lo svolgimento di tirocini in azienda per gli studenti e con altre attività di collaborazione nella didattica e nella ricerca. Tale accordo avrebbe dovuto essere rinnovato nel 2024 come in genere succede, ma a seguito delle proteste svolte dagli studenti di Cambiare Rotta e dei Giovani Palestinesi durante l’acampada e, grazie alla convergenza con i docenti della petizione per Gaza e con il personale tecnico amministrativo (con l’azione congiunta dell’Osservatorio e di forze sindacali come USB), l’Ateneo di Bologna ha deciso di non rinnovarlo, così come ha fatto per tanti altri accordi con la filiera bellica. Pertanto, se è possibile raggiungere questo risultato in Università, confidiamo che anche la Curti possa a sua volta liberarsi dalle catene delle relazioni con Leonardo e ritornare a fare ciò che faceva prima per il progresso della società attraverso le competenze professionali di primo piano che può mettere in campo nella meccanica di precisione, piuttosto che seguire le sirene della NATO, che anche in Emilia Romagna sta portando avanti pesanti operazioni di conversione verso l’industria bellica con la sua domanda di produzione sempre più incalzante. Sul fronte dei lavoratori invece l’invito è ad una maggiore consapevolezza dei processi produttivi nei quali vengono impegnati e a considerare le opzioni possibili, fra le quali quella dell’obiezione di coscienza per affermare un diritto del lavoro della pace. La scelta della data del 6 agosto era dettata dalla coincidenza con l’80°anniversario della bomba atomica su Hiroshima: anche in quel caso il pilota che sganciò la bomba non aveva la minima idea della potenza dell’ordigno e dei suoi effetti devastanti. Pertanto, la consapevolezza è una delle leve per scelte più in linea con i propri valori e con il mondo.
Protesta a Verona: “Rompiamo il silenzio contro il genocidio a Gaza”
Domenica 27 luglio 2025 dalle 22,45 alle 23,00 molte persone, appartenenti ad associazioni, partiti, cittadine/i hanno aderito all’invito di “Verona per la Palestina” e, “pentole alla mano” hanno disertato il silenzio “assordante” contro il genocidio e la criminale catastrofe in Palestina. Il frastuono è arrivato in Arena dove si stava rappresentando l’Aida e dove è accaduto un fatto eccezionale. All’improvviso, tra il primo e il secondo atto,nello spazio dei sottotitoli che appaiono sull’ apposito schermo, è apparsa la bandiera palestinese e la scritta STOP GENOCIDE. Il pubblico ha iniziato ad applaudire, l’orchestra e il coro hanno cominciato a battere i piedi in segno di condivisione. La foto di quanto stava accadendo nell’anfiteatro è arrivata a qualche cellulare in P.zza Bra’, rafforzando così il frastuono di pentole, coperchi, fischietti e strumenti musicali quali i piatti e i tamburelli. L’autore del fatto è un giovane pianista, Francesco Orecchio, addetto ai sottotitoli, al suo ultimo giorno di lavoro in Arena, in partenza per l’Olanda dove lavorerà per il Teatro dell’Opera della capitale Olandese. Orecchio, intervistato, ha affermato che l’azione è stata una sua decisione personale per aderire alla giornata di protesta contro il silenzio sul genocidio di Gazza e che sarebbe “felice se anche la Fondazione Arena aderisse al messaggio e lo inserisse stabilmente”. All’iniziativa di “rompere il silenzio” ha aderito anche il Comune di Verona di cui, ricordo, il Sindaco è Presidente della Fondazione, che ha fatto suonare il Rengo, una delle due principali campane della Torre dei Lamberti, in P.zza delle Erbe. Il Rengo veniva suonato, in passato, per convocare il Consiglio Comunale e per chiamare i cittadini alle armi in caso di emergenza. Hanno suonato in città, anche le campane di alcune chiese, compresa quella della Chiesa di S.Nicolo’ adiacente all’Arena L’Osservatorio ha aderito al flash mob e alla lettera, sottoscritta da associazioni e partiti in cui  si chiede alla Fondazione, fra l’altro, di “esprimere chiaramente la propria posizione in merito, così da contribuire a sgretolare il muro di silenzio dei governi e della comunità internazionale”. “COME PUÒ L’UMANITÀ ASCOLTARE MUSICA COSÌ BELLA, MENTRE UNA PARTE GRIDA DISPERATA E FERITA A MORTE?”  Miria Pericolosi – Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università Verona
Terni, iniziative di solidarietà con il popolo palestinese
SEGNALIAMO QUESTE INIZIATIVE DI SOLIDARIETÀ CON IL POPOLO PALESTINESE OGGETTO DI GENOCIDIO DA PARTE DELLO STATO D’ISRAELE A TERNI NEI PROSSIMI GIORNI IN CUI SARÀ PRESENTE ANCHE L’OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ. Mercoledì 23 luglio alle ore 21,30 corteo notturno da PIAZZA REPUBBLICA fino al monumento ai caduti di via Lanzi con le prole d’ordine: STOP AL GENOCIDIO STOP ALL’OCCUPAZIONE PALESTINA LIBERA ANAN YAEESH LIBERO Venerdì 1° agosto dalle ore 20:00 cena palestinese al C.S. CIMARELLI. A seguire, dalle ore 21:00 dibattito con l’intellettuale palestinese MYRIAM ABU SAMRA. A termine proiezione di vari film sulla PALESTINA. Intanto continua la campagna di solidarietà per Anan Yaeesh. Come Coordinamento ternano per la Palestina ci siamo fatti carico a della solidarietà. Ecco l’iban su cui versare: IT95C0200814412000103485396 intestato a CONFEDERAZIONE COBAS SEDE PROVINCIALE DI TERNI Causale: per Anan Yaeesh COORDINAMENTO TERNANO PER LA PALESTINA
Antonio Mazzeo in viaggio verso Gaza con Handala Freedom Flotilla: supporto totale dell’Osservatorio contro la militarizzazione
PUBBLICHIAMO IL POTENTE DISCORSO DI ANTONIO MAZZEO, GIORNALISTA ANTI-MILITARISTA E PROMOTORE DELL’OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ, PRONUNCIATO GIOVEDÌ SCORSO, 18 LUGLIO 2025, AL PORTO DI GALLIPOLI SUL COINVOLGIMENTO DELLA PUGLIA E DELL’ITALIA NEL GENOCIDIO PALESTINESE, PRIMA DI IMBARCARSI PER GAZA A BORDO DI HANDALA CON FREEDOM FLOTILLA. SPERIAMO CHE LE SUE PAROLE GIRINO PER TUTTA L’ITALIA E CHE PRENDERE COSCIENZA DELLE NOSTRE RESPONSABILITÀ POSSA SMUOVERE LE COSCIENZE E CONTRIBUIRE A MANTENERE ACCESI I RIFLETTORI SULLA FLOTILLA E SUL GENOCIDIO PALESTINESE! AD ANTONIO MAZZEO E A TONI LA PICCIRELLA, GLI UNICI DUE ITALIANI DEL GRUPPO, E A TUTTO L’EQUIPAGGIO DI HANDALA VA IL NOSTRO SUPPORTO E L’AUGURIO PIÙ GRANDE CHE SI POSSA FARE A CHI PER MARE CERCA DI RAGGIUNGERE LE SPONDE DELLA PALESTINA PER PORTARE UN MESSAGGIO DI PACE E SOLIDARIETÀ AD UN POPOLO OGGETTO DI GENOCIDIO DA PARTE DEI CRIMINALI D’ISRAELE: BUON VENTO! “Ringrazio chi in Italia ha caldeggiato la mia candidatura a poter essere nell’equipaggio di questa nuova sfida per tentare di rompere l’ignobile, offensivo e criminale embargo che Israele ormai detiene da quasi venti anni rispetto alla striscia di Gaza. In una situazione internazionale che, consentitemi di dire, è sempre più grave…io penso che se abbiamo un debito con le sorelle ed i fratelli palestinesi è perché non soltanto ci hanno insegnato cosa sia il sacrificio e cosa significhi radicarsi alla terra per poter sopravvivere, io penso che ci abbiano chiarito in questi mesi che si tratta di una guerra globale totale in cui Israele sta giocando un ruolo determinante e sta spingendo ulteriormente l’umanità a quello che è oggi un genocidio di un popolo che è quello palestinese, a quello che rischia di essere un Olocausto per l’intera umanità. Io credo che il sangue palestinese oggi ci debba riportare chiaramente alla mente cosa stiamo rischiando. Cosa stiamo rischiando anche perché ci sono Paesi che stanno sostenendo i crimini di Israele, come il nostro. E penso che dovremmo anche avere la capacità di capire come mai la Freedom Flotilla, come mai la Handala parta da due porti del sud Italia: uno in Sicilia, quello di Siracusa, che ha lasciato domenica scorsa, e la domenica successiva da Gallipoli, in Puglia. Io credo che sarà molto importante capire come mai siano state scelte queste due Regioni: perché purtroppo sono due Regioni che sono state sacrificate, sono state espropriate alle proprie popolazioni, alla propria storia, alla propria cultura, alla propria lingua, al fatto di essere stati per secoli, per millenni, ponti di dialogo, ponti interculturali, nel caso della Puglia rispetto a quello che sta dall’altra parte dello Ionio, dell’Adriatico – la Grecia, l’Albania, i Balcani – e quello che è stata la Sicilia come ponte rispetto al nord Africa e rispetto al Medio Oriente. Ecco, quel ruolo soprattutto il 7 ottobre 2023 è stato totalmente capovolto: soprattutto queste due Regioni hanno assunto il ruolo, il compito fondamentale di piattaforma di proiezione avanzata di morte a sostegno delle politiche genocide di Israele. Si parla solo di Netanyahu…troppo semplice, io credo che nel momento in cui criminalizziamo soltanto il Presidente del Consiglio israeliano, questa possa essere un’operazione per sentirci tutti quanti assolti, tutti quanti comunque non coinvolti in questo conflitto, al massimo spettatori, al massimo solidali con le sorelle e i fratelli palestinesi. Io credo che questo non lo possiamo accettare più, lo dobbiamo rifiutare chiaramente! Dobbiamo sentirci invece esattamente come ci hanno detto i palestinesi e le palestinesi, come ci hanno detto le ragazze e i ragazzi in questo Paese occupando le università, occupando le strade: che abbiamo le mani sporche di sangue, che abbiamo la faccia sporca di sangue. Perché è dal mio Paese, è dalla mia Regione, dalla mia isola, dalla base militare di Sigonella che sono arrivati già dopo il 7 ottobre 2023 i carichi di armi e munizioni, che dagli Stati Uniti alla base di Ramstein in Germania sono stati trasferiti ad Israele. È dalla mia isola, dalla base militare di Sigonella, che prima, durante e dopo, sino all’attacco recente di Israele e degli Stati Uniti contro l’Iran, partono gli aerei con e senza pilota delle forze armate statunitensi, della NATO e dell’Aeronautica Militare Italiana che hanno il compito di raggiungere il Mediterraneo Orientale, mappare metro per metro, individuare i potenziali target, ossia i corpi delle donne e dei bambini palestinesi, fornire queste informazioni d’Intelligence che sono fondamentali, che sono essenziali per poter fare la pulizia etnica, per poter fare lo sterminio. E guardate anche da questa Regione sono partiti gli aerei d’Intelligence dell’Aeronautica Militare Italiana, da Brindisi e dall’ aeroporto di Bari, esattamente per fare lo stesso lavoro d’Intelligence, di riconoscimento e di pianificazione degli attacchi. In questo Paese sono state realizzate le armi che hanno permesso il genocidio del popolo palestinese, e guardate che sono armi che transitano dai porti italiani. Noi abbiamo una grande base in Toscana, la base di Camp Darby, è un grande hub delle forze armate statunitensi da cui continuamente, costantemente, vengono mobilitati strumenti di morte e trasferiti principalmente dal porto di Livorno ma anche dal porto di La Spezia direttamente verso i porti israeliani, e dobbiamo ringraziare le sorelle e i fratelli della logistica di questi porti e degli aeroporti che hanno avuto il coraggio – sono stati in Spagna, sono stati in Grecia – di bloccare le armi, dimostrando a tutti noi che è doveroso assumersi le responsabilità politiche se vogliamo essere vicini e vicine ai fratelli e alle sorelle palestinesi! È da una città della Liguria, che è La Spezia, che sono stati realizzati i cannoni che si chiamano “super rapido” (che sono come un mitragliatore, sparano 2 colpi al secondo, 120 colpi al minuto, però non sono colpi di mitra, sono colpi grandi così!) e sono cannoni che sono stati montati nelle corvette che la Marina Militare Israeliana ha comprato in Germania, quella Germania che conoscevamo che dopo il 1945 voleva rimettere in discussione la propria storia, le proprie responsabilità, i propri crimini, e che oggi è il secondo Paese esportatore di armi ad Israele, dietro gli Stati Uniti e prima dell’Italia che è al terzo posto. Ebbene questi cannoni “super rapidi” prodotti a La Spezia sono gli stessi cannoni di cui troverete i film su YouTube, troverete le testimonianze della Marina Militare Israeliana che ne esalta l’efficacia e l’efficienza, sono i cannoni che hanno raso al suolo il porto di Gaza e tutto quello che ruota attorno ai quartieri centrali del porto di Gaza. I top gun israeliani, così capaci di colpire scientificamente i balconi dove ci sono i bambini e le bambine palestinesi a Gaza, quei top gun si sono addestrati su caccia-addestratori che voi che state nel Salento conoscete bene, perché sono i caccia-addestratori che vi trovate quotidianamente sui vostri cieli, sono gli MB-336 – trenta unità ne abbiamo vendute ad Israele – prodotti a Venegono (provincia di Varese) e, credetemi, anche se non abbiamo documentazione scientifica al 100%, possiamo ipotizzare che parte dell’addestramento di quei piloti sia stato fatto nella base di Galatina, che è la Scuola internazionale dei piloti di guerra, non soltanto ovviamente dei piloti dei Paesi NATO, ma anche di Paesi all’indice per la violazione dei diritti umani che sono contemporaneamente co-belligeranti, vengono quelli dell’Arabia Saudita, degli Emirati Arabi, quelli che hanno desertificato lo Yemen (accanto ad Israele), della Nigeria – Paese che non ha conosciuto un solo giorno di pace dopo che è stata “decolonizzata” dal Regno Unito. Questa è l’immagine che noi diamo. Gli elicotteri da guerra, quegli elicotteri sono quelli che quando passano distruggono quartieri interi…Ebbene, i piloti che vi sono a bordo si formano su elicotteri italiani, pensate un po’ si chiamano “koala ”, cioè pensate gli elicotteri che massacrano bambini e bambine si chiamano “koala”, prodotti anch’essi dalla Leonardo in provincia di Varese, ed esportati ad Israele attraverso un meccanismo che oggi consente all’Italia di dire tranquillamente “ma in fondo che cosa abbiamo fatto nei quattro anni precedenti al 2023? Abbiamo venduto armi per circa 90 milioni di euro ad Israele”, che rispetto ai miliardi delle esportazioni tedesche e statunitensi dicono “beh in fondo abbiamo portato le caramelle!”, peccato che buona parte dei sistemi armi, i cannoni “super rapidi”, gli elicotteri, non li abbiamo venduti direttamente ad Israele, Leonardo li ha prima trasferiti agli USA e poi gli USA li hanno inviati ad Israele . Però attenzione perché nel contratto c’era scritto chiaramente che erano sistemi d’armi destinati alle forze armate israeliane! Al punto che dopo il 7 ottobre 2023 la *Leonardo Spa ha continuato a fare affari sui cannoni e sugli elicotteri trasferiti ad Israele inviando i propri manager, inviando i propri tecnici e continuando a fornire la formazione in Israele, e la fornitura dei sistemi in arma e la manutenzione sia dei caccia-addestratori sia degli elicotteri che oggi servono a preparare al massacro. Sugli accordi sottoscritti tra Italia ed Israele, questi maledetti accordi che andavano in scadenza il 6 maggio del 2025, una serie di giuristi hanno posto il problema che violino gli elementi cardine delle Costituzione, del diritto internazionale, delle stesse leggi italiane, in termini di relazioni e di cooperazione internazionale. Il Governo ha fatto di tutto per non sentire, e quelli accordi sono stati prorogati silenziosamente per altri 5 anni. E attenzione noi non siamo stati soltanto esportatori di sistemi d’armi ad Israele, noi siamo oggi un grande cliente israeliano, di sistemi d’arma israeliani, al punto che oggi andiamo a sostenere le operazioni di guerra delle forze armate ucraine contro la Russia, fornendo Intelligence, fornendo il rilevamento degli obiettivi russi, utilizzando aerei che montano a bordo apparecchiatura e nuove tecnologie che gli israeliani hanno sperimentato dal “Piombo fuso” ad oggi sul corpo delle donne e dei bambini palestinesi (!) al punto che neanche un mese fa la Commissione Difesa del Parlamento (si trova su Internet, 5 minuti è durata la Commissione), ha trovato un piano di circa 2 miliardi di euro per moltiplicare ancora l’acquisto di Israele di questi sistemi a bordo degli aerei di Intelligence. E guardate, dicevo, sulla formazione dei piloti, purtroppo questa Regione, la Regione Puglia attraverso la base di Amendola, attraverso la base di Gioia del Colle, ha acconsentito, fino ad un anno alla vigilia del 7 ottobre 2023, che venissero ad addestrarsi i peggiori piloti di caccia-bombardieri F35 e i peggiori piloti di quei droni che stanno massacrando non soltanto la popolazione palestinese, ma che vengono utilizzati quotidianamente per colpire in Siria, per colpire il Libano, per colpire lo Yemen, e, come immaginiamo, presto, per colpire ancora una volta l’Iran! E guardate che questo è stato fatto sino alla vigilia del 7 ottobre 2023, ma abbiamo avuto l’ignobile onta che nella base di Amendola, neanche un anno fa, si sia tenuto il vertice dei Capi di Stato Maggiore dell’ Aeronautica di tutti i Paesi del mondo che hanno adottato i caccia-bombardieri F35, vi invito a vedere la foto conclusiva di quel Summit: sotto la bandiera tricolore c’è la bandiera israeliana perché rappresenta, al centro della fotografia, il Capo di Stato maggiore dell’ Aeronautica militare israeliana! Questo è il nostro Paese! Il nostro Paese che sino all’ aprile del 2025, quindi sino a tre mesi fa, ha avuto l’ignobile idea di andare in Grecia a fare un’esercitazione internazionale – Nato ed extra-Nato – in cui i cacciabombardieri italiani hanno operato sotto il coordinamento degli aerei di Intelligence dell’ Aeronautica Militare Israeliana. Questo perché il nostro Governo – che è un Governo che dice “noi abbiamo smesso di esportare armi dopo il 7 ottobre 2023, noi non abbiamo niente a che fare con i crimini che vengono compiuti quotidianamente!” – è lo stesso Governo che attraverso le forze armate – quelle forze armate che avrebbero dovuto giurare rispetto dei diritti costituzionali – continua insieme a Leonardo Spa a fare affari di morte con i criminali banditi israeliani. E guardate che il ruolo dell’Italia non si ferma, consentitemi di ricordare l’ ENI…guardate che il 7 ottobre 2023 non si può spiegare soltanto col desiderio di “chiudere la partita” d’Israele con la storia, la cultura e la vita stessa dei palestinesi – progetto che ormai risale a quasi cento anni fa. No, il problema è che di fronte a Gaza, nelle acque territoriali palestinesi, ci sono tra le più grosse risorse energetiche di quel fossile inquinante, gas e petrolio, attraverso cui ovviamente Israele da dieci anni a questa parte ha deciso di diventare una grande potenza esportatrice e ha trovato con l’Eni una grande occasione per trovare non soltanto un partner funzionale per questo, ma un partner con progetti che hanno già avuto effetti devastanti per questa Regione! Perché sapete benissimo che il territorio del Salento è stato sacrificato da una scelta politica in cui il fossile deve tornare ad essere l’alimentazione, devastando i territori, espropriandone le popolazioni dei territori, parchi l’ENI si propone di diventare un grande esportatore. E poi c’è il ruolo delle banche. Io vi invito a leggere quali sono le banche europee che hanno garantito la copertura finanziaria alle sperimentazioni di armi israeliane: al primo posto ci sono circa 5-6 miliardi di coperture finanziarie di armi: c’è la BNP Paribas, ossia quella banca che controlla il 100% della Banca Nazionale del Lavoro ( BNL )! Ma c’è anche Intesa san Paolo ovviamente, e come non poteva non esserci Unicredit con i suoi 2 miliardi di euro di copertura. E c’è il ruolo delle Università, lasciatemelo dire, perché continuiamo a trovare un muro tra le Rettrici e tra i Rettori dell’Università italiana, nella stessa CRUI, la Conferenza dei Rettori, quando proviamo a spiegare che la solidarietà non può essere aliena dal dire “Basta, chiudo le relazioni con le università israeliane!”, perché le università israeliane sono esattamente il luogo dove è stato costruito il modello culturale, sociale, politico, economico dell’ apartheid! Sono il luogo dove si forma l’ideologia dello sterminio e della soluzione finale del popolo palestinese! Le università israeliane sono quelle in cui si sperimentano e si ricercano nuovi sistemi di morte, sono esattamente il luogo in cui il linguaggio, la cultura, l’istruzione, l’educazione, dove si formano quelle nuove generazioni che non hanno nessun problema ad imbracciare il fucile ed andare a sterminare un coetaneo o dei bambini direttamente a Gaza! E consentitemi di dire, e voglio ricordarlo a tutto il Salento, perché avete l’Università del Salento che due anni fa ha avuto l’ardire di firmare un accordo con l’Afeka College di Tel Aviv – università quindi gemellata con l’UniSalento – si sta sperimentando “il modello dello studente guerriero”: il 44% degli studenti di questo Istituto d’eccellenza in campo ingegneristico è impiegato in operazioni di bombardamento a Gaza. E siccome è un Istituto di eccellenza non si può pensare che per due, tre, quattro anni questi studenti perdano la relazione con l’università, per cui attraverso una raccolta di denaro – si sono spesi miliardi tra le comunità ebraiche particolarmente di destra degli USA – si è pensato a costruire un modello didattico per cui – entrando sul sito di questa università si possono vedere le immagini – gli studenti sono con un mitra grande, di quelli che massacrano donne e bambini, o accanto ad un terminale che controlla i droni avanzare verso le donne e i bambini palestinesi c’è un altro terminale in cui lo studente continua a seguire da remoto le lezioni dei propri docenti universitari, in sfregio agli studenti palestinesi che da tre anni non possono frequentare un solo giorno di scuola, perché è stato devastato il 99,9% del patrimonio edilizio utilizzato per le scuole di ogni ordine e grado e per l’università. Chiudo sulla questione della Regione Puglia: lo dico da siciliano che conosce il ruolo strategico che quest’isola ormai ha nelle strategie di guerra globali degli Stati Uniti, della NATO, dell’Unione europea, dell’Agenzia Frontex che fa la guerra ai fratelli e alle sorelle migranti che sfuggono dai crimini che compie il capitale transnazionale europeo e statunitense nel continente africano o in Medio Oriente. La Regione Puglia sta tornando ad essere l’hub di protezione di guerra di piattaforme militari – vi raccontavo di Amendola, Gioia del Colle ma potrei raccontarvi di Brindisi…Avete visto l’attacco che è stato fatto alla Madleen, l’unità che ha preceduto l’Handala, con un’operazione fatta dai militari d’eccellenza, dalle truppe d’élite della marina militare israeliana, un vero assalto da pirateria! Sapete dove erano queste truppe d’élite, a formarsi, ad addestrarsi, a conoscere il meglio dell’intelligence italiana? Due anni fa erano a Brindisi, ospiti del Battaglione della brigata san Marco, che ha sede a Brindisi, per conoscere esattamente le operazioni di attacco e di pirateria di cui abbiamo visto vittime le compagne e i compagni che erano a bordo della Madleen neanche un mese fa! Ecco questo lo dico perché la Puglia è una regione che sta subendo un processo di riarmo e militarizzazione come mai ha conosciuto nella storia nonostante questa sia la regione che negli anni Sessanta aveva le testate nucleari, nonostante sia la regione da cui sono partiti il 70% degli attacchi durante la guerra in ex Jugoslavia, ma era anche la regione che stava tentando un processo diverso, stava tentando di tornare ad essere ponte tra culture , come Adriatico e come Ionio, e che oggi invece rischia di tornare cento anni indietro! E guardate i progetti che sono nati, i progetti che sono in corso. Penso al progetto “Basi Blu” : Taranto e Brindisi, miliardi di euro per potenziare queste due basi per consentire che grandi portaerei – non soltanto quelle italiane ma quelle statunitensi, del Regno Unito, della Francia, etc. – abbiano quella grande capacità e propulsione nucleare perché possano arrivare a ridosso delle banchine dei centri storici di queste due città. Ma vale per Gioia del Colle , vale per Amendola, che nei sogni divini del Ministro Crosetto dovrebbe essere trasformata non soltanto nella capitale degli F-35, ma anche in un’altra scuola di formazione internazionale dei piloti di morte di droni, ed anche Amendola, visto che ad Israele sono i signori dei droni, non potrà non avere il luogo dove formare alle guerre – disumanizzate e disumanizzanti! – che utilizzano questi sistemi di morte. E penso al ruolo di Galatina: aver trasformato Galatina nella Scuola di formazione internazionale dei piloti dei cacciabombardieri pregiudica qualsiasi possibilità di sviluppo altro. Fino a stamattina abbiamo visto volare sopra la Handala i nuovi caccia che hanno sostituito gli MB-336: non si tratta soltanto che stiamo formando i piloti che vanno a fare poi realmente le guerre in Africa, in Medio Oriente, lo sterminio del popolo palestinese, noi stiamo consentendo che il Salento, che Galatina diventi esattamente la riproduzione del laboratorio israeliano, cioè stiamo consentendo una israelizzazione della Puglia, una israelizzazione di Galatina, perché in questo aeroporto si viene a realizzare quel connubio di relazioni strettissime che ha portato Israele ad essere una potenza di morte, in cui le aziende del comparto bellico, insieme alle università, insieme alle forze armate, insieme ai servizi segreti, insieme alle agenzie di intelligence nazionali e internazionali costruiscono quei reparti di morte che decidono le sorti, come dicevo all’inizio, non soltanto del popolo palestinese. Chiudo dicendo che se questa è la parte più brutta della Puglia, penso che questi giorni abbiate veramente dimostrato a Gallipoli, che c’è un’altra Puglia, che c’è un’altra Galatina, che c’è un altro modo di pensare, un altro modo di sentirsi! Ecco io credo che sia arrivato il momento che quello che è stato fatto nel processo politico per portare questa grande solidarietà ad Handala diventi anche un messaggio ai compagni e alle compagne d’Italia, perché il processo unitario che ha portato la solidarietà ed il sostegno è un modello su cui possiamo costruire un forte movimento di opposizione alla guerra in questo Paese!” Clicca qui per il video di Antonio Mazzeo dall’Handala: https://fb.watch/AZXpph_Bxz/ Clicca qui per il video di Antonio Mazzeo messaggio prima di imbarcarsi: Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Cagliari, presidio all’Assessorato alla difesa dell’ambiente, Regione Autonoma Sardegna
NON REGALIAMO AMBIENTE, SALUTE E SICUREZZA IN CAMBIO DI BOMBE E PROFITTI Lunedì 14 luglio, in una mattinata davvero torrida, un nutrito gruppo ha svolto un presidio davanti all’assessorato regionale alla difesa dell’ambiente in via Roma 80, Cagliari, chiamato da Stop RWM, storico comitato di lotta contro la fabbrica di bombe. Motivo: si è giunti a un momento cruciale per le aspettative dell’RWM di ottenere l’approvazione del piano di Valutazione di impatto ambientale (VIA) per gli impianti che raddoppieranno le linee di produzione (dichiarati abusivi da due sentenze del consiglio di stato), presentato all’ufficio regionale – e reso accessibile attraverso il portale SIRA con ampie parti rese illeggibili. Tali aspettative corrispondono alla volontà di segno opposto, sostenuta da una lotta che dura da anni, di tanti ecologisti, antimilitaristi e pacifisti, anche organizzati in comitati ed associazioni, che quel piano di VIA non sia approvato e che i nuovi impianti rimangano chiusi. Al piano di VIA della RWM si è infatti risposto il mese scorso con un ampio documento di osservazioni firmato da Italia Nostra Sardegna, USB Sardegna, Cobas Cagliari, Assotziu Consumadoris Sardigna, Confederazione Sindacale Sarda, Cagliari Social Forum, Comitato Riconversione RWM, War Free – Lìberu dae sa gherra, che fanno seguito ad altre corpose osservazioni presentate ad aprile e a dicembre 2024. Anche in questo documento cruciale è l’osservazione idrogeologica che pone al centro delle considerazioni le costruzioni, gli sbancamenti e i numerosi interventi (deviazioni, tombamenti, cementificazioni) attuati su due corsi d’acqua a carattere torrentizio, affluenti del rio Figu, interni all’area dello stabilimento ed ad alto rischio di esondazione, sulla cui area di rispetto, prevista dalla normativa, si è abusivamente costruita la volumetria edilizia dell’ampliamento delle linee di produzione, all’interno di un complesso industriale “ad alto rischio di incidente rilevante”. La richiesta della RWM è che questi fiumi siano cancellati dalla mappa dell’Agenzia regionale del Distretto Idrografico in quanto irrilevanti – richiesta irricevibile, a quanto appunto dimostrato dalle osservazioni presentate e redatte con la collaborazione dei tecnici: dott.ri Salvatore Carboni, Massimo Coraddu, Leonardo Marotta, Flavia Sicuriello. Queste e altre osservazioni vengono portate da una delegazione all’Assessora Rosanna Laconi e al funzionario dell’ufficio VIA, i quali informano che la Conferenza dei Servizi annunciata nell’incontro di dicembre non c’è stata. La RWM aveva presentato a febbraio ulteriori relazioni aggiuntive sulle problematiche idrogeologiche riscontrate, riprendendo argomenti già avanzati e criticati dagli ambientalisti e dagli ufficiali del bacino idrografico. L’ufficio VIA della Regione ha immediatamente chiesto i pareri degli enti coinvolti, e dopo averli ricevuti ha chiuso l’istruttoria. Ora redigerà una monografia istruttoria finale con parere definitivo. Intanto si è saputo che a Febbraio è arrivato all’ufficio VIA della Regione un sollecito dal Ministero della difesa a concludere la procedura di VIA ex-post riguardante l’RWM. Non solo, la ditta RWM ha ingiunto all’ufficio VIA di concludere la procedura di VIA ex-post (che dura da oltre tre anni) e le ha dato tempo di concluderla entro giugno; scaduto l’ultimatum il 1 luglio ha depositato presso il TAR un ricorso contro la Regione per la durata “eccessiva” della procedura ! Le pressioni non mancano sull’Assessorato alla difesa dell’ambiente e sull’ufficio VIA, perché non ci siano intralci sulla strada della RWM, che si ritiene evidentemente invincibile, come nei profitti, triplicati nel 2024 rispetto al 2023. Che faranno l’ufficio VIA e l’Assessorato alla difesa dell’ambiente, saranno in grado di far valere le ragioni dell’ambiente e della fragilità idrogeologica della zona ? O per motivi politici approveranno la procedura di VIA ex-post pretesa dalla RWM? Hanno partecipato al presidio anche il Comitato Sardo per la Palestina, il Movimento nonviolento, i Disarmisti esigenti, l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, le Madri contro la repressione, oltre che i firmatari delle Osservazioni: USB, Cobas, Cagliari Social Forum. Mariella Setzu, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Cagliari   Fonte: Cobas Cagliari.
Molfetta, 24 luglio: corteo per liberazione del popolo palestinese, pace e giustizia in Medio Oriente
GIOVEDÌ, 24 LUGLIO 2025 – ORE 19:00 CORSO UMBERTO, ALTEZZA GALLERIA PATRIOTI MOLFETTESI Invitiamo tutte le associazioni, i collettivi, i comitati e le realtà politicamente attive nella città di Molfetta, nonché tutti i cittadini e le persone che vivono e attraversano la città, a partecipare ad un forte momento di mobilitazione a Molfetta contro il genocidio del popolo palestinese e per la pace e la giustizia nel mondo. Come ben noto a tutti e a tutte, dal 7 ottobre 2023 sono stati uccisi dall’esercito israeliano 62.614 palestinesi nella Striscia di Gaza. La Striscia di Gaza è completamente distrutta. Numerosissimi sono le donne e i bambini palestinesi uccisi. 28 mila donne e ragazze. Lo dice UN Women, che ha calcolato come, in media, da ottobre 2023 vengano uccise da raid israeliani due donne palestinesi ogni ora. Dal 7 ottobre 2023, gli attacchi israeliani hanno ucciso almeno 16.800 bambini, secondo i funzionari palestinesi. Alcuni investigatori della Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite sul territorio palestinese occupato hanno affermato che la violenza sessuale e di genere da parte delle forze di sicurezza israeliane contro i palestinesi, compresi i bambini, è stata sempre più utilizzata “come metodo di guerra” dopo gli attacchi del 7 ottobre 2023 che hanno aperto le porte al genocidio a Gaza. La popolazione della Striscia non ha accesso ad aiuti umanitari bloccati dal governo israeliano, il quale ha imposto la consegna di beni di prima necessità – in quantità e modalità ritenute completamente inadeguate dalle autorità delle Nazioni Unite – attraverso una propria ONG appena costituita, la Gaza Humanitarian Foundation, sbeffeggiando ogni norma internazionale. Si continuano a segnalare spari contro i palestinesi che cercano di accedere alle scorte di cibo a Gaza, con conseguenti vittime, e il blocco del carburante in corso sta mettendo a grave rischio i servizi di sostentamento vitale. Almeno 463 operatori umanitari sono stati uccisi a Gaza dall’ottobre 2023. Il numero dei giornalisti e dei reporter morti è tra i più alti di sempre; almeno 229 giornalisti palestinesi sono deceduti a Gaza. Secondo le organizzazioni per i diritti umani e i rapporti delle Nazioni Unite, le forze israeliane hanno deliberatamente preso di mira giornalisti e istituzioni mediatiche. Oltre 400 giornalisti sono rimasti feriti, decine sono stati arrestati e gli uffici della maggior parte delle testate giornalistiche locali e internazionali che operano nella Striscia sono stati distrutti. A Gaza è in atto un genocidio ormai da oltre un anno per mano del governo israeliano mentre in Cisgiordania continuano le violenze da parte dei coloni israeliani nei confronti della popolazione autoctona palestinese con l’obiettivo di colonizzare sempre più territorio. Il governo del presidente Benjamin Netanyahu, con la sua filosofia di matrice sionista, affligge il popolo palestinese e il suo diritto all’autodeterminazione, minato fin dalla Nakba – l’esodo forzato del 1948 – che ha privato più di 700 mila palestinesi della propria terra. Nonostante l’opposizione interna di pochi cittadini israeliani che rifiutano di prendere parte alla violenza del proprio esercito, e la grande mobilitazione di ebrei in tutto il mondo per lo stop al conflitto e al progetto coloniale di Israele, il governo di destra di Netanyahu rimane al potere, impunito, blandamente criticato o supportato da molti governi occidentali, tra cui quello italiano e quello europeo. I mandati d’arresto emessi dalla Corte Penale Internazionale nei confronti di Netanyahu e dell’ex ministro della difesa Yoav Gallant non hanno interrotto, come era doveroso che accadesse, i rapporti bilaterali tra Israele e i suoi storici alleati occidentali. Numerose aziende, prime tra tutte quelle dell’industria bellica e dell’intelligence, si sono arricchite e continuano a farlo in questi mesi sulla pelle dei palestinesi. In questo Paese che tentenna a prendere una posizione seria e forte nei confronti del genocidio in atto, in questa Europa che non vive all’altezza dei propri valori costitutivi, occorre unirsi in nome della pace e della giustizia, rigettando anti-semitismo e islamofobia, facendosi portavoce di lotta contro il razzismo, il sionismo e il colonialismo. É importante che la nostra città caratterizzata da una tradizione pacifista faccia sentire forte la propria voce a sostegno del popolo palestinese e contro la violenza nei confronti delle persone inermi da parte degli eserciti e dei gruppi armati di ogni colore politico. Non è più tempo di delegare, di lasciar correre. Mala tempora currunt e i nostri silenzi verranno giudicati complici dalla storia. La Palestina è molto più di un popolo. La Palestina è anche molto più della storia aberrante di un genocidio. La Palestina parla di noi occidentali, dei nostri governi complici, delle “nostre” aziende che fanno profitti, del nostro spirito colonialista che non siamo mai a riusciti a scalfire alla radice. Ciò che succede in Palestina ci riguarda tutti. Per questo, giovedì 24 luglio 2025, scendiamo tutt* in piazza! Per dire: SÌ ALLA PACE. NO AL RIARMO. STOP AL GENOCIDIO. Ore 19:00 → Incontro a Corso Umberto, altezza Galleria Patrioti Molfettesi Camminiamo insieme fino al Calvario e al monumento dedicato a Don Tonino Bello, a ridosso della Villa Comunale. Chiudiamo il corteo con ospiti e interventi a Piazza Municipio. NON MANCARE. FREE PALESTINE. Le adesioni per la partecipazione possono essere inviate al Coordinamento Molfetta per la Palestina tramite email: molfetta.palestina.coordinamento@gmail.com COMITATO PROMOTORE Coordinamento Molfetta per la Palestina  (Le Macerie Baracche Ribelli, Fa’ – Fiera delle Autoproduzioni, Partito della Rifondazione Comunista Molfetta) Amnesty International Molfetta ANPI – Associazione Nazionale Partigiani d’Italia Associazione di Promozione Sociale “Guglielmo Minervini” Azione Cattolica C.d.a.l. – Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali Camera del lavoro CGIL di Molfetta Casa per la Pace A.P.S. Centro Antiviolenza Pandora Città dell’Uomo Cobas Scuola Molfetta Comitato Difesa Verde e Territorio Conte Rosso Social Club Legambiente LO STREGATTO-MOLFETTA associazione animalista/ambientalista Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università Presidio Libera di Molfetta “Gianni Carnicella” R.A.D.I.C.I. Aps Sportello Medico Popolare Molfetta odv TESSERE – Prospettive di città OdV
Puglia e Toscana si mobilitano il 19 luglio 2025. Contro Guerra, Riarmo e Genocidio
MANIFESTAZIONI PER LA GIUSTIZIA SOCIALE, LA SOLIDARIETÀ E UN’ECONOMIA DI PACE ll 19 luglio in Puglia e in Toscana ci mobilitiamo insieme con determinazione per lanciare un messaggio chiaro e forte contro la guerra e a favore della costruzione di un mondo fondato sul disarmo e la pace. Rifiutiamo in modo netto l’uso della forza militare, distruttiva e disumanizzante, come mezzo di risoluzione dei conflitti internazionali e locali. La pace non è un’utopia, ma una scelta politica concreta, basata sul dialogo, sulla cooperazione e, se occorre, sulla forza attuata con i metodi della nonviolenza. Ci opponiamo con decisione al riarmo europeo, alla scelta dei paesi Nato di destinare il 5% del Pil alle spese militari e alle politiche americane. La corsa agli armamenti, con centinaia di miliardi di euro sottratti ai bisogni reali, è una follia che mette a rischio l’umanità nonostante la retorica su sicurezza e difesa nazionale. La nostra solidarietà con il diritto all’autodeterminazione del popolo Palestinese deve risuonare forte come la condanna univoca di Israele per il genocidio in atto. Diciamo No ad un modello basato sull’accaparramento delle risorse fossili e sullo sfruttamento dei territori. Denunciamo un sistema che subordina gli interessi dei cittadini e delle cittadine e lo stesso futuro del pianeta alla sete di profitto e controllo delle risorse energetiche. Siamo per il disarmo e il reinvestimento delle risorse a tutela dei diritti per tutti e tutte: più fondi per sanità, istruzione, lavoro, casa e welfare, per una vera e urgente transizione energetica. Proponiamo un modello che metta al centro la cura delle persone, delle relazioni e della natura, contro l’economia di guerra. Per questo, dalla Puglia alla Toscana, dal Comando della stazione navale di Brindisi alla base americana di Camp Darby, ci mobilitiamo il 19 luglio per dire no a qualsiasi militarizzazione dei territori, per bloccare le infrastrutture della guerra globale. Ci ricolleghiamo alla mobilitazione che nelle scorse settimane si è svolta a Sigonella e invitiamo gli altri territori a muoversi contro le basi più vicine e a continuare a costruire manifestazioni plurali contro la guerra e il riarmo, e dimostrare che un altro mondo è possibile e necessario. Comitati organizzatori delle manifestazioni del 19 luglio Appuntamenti 19 Luglio – ore 9 via vecchia Livornese 788, Pisa Presidio a Camp Darby. No war No Rearm, No Genocide https://www.facebook.com/events/706850958889602 – ore 18 Piazza Francesco Crispi, Brindisi Manifestazione Regionale contro la guerra, per la Palestina, la Giustizia Sociale e Climatica https://www.facebook.com/events/1071721651727338