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Domusnovas (SU), manifestazione davanti alla RWM, fabbrica di bombe e droni da guerra
Domenica 19 ottobre 2025 si è svolta la manifestazione presso lo stabilimento della RWM di Domusnovas (SU), contro la produzione bellica di questa fabbrica a capitale Rheinmetall, contro la commercializzazione di ordigni di morte quali le famigerate bombe MK 82, 84 ecc. (con cui la coalizione saudita causò un disastro umanitario bombardando lo Yemen), e ancora mine navali, proiettili d’artiglieria (che riforniscono la guerra in Ucraina), droni da combattimento su progetto fornito dall’israeliana U-Vision, commercializzati in Paesi NATO. Alla chiamata, partita dal comitato Stop RWM e dal Comitato sardo di solidarietà per la Palestina, ha risposto la partecipazione di un centinaio di manifestanti di Cagliari e del Sud Sardegna, sia persone venute per la prima volta a manifestare contro la RWM che appartenenti a comitati e associazioni che da tempo hanno preso posizione in merito: Cagliari Socialforum, Movimento Nonviolento, Sardigna Natzione, USB, Cobas Scuola Cagliari, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, A Foras. C’era il pacifista Marco Loi della Sumud Flotilla. Anche due giorni prima, venerdì 17, si è svolto un sit in davanti al Consiglio regionale, via Roma, su iniziativa della CSS – Confederazione Sindacale Sarda, e altri comitati, per chiedere la riconversione della fabbrica ad una produzione non compromessa con la guerra e la distruzione di massa. Un mese prima, il 16 settembre un ampio insieme di associazioni ambientaliste e antimilitariste consegnava, per la  Presidente Todde, una relazione dettagliata in cui si è chiesto che la Regione non approvi lo studio di Valutazione di Impatto Ambientale presentato dalla RWM.  Infatti la Regione Sardegna dovrà presto pronunciarsi sulla VIA ex post presentata tre anni fa dalla RWM in seguito alla bocciatura inflitta dal Consiglio di Stato all’azienda per una causa intentata da Italia Nostra, USB, Assotziu Consumadoris de Sardigna contro l’ampliamento della fabbrica avvenuto scavalcando norme edilizie e ambientali. In particolare la sentenza del Consiglio di Stato ha contestato la mancanza della Valutazione di Impatto Ambientale da cui l’azienda era stata esentata dall’allora giunta regionale di centro sinistra. La recentissima sentenza del TAR (17 ottobre) chiede che la Regione si esprima entro 60 giorni sulla VIA ex post presentata dalla RWM. Consapevoli di queste cruciali questioni che sono state anche esposte in alcuni interventi, i manifestanti hanno percorso un tratto di strada sino a fermarsi ad una certa distanza dall’ingresso della fabbrica, strettamente presidiata da polizia e carabinieri, hanno atteso il cambio turno dei dipendenti che però sono stati portati da un autobus attraverso la strada privata di un’azienda adiacente. Sono stati visti scendere dall’autobus e fare un tratto a piedi verso la fabbrica. E in quel momento, tra i fischi di disapprovazione, è scattato il paragone con quella classe operaia che invece ha bloccato il transito ai porti delle navi contenenti materiale bellico.       Più tardi al rientro, una potente locomotiva di tir che camminava verso la fabbrica è andata a trovarsi davanti al corteo che procedeva in direzione opposta e costringeva la locomotiva a tornare indietro. Quale micidiale carico di morte sarà sistemato su quei tir? E quale sarà la sua destinazione? Forse darà un contributo al genocidio che si svolge nella Striscia di Gaza, a cui la RWM è sospettata di aver fornito armi, anche se di questo non c’è la prova provata? Abbiamo osservato come l’informazione riguardo all’RWM è aumentata tra le persone che partecipano alle manifestazioni e intervengono pubblicamente. Questi prossimi due mesi saranno certamente significativi per le prese di posizione verso la Regione perché non ceda a prevedibili pressioni per l’approvazione della VIA, che significherà la messa in azione delle nuove linee e una produzione triplicata di ordigni bellici. Certo, la crisi industriale generale a cui assistiamo, di cui la crisi del polo industriale di Portovesme non è che un caso particolare, rende prevedibile una svolta sempre più accentuata verso l’economia di guerra, ma è ancora possibile ostacolare questa tendenza e cercare altre vie d’uscita. LA POLITICA E L’OPINIONE PUBBLICA CONTRARIE AL RIARMO POSSONO FARE LA DIFFERENZA. Qui alcuni scatti della manifestazione. VolantinoManifestazione19Ottobre2025Download Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Cagliari
L’Osservatorio contro la militarizzazione sullo sciopero e manifestazione 4 ottobre
L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e dell’università è impegnato, insieme a tante realtà sociali, sindacali e politiche, a sostegno della Flotilla (a bordo della quale anche Stefano Bertoldi, un nostro attivista), pertanto si dichiara disponibile allo sciopero generale se la Flotta di aiuti umanitari sarà fermata dall’esercito Israeliano e alla manifestazione nazionale del 4 ottobre a Roma. Facciamo nostra la denuncia avanzata dai Giuristi democratici che in una nota hanno dimostrato la illegittimità dell’operato di Israele e il carattere genocida della guerra intrapresa contro il popolo palestinese. Mentre scriviamo non è dato sapere quale sarà l’accoglienza di Israele alla flotta di aiuti umanitari, dalle dichiarazioni in Parlamento del Ministro Crosetto e dalla nota del Presidente della Repubblica Mattarella si evince che il nostro paese si limiterà a scortare la Flotta verso le acque palestinesi (ma impropriamente definite israeliane) dopo gli attacchi subiti da parte di droni nel corso della navigazione. Non entriamo nel merito delle dichiarazioni del Governo perché non aggiungono elementi utili, perseverando nella solita narrazione ossia della legittimità di Israele di rispondere al terrorismo internazionale criticandone gli eccessi e la sproporzione tra offesa e difesa. Non una parola sul genocidio, sull’utilizzo di armi governate dalla intelligenza artificiale, non una parola sul Piano Trump in 21 punti che prevede in sostanza l’espulsione dei palestinesi dalla striscia di Gaza, una feroce pulizia etnica che andrebbe condannata e avversata senza reticenze di sorta. L’Osservatorio sarà presente a tutte le prossime mobilitazioni e nell’occasione ricordiamo la indizione di sciopero per il 4 novembre, una data simbolica per contrastare la cultura di guerra e il militarismo imperanti nelle scuole e nell’università. Alla luce degli ultimi eventi, sciopero del 22 settembre incluso, nei prossimi giorni promuoveremo una nuova assemblea on line aperta a chiunque voglia sostenere questa data di sciopero e di mobilitazione nell’ottica di rafforzare il movimento contro la guerra nel nostro Paese.
Cagliari, 26 settembre: ancora un enorme corteo per la Palestina
Venerdì 26 settembre ancora un immenso corteo a Cagliari, il terzo nel giro di una settimana, dopo quello del 19 e dello sciopero del 22 settembre. Corteo dedicato alla Palestina, a Gaza, alla Sumud Flotilla, contro il genocidio e la deportazione dei palestinesi. La manifestazione, organizzata dal gruppo Can’t Stay Silent e dal Comitato Sardo di Solidarietà per la Palestina, è di nuovo partita da via Roma, davanti al palazzo del Consiglio regionale, come il venerdì 19, ma questa volta si è svolta in notturna, e verso le 20, arrivati davanti al palazzo del Comune di Cagliari, il corteo ha consegnato all’amministrazione comunale una bandiera palestinese da esporre sul municipio, cosa che è avvenuta da una grande finestra che si affaccia sul largo Carlo Felice tra applausi, cori, canti per la Palestina. Il corteo, animatissimo e molto folto, ha proseguito per piazza Ienne, via Manno e piazza Costituzione col Bastione di San Remy da cui si allungava una grande bandiera della Palestina. C’era anche un banchetto dove si tagliavano e cucivano bandiere palestinesi. Si sono succeduti interventi del Comitato Sardo di Solidarietà per la Palestina, che raggruppa varie realtà dell’attivismo di base – sociale, sindacale e politico della zona metropolitana e dintorni. Dopo Fawzi Ismail (Sardegna Palestina) due studentesse universitarie sono intervenute denunciando l’ateneo di Cagliari che anche adesso, nella fase più feroce del genocidio palestinese, stringe collaborazioni con l’università di Tel Aviv nell’ambito di studi di archeologia (AIPMA). Su questo saranno chieste spiegazioni al Rettore durante il prossimo senato accademico. Un intervento molto atteso è provenuto da una imbarcazione della Sumud Flotilla, ancora ferma a Creta insieme alle altre, del pacifista sardo Marco Loi, di Villaputzu. Marco, il cui discorso si è udito molto chiaramente, grazie al buon collegamento e all’ottimo impianto installato nella piazza, ci ha confermato l’intenzione della maggioranza di non accettare la consegna degli aiuti per mano di intermediari – secondo quanto proposto da ultimo anche dal presidente Mattarella, ma di procedere verso Gaza, al fine non solo di consegnare gli aiuti ma anche di rompere con l’isolamento e il blocco imposti illegalmente da Israele. Si rivendica pertanto l’intento politico della Global Sumud Flotilla promossa dal Comitato Internazionale Rompere l’Assedio di Gaza. Ricorda che si entrerà presto ad un punto molto delicato e rischioso della missione e arriveranno altri attacchi.  Tutti noi come equipaggio “a terra” dobbiamo contribuire alla riuscita facendoci sentire e bloccando anzitutto i traffici di armi e materiale bellico. Ennio Cabiddu (dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università) che ha presentato Marco, ricorda che in Sardegna la RWM, con la sua produzione di bombe, proiettili e droni da combattimento su progetto della U-Vision, ditta israeliana, dà il suo contributo al genocidio anche se per ora è costretta a produrre in un capannone a Musei perché le nuove linee di produzione sono state dichiarate illegali da una sentenza del Consiglio di Stato. Come è stato detto anche nel precedente intervento da Claudia Ortu (Potere al Popolo), la RWM vorrebbe farsi approvare dalla Regione il piano di Valutazione di Impatto Ambientale in modo da legalizzare i nuovi impianti per triplicare la produzione. La Regione non deve dare quel permesso, non deve approvare la Valutazione di Impatto Ambientale prodotta dall’azienda bellica. Gli interventi riscuotono applausi e la gente in piazza continua per lunghe ore notturne ad ascoltare letture, musica, brani di artisti che portano i loro contributi per la Palestina.     Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Cagliari
Castelli Romani, 27 settembre corteo partecipato con Osservatorio contro la militarizzazione
Sabato 27 settembre 2025 l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università ha partecipato con passione al grande corteo ai Castelli Romani che ha bloccato per un lungo tratto la via Appia: è partito da Genzano, ha attraversato Ariccia e si è concluso ad Albano Laziale. Dopo gli interventi nella piazza principale di Genzano delle associazioni promotrici (Castelli per Gaza, Emergency, NUDM castelli, Stop Rearm Europe e tante altre) e dei sindaci di Genzano e Albano contro il genocidio in Palestina, contro il riarmo e la guerra, a sostegno della Global Sumud Flottilla e di Tommy, lo skipper dei castelli romani in viaggio verso Gaza, circa 2000 persone hanno invaso le strade con la loro creatività e determinazione, facendo lungo il percorso flashmob improvvisati e molto rumore con le cacelores. La partecipazione di docenti, di bambini e ragazzi di tutte le età di ogni ordine e grado di scuola era evidente e non sono mancati cori condivisi anche dagli abitanti e dai negozianti chiusi al passaggio del corteo, contro il colonialismo sionista assassino, per la resistenza palestinese e per la liberazione di Anan Yaeesh, palestinese detenuto nelle carceri italiane. Qui alcuni scatti del corteo. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Roma
La Spezia, 27 settembre: Osservatorio contro la filiera bellica di Seafuture
L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università ha partecipato alla grande manifestazione che ieri, sabato 27 settembre si è tenuta a La Spezia contro la fiera bellica Seafuture, a sostegno della Palestina e della missione della Global Sumud Flottiglia. Al termine del corteo sono state montate le tende davanti all’arsenale militare, una acampada che si collega a quanto sta succedendo in molte città d’Italia. L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, insieme a molte altre realtà, è fortemente impegnato per la demilitarizzazione di La Spezia e per contrastare l’economia di guerra su cui ruota da decenni la nostra città. Qui un articolo in cui viene citata Serena Tusini dell’Osservatorio sulla vicenda de La Spezia. Qui l’intervento di Cristina Ronchieri dell’Osservatorio alla manifestazione a La Spezia. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Liguria
Grottaglie, sabato 27 settembre: manifestazione davanti allo stabilimento Leonardo SpA
Si è svolta ieri, sabato 27 settembre 2025, una manifestazione nonviolenta di dissenso davanti alla sede di Grottaglie (TA) della Leonardo SpA, l’azienda compartecipata dallo Stato italiano che produce e vende strumenti di morte in tutto il mondo. In un contesto geopolitico fortemente instabile, con venti di guerra che si agitano sia nella zona russo-ucraina, con l’impegno della NATO in prima linea nel tentativo di arrestare la Russia, sia nella zona del Mediterraneo, dove è in corso un genocidio da parte di un alleato dell’Italia, il popolo pacifista pugliese chiede di arrestare la produzione di strumenti di morte e riconvertire immediatamente l’industria. Proprio la Puglia, negli anni ’80, fu con don Tonino Bello il laboratorio politico pacifista da cui prese spunto la Legge 185 del 9 luglio 1990. Quella legge fu pensata per disciplinare l’esportazione, l’importazione e il transito di materiali di armamento in Italia, introducendo un rigoroso sistema di controllo governativo e parlamentare. Quella legge era pensata per vietare la vendita di armi verso paesi in conflitto o che violano i diritti umani, tutelando così principi di pace e responsabilità internazionali, ma, purtroppo, oggi quella legge viene impunemente ignorata, avviando triangolazioni commerciali che permettono alle nostre armi di giungere anche in Israele per massacrare la popolazione palestinese. Per questo numerose persone, legate ai vari movimenti pacifisti e nonviolenti della Puglia, si sono date appuntamento a Grottaglie davanti alla fabbrica della Leonardo SpA per manifestare contro le politiche di guerra che prevedono il riarmo e la difesa europea in seno all’agenda imposta dalla NATO, ma anche per chiedere contro ai prossimi governatori della regione, considerate le imminenti elezioni, quale sia il loro orientamento sulla militarizzazione del nostro territorio. Per l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università c’erano diversi docenti, attivisti e attiviste. In particolare, Sabina Palladini di Lecce ha preso la parola per denunciare le varie complicità delle università italiane con Leonardo SpA e con le scuole in un processo di israelizzazione e militarizzazione che avrà affetti deleteri sulle future generazioni, se non viene arrestato immediatamente. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università “Forse l’ultima alternativa di pace per il mondo sei proprio tu, povero operaio, che vivi all’epicentro di questo apocalittico vortice di morte. Non scoraggiarti. Tu sei la nostra superstite speranza.  Se tutti gli ottantamila tuoi compagni di lavoro si mobiliteranno, il sogno di Isaia diventerà presto realtà”. (Don Tonino Bello – All’operaio che lavora in una fabbrica d’armi)
Bisceglie, 2 ottobre 2025: Corteo contro il genocidio in Palestina
La rete dei diritti e tante altre realtà associative della città dicono: STOP al GENOCIDIO in Palestina ed esprimono il proprio sostegno alla Global Sumud Flotilla. La manifestazione si terrà il giorno 2 ottobre, a partire dalle 18,30 e avrà i colori della Palestina (ammesse solo bandiere della pace e della Palestina). A quanti parteciperanno si rivolge l’invito a indossare una maglia rossa, verde, bianca o nera, come i colori che compongono la bandiera palestinese. Il programma della manifestazione sarà divulgato in seguito. Unisciti al corteo contro il genocidio e la violazione dei diritti umani. Fatti sentire: informazione, boicottaggio, mobilitazione… ogni azione conta! Oltre alle associazioni facenti parte già da anni della Rete dei Diritti (Amnesty International, Anpi “sez. Michele Daddato”, Arci “Oltre i confini”, Caritas zona pastorale di Bisceglie, CGIL Bisceglie, Cobas scuola Puglia, Don Pierino Arcieri – Servo per Amore, E.P.A.S.S. odv, Meic, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole, Pax Christi Bisceglie, Ziwanda) aderiscono anche ADS Ponte, Argomenti 2000, Diritti in Comune, Futuro Anteriore, Movimento dei Focolari Bisceglie e diversi singoli cittadini e cittadine, sgomenti di fronte al genocidio nella Striscia di Gaza. Evento Facebook. NON RESTARE INDIFFERENTE. PARTECIPA E FAI GIRARE QUESTO MESSAGGIO QUANTO PIÙ PUOI! 
Cronache da una Milano militarizzata sullo sciopero del 22 settembre
“…Milano, la più “educata e civile” città d’Italia, in preda alla guerriglia urbana: le vetrine rotte, le scritte… oddio, l’orrore! Che la polizia e i militari facciano qualcosa, presto…!” Basta davvero con questa retorica! I media allineati con il governo omettono sistematicamente di raccontare quali e quante siano le forme di violenza istituzionalizzata che ormai rendono difficilissimo vivere in una Milano militarizzata: telecamere e zone di divieto a ogni passo; zone rosse; sorveglianza digitale con videocamere e badge rivolta agli studenti nelle scuole pubbliche; affitti vertiginosi; prezzi impossibili dei trasporti; demolizione e assenza di spazi sociali; martellamento di promozioni di attività preconfezionate e di prodotti inutili; ronde e presidi di poliziotti dal centro alla periferia. I cortei in solidarietà con la Palestina sono scortati dalle solite camionette delle forze dell’ordine e nelle occasioni in cui si prevede maggior afflusso, sono accompagnati da infiltrati riconoscibili già dai primi spostamenti, che concertano, sin dai primi passi, un “balletto” con i poliziotti in borghese di cui lo sguardo poco esperto alle piazze non s’avvede. Quanto avvenuto in Stazione Centrale il 22 settembre e in altri episodi che hanno dato vita a degli scontri durante le  manifestazioni per la Palestina a Milano nei mesi scorsi poteva essere gestito diversamente. Da una parte gli organizzatori delle manifestazioni dovrebbero iniziare a organizzare dei servizi d’ordine interni capaci di tutelare i manifestanti; dall’altra i vari corpi in divisa addetti alla sicurezza urbana (e provvisti di armi!) invece di inasprire il conflitto, galoppando il momento di frizione suscitato da azioni di gruppi giovanili più esuberanti per scatenarsi poi  in offensive repressive e innalzare il livello di tensione, potevano predisporre strategie diverse. Dopo le indagini, verranno pubblicate le versioni delle forze dell’ordine sugli accaduti; nel frattempo, come da copione ormai conosciuto, si potrà scrivere di tutto contro gli scioperi, i cortei, i giovani, i “sinistri”… e un po’ di lavoro per fiaccare il neo-movimento e gettare ombra sulla massiccia partecipazione sarà comunque stato fatto. Il fatto che i feriti e i fermati siano quasi tutti ragazzi minorenni e giovanissimi affossa totalmente la retorica di chi addita questi scontri come piani intenzionali preparati da chissà quali organizzazioni sovversive. Eppure, molti/e nel corteo sarebbero stati felici di una buona riuscita di un blocco proprio per dire “bloccare tutto è possibile quando siamo uniti”. Simpatie, applausi, suoni di clacson sono pervenuti anche da chi non faceva parte del corteo: dalle auto bloccate e  da coloro che  dalle finestre  di uffici e scuole si sono comunque affacciati. Tuttavia, consideriamo anche la carica di rabbia e frustrazione che ha serpeggiato nel super partecipato corteo milanese e, lungi dal demonizzare tale carica, senza la quale lo sdegno e l’azione di scendere in piazza non sarebbero stati possibili, ribadiamo che una città meno plastificata e meno artificiosa, ma più umana e accogliente, sicuramente renderebbe le sacche represse di malcontento sociale meno “infiammabili”. Rammentiamo anche che la parola d’ordine dello sciopero (che per sua natura è una protesta e non una festa o una passerella) è stata “blocchiamo tutto” per mandare al governo italiano, complice del genocidio, un messaggio chiaro e inequivocabile: stop all’invio di armi in Palestina, aprire corridoi umanitari, sicurezza alle barche della Flotilla e “NO alla corsa al riarmo”. Naturalmente, a questo messaggio principe, scandito a piena voce in corteo, moltissimi altri ne sono stati aggiunti da gruppi politici, collettivi di quartiere, categorie di lavoratori/trici, singoli individui, attivisti/e che vivono sulla propria pelle fatiche economiche e ingiustizie sociali evidentissime in una città come Milano, nonostante gli sforzi per nasconderle della nota ipocrisia perbenista del nord. I tantissimi messaggi di protesta e denuncia evidenziano quanto lo stato avanzato di corruzione, la censura mediatica, l’utilizzo della narrativa doppiopesista e manipolatoria insita nelle narrazioni dominanti, gli avvenuti accordi per la corsa al riarmo e la propaganda della cultura della difesa siano disprezzate dalle persone che si sono riversate in piazza. Resta un fatto indiscutibile che immaginiamo e speriamo faccia tremare le alte cariche delle nostre istituzioni governative e le obblighi a considerare le rivendicazioni delle classi popolari: il mondo della scuola che sembrava dormiente si è mosso; le famiglie si sono mosse; i giovanissimi si sono mossi; i/le lavoratori/trici del pubblico e del privato hanno risposto a un appello che USB e i CALP (portuali) e gli altri sindacati di base insieme hanno lanciato a salvaguardia della Flotilla e in solidarietà con il popolo palestinese e per un mondo senza sfruttamento. In barba alla mobilitazione promossa tre giorni prima dalla CGIL, al silenzio ormai prolungato degli altri due sindacati confederali, e alle previsioni di Salvini, i numeri dei partecipanti sono stati elevatissimi. Ci auguriamo che la rabbia, lo sdegno, l’impotenza dei milioni di italiani/e scesi/e in piazza in tutto il Paese, insieme alla necessità, all’urgenza e al sentimento di solidarietà, si trasformino in organizzazioni e lotte capaci di rinegoziare in maniera decisa con il governo le questioni della giustizia sociale, del welfare, del lavoro, della politica interna ed estera. In quanto lavoratori e lavoratrici del mondo scuola ci auguriamo che un sempre maggior numero di confronti, spazi d’analisi, discussioni e progettualità possano trovar spazio nelle aule delle scuole medie, superiore e universitarie per contribuite insieme agli studenti e alle studentesse a decifrare la complessità attuale cui siamo immersi, immaginare nuove linee d’azione e costruire una prospettiva politica sentita e partecipata. Riteniamo che mentre il mondo brucia, il popolo gazawi viene trucidato, il sistema dell’arricchimento del capitale distrugge il pianeta e ci vorrebbe tutti/e isolati/e nelle proprie solitudini, tuttavia la nostra attenzione e le nostre energie debbano andare a sostegno dei movimenti popolari che in qualche modo  tornano oggi a riconoscersi tra loro e che cercano una base comune di linguaggio ed alfabeto politico per segnare dei cambiamenti. Moltissimi/e sono stati/e le/gli insegnanti, le/gli educatori/trici, gli studenti e le studentesse che mi hanno avvicinata per ottenere  informazioni sul lavoro dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università e che, ignari di quanto i protocolli d’intesa siglati negli ultimi anni tra il Ministero della Difesa e quello dell’Istruzione e del Merito stiano determinando il clima del mondo dell’istruzione, si sono “spiacevolmente” sorpresi di quanto noi denunciamo da tempo col nostro lavoro ed incuriositi. Elena Abate, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Lombardia
L’Osservatorio contro la militarizzazione sostiene lo sciopero del 22 settembre: manifestazioni in tutta Italia!
Il 22 settembre è stato indetto uno sciopero generale dai sindacati di base e da numerose associazioni e movimenti dal basso a sostegno del popolo palestinese, massacrato da un genocidio perpetrato dallo Stato sionista d’Israele, e della missione della Global Sumud Flotilla, che proverà a rompere la gabbia dell’embargo costruita da Israele per scongiurare il rifornimento dei generi di prima necessità alla inerme popolazione di Gaza. L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università invita i/le suoi/sue aderenti e simpatizzanti ad aderire e seguire l’esempio dei portuali di Genova, dei ferrovieri e di altri lavoratori e lavoratrici della logistica che con determinazione hanno bloccato carichi di morte. Non possiamo accettare il silenzio e l’inerzia del nostro Governo complice di Israele visto il continuo rifornimento di armi e tecnologie sperimentate proprio sui Palestinesi. Non possiamo accettare in silenzio il genocidio del popolo palestinese che avviene contemporaneamente ai processi di militarizzazione del mondo della scuola e dell’università, piegando la ricerca a fini militari, la cultura alle ragioni della propaganda di guerra. La Legge di Bilancio europea evidenzia come l’economia di guerra taglia risorse economiche al sociale, alla sanità e alla scuola che avrebbero invece bisogno di essere aiutate, rafforzate e potenziate. Non è dato sapere quali saranno gli scenari delle prossime settimane ma le ultime notizie mostrano un esercito israeliano che opera per cancellare ogni presenza palestinese da Gaza. L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università nasce per affermare una cultura di pace e una società senza guerre. Ebbene, se vogliamo concretizzare questi propositi è impossibile tacere davanti al genocidio del popolo palestinese. Per questo invitiamo alla partecipazione allo sciopero generale e generalizzato del 22 settembre e auspichiamo la riuscita delle manifestazioni in solidarietà al popolo palestinese che si svolgeranno in tutta Italia. Continuiamo a costruire lo sciopero del mondo della scuola del prossimo 4 novembre in una crescente mobilitazione contro la guerra e contro la finanziaria dell’economia di guerra. Elenco delle manifestazioni per il 22 settembre (in aggiornamento continuo). * 1. Bergamo: ore 18:00 Prefettura Via Tasso * 2. Torino: ore 10:30 Piazza Carlo Felice * 3. Trieste: ore 10 al Varco 4 del Porto * 4. Milano: ore 10:00 Piazzale Cadorna * 5. Novara: ore 10:00 Piazza Matteotti * 6. Cuneo: ore 10,00, Piazza Europa * 7. Verbania: dalle ore 17,00 da Palazzo Flaim (Intra) al Municipio di Pallanza. * 8. Genova: ore 8:00 porto, Varco Albertazzi * 9. Pisa: ore 9:00 Piazza XX Settembre * 10. Ancona: ore 17:30 Mole Vanvitelliana * 11. Pescara: ore 10:00, Piazza Sacro Cuore * 12. Livorno: ore 6:00 porto, Varco Valessini * 13. Civitavecchia: ore 9:30 Porto, Molo Vespucci * 14. Roma: ore 11:00 Piazza dei Cinquecento * 15. Napoli: ore 9:30, Piazza Mancini * 16. Salerno: ore 9:00 Varco Ponente * 17. Potenza: ore 9:30 Chiesa di Santa Maria (Piazza Aldo Moro) * 18. Cosenza: ore 17:30 Piazzale Loreto * 19. Lecce: ore 10:00, Piazza Sant’Orazio * 20. Palermo: ore 10:00, Piazza Verdi * 21. Catania: ore 10:00 Piazza Stesicoro * 22. Ragusa: ore 10:00, Piazza Matteotti * 23. Bari: ore 9:30, Molo San Nicola
Contro l’israelizzazione dell’Italia arriva “La conoscenza non marcia”
PUBBLICHIAMO IL COMUNICATO STAMPA DELL’INIZIATIVA “LA CONOSCENZA NON MARCIA” PROMOSSA DA ANTROPOLOG@ PER LA PALESTINA, ALLA QUALE HA PARTECIPATO L’OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ. OLTRE 30 REALTÀ PER DIRE “FUORI LA GUERRA DALL’ISTRUZIONE E DALLA RICERCA!” “NESSUNA COMPLICITÀ CON GUERRA E GENOCIDIO NELLE SCUOLE E NELLE UNIVERSITÀ!” L’Assemblea Nazionale “La Conoscenza non marcia” tenutasi a Roma il 13 settembre alla facoltà di Ingegneria ha visto un’ampia partecipazione con più di una trentina di interventi durante le più di 4 ore di durata. Le realtà che l’hanno promossa esprimono la più ampia soddisfazione per il confronto avuto e l’assunzione di responsabilità rispetto alla campagna nazionale prospettata, che impatterà il mondo dell’istruzione, della formazione e ricerca universitaria, e più in generale il settore del lavoro intellettuale connesso al mondo della scuola in tutti i suoi profili: dagli studenti/studentesse al corpo docenti alle varie figure che lo compongono. Possiamo riassumere in cinque punti gli obiettivi che sono stati ripresi nelle conclusioni: * appoggio e coinvolgimento diretto nelle prossime iniziative che toccano le tematiche al centro del dibattito odierno a cominciare dalla giornata di sciopero generale del 22 dicembre in supporto alla Global Sumud Flotilla, dalla manifestazione nazionale del 4 ottobre a sostegno della Resistenza Palestinese e la contestazione al match calcistico Italia-Israele del 14 ottobre, e l’interlocuzione di tutti gli appuntamenti con cui è utile e doveroso dialogare; * presentazione a livello territoriale urbi et orbi del documento di analisi che ha lanciato l’Assemblea nazionale coinvolgendo sia chi ha già aderito ed allargando la partecipazione, puntando in primis al mondo della scuola e dell’università, ma senza escludere il variegato mondo dell’attivismo su tematiche convergenti; * Attivazione di un gruppo di lavoro che elabori – insieme a giuristi solidali – l’ipotesi di una Legge di Iniziativa Popolare per la rottura di tutto il comparto con la filiera del complesso militare-industriale, per un scuola/università pubblica, decoloniale e de-militarizzata; * Promozione del boicottaggio di convegni accademici e organizzazione di contro-convegni, che ospitino rappresentanti israeliani che riconoscono l’Apertheid, la colonizzazione e il genocidio, e la politica bellicista dello Stato sionista o che danno impulso alla militarizzazione del comparto del sapere e alla collaborazione con il comparto difesa; * Attivazione di strumenti autonomi di comunicazione per promuovere la diffusione del documento e creare i presupposti per l’articolazione della Campagna Nazionale “La Conoscenza non marcia”. Qui alcuni scatti dell’Assemblea del 13 settembre 2025 a Roma. Tutte le realtà partecipanti all’Assemblea: Antropolog@ per la Palestina, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Accademiche palestinesi (Mijriam Abu Samra), CALP Portuali, Antonio Mazzeo, BDS Italia, USB Università, Comitato promotore ingegneria, UDAP, Docenti per Gaza, Rete antisionista e anticolonialista, SSB – Sindacato Sociale di Base, Usb Scuola, Coordinamento No NATO, Handala Ali – Napoli, Comunità Palestinese Roma- Lazio, Cobas varie sedi (intervento comune), Comitato di solidarietà con la Palestina in III, Coordinamento per il boicottaggio di Israele – Pisa, Studenti palestinesi, Rete dei comunisti, CUB SUR, Alessandro Ferretti, Sanitari per Gaza & Cittadini liberi per la Palestina, Movimento per il diritto all’abitare, Potere al popolo, Cuir Palermo, Ass. Geografi (Margherita Grazioli), OSA, Coordinamento Palestina Rieti e provincia, Comitato Siena per la Palestina, Giovanni Russo Spena, Collettivo studentesco Corto Circuito- Rieti, Sociologia di Posizione – Emancipatory Social Science, GKN.