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Protesta a Verona: “Rompiamo il silenzio contro il genocidio a Gaza”
Domenica 27 luglio 2025 dalle 22,45 alle 23,00 molte persone, appartenenti ad associazioni, partiti, cittadine/i hanno aderito all’invito di “Verona per la Palestina” e, “pentole alla mano” hanno disertato il silenzio “assordante” contro il genocidio e la criminale catastrofe in Palestina. Il frastuono è arrivato in Arena dove si stava rappresentando l’Aida e dove è accaduto un fatto eccezionale. All’improvviso, tra il primo e il secondo atto,nello spazio dei sottotitoli che appaiono sull’ apposito schermo, è apparsa la bandiera palestinese e la scritta STOP GENOCIDE. Il pubblico ha iniziato ad applaudire, l’orchestra e il coro hanno cominciato a battere i piedi in segno di condivisione. La foto di quanto stava accadendo nell’anfiteatro è arrivata a qualche cellulare in P.zza Bra’, rafforzando così il frastuono di pentole, coperchi, fischietti e strumenti musicali quali i piatti e i tamburelli. L’autore del fatto è un giovane pianista, Francesco Orecchio, addetto ai sottotitoli, al suo ultimo giorno di lavoro in Arena, in partenza per l’Olanda dove lavorerà per il Teatro dell’Opera della capitale Olandese. Orecchio, intervistato, ha affermato che l’azione è stata una sua decisione personale per aderire alla giornata di protesta contro il silenzio sul genocidio di Gazza e che sarebbe “felice se anche la Fondazione Arena aderisse al messaggio e lo inserisse stabilmente”. All’iniziativa di “rompere il silenzio” ha aderito anche il Comune di Verona di cui, ricordo, il Sindaco è Presidente della Fondazione, che ha fatto suonare il Rengo, una delle due principali campane della Torre dei Lamberti, in P.zza delle Erbe. Il Rengo veniva suonato, in passato, per convocare il Consiglio Comunale e per chiamare i cittadini alle armi in caso di emergenza. Hanno suonato in città, anche le campane di alcune chiese, compresa quella della Chiesa di S.Nicolo’ adiacente all’Arena L’Osservatorio ha aderito al flash mob e alla lettera, sottoscritta da associazioni e partiti in cui  si chiede alla Fondazione, fra l’altro, di “esprimere chiaramente la propria posizione in merito, così da contribuire a sgretolare il muro di silenzio dei governi e della comunità internazionale”. “COME PUÒ L’UMANITÀ ASCOLTARE MUSICA COSÌ BELLA, MENTRE UNA PARTE GRIDA DISPERATA E FERITA A MORTE?”  Miria Pericolosi – Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università Verona
Terni, iniziative di solidarietà con il popolo palestinese
SEGNALIAMO QUESTE INIZIATIVE DI SOLIDARIETÀ CON IL POPOLO PALESTINESE OGGETTO DI GENOCIDIO DA PARTE DELLO STATO D’ISRAELE A TERNI NEI PROSSIMI GIORNI IN CUI SARÀ PRESENTE ANCHE L’OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ. Mercoledì 23 luglio alle ore 21,30 corteo notturno da PIAZZA REPUBBLICA fino al monumento ai caduti di via Lanzi con le prole d’ordine: STOP AL GENOCIDIO STOP ALL’OCCUPAZIONE PALESTINA LIBERA ANAN YAEESH LIBERO Venerdì 1° agosto dalle ore 20:00 cena palestinese al C.S. CIMARELLI. A seguire, dalle ore 21:00 dibattito con l’intellettuale palestinese MYRIAM ABU SAMRA. A termine proiezione di vari film sulla PALESTINA. Intanto continua la campagna di solidarietà per Anan Yaeesh. Come Coordinamento ternano per la Palestina ci siamo fatti carico a della solidarietà. Ecco l’iban su cui versare: IT95C0200814412000103485396 intestato a CONFEDERAZIONE COBAS SEDE PROVINCIALE DI TERNI Causale: per Anan Yaeesh COORDINAMENTO TERNANO PER LA PALESTINA
Antonio Mazzeo in viaggio verso Gaza con Handala Freedom Flotilla: supporto totale dell’Osservatorio contro la militarizzazione
PUBBLICHIAMO IL POTENTE DISCORSO DI ANTONIO MAZZEO, GIORNALISTA ANTI-MILITARISTA E PROMOTORE DELL’OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ, PRONUNCIATO GIOVEDÌ SCORSO, 18 LUGLIO 2025, AL PORTO DI GALLIPOLI SUL COINVOLGIMENTO DELLA PUGLIA E DELL’ITALIA NEL GENOCIDIO PALESTINESE, PRIMA DI IMBARCARSI PER GAZA A BORDO DI HANDALA CON FREEDOM FLOTILLA. SPERIAMO CHE LE SUE PAROLE GIRINO PER TUTTA L’ITALIA E CHE PRENDERE COSCIENZA DELLE NOSTRE RESPONSABILITÀ POSSA SMUOVERE LE COSCIENZE E CONTRIBUIRE A MANTENERE ACCESI I RIFLETTORI SULLA FLOTILLA E SUL GENOCIDIO PALESTINESE! AD ANTONIO MAZZEO E A TONI LA PICCIRELLA, GLI UNICI DUE ITALIANI DEL GRUPPO, E A TUTTO L’EQUIPAGGIO DI HANDALA VA IL NOSTRO SUPPORTO E L’AUGURIO PIÙ GRANDE CHE SI POSSA FARE A CHI PER MARE CERCA DI RAGGIUNGERE LE SPONDE DELLA PALESTINA PER PORTARE UN MESSAGGIO DI PACE E SOLIDARIETÀ AD UN POPOLO OGGETTO DI GENOCIDIO DA PARTE DEI CRIMINALI D’ISRAELE: BUON VENTO! “Ringrazio chi in Italia ha caldeggiato la mia candidatura a poter essere nell’equipaggio di questa nuova sfida per tentare di rompere l’ignobile, offensivo e criminale embargo che Israele ormai detiene da quasi venti anni rispetto alla striscia di Gaza. In una situazione internazionale che, consentitemi di dire, è sempre più grave…io penso che se abbiamo un debito con le sorelle ed i fratelli palestinesi è perché non soltanto ci hanno insegnato cosa sia il sacrificio e cosa significhi radicarsi alla terra per poter sopravvivere, io penso che ci abbiano chiarito in questi mesi che si tratta di una guerra globale totale in cui Israele sta giocando un ruolo determinante e sta spingendo ulteriormente l’umanità a quello che è oggi un genocidio di un popolo che è quello palestinese, a quello che rischia di essere un Olocausto per l’intera umanità. Io credo che il sangue palestinese oggi ci debba riportare chiaramente alla mente cosa stiamo rischiando. Cosa stiamo rischiando anche perché ci sono Paesi che stanno sostenendo i crimini di Israele, come il nostro. E penso che dovremmo anche avere la capacità di capire come mai la Freedom Flotilla, come mai la Handala parta da due porti del sud Italia: uno in Sicilia, quello di Siracusa, che ha lasciato domenica scorsa, e la domenica successiva da Gallipoli, in Puglia. Io credo che sarà molto importante capire come mai siano state scelte queste due Regioni: perché purtroppo sono due Regioni che sono state sacrificate, sono state espropriate alle proprie popolazioni, alla propria storia, alla propria cultura, alla propria lingua, al fatto di essere stati per secoli, per millenni, ponti di dialogo, ponti interculturali, nel caso della Puglia rispetto a quello che sta dall’altra parte dello Ionio, dell’Adriatico – la Grecia, l’Albania, i Balcani – e quello che è stata la Sicilia come ponte rispetto al nord Africa e rispetto al Medio Oriente. Ecco, quel ruolo soprattutto il 7 ottobre 2023 è stato totalmente capovolto: soprattutto queste due Regioni hanno assunto il ruolo, il compito fondamentale di piattaforma di proiezione avanzata di morte a sostegno delle politiche genocide di Israele. Si parla solo di Netanyahu…troppo semplice, io credo che nel momento in cui criminalizziamo soltanto il Presidente del Consiglio israeliano, questa possa essere un’operazione per sentirci tutti quanti assolti, tutti quanti comunque non coinvolti in questo conflitto, al massimo spettatori, al massimo solidali con le sorelle e i fratelli palestinesi. Io credo che questo non lo possiamo accettare più, lo dobbiamo rifiutare chiaramente! Dobbiamo sentirci invece esattamente come ci hanno detto i palestinesi e le palestinesi, come ci hanno detto le ragazze e i ragazzi in questo Paese occupando le università, occupando le strade: che abbiamo le mani sporche di sangue, che abbiamo la faccia sporca di sangue. Perché è dal mio Paese, è dalla mia Regione, dalla mia isola, dalla base militare di Sigonella che sono arrivati già dopo il 7 ottobre 2023 i carichi di armi e munizioni, che dagli Stati Uniti alla base di Ramstein in Germania sono stati trasferiti ad Israele. È dalla mia isola, dalla base militare di Sigonella, che prima, durante e dopo, sino all’attacco recente di Israele e degli Stati Uniti contro l’Iran, partono gli aerei con e senza pilota delle forze armate statunitensi, della NATO e dell’Aeronautica Militare Italiana che hanno il compito di raggiungere il Mediterraneo Orientale, mappare metro per metro, individuare i potenziali target, ossia i corpi delle donne e dei bambini palestinesi, fornire queste informazioni d’Intelligence che sono fondamentali, che sono essenziali per poter fare la pulizia etnica, per poter fare lo sterminio. E guardate anche da questa Regione sono partiti gli aerei d’Intelligence dell’Aeronautica Militare Italiana, da Brindisi e dall’ aeroporto di Bari, esattamente per fare lo stesso lavoro d’Intelligence, di riconoscimento e di pianificazione degli attacchi. In questo Paese sono state realizzate le armi che hanno permesso il genocidio del popolo palestinese, e guardate che sono armi che transitano dai porti italiani. Noi abbiamo una grande base in Toscana, la base di Camp Darby, è un grande hub delle forze armate statunitensi da cui continuamente, costantemente, vengono mobilitati strumenti di morte e trasferiti principalmente dal porto di Livorno ma anche dal porto di La Spezia direttamente verso i porti israeliani, e dobbiamo ringraziare le sorelle e i fratelli della logistica di questi porti e degli aeroporti che hanno avuto il coraggio – sono stati in Spagna, sono stati in Grecia – di bloccare le armi, dimostrando a tutti noi che è doveroso assumersi le responsabilità politiche se vogliamo essere vicini e vicine ai fratelli e alle sorelle palestinesi! È da una città della Liguria, che è La Spezia, che sono stati realizzati i cannoni che si chiamano “super rapido” (che sono come un mitragliatore, sparano 2 colpi al secondo, 120 colpi al minuto, però non sono colpi di mitra, sono colpi grandi così!) e sono cannoni che sono stati montati nelle corvette che la Marina Militare Israeliana ha comprato in Germania, quella Germania che conoscevamo che dopo il 1945 voleva rimettere in discussione la propria storia, le proprie responsabilità, i propri crimini, e che oggi è il secondo Paese esportatore di armi ad Israele, dietro gli Stati Uniti e prima dell’Italia che è al terzo posto. Ebbene questi cannoni “super rapidi” prodotti a La Spezia sono gli stessi cannoni di cui troverete i film su YouTube, troverete le testimonianze della Marina Militare Israeliana che ne esalta l’efficacia e l’efficienza, sono i cannoni che hanno raso al suolo il porto di Gaza e tutto quello che ruota attorno ai quartieri centrali del porto di Gaza. I top gun israeliani, così capaci di colpire scientificamente i balconi dove ci sono i bambini e le bambine palestinesi a Gaza, quei top gun si sono addestrati su caccia-addestratori che voi che state nel Salento conoscete bene, perché sono i caccia-addestratori che vi trovate quotidianamente sui vostri cieli, sono gli MB-336 – trenta unità ne abbiamo vendute ad Israele – prodotti a Venegono (provincia di Varese) e, credetemi, anche se non abbiamo documentazione scientifica al 100%, possiamo ipotizzare che parte dell’addestramento di quei piloti sia stato fatto nella base di Galatina, che è la Scuola internazionale dei piloti di guerra, non soltanto ovviamente dei piloti dei Paesi NATO, ma anche di Paesi all’indice per la violazione dei diritti umani che sono contemporaneamente co-belligeranti, vengono quelli dell’Arabia Saudita, degli Emirati Arabi, quelli che hanno desertificato lo Yemen (accanto ad Israele), della Nigeria – Paese che non ha conosciuto un solo giorno di pace dopo che è stata “decolonizzata” dal Regno Unito. Questa è l’immagine che noi diamo. Gli elicotteri da guerra, quegli elicotteri sono quelli che quando passano distruggono quartieri interi…Ebbene, i piloti che vi sono a bordo si formano su elicotteri italiani, pensate un po’ si chiamano “koala ”, cioè pensate gli elicotteri che massacrano bambini e bambine si chiamano “koala”, prodotti anch’essi dalla Leonardo in provincia di Varese, ed esportati ad Israele attraverso un meccanismo che oggi consente all’Italia di dire tranquillamente “ma in fondo che cosa abbiamo fatto nei quattro anni precedenti al 2023? Abbiamo venduto armi per circa 90 milioni di euro ad Israele”, che rispetto ai miliardi delle esportazioni tedesche e statunitensi dicono “beh in fondo abbiamo portato le caramelle!”, peccato che buona parte dei sistemi armi, i cannoni “super rapidi”, gli elicotteri, non li abbiamo venduti direttamente ad Israele, Leonardo li ha prima trasferiti agli USA e poi gli USA li hanno inviati ad Israele . Però attenzione perché nel contratto c’era scritto chiaramente che erano sistemi d’armi destinati alle forze armate israeliane! Al punto che dopo il 7 ottobre 2023 la *Leonardo Spa ha continuato a fare affari sui cannoni e sugli elicotteri trasferiti ad Israele inviando i propri manager, inviando i propri tecnici e continuando a fornire la formazione in Israele, e la fornitura dei sistemi in arma e la manutenzione sia dei caccia-addestratori sia degli elicotteri che oggi servono a preparare al massacro. Sugli accordi sottoscritti tra Italia ed Israele, questi maledetti accordi che andavano in scadenza il 6 maggio del 2025, una serie di giuristi hanno posto il problema che violino gli elementi cardine delle Costituzione, del diritto internazionale, delle stesse leggi italiane, in termini di relazioni e di cooperazione internazionale. Il Governo ha fatto di tutto per non sentire, e quelli accordi sono stati prorogati silenziosamente per altri 5 anni. E attenzione noi non siamo stati soltanto esportatori di sistemi d’armi ad Israele, noi siamo oggi un grande cliente israeliano, di sistemi d’arma israeliani, al punto che oggi andiamo a sostenere le operazioni di guerra delle forze armate ucraine contro la Russia, fornendo Intelligence, fornendo il rilevamento degli obiettivi russi, utilizzando aerei che montano a bordo apparecchiatura e nuove tecnologie che gli israeliani hanno sperimentato dal “Piombo fuso” ad oggi sul corpo delle donne e dei bambini palestinesi (!) al punto che neanche un mese fa la Commissione Difesa del Parlamento (si trova su Internet, 5 minuti è durata la Commissione), ha trovato un piano di circa 2 miliardi di euro per moltiplicare ancora l’acquisto di Israele di questi sistemi a bordo degli aerei di Intelligence. E guardate, dicevo, sulla formazione dei piloti, purtroppo questa Regione, la Regione Puglia attraverso la base di Amendola, attraverso la base di Gioia del Colle, ha acconsentito, fino ad un anno alla vigilia del 7 ottobre 2023, che venissero ad addestrarsi i peggiori piloti di caccia-bombardieri F35 e i peggiori piloti di quei droni che stanno massacrando non soltanto la popolazione palestinese, ma che vengono utilizzati quotidianamente per colpire in Siria, per colpire il Libano, per colpire lo Yemen, e, come immaginiamo, presto, per colpire ancora una volta l’Iran! E guardate che questo è stato fatto sino alla vigilia del 7 ottobre 2023, ma abbiamo avuto l’ignobile onta che nella base di Amendola, neanche un anno fa, si sia tenuto il vertice dei Capi di Stato Maggiore dell’ Aeronautica di tutti i Paesi del mondo che hanno adottato i caccia-bombardieri F35, vi invito a vedere la foto conclusiva di quel Summit: sotto la bandiera tricolore c’è la bandiera israeliana perché rappresenta, al centro della fotografia, il Capo di Stato maggiore dell’ Aeronautica militare israeliana! Questo è il nostro Paese! Il nostro Paese che sino all’ aprile del 2025, quindi sino a tre mesi fa, ha avuto l’ignobile idea di andare in Grecia a fare un’esercitazione internazionale – Nato ed extra-Nato – in cui i cacciabombardieri italiani hanno operato sotto il coordinamento degli aerei di Intelligence dell’ Aeronautica Militare Israeliana. Questo perché il nostro Governo – che è un Governo che dice “noi abbiamo smesso di esportare armi dopo il 7 ottobre 2023, noi non abbiamo niente a che fare con i crimini che vengono compiuti quotidianamente!” – è lo stesso Governo che attraverso le forze armate – quelle forze armate che avrebbero dovuto giurare rispetto dei diritti costituzionali – continua insieme a Leonardo Spa a fare affari di morte con i criminali banditi israeliani. E guardate che il ruolo dell’Italia non si ferma, consentitemi di ricordare l’ ENI…guardate che il 7 ottobre 2023 non si può spiegare soltanto col desiderio di “chiudere la partita” d’Israele con la storia, la cultura e la vita stessa dei palestinesi – progetto che ormai risale a quasi cento anni fa. No, il problema è che di fronte a Gaza, nelle acque territoriali palestinesi, ci sono tra le più grosse risorse energetiche di quel fossile inquinante, gas e petrolio, attraverso cui ovviamente Israele da dieci anni a questa parte ha deciso di diventare una grande potenza esportatrice e ha trovato con l’Eni una grande occasione per trovare non soltanto un partner funzionale per questo, ma un partner con progetti che hanno già avuto effetti devastanti per questa Regione! Perché sapete benissimo che il territorio del Salento è stato sacrificato da una scelta politica in cui il fossile deve tornare ad essere l’alimentazione, devastando i territori, espropriandone le popolazioni dei territori, parchi l’ENI si propone di diventare un grande esportatore. E poi c’è il ruolo delle banche. Io vi invito a leggere quali sono le banche europee che hanno garantito la copertura finanziaria alle sperimentazioni di armi israeliane: al primo posto ci sono circa 5-6 miliardi di coperture finanziarie di armi: c’è la BNP Paribas, ossia quella banca che controlla il 100% della Banca Nazionale del Lavoro ( BNL )! Ma c’è anche Intesa san Paolo ovviamente, e come non poteva non esserci Unicredit con i suoi 2 miliardi di euro di copertura. E c’è il ruolo delle Università, lasciatemelo dire, perché continuiamo a trovare un muro tra le Rettrici e tra i Rettori dell’Università italiana, nella stessa CRUI, la Conferenza dei Rettori, quando proviamo a spiegare che la solidarietà non può essere aliena dal dire “Basta, chiudo le relazioni con le università israeliane!”, perché le università israeliane sono esattamente il luogo dove è stato costruito il modello culturale, sociale, politico, economico dell’ apartheid! Sono il luogo dove si forma l’ideologia dello sterminio e della soluzione finale del popolo palestinese! Le università israeliane sono quelle in cui si sperimentano e si ricercano nuovi sistemi di morte, sono esattamente il luogo in cui il linguaggio, la cultura, l’istruzione, l’educazione, dove si formano quelle nuove generazioni che non hanno nessun problema ad imbracciare il fucile ed andare a sterminare un coetaneo o dei bambini direttamente a Gaza! E consentitemi di dire, e voglio ricordarlo a tutto il Salento, perché avete l’Università del Salento che due anni fa ha avuto l’ardire di firmare un accordo con l’Afeka College di Tel Aviv – università quindi gemellata con l’UniSalento – si sta sperimentando “il modello dello studente guerriero”: il 44% degli studenti di questo Istituto d’eccellenza in campo ingegneristico è impiegato in operazioni di bombardamento a Gaza. E siccome è un Istituto di eccellenza non si può pensare che per due, tre, quattro anni questi studenti perdano la relazione con l’università, per cui attraverso una raccolta di denaro – si sono spesi miliardi tra le comunità ebraiche particolarmente di destra degli USA – si è pensato a costruire un modello didattico per cui – entrando sul sito di questa università si possono vedere le immagini – gli studenti sono con un mitra grande, di quelli che massacrano donne e bambini, o accanto ad un terminale che controlla i droni avanzare verso le donne e i bambini palestinesi c’è un altro terminale in cui lo studente continua a seguire da remoto le lezioni dei propri docenti universitari, in sfregio agli studenti palestinesi che da tre anni non possono frequentare un solo giorno di scuola, perché è stato devastato il 99,9% del patrimonio edilizio utilizzato per le scuole di ogni ordine e grado e per l’università. Chiudo sulla questione della Regione Puglia: lo dico da siciliano che conosce il ruolo strategico che quest’isola ormai ha nelle strategie di guerra globali degli Stati Uniti, della NATO, dell’Unione europea, dell’Agenzia Frontex che fa la guerra ai fratelli e alle sorelle migranti che sfuggono dai crimini che compie il capitale transnazionale europeo e statunitense nel continente africano o in Medio Oriente. La Regione Puglia sta tornando ad essere l’hub di protezione di guerra di piattaforme militari – vi raccontavo di Amendola, Gioia del Colle ma potrei raccontarvi di Brindisi…Avete visto l’attacco che è stato fatto alla Madleen, l’unità che ha preceduto l’Handala, con un’operazione fatta dai militari d’eccellenza, dalle truppe d’élite della marina militare israeliana, un vero assalto da pirateria! Sapete dove erano queste truppe d’élite, a formarsi, ad addestrarsi, a conoscere il meglio dell’intelligence italiana? Due anni fa erano a Brindisi, ospiti del Battaglione della brigata san Marco, che ha sede a Brindisi, per conoscere esattamente le operazioni di attacco e di pirateria di cui abbiamo visto vittime le compagne e i compagni che erano a bordo della Madleen neanche un mese fa! Ecco questo lo dico perché la Puglia è una regione che sta subendo un processo di riarmo e militarizzazione come mai ha conosciuto nella storia nonostante questa sia la regione che negli anni Sessanta aveva le testate nucleari, nonostante sia la regione da cui sono partiti il 70% degli attacchi durante la guerra in ex Jugoslavia, ma era anche la regione che stava tentando un processo diverso, stava tentando di tornare ad essere ponte tra culture , come Adriatico e come Ionio, e che oggi invece rischia di tornare cento anni indietro! E guardate i progetti che sono nati, i progetti che sono in corso. Penso al progetto “Basi Blu” : Taranto e Brindisi, miliardi di euro per potenziare queste due basi per consentire che grandi portaerei – non soltanto quelle italiane ma quelle statunitensi, del Regno Unito, della Francia, etc. – abbiano quella grande capacità e propulsione nucleare perché possano arrivare a ridosso delle banchine dei centri storici di queste due città. Ma vale per Gioia del Colle , vale per Amendola, che nei sogni divini del Ministro Crosetto dovrebbe essere trasformata non soltanto nella capitale degli F-35, ma anche in un’altra scuola di formazione internazionale dei piloti di morte di droni, ed anche Amendola, visto che ad Israele sono i signori dei droni, non potrà non avere il luogo dove formare alle guerre – disumanizzate e disumanizzanti! – che utilizzano questi sistemi di morte. E penso al ruolo di Galatina: aver trasformato Galatina nella Scuola di formazione internazionale dei piloti dei cacciabombardieri pregiudica qualsiasi possibilità di sviluppo altro. Fino a stamattina abbiamo visto volare sopra la Handala i nuovi caccia che hanno sostituito gli MB-336: non si tratta soltanto che stiamo formando i piloti che vanno a fare poi realmente le guerre in Africa, in Medio Oriente, lo sterminio del popolo palestinese, noi stiamo consentendo che il Salento, che Galatina diventi esattamente la riproduzione del laboratorio israeliano, cioè stiamo consentendo una israelizzazione della Puglia, una israelizzazione di Galatina, perché in questo aeroporto si viene a realizzare quel connubio di relazioni strettissime che ha portato Israele ad essere una potenza di morte, in cui le aziende del comparto bellico, insieme alle università, insieme alle forze armate, insieme ai servizi segreti, insieme alle agenzie di intelligence nazionali e internazionali costruiscono quei reparti di morte che decidono le sorti, come dicevo all’inizio, non soltanto del popolo palestinese. Chiudo dicendo che se questa è la parte più brutta della Puglia, penso che questi giorni abbiate veramente dimostrato a Gallipoli, che c’è un’altra Puglia, che c’è un’altra Galatina, che c’è un altro modo di pensare, un altro modo di sentirsi! Ecco io credo che sia arrivato il momento che quello che è stato fatto nel processo politico per portare questa grande solidarietà ad Handala diventi anche un messaggio ai compagni e alle compagne d’Italia, perché il processo unitario che ha portato la solidarietà ed il sostegno è un modello su cui possiamo costruire un forte movimento di opposizione alla guerra in questo Paese!” Clicca qui per il video di Antonio Mazzeo dall’Handala: https://fb.watch/AZXpph_Bxz/ Clicca qui per il video di Antonio Mazzeo messaggio prima di imbarcarsi: Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Cagliari, presidio all’Assessorato alla difesa dell’ambiente, Regione Autonoma Sardegna
NON REGALIAMO AMBIENTE, SALUTE E SICUREZZA IN CAMBIO DI BOMBE E PROFITTI Lunedì 14 luglio, in una mattinata davvero torrida, un nutrito gruppo ha svolto un presidio davanti all’assessorato regionale alla difesa dell’ambiente in via Roma 80, Cagliari, chiamato da Stop RWM, storico comitato di lotta contro la fabbrica di bombe. Motivo: si è giunti a un momento cruciale per le aspettative dell’RWM di ottenere l’approvazione del piano di Valutazione di impatto ambientale (VIA) per gli impianti che raddoppieranno le linee di produzione (dichiarati abusivi da due sentenze del consiglio di stato), presentato all’ufficio regionale – e reso accessibile attraverso il portale SIRA con ampie parti rese illeggibili. Tali aspettative corrispondono alla volontà di segno opposto, sostenuta da una lotta che dura da anni, di tanti ecologisti, antimilitaristi e pacifisti, anche organizzati in comitati ed associazioni, che quel piano di VIA non sia approvato e che i nuovi impianti rimangano chiusi. Al piano di VIA della RWM si è infatti risposto il mese scorso con un ampio documento di osservazioni firmato da Italia Nostra Sardegna, USB Sardegna, Cobas Cagliari, Assotziu Consumadoris Sardigna, Confederazione Sindacale Sarda, Cagliari Social Forum, Comitato Riconversione RWM, War Free – Lìberu dae sa gherra, che fanno seguito ad altre corpose osservazioni presentate ad aprile e a dicembre 2024. Anche in questo documento cruciale è l’osservazione idrogeologica che pone al centro delle considerazioni le costruzioni, gli sbancamenti e i numerosi interventi (deviazioni, tombamenti, cementificazioni) attuati su due corsi d’acqua a carattere torrentizio, affluenti del rio Figu, interni all’area dello stabilimento ed ad alto rischio di esondazione, sulla cui area di rispetto, prevista dalla normativa, si è abusivamente costruita la volumetria edilizia dell’ampliamento delle linee di produzione, all’interno di un complesso industriale “ad alto rischio di incidente rilevante”. La richiesta della RWM è che questi fiumi siano cancellati dalla mappa dell’Agenzia regionale del Distretto Idrografico in quanto irrilevanti – richiesta irricevibile, a quanto appunto dimostrato dalle osservazioni presentate e redatte con la collaborazione dei tecnici: dott.ri Salvatore Carboni, Massimo Coraddu, Leonardo Marotta, Flavia Sicuriello. Queste e altre osservazioni vengono portate da una delegazione all’Assessora Rosanna Laconi e al funzionario dell’ufficio VIA, i quali informano che la Conferenza dei Servizi annunciata nell’incontro di dicembre non c’è stata. La RWM aveva presentato a febbraio ulteriori relazioni aggiuntive sulle problematiche idrogeologiche riscontrate, riprendendo argomenti già avanzati e criticati dagli ambientalisti e dagli ufficiali del bacino idrografico. L’ufficio VIA della Regione ha immediatamente chiesto i pareri degli enti coinvolti, e dopo averli ricevuti ha chiuso l’istruttoria. Ora redigerà una monografia istruttoria finale con parere definitivo. Intanto si è saputo che a Febbraio è arrivato all’ufficio VIA della Regione un sollecito dal Ministero della difesa a concludere la procedura di VIA ex-post riguardante l’RWM. Non solo, la ditta RWM ha ingiunto all’ufficio VIA di concludere la procedura di VIA ex-post (che dura da oltre tre anni) e le ha dato tempo di concluderla entro giugno; scaduto l’ultimatum il 1 luglio ha depositato presso il TAR un ricorso contro la Regione per la durata “eccessiva” della procedura ! Le pressioni non mancano sull’Assessorato alla difesa dell’ambiente e sull’ufficio VIA, perché non ci siano intralci sulla strada della RWM, che si ritiene evidentemente invincibile, come nei profitti, triplicati nel 2024 rispetto al 2023. Che faranno l’ufficio VIA e l’Assessorato alla difesa dell’ambiente, saranno in grado di far valere le ragioni dell’ambiente e della fragilità idrogeologica della zona ? O per motivi politici approveranno la procedura di VIA ex-post pretesa dalla RWM? Hanno partecipato al presidio anche il Comitato Sardo per la Palestina, il Movimento nonviolento, i Disarmisti esigenti, l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, le Madri contro la repressione, oltre che i firmatari delle Osservazioni: USB, Cobas, Cagliari Social Forum. Mariella Setzu, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Cagliari   Fonte: Cobas Cagliari.
Molfetta, 24 luglio: corteo per liberazione del popolo palestinese, pace e giustizia in Medio Oriente
GIOVEDÌ, 24 LUGLIO 2025 – ORE 19:00 CORSO UMBERTO, ALTEZZA GALLERIA PATRIOTI MOLFETTESI Invitiamo tutte le associazioni, i collettivi, i comitati e le realtà politicamente attive nella città di Molfetta, nonché tutti i cittadini e le persone che vivono e attraversano la città, a partecipare ad un forte momento di mobilitazione a Molfetta contro il genocidio del popolo palestinese e per la pace e la giustizia nel mondo. Come ben noto a tutti e a tutte, dal 7 ottobre 2023 sono stati uccisi dall’esercito israeliano 62.614 palestinesi nella Striscia di Gaza. La Striscia di Gaza è completamente distrutta. Numerosissimi sono le donne e i bambini palestinesi uccisi. 28 mila donne e ragazze. Lo dice UN Women, che ha calcolato come, in media, da ottobre 2023 vengano uccise da raid israeliani due donne palestinesi ogni ora. Dal 7 ottobre 2023, gli attacchi israeliani hanno ucciso almeno 16.800 bambini, secondo i funzionari palestinesi. Alcuni investigatori della Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite sul territorio palestinese occupato hanno affermato che la violenza sessuale e di genere da parte delle forze di sicurezza israeliane contro i palestinesi, compresi i bambini, è stata sempre più utilizzata “come metodo di guerra” dopo gli attacchi del 7 ottobre 2023 che hanno aperto le porte al genocidio a Gaza. La popolazione della Striscia non ha accesso ad aiuti umanitari bloccati dal governo israeliano, il quale ha imposto la consegna di beni di prima necessità – in quantità e modalità ritenute completamente inadeguate dalle autorità delle Nazioni Unite – attraverso una propria ONG appena costituita, la Gaza Humanitarian Foundation, sbeffeggiando ogni norma internazionale. Si continuano a segnalare spari contro i palestinesi che cercano di accedere alle scorte di cibo a Gaza, con conseguenti vittime, e il blocco del carburante in corso sta mettendo a grave rischio i servizi di sostentamento vitale. Almeno 463 operatori umanitari sono stati uccisi a Gaza dall’ottobre 2023. Il numero dei giornalisti e dei reporter morti è tra i più alti di sempre; almeno 229 giornalisti palestinesi sono deceduti a Gaza. Secondo le organizzazioni per i diritti umani e i rapporti delle Nazioni Unite, le forze israeliane hanno deliberatamente preso di mira giornalisti e istituzioni mediatiche. Oltre 400 giornalisti sono rimasti feriti, decine sono stati arrestati e gli uffici della maggior parte delle testate giornalistiche locali e internazionali che operano nella Striscia sono stati distrutti. A Gaza è in atto un genocidio ormai da oltre un anno per mano del governo israeliano mentre in Cisgiordania continuano le violenze da parte dei coloni israeliani nei confronti della popolazione autoctona palestinese con l’obiettivo di colonizzare sempre più territorio. Il governo del presidente Benjamin Netanyahu, con la sua filosofia di matrice sionista, affligge il popolo palestinese e il suo diritto all’autodeterminazione, minato fin dalla Nakba – l’esodo forzato del 1948 – che ha privato più di 700 mila palestinesi della propria terra. Nonostante l’opposizione interna di pochi cittadini israeliani che rifiutano di prendere parte alla violenza del proprio esercito, e la grande mobilitazione di ebrei in tutto il mondo per lo stop al conflitto e al progetto coloniale di Israele, il governo di destra di Netanyahu rimane al potere, impunito, blandamente criticato o supportato da molti governi occidentali, tra cui quello italiano e quello europeo. I mandati d’arresto emessi dalla Corte Penale Internazionale nei confronti di Netanyahu e dell’ex ministro della difesa Yoav Gallant non hanno interrotto, come era doveroso che accadesse, i rapporti bilaterali tra Israele e i suoi storici alleati occidentali. Numerose aziende, prime tra tutte quelle dell’industria bellica e dell’intelligence, si sono arricchite e continuano a farlo in questi mesi sulla pelle dei palestinesi. In questo Paese che tentenna a prendere una posizione seria e forte nei confronti del genocidio in atto, in questa Europa che non vive all’altezza dei propri valori costitutivi, occorre unirsi in nome della pace e della giustizia, rigettando anti-semitismo e islamofobia, facendosi portavoce di lotta contro il razzismo, il sionismo e il colonialismo. É importante che la nostra città caratterizzata da una tradizione pacifista faccia sentire forte la propria voce a sostegno del popolo palestinese e contro la violenza nei confronti delle persone inermi da parte degli eserciti e dei gruppi armati di ogni colore politico. Non è più tempo di delegare, di lasciar correre. Mala tempora currunt e i nostri silenzi verranno giudicati complici dalla storia. La Palestina è molto più di un popolo. La Palestina è anche molto più della storia aberrante di un genocidio. La Palestina parla di noi occidentali, dei nostri governi complici, delle “nostre” aziende che fanno profitti, del nostro spirito colonialista che non siamo mai a riusciti a scalfire alla radice. Ciò che succede in Palestina ci riguarda tutti. Per questo, giovedì 24 luglio 2025, scendiamo tutt* in piazza! Per dire: SÌ ALLA PACE. NO AL RIARMO. STOP AL GENOCIDIO. Ore 19:00 → Incontro a Corso Umberto, altezza Galleria Patrioti Molfettesi Camminiamo insieme fino al Calvario e al monumento dedicato a Don Tonino Bello, a ridosso della Villa Comunale. Chiudiamo il corteo con ospiti e interventi a Piazza Municipio. NON MANCARE. FREE PALESTINE. Le adesioni per la partecipazione possono essere inviate al Coordinamento Molfetta per la Palestina tramite email: molfetta.palestina.coordinamento@gmail.com COMITATO PROMOTORE Coordinamento Molfetta per la Palestina  (Le Macerie Baracche Ribelli, Fa’ – Fiera delle Autoproduzioni, Partito della Rifondazione Comunista Molfetta) Amnesty International Molfetta ANPI – Associazione Nazionale Partigiani d’Italia Associazione di Promozione Sociale “Guglielmo Minervini” Azione Cattolica C.d.a.l. – Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali Camera del lavoro CGIL di Molfetta Casa per la Pace A.P.S. Centro Antiviolenza Pandora Città dell’Uomo Cobas Scuola Molfetta Comitato Difesa Verde e Territorio Conte Rosso Social Club Legambiente LO STREGATTO-MOLFETTA associazione animalista/ambientalista Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università Presidio Libera di Molfetta “Gianni Carnicella” R.A.D.I.C.I. Aps Sportello Medico Popolare Molfetta odv TESSERE – Prospettive di città OdV
Puglia e Toscana si mobilitano il 19 luglio 2025. Contro Guerra, Riarmo e Genocidio
MANIFESTAZIONI PER LA GIUSTIZIA SOCIALE, LA SOLIDARIETÀ E UN’ECONOMIA DI PACE ll 19 luglio in Puglia e in Toscana ci mobilitiamo insieme con determinazione per lanciare un messaggio chiaro e forte contro la guerra e a favore della costruzione di un mondo fondato sul disarmo e la pace. Rifiutiamo in modo netto l’uso della forza militare, distruttiva e disumanizzante, come mezzo di risoluzione dei conflitti internazionali e locali. La pace non è un’utopia, ma una scelta politica concreta, basata sul dialogo, sulla cooperazione e, se occorre, sulla forza attuata con i metodi della nonviolenza. Ci opponiamo con decisione al riarmo europeo, alla scelta dei paesi Nato di destinare il 5% del Pil alle spese militari e alle politiche americane. La corsa agli armamenti, con centinaia di miliardi di euro sottratti ai bisogni reali, è una follia che mette a rischio l’umanità nonostante la retorica su sicurezza e difesa nazionale. La nostra solidarietà con il diritto all’autodeterminazione del popolo Palestinese deve risuonare forte come la condanna univoca di Israele per il genocidio in atto. Diciamo No ad un modello basato sull’accaparramento delle risorse fossili e sullo sfruttamento dei territori. Denunciamo un sistema che subordina gli interessi dei cittadini e delle cittadine e lo stesso futuro del pianeta alla sete di profitto e controllo delle risorse energetiche. Siamo per il disarmo e il reinvestimento delle risorse a tutela dei diritti per tutti e tutte: più fondi per sanità, istruzione, lavoro, casa e welfare, per una vera e urgente transizione energetica. Proponiamo un modello che metta al centro la cura delle persone, delle relazioni e della natura, contro l’economia di guerra. Per questo, dalla Puglia alla Toscana, dal Comando della stazione navale di Brindisi alla base americana di Camp Darby, ci mobilitiamo il 19 luglio per dire no a qualsiasi militarizzazione dei territori, per bloccare le infrastrutture della guerra globale. Ci ricolleghiamo alla mobilitazione che nelle scorse settimane si è svolta a Sigonella e invitiamo gli altri territori a muoversi contro le basi più vicine e a continuare a costruire manifestazioni plurali contro la guerra e il riarmo, e dimostrare che un altro mondo è possibile e necessario. Comitati organizzatori delle manifestazioni del 19 luglio Appuntamenti 19 Luglio – ore 9 via vecchia Livornese 788, Pisa Presidio a Camp Darby. No war No Rearm, No Genocide https://www.facebook.com/events/706850958889602 – ore 18 Piazza Francesco Crispi, Brindisi Manifestazione Regionale contro la guerra, per la Palestina, la Giustizia Sociale e Climatica https://www.facebook.com/events/1071721651727338
Manifestazione in Sicilia: “La Sicilia sarà più bella senza il MUOS e senza Sigonella”
“La Sicilia sarà più bella senza il MUOS e senza Sigonella” è stato uno degli slogan, insieme al grido di Palestina libera, che, nonostante il caldo torrido, centinaia di manifestanti hanno gridato avvicinandosi ai cancelli di una delle basi militari più importanti d’Europa. Prosegue, dunque, nell’isola la mobilitazione a fianco del popolo palestinese, per l’immediato cessate il fuoco e contro il genocidio in atto. Dopo la partenza della prima nave della Freedom Flotilla da Catania, sequestrata, in acque internazionali, dall’esercito israeliano, i Comitati provinciali per la Palestina hanno promosso, il 6 luglio, una nuova mobilitazione contro la base di Sigonella, snodo essenziale per le operazioni militari USA e israeliane, come è avvenuto, per ultimo, durante i bombardamenti contro l’Iran. Tantissime le adesioni, dalle sezioni locali di ANPI e ARCI, ai sindacati di base (in particolare Cobas e USB, ma anche esponenti locali della FLC CGIL), ai partiti della sinistra (Alleanza Verdi Sinistra, Rifondazione, Potere al Popolo), a tante Associazioni della società civile. Una manifestazione che ha anche denunciato la corsa al riarmo, e quindi, all’ampliamento dei fronti di guerra, e il folle aumento delle spese militari che sottrarrà ulteriori e decisive risorse allo stato sociale (sanità, scuola, trasporti…). Un corteo che ha anche rappresentato quella maggioranza della società civile che si batte per la pace, a fronte di un Parlamento che, quasi unanimemente, continua a votare per l’invio delle armi e sostiene le politiche di guerra. Negli interventi conclusivi di esponenti della Comunità Araba, di Freedom Flotilla e di un esponente dei Comitati promotori della manifestazione si è ribadito che la mobilitazione continua e che molti altri appuntamenti sono previsti nei prossimi giorni. Dall’11 al 13 luglio a Siracusa si manifesterà per “accompagnare” la partenza di una seconda nave verso Gaza. Il 20 a Palermo manifestazione contro le politiche della Regione Siciliana, perché vengano interrotti i rapporti con Israele. Il 2 agosto a Niscemi mobilitazione contro il MUOS.
Stop Riarmo a Torino dentro la fabbrica della Leonardo SpA presso l’aeroporto di Caselle
Nella mattina di sabato 5 luglio a Torino attivisti e attiviste del percorso Stop Riarmo sono entrati/e nello stabilimento di Leonardo presso l’aeroporto di Caselle per manifestare contro il riarmo e il genocidio in Palestina. Una enorme bandiera palestinese e uno striscione con lo slogan “No riarmo” sono stati srotolati dal tetto della fabbrica. Nel pomeriggio, invece, si è svolto un meeting al Parco del Valentino con una tavola rotonda che ha visto l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università tra i partecipanti. Terry Silvestrini, che ha tenuto l’intervento, osserva che l’Osservatorio ormai è conosciuto, e non ha quasi bisogno di presentazioni, mentre meno conosciuti sono il Piano di comunicazione della difesa, con il suo concetto chiave di “Difesa”, e i passi che si vanno facendo verso la leva obbligatoria attraverso i diversi progetti di legge in campo. A questo link un resoconto della tavola rotonda: https://www.pressenza.com/it/2025/07/bloccare-la-guerra-dai-nostri-territori-e-possibile-prima-parte/ COMUNICATO STAMPA Questa mattina diverse decine di persone che afferiscono al percorso cittadino Stop Riarmo sono entrate dentro la sede produttiva della Leonardo a Caselle sventolando bandiere palestinesi al grido di “Fuori la guerra dalle nostre città”. L’importante produzione bellica e gli investimenti in questo campo si fanno sentire in maniera determinante a Torino: in questo momento storico la riconversione industriale in chiave bellica e il diktat della ricerca universitaria funzionale alla guerra sono un quadro cristallino degli obiettivi dei governi come quello italiano. Le fabbriche della guerra come Leonardo costellano il territorio torinese e bloccare la guerra significa bloccare la loro produzione. Questa mattina molti operai hanno sospeso il loro lavoro al passaggio dei giovani e delle giovani che parlavano di ‘Stop alla guerra’ ma che hanno anche sottolineato l’urgenza della loro lotta e degli scioperi per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici. Dopo circa un’ora durante la quale il corteo ha fatto il giro dei vari stabilimenti della fabbrica, issando bandiere palestinesi sugli aerei militari e scandendo cori contro il riarmo, é stato srotolato dal tetto di uno di essi un enorme bandierone palestinese e uno striscione con scritto STOP RIARMO, la digos è arrivata per identificare i presenti. Il percorso cittadino STOP RIARMO vuole costruire una dimensione larga e partecipata di confronto e di attivazione su questi temi: contro la guerra che ha conseguenze nella vita quotidiana e in ogni ambito, dalla sanità alla scuola, dall’università al lavoro, dall’ambiente all’aggressione dei territori. Nel pomeriggio dalle ore 16 al Parco del Valentino il programma continua con una tavola rotonda dal titolo “Bloccare la guerra dai nostri territori é possibile” con vari ospiti come Michele Lancione, Gianni Alioti, ReCommon, il Comitato per il diritto alla tutela della salute e alle cure, l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, il Movimento No Base da Pisa, i portuali del GAP di Livorno e alcune testimonianze da chi ha partecipato alla March to Gaza da Torino. La serata continuerà con una cena popolare e musica live dei Resina e dj set. Per ulteriori informazioni seguire il canale Telegram @STOPRIARMO.
Merkatu di Noto: iniziativa per la Pace e i Diritti con Osservatorio contro la militarizzazione
Intervento dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università domenica 29 giugno nel contesto animato e festivo di Testa dell’Acqua, una frazione del Comune di Noto (Siracusa) dove l’associazione Meraki (https://www.lazytime.org/sicily) organizza un Merkatu contadino mensile. In mezzo alle bancarelle di contadini, apicoltori e artigiani, a laboratori per bambini, e accanto al palco di una band, Nino De Cristofaro e Lorenzo Perrona hanno creato con Vanni Spataro uno spazio di riflessione per cercare di disinnescare l’intervento dei militari nelle scuole. Oltre alle persone che hanno ascoltato sparse nel mercato, una ventina si sono soffermate ad ascoltare e a fare domande, condividendo  e riconoscendo l’impegno e la lotta dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università. In particolare, è stata condivisa la preoccupazione per l’allargamento e l’estensione dei conflitti in atto, soprattutto nel cosiddetto Medio Oriente. Israele, infatti, prosegue nel genocidio del popolo palestinese (anche attraverso il blocco degli aiuti umanitari) e, come avvenuto per ultimo con l’aggressione all’Iran, getta ulteriore benzina sul fuoco. È stata anche sottolineata la subordinazione dell’Unione Europea, incapace di stimolare una politica di pace, subordinata ai diktat di USA e Israele, schierata contro l’avvio di trattative di pace fra Russia e Ucraina. Un quadro generale reso ancora più  preoccupante dal tentativo della maggior parte dei governi, compreso quello italiano, di rendere ‘normale’ la guerra come strumento utile per risolvere problemi e contraddizioni. Per contrastare tutto questo, diventa perciò essenziale costruire, a partire dai luoghi di studio e di ricerca, una grande mobilitazione per la pace e per i diritti. Nella consapevolezza che l’escalation degli armamenti e i sempre maggiori investimenti in questa direzione sottraggono e sottrarranno sempre più risorse alle spese sociali (sanità, scuola, trasporti…) e al benessere dei cittadini. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Siracusa
Appello per manifestazione del 6 luglio a Sigonella contro il riarmo e la guerra
FERMIAMO IL GENOCIDIO DEL POPOLO PALESTINESE IMPEDIAMO LA TERZA GUERRA MONDIALE E IL RIARMO EUROPEO SMANTELLIAMO LE BASI USA-NATO – SMILITARIZZIAMO SIGONELLA In questi giorni i ministri degli Esteri dell’UE sono a Bruxelles per decidere, a porte chiuse, se continuare a premiare Israele con un accordo commerciale da 45 miliardi di euro mentre bombarda i civili e affama un’intera popolazione. Dobbiamo imporre all’UE e al governo italiano di fermare il genocidio del popolo Palestinese messo in atto da Israele, e di fare pressione sullo stato sionista per fermare i crimini di guerra, l’apartheid, l’occupazione militare e la pulizia etnica. La Sicilia, con la presenza diffusa delle basi USA e NATO, come Sigonella e il MUOS a Niscemi, da troppo tempo supporta gli interventi militari in Medio Oriente. Ricordiamo, in particolare, l’invio di aerei cargo Globemaster con munizioni per la base di Nevatim, la flotta di velivoli-spia Boeing P-8 Poseidon, che affiancano i droni Global Hawk e Triton, e che transitano e stazionano a Sigonella. Ancora, il recente attacco ai siti nucleari in Iran, è stato eseguito dal sottomarino nucleare USS Georgia sotto il comando navale USA in Europa e Africa NAVEUR-NAVAF, con sede a Napoli. È arrivato il momento che il popolo della pace in Sicilia riprenda la Lotta e la Resistenza – dopo le grandi mobilitazioni contro gli euromissili a Comiso e contro il MUOS a Niscemi – con una nuova, grande mobilitazione popolare per fermare le micidiali spirali guerrafondaie, alimentate dai criminali aumenti delle spese militari e dai paralleli tagli alle spese sociali. LA SICILIA SARÀ PIÙ BELLA SENZA IL MUOS E SENZA SIGONELLA. Domenica 6 luglio, alle ore 10,00, manifestazione regionale a Sigonella Promotori Catanesi Solidali con il Popolo Palestinese; Comitato Giarre/Riposto per la Palestina; Comitato per il sostegno al popolo palestinese della riviera jonica messinese; Comitato provinciale per la Palestina Libera Caltanissetta; Coordinamento Messina/Palestina; Comitato Siracusa per la Palestina; Assemblea Palermitana Solidale con la Palestina Adesioni Alleanza Verdi Sinistra Sicilia; ANPI CT; ANPI Avola; Antudo; ARCI Catania; Assemblea no guerra PA; Associazione Antimafie Rita Atria; Associazione Comunista Olga Benario CT; Associazione Radio Aut PA; Carovane Migranti; Casa del Popolo Peppino Impastato PA; Casa22 CL; Catanesi Solidali con il Popolo Curdo; Circolo Città Futura CT; Circolo Tina Modotti Associazione di amicizia Italia-Cuba CT; Cobas Scuola Sicilia; Comitato di base No Muos PA; Collettivo di studio e ricerca Gabriele Centineo; Comitato Nour Pa; Comitato No MUOS Niscemi; Coordinamento Disarmiamoli PA; Democrazia Sovrana e Popolare CL; FLC CGIL CL, EN; Generazioni Future; Global March to Gaza Italia; La Città Felice CT; LHIVE CT; Fridays For Future CL; Movimento NO MUOS; Movimento Siciliano D’azione; No Riarmo CL; Nuova Unione Popolare EN; Officina Rebelde CT; Palermo Solidale con il Popolo Curdo; Partito Comunista dei Lavoratori; Partito dei Carc-PA; Potere al Popolo Sicilia; Potere al Popolo CT; grazie Sicilia; Rifondazione Comunista Sicilia; Rifondazione Comunista SR/RG; Sinistra Anticapitalista; Sinistra Futura Sicilia; Student X Palestina Catania; SUNIA; UGS Sicilia; USB Sicilia; V.I.S. – Valverdesi per l’Indipendenza della Sicilia; UDU CT; Zona Aut Pa