Domusnovas (SU), manifestazione davanti alla RWM, fabbrica di bombe e droni da guerraDomenica 19 ottobre 2025 si è svolta la manifestazione presso lo stabilimento
della RWM di Domusnovas (SU), contro la produzione bellica di questa fabbrica a
capitale Rheinmetall, contro la commercializzazione di ordigni di morte quali le
famigerate bombe MK 82, 84 ecc. (con cui la coalizione saudita causò un disastro
umanitario bombardando lo Yemen), e ancora mine navali, proiettili d’artiglieria
(che riforniscono la guerra in Ucraina), droni da combattimento su progetto
fornito dall’israeliana U-Vision, commercializzati in Paesi NATO.
Alla chiamata, partita dal comitato Stop RWM e dal Comitato sardo di solidarietà
per la Palestina, ha risposto la partecipazione di un centinaio di manifestanti
di Cagliari e del Sud Sardegna, sia persone venute per la prima volta a
manifestare contro la RWM che appartenenti a comitati e associazioni che da
tempo hanno preso posizione in merito: Cagliari Socialforum, Movimento
Nonviolento, Sardigna Natzione, USB, Cobas Scuola Cagliari, Osservatorio contro
la militarizzazione delle scuole e delle università, A Foras. C’era il pacifista
Marco Loi della Sumud Flotilla.
Anche due giorni prima, venerdì 17, si è svolto un sit in davanti al Consiglio
regionale, via Roma, su iniziativa della CSS – Confederazione Sindacale Sarda, e
altri comitati, per chiedere la riconversione della fabbrica ad una produzione
non compromessa con la guerra e la distruzione di massa.
Un mese prima, il 16 settembre un ampio insieme di associazioni ambientaliste e
antimilitariste consegnava, per la Presidente Todde, una relazione dettagliata
in cui si è chiesto che la Regione non approvi lo studio di Valutazione di
Impatto Ambientale presentato dalla RWM.
Infatti la Regione Sardegna dovrà presto pronunciarsi sulla VIA ex post
presentata tre anni fa dalla RWM in seguito alla bocciatura inflitta dal
Consiglio di Stato all’azienda per una causa intentata da Italia Nostra, USB,
Assotziu Consumadoris de Sardigna contro l’ampliamento della fabbrica avvenuto
scavalcando norme edilizie e ambientali. In particolare la sentenza del
Consiglio di Stato ha contestato la mancanza della Valutazione di Impatto
Ambientale da cui l’azienda era stata esentata dall’allora giunta regionale di
centro sinistra. La recentissima sentenza del TAR (17 ottobre) chiede che la
Regione si esprima entro 60 giorni sulla VIA ex post presentata dalla RWM.
Consapevoli di queste cruciali questioni che sono state anche esposte in alcuni
interventi, i manifestanti hanno percorso un tratto di strada sino a fermarsi ad
una certa distanza dall’ingresso della fabbrica, strettamente presidiata da
polizia e carabinieri, hanno atteso il cambio turno dei dipendenti che però sono
stati portati da un autobus attraverso la strada privata di un’azienda
adiacente. Sono stati visti scendere dall’autobus e fare un tratto a piedi verso
la fabbrica. E in quel momento, tra i fischi di disapprovazione, è scattato il
paragone con quella classe operaia che invece ha bloccato il transito ai porti
delle navi contenenti materiale bellico.
Più tardi al rientro, una potente locomotiva di tir che camminava verso la
fabbrica è andata a trovarsi davanti al corteo che procedeva in direzione
opposta e costringeva la locomotiva a tornare indietro.
Quale micidiale carico di morte sarà sistemato su quei tir? E quale sarà la sua
destinazione? Forse darà un contributo al genocidio che si svolge nella Striscia
di Gaza, a cui la RWM è sospettata di aver fornito armi, anche se di questo non
c’è la prova provata?
Abbiamo osservato come l’informazione riguardo all’RWM è aumentata tra le
persone che partecipano alle manifestazioni e intervengono pubblicamente. Questi
prossimi due mesi saranno certamente significativi per le prese di posizione
verso la Regione perché non ceda a prevedibili pressioni per l’approvazione
della VIA, che significherà la messa in azione delle nuove linee e una
produzione triplicata di ordigni bellici.
Certo, la crisi industriale generale a cui assistiamo, di cui la crisi del polo
industriale di Portovesme non è che un caso particolare, rende prevedibile una
svolta sempre più accentuata verso l’economia di guerra, ma è ancora possibile
ostacolare questa tendenza e cercare altre vie d’uscita.
LA POLITICA E L’OPINIONE PUBBLICA CONTRARIE AL RIARMO POSSONO FARE LA
DIFFERENZA.
Qui alcuni scatti della manifestazione.
VolantinoManifestazione19Ottobre2025Download
Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università,
Cagliari