Ambiente Europa 2025: il profilo dell’Italia tra progressi e ritardi

Pressenza - Monday, October 20, 2025

Ogni cinque anni, come previsto dal suo regolamento istitutivo, l’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) pubblica un rapporto sullo stato dell’ambiente nel vecchio continente. “Ambiente Europa 2025″ è il settimo rapporto sullo stato dell’ambiente pubblicato dall’AEA dal 1995 ed è stato elaborato in stretta collaborazione con la Rete europea d’informazione e di osservazione ambientale (Eionet) dell’AEA, composta da esperti e scienziati di spicco nel campo ambientale, provenienti dai 32 Paesi membri dell’AEA e dai sei Paesi cooperanti. Qual è il profilo del nostro Paese che emerge dal Rapporto?

L’Italia sta compiendo passi significativi verso la sostenibilità, ma deve affrontare numerose sfide. Il nostro Paese eccelle nell’agricoltura biologica e per le aree protette, che coprono il 21,7% del territorio, tuttavia deve aumentare questa quota per contribuire al raggiungimento dell’obiettivo UE del 30% entro il 2030. Le emissioni di gas serra (GHG) sono diminuite dal 2005, ma sono necessarie ulteriori riduzioni per raggiungere gli obiettivi UE. Quanto alle energie rinnovabili, l’Italia ha superato l’obiettivo del 2020 e punta a raggiungere il 38,7% di utilizzo di energia rinnovabile entro il 2030. Sebbene il consumo di energia sia diminuito, il tasso di riduzione deve però essere raddoppiato per raggiungere gli obiettivi futuri. Le perdite economiche legate al clima sono invece in aumento, evidenziando la necessità di solide strategie di adattamento. E anche la gestione dei rifiuti e le pratiche di economia circolare richiedono miglioramenti.

Particolare preoccupazione viene evidenziata a proposito del consumo di suolo, che continua a essere un problema critico: dal 2006, oltre 120.000 ettari sono stati impermeabilizzati, il 40% dei quali concentrato nelle regioni settentrionali, esercitando una pressione significativa sugli ecosistemi. Dal punto di vista climatico, le emissioni di gas serra sono diminuite del 20% negli ultimi 30 anni. Tuttavia, le proiezioni per il 2030 indicano che le emissioni del settore ESR potrebbero diminuire solo del 41% rispetto ai livelli del 2005, non raggiungendo l’obiettivo del 43,7%. Allo stesso tempo, le energie rinnovabili, sebbene in crescita, richiedono una significativa accelerazione negli sforzi per raddoppiare la loro quota e raggiungere il 38,7% entro il 2030. La qualità dell’aria rimane una sfida: i decessi prematuri attribuibili al PM2,5 sono diminuiti del 32%, ma il tasso deve diminuire ulteriormente per allinearsi al piano UE per l’inquinamento zero.

La gestione delle risorse idriche mostra segnali incoraggianti: tra il 2016 e il 2021, il numero di corpi idrici in buono stato chimico è aumentato, mentre il numero di corpi idrici non classificati è diminuito rispetto ai livelli del 2010-2015. Tuttavia, la biodiversità acquatica continua a essere minacciata dall’inquinamento e dai cambiamenti climatici. Infine, le perdite economiche dovute a eventi climatici estremi sono in aumento, sottolineando la necessità di un adattamento strutturale. Nonostante i progressi compiuti, la transizione ecologica dell’Italia richiede un approccio più forte e integrato per affrontare sistematicamente le sfide ambientali e climatiche.

Il Rapporto dedica particolare attenzione alle sfide socioeconomiche che il nostro Paese ha di fronte. “L’Italia si trova ad affrontare sfide socioeconomiche, tra cui un crescente divario economico generazionale, una scarsa mobilità sociale e una significativa povertà energetica, che colpiscono milioni di famiglie. Più una persona è giovane, più è probabile che si trovi in ​​difficoltà; questo è il risultato di una stagnazione salariale trentennale. In un contesto di mobilità sociale piuttosto scarsa, l’insicurezza economica e i ritardi nelle prestazioni di welfare rendono le persone più a rischio di povertà ed esclusione sociale. La povertà energetica delle famiglie (definita come difficoltà nell’acquistare il paniere minimo di beni e servizi energetici) colpisce il 7,7% delle famiglie e il 9,5% delle famiglie non è in grado di riscaldare adeguatamente la propria casa . I redditi sono inoltre meno distribuiti rispetto alla media UE-27”.

Per quanto riguarda l’Europa nel suo complesso, il Rapporto evidenzia come siano stati compiuti progressi significativi nella riduzione delle emissioni di gas serra e dell’inquinamento atmosferico, ma anche come lo stato generale dell’ambiente continui a non essere buono, soprattutto per quanto riguarda la natura, che continua a subire degrado, sfruttamento eccessivo e perdita di biodiversità. Anche gli effetti dell’accelerazione dei cambiamenti climatici sono una problematica urgente. Le prospettive per la maggior parte delle tendenze ambientali sono preoccupanti e comportano gravi rischi per la prosperità economica, la sicurezza e la qualità della vita in Europa. Il Rapporto sottolinea che cambiamenti climatici e degrado ambientale rappresentano una minaccia diretta per la competitività dell’Europa, dipendente dalle risorse naturali. Il documento evidenzia inoltre che il conseguimento della neutralità climatica entro il 2050 dipende anche da una migliore e più responsabile gestione del suolo, dell’acqua e di altre risorse.

Protezione delle risorse naturali, mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, insieme alla riduzione dell’inquinamento rafforzeranno la resilienza delle funzioni sociali vitali che dipendono dalla natura, quali la sicurezza alimentare, l’acqua potabile e le difese contro le inondazioni.

Qui per approfondire: https://www.eea.europa.eu/en/europe-environment-2025.

Giovanni Caprio