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Manifestazione contro la fabbrica RWM: oltre 120 persone dicono di no all’industria delle armi
Venerdì primo agosto intorno alle sette di sera si è tenuta la manifestazione pacifista organizzata dalla Confederazione Sindacale Sarda, Assotziu Consumadoris Sardigna, Sardegna Pulita e Donneambientesardegna fuori dai cancelli della fabbrica di armi RWM di Domusnovas. Le organizzazioni pacifiste si sono espresse ancora una volta contro la produzione di armi e l’esportazione ai paesi coinvolti nei principali scenari bellici internazionali. L’evento è stato coordinato da Angelo Cremone, presidente di Sardegna Pulita, che oltre ad aver moderato gli interventi prestabiliti del segretario generale della Confederazione Sindacale Sarda Giacomo Meloni e del parroco della Parrocchia santissima Immacolata di Iglesias don Roberto Sciolla e altri attivisti intervenuti nel corso della manifestazione, ha offerto un’accorata e coinvolgente interpretazione canora, insieme a Lidia Frailis presidente dell’associazione Donneambientesardegna, incentrata su brani che affrontano temi significativi legati ai diritti umani. All’iniziativa, alla quale hanno aderito 32 associazioni e diversi esponenti della Chiesa cattolica locale, hanno preso parte oltre 120 partecipanti che sono rimasti fino al termine, intorno alle nove di sera. Di seguito l’elenco delle associazioni e dei sacerdoti aderenti: Confederazione Sindacale Sarda, Sardegna Pulita, Donneambientesardegna, Assotziu Consumadoris Sardegna, Asarp, Liberi agricoltori e pastori Sardegna, Ufficio Studi Giovanni Maria Angioy della CSS, Comitato per la riconversione della RWM Italia, Emergency, Warfree- liberu dae sa gherra, Sardigna pro s’Europa, Sa Defenza, Centro di ascolto e comunità Madonna del Rosario di don Angelo Pittau, Comunità La Collina di Don Ettore Cannavera, Comitato a difesa del territorio No Tyrrhenian Link, ISDE Sardegna, Amici Pax Christi, Presidio permanente del popolo Sardo, comunità S’Aspru di padre Salvatore Morittu, Bentu de libertadi di Cagliari, CEC- comitato ecologico consapevole, Circolo popolo della famiglia Sardegna, ANPI provinciale Cagliari, Cascom impresas de Sardigna, Associazione costituente per Sassari, Ultima Generazione, Il Crogiuolo, Casa Emmaus, Cobas Scuola Cagliari, Theandric Teatro, Rossomori de Sardigna, Monsignor Mosè Marcia Vescovo emerito della Diocesi di Nuoro, don Roberto Sciolla, parroco della Parrocchia Santissima Immacolata di Iglesias, Monsignor Angelo Pittau, don Ettore Cannavera, don Guido Rossandich, padre Morittu. Enrico Sanna
La trasversalità liberista fra ex-sinistra, ciellini e destra: il caso-Milano 2025
Già il caso Penati aveva mostrato lo sviluppo dell’intesa fra Lega delle Cooperative e Compagnia delle Opere (Comunione&Liberazione/i ciellini) in particolare nel piano dell’Idroscalo Park, il centro commerciale che valeva un miliardo (2011). Mario De Gasperi (ex-sindaco di Pioltello), autore del libro Il malessere della città. Finanza immobiliare e inquietudini urbane (ExCogita, 2009), l’aveva denunciato. Quando si parlò di Idroscalo Center, scrive De Gaspari, in lettera indirizzata a diversi esponenti del Pd lombardo, “mi opposi con tutte le mie forze a questo progetto, ma praticamente era vietato parlarne e questa fu una delle cause della mia emarginazione nel gruppo e nel partito” (il Fatto Quotidiano). > E NEL 2010, IN PERIODO DI ELEZIONI REGIONALI) SUL SUO SITO AGNOLETTO AVEVA > SCRITTO > > “Gli arresti (di febbraio 2010) dimostrano che non siamo di fronte a delle > mele marce: il sistema è marcio! E il marciume non riguarda solo le destre ma > anche il Pd: l’illegalità, la corruzione e le clientele sono trasversali a un > sistema fondato sul consociativismo. L’intreccio affaristico, spesso illegale, > tra esponenti del PdL e del PD è il risultato di una mancata vera opposizione > del PD e la ricerca da parte del partito di Penati di un accordo a qualunque > costo con Formigoni. Ma non gli avevano proposto un accordo tecnico e non > l’avevano definito miope e irresponsabile perché non aveva accettato il loro > apparentamento”. Il caso della giunta di Milano 2025 In quella prateria terreno di caccia per immobiliaristi e costruttori c’erano cowboy con una fede comune: Comunione e Liberazione. Perché è vero che questo non è un affare di CL. Ma è anche vero che sono diversi i ciellini, esponenti storici o più recenti sostenitori e amici, citati nella valanga di pagine dell’inchiesta sull’urbanistica. A partire dall’architetto Giuseppe Marinoni e dall’imprenditore Pella, nipote di uno dei Memores che vivevano con Formigoni, l’ex dirigente comunale Oggioni, l’architetto Marinoni diventato amico del movimento. E non indagati ma citati nelle intercettazioni gli ex assessori Bardelli e Masseroli (milano.repubblica).  Ma dalle carte emerge che gli inquirenti non si limitano alle accuse di corruzione «diretta», ma vorrebbero piuttosto dimostrare l’esistenza in commissione Paesaggio di un sistema più complesso e articolato. (Milano Finanza) Marinoni, quando era presidente della Commissione paesaggio, non faceva mistero di avere concordato con l’assessore all’Urbanistica Tancredi di inserire nei progetti, si legge nelle carte del gip: “Una spolverata di edilizia sociale, come ingrediente per ravvisare un interesse pubblico” (cioè per agevolarne l’approvazione). Tra il marzo del 2022 e il novembre del 2024, quando all’allora presidente della Commissione paesaggio, è stato sequestrato il telefono, si contano, sulla base degli atti degli inquirenti, almeno 25 riferimenti a incontri, call, riunioni o promemoria su progetti di Coima (Il Fatto Quotidiano) Il giudizio per le Park Towers,  dopo la conferma in Cassazione dl sequestro delle Torri Lac, ieri il Tribunale del Riesame motiva la conferma del sequestro ordinato in maggio dal gip Mattia Fiorentini del progettato «Giardino Segreto» vicino a Scalo Farini in via Lepontina 7/9 ad opera della proprietaria omonima srl rappresentata da Luigi Cerini: demoliti due piani di ex uffici e laboratori, alti quasi 12 metri su 1.562 mq. (Corriere Milano)  > FRA ALTRO: > > I PROGETTI – I COSTRUTTORI – LE “UTILITA'” > > Secondo la procura di Milano, l’approvazione dei progetti immobiliari sarebbe > frutto da un lato di pressioni, dall’altro di uno scambio di utilità elargite > a pubblici funzionari in conflitto di interesse con il loro ruolo. Nello > specifico sono state ricostruiti i seguenti pagamenti: > > GIUSEPPE MARINONI, ex presidente commissione Paesaggio > – Euro 369.596, 56 da J+S Spa per i progetti Goccia-Bovisa, Gardella 2, > Palizzi 89, Pisani 16, Pisani 20 e Livraghi 19 > – Euro 10.040,60 da ACPV Architects Srl per i progetti I portali – Gioia 20 e > Tortona 25 > – Euro 26.901 da Lombardini22 per Bastioni Porta nuova 19 e Corti di Bayres > – Compenso non individuato da Arch Group SA per il progetto Fioravanti Aristo > 5″; > > ALESSANDRO SCANDURRA, membro commissione Paesaggio > – Euro 279.136 da Egidio Holding per i progetti Hidden Garden, Salomone 77, > Grazioli 59, Park Towers e  East Town > – Euro 321.074, 72 da Castello Sgr per il progetto Torre Futura > – Euro 2.579.127,98 da Kryalos Sgr per il progetto Verziere 11/Cavallotti 14 > – Euro 138.873,19 da Coima Sgr per il progetto PII Porta Romana e P39 > Pirellino”. > >   Salvatore Turi Palidda
Aumenta del 15% la superficie del territorio italiano a rischio frane
Il territorio italiano a rischio frane passa dai 55.400 km² del 2021 ai 69.500 km² del 2024, pari al 23% del territorio nazionale. Gli incrementi più significativi si rilevano nella Provincia Autonoma di Bolzano (+ 1,2%), Toscana (+ 52,8%), Sardegna (+ 29,4%), Sicilia (+20,2%) e sono dovuti principalmente a studi di maggior dettaglio effettuati dalle Autorità di bacino distrettuali e dalle Province autonome. Le aree classificate a maggiore pericolosità (elevata P3 e molto elevata P4) dall’8,7% passano al 9,5% del territorio nazionale. Nel 2024, il 94,5% dei comuni italiani è a rischio frana, alluvione, erosione costiera o valanghe. Migliora invece la situazione delle spiagge italiane: sul fronte dell’erosione costiera risultano più i tratti in avanzamento (+ 30 Km) che quelli in erosione. E’ questo il quadro che emerge dal quarto Rapporto ISPRA sul “Dissesto idrogeologico in Italia” – Edizione 2024,  il lavoro triennale dell’Istituto presentato di recente a Roma. Il triennio 2022-2024 è stato segnato da eventi idro-meteorologici di eccezionale intensità: le esondazioni diffuse lungo le aste fluviali principali e secondarie nelle Marche del settembre 2022, le colate rapide di fango e detrito nell’isola di Ischia nel novembre 2022 con 12 morti, le alluvioni in Emilia-Romagna nel maggio 2023, con danni stimati in 8,6 miliardi di euro, le intense precipitazioni in Valle d’Aosta e Piemonte settentrionale nel giugno 2024, con effetti significativi in termini di esondazioni e colate detritiche. I cambiamenti climatici stanno determinando un incremento della frequenza delle piogge intense e concentrate, con conseguente aumento delle frane superficiali, delle colate rapide di fango e detriti, delle alluvioni, incluse le flash flood (piene rapide e improvvise), amplificando il rischio con impatti anche su territori storicamente meno esposti. L’ISPRA ha censito anche  i fenomeni franosi, che confermano che l’Italia è tra i Paesi europei più esposti al rischio frane. Secondo i dati aggiornati dell’Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia (IFFI), realizzato da ISPRA in collaborazione con Regioni, Province autonome e le Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente (ARPA), sono oltre 636.000 le frane censite sul territorio nazionale. Un dato importante, se si considera che circa il 28% di questi fenomeni è caratterizzato da una dinamica estremamente rapida e da un elevato potenziale distruttivo, con conseguenze spesso drammatiche, inclusa la perdita di vite umane. Quasi 6 milioni di italiani vivono quindi in aree a rischio frane: nel 2024 la popolazione a rischio frane in Italia è complessivamente pari a 5,7 milioni di abitanti, di cui 1,28 milioni residenti in aree a maggiore pericolosità (P3 e P4), pari al 2,2% della popolazione totale. Oltre 582 mila famiglie, 742.000 edifici, quasi 75.000 unità locali di impresa e 14.000 beni culturali sono esposti a rischio nelle aree a maggiore pericolosità da frana. Per quanto riguarda l’erosione costiera, c’è invece – come si diceva –  un’inversione di tendenza per le spiagge italiane: oltre 1.890 km di spiagge hanno subito cambiamenti significativi tra il 2006 e il 2020, con alterazioni dell’assetto della linea di riva superiori a 5 m, pari a circa il 23% dell’intera costa italiana, ovvero al 56% delle sole spiagge, con 965 km che risultano in avanzamento e 934 km in erosione. Si segnala quindi un’inversione di rotta ed una prevalenza della lunghezza dei tratti di costa in avanzamento su quelli in erosione di circa 30 km. Seppur non riscontrabile in tutte le regioni, è da considerarsi quale probabile effetto dei numerosi e continui sforzi compiuti negli anni per mitigare il dissesto costiero con interventi di ripascimento e opere di protezione. Sul fronte delle valanghe, la superficie potenzialmente soggetta a tale fenomeno  è di 9.283 km², pari al 13,8% del territorio montano sopra gli 800 metri di quota. Per la prima volta ISPRA realizza una cartografia armonizzata nazionale grazie al contributo di AINEVA, del Servizio Meteomont dei Carabinieri, e delle Regioni e ARPA competenti. A supporto delle politiche di prevenzione e intervento, ISPRA gestisce anche due strumenti chiave: IdroGEO, la piattaforma pubblica e open data per la consultazione delle mappe e dei dati aggiornati sul dissesto e ReNDiS, il Repertorio nazionale degli interventi finanziati per la difesa del suolo. Il nuovo assistente virtuale di IdroGEO, basato sull’Intelligenza Artificiale, dialoga con l’utente, fornendo informazioni e rispondendo a domande sul dissesto idrogeologico. In base ai dati del Repertorio ReNDiS, aggiornati al dicembre 2024, sono quasi 26.000 gli interventi censiti negli ultimi 25 anni, per un finanziamento totale di 19,2 miliardi di euro. Nei giorni scorsi la presidente dell’Ance, Federica Brancaccio, in audizione alla Commissione sul rischio idrogeologico e sismico della Camera, ha denunciato che “la Legge di bilancio per il 2025 (legge n. 207/2024, commi 796-798 e 801) ha disposto tagli per circa 6,5 miliardi di euro nel periodo 2025–2034, di cui 673 milioni concentrati nel triennio 2025–2027”, auspicando che il decisore pubblico possa progressivamente ripristinare le risorse distolte, come avvenuto recentemente per i fondi destinati alla manutenzione della rete stradale provinciale. E a dimostrazione della particolare esposizione ai rischi naturali dell’Italia, ove ben 7.463 Comuni sono a rischio per frane, alluvioni, valanghe e/o erosione costiera, la presidente Federica Brancaccio ha evidenziato come  – a proposito del Fondo di solidarietà dell’UE per il periodo 2002-2022 –  l’Italia sia stata il maggior beneficiario con oltre 3 miliardi di euro ricevuti, pari a circa il 37% dell’importo totale di 8,2 mld erogato a 28 Paesi europei (https://ance.it/wp-content/uploads/allegati/Documento_audizione_Ance.pdf).  Qui per scaricare il Rapporto ISPRA: https://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/rapporti/dissesto-idrogeologico-in-italia-pericolosita-e-indicatori-di-rischio-edizione-2024.  Giovanni Caprio
Riflessioni, interrogativi, dubbi dopo il Festival Alta Felicità
La “convergenze” degli incontri e delle riflessioni dimostrano la capacità, la volontà, la testardaggine di chi vuole ancora spendersi per un mondo più giusto, per abbattere le diseguaglianze, per smettere di riarmarsi, per lottare contro le gradi devastazioni e rimettere la persona umana e la difesa del Creato al centro del dibattito pubblico e delle scelte politiche. Dobbiamo continuare a far finta di niente, a girare la testa dall’altra parte, a lasciare che scelte scellerate continuino a rovinare la vita delle persone e siano solamente occasioni di speculazioni finanziarie? Tra gli spunti di riflessione presentati al Festival Alta Felicità, mi pare importante dare risalto al primo appuntamento che ha aperto il Festival venerdi 25 luglio alle ore 10.00 con la presentazione del libro “Sotto il cielo di Gaza” di Don Nandino Capovilla e di Betta Tusset e con Enzo Infantino. Don Nandino è parroco di Marghera, Venezia, da anni impegnato in progetti di inclusione sociale per migranti e senza fissa dimora. Ha ricoperto il ruolo di coordinatore nazionale di Pax Christi Italia dal 2009 al 2013, ed è particolarmente noto per la campagna “ponti e non muri” sulla questione israelo‑palestinese. Betta Tusset, veneziana, consigliera nazionale di Pax Christi Italia, laureata in lettere moderne, è attiva nel mondo del volontariato sociale; dal 2018 al 2020 ha coordinato nella sua città un progetto di inclusione sociale, abitativa e lavorativa per persone migranti in situazioni di vulnerabilità. Enzo Infantino, cooperante calabrese e attivista per i diritti umani, è impegnato da oltre vent’anni nelle missioni di solidarietà e riflessione sui conflitti contemporanei. Originario di Palmi, in Calabria, ha lavorato in contesti difficili come i campi profughi in Grecia, Siria, Libano, Cisgiordania e Gaza. Enzo è stato protagonista di numerose missioni nei campi profughi di Grecia e Medio Oriente, compresi i campi di Idomeni, in Grecia al confine con la Macedonia, dove per mesi sono rimasti bloccati oltre sedicimila esseri umani. Il libro “Sotto il cielo di Gaza”, pubblicato l’11 marzo 2025 da Edizioni La Meridiana, è un libro-inchiesta realizzato attraverso una serie di conversazioni con Andrea De Domenico, funzionario dell’OCHA, l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari, attivo nei territori palestinesi occupati e si presenta come “raccoglitore di storie, testimonianze e dati”, descrivendo il dramma vissuto quotidianamente a Gaza per il genocidio in corso: perdita della casa, della terra, della libertà di movimento, di pane, acqua, salute, istruzione con statistiche aggiornate all’inizio del 2025,  che riportano numeri drammatici: decine di migliaia di morti, la maggioranza donne e bambini, infrastrutture distrutte, tra cui scuole, case, strutture sanitarie; emergenza alimentare e malnutrizione diffusa tra la popolazione di Gaza. Il libro denuncia quella che Don Nandino definisce il genocidio del popolo palestinese come criminale e mette al centro la responsabilità internazionale di ridurre il massacro di civili inermi a soli dati numerici, dimenticandosi dei “volti e dei nomi” di ogni vittima, a cui è negata da decenni di occupazione militare ogni diritto. “Sotto il cielo di Gaza” è anche un libro di preghiera e di supplica, quelle che a partire dai testi biblici ha scritto Michel Sabbah, patriarca emerito di Gerusalemme, chiedendo al Signore di “fermare la morte e la guerra e di convertire all’umanità quelli che hanno piani di morte nei loro cuori”. L’incontro con Don Nandino, Betta ed Enzo ha rappresentato delle voci autentiche, radicate nei propri contesti di vita ma rivolte al mondo, dove ogni gesto quotidiano può essere seme di cambiamento e resistenza. Gli interrogativi nascono dagli altri dibattiti ed eventi culturali: il Festival ha presentato un’ampia proposta di incontri, presentazioni e confronti, dal tema dell’Intelligenza Artificiale alla precarietà e al lavoro in “zone di sacrificio” (Ilva Taranto e  GKN di Campi Bisenzio); dal dibattito “Liberi tuttu: rappresentazione, cura e diritti” su disabilità, autodeterminazione e resistenza, al focus su nucleare, agrivoltaico, riarmo, riconversione ambientale; dall’assemblea “Guerra alla guerra” contro riarmo europeo e genocidio in Palestina al dialogo tra Patrick Zaki e Ilaria Salis su democrazia, repressione e diritti. A tutte queste occasioni – alle quali si sono affiancate altre presentazioni di libri nell’area autogestita –  la partecipazione è stata massiccia con tantissimi giovani interessati ad approfondire i vari temi toccati, dimostrandosi giustamente preoccupati per il futuro loro e del pianeta. La “convergenze” degli incontri che, per chi vuole, sono tutti disponibili sul sito del festival , dimostrano la capacità, la volontà, la testardaggine di chi vuole ancora spendersi per un mondo più giusto, per abbattere le diseguaglianze, per smettere di riarmarsi, per lottare contro le gradi devastazioni e rimettere la persona umana e la difesa del Creato al centro del dibattito pubblico e delle scelte politiche. Dobbiamo continuare a far finta di niente, a girare la testa dall’altra parte, a lasciare che scelte scellerate continuino a rovinare la vita delle persone e siano solamente occasioni di speculazioni finanziarie? Così arriviamo ai dubbi: davvero l’incendio di alcune sterpaglie e di alcuni manufatti sono solo segno di violenza? Non possono essere considerati sabotaggi? Qualcuno ha scritto che in questo modo si passa dalla parte del torto, che così non si è ascoltati, che non si riesce a dialogare… Sono 30 anni che si cerca il dialogo nel merito dell’opera, non degli slogan, sono 30 anni che si prova in tutti i modi ad avere degli incontri con i tecnici di LTF prima e Telt adesso, non vi è MAI stata data un’occasione che sia una di confrontarsi. Ricordo solo due occasioni: “Ascoltateci” digiuno a staffetta nel 2012 in Piazza Castello a Torino e in Valle, che non ha prodotto alcun risultato; un incontro pubblico in una parrocchia a Torino presente Virano, all’epoca presidente dell’Osservatorio sul TAV, e quando abbiamo fatto alcune domande precise e puntuali, siamo stati gentilmente accompagnati fuori con la motivazione che quello non era né il luogo né il momento: eravamo solo in 2 mio marito ed io. E potrei andare avanti ancora a lungo con tanti e tanti esempi di come la voluta mancanza di confronto sia sempre stata da parte dei proponenti l’opera. Le nostre argomentazioni non sono mai state considerate, saliamo agli onori della cronaca solo quando avvengono fatti “violenti” come quelli di sabato a margine della manifestazione ma nessuno ha dato risalto al comunicato di Amnesty International: > ”La manifestazione del 26 luglio in Val di Susa, organizzata a margine del > festival dell’Alta Felicità dal movimento “No Tav”, è stata caratterizzata da > fasi del tutto pacifiche e da momenti di tensione. Gli osservatori di Amnesty > International Italia erano presenti alla manifestazione e hanno potuto > monitorare due delle azioni realizzate dal gruppo di manifestanti, presso il > cantiere di San Didero e Traduerivi. Nella zona da loro monitorata a San > Didero, gli osservatori hanno documentato un uso sproporzionato e > indiscriminato di gas lacrimogeni da parte delle forze di polizia: tra i 180 e > i 200 in poco più di un’ora contro circa 500 manifestanti, in risposta al > lancio di oggetti. Le forze di polizia hanno utilizzato i gas lacrimogeni > anche contro persone che si stavano allontanando e che non rappresentavano > alcuna minaccia per l’incolumità altrui. In diversi casi, anziché essere > diretti verso l’alto, le granate contenenti gas lacrimogeni sono state > lanciate ad altezza persona: ne è stato testimone diretto anche uno degli > osservatori di Amnesty International Italia, che nonostante indossasse la > pettorina, è stato colpito sulla schiena. Sono state ferite altre due persone, > rispettivamente alla nuca e alla fronte.  Come già emerso in precedenti > osservazioni in Val di Susa, anche quest’anno le forze di polizia hanno dunque > fatto un uso dei gas lacrimogeni non rispettoso degli standard internazionali > sui diritti umani. Amnesty International Italia ricorda che, secondo i > medesimi standard, una protesta pacifica, seppur attraversata da circoscritti > atti di violenza, resta pacifica e le forze di polizia devono garantire che > possa proseguire, tutelando le persone che vi stanno partecipando; la forza > dovrebbe essere utilizzata come ultima risorsa, solamente laddove non esistano > altri mezzi per raggiungere obiettivi legittimi e solo quando sia necessaria e > proporzionata alla situazione.” Da oltre trent’anni le ragioni di critica e di opposizione sono sempre le stesse: la Torino-Lione è inutile, è costosissima, è devastante per l’ambiente, è un’opera vecchia, superata dai tempi e dalla storia, la cantierizzazione produrrà polveri sottili e movimenterà sostanze potenzialmente inquinanti e insalubri. Soprattutto è certificata la sottrazione di enormi quantità di acqua dalla montagna ed all’ambiente naturale, spreco dimostrato fin dal 2008 dalle decine di litri al secondo drenate ogni giorno dalle gallerie di servizio già realizzate. Cosa altro dobbiamo inventarci per far comprendere queste ingiustizie trasportistiche, economiche, climatiche, ambientali e sociali e far sì che l’enorme inutile investimento economico sia dirottato verso settori più necessari, a partire dalla messa in sicurezza dei territori? Centro Sereno Regis
Mali, la grande pesca sacra
Migliaia di persone si riuniscono ogni anno nella città di San per celebrare il “Sanké mon”, un’antica tradizione di pesca collettiva che ha l’obiettivo di invocare la benevolenza degli spiriti dell’acqua alla vigilia della stagione delle piogge. Oggi, tuttavia, la celebrazione è minacciata dai cambiamenti climatici e dall’instabilità nella regione. Camminano per ore, sotto il sole implacabile del Sahel. Arrivano da villaggi lontani, a decine di chilometri di distanza. Uomini, donne e bambini avanzano portando reti e nasse, intonando canti tradizionali che riecheggiano nella savana. Un’atmosfera di attesa e gioiosa eccitazione avvolge il lungo pellegrinaggio verso il piccolo lago nei pressi di San, nella regione di Ségou, nel cuore del Mali. Qui, ogni anno, si svolge l’evento più atteso e spettacolare: il “Sanké mon”, antico rito di pesca collettiva che raduna migliaia di persone e che, secondo la tradizione, propizia l’inizio della stagione delle piogge. Le radici della celebrazione affondano nella storia ancestrale dei Bambara. Una leggenda racconta che il Sanké mon ebbe origine oltre sei secoli fa, quando un sovrano della regione ordinò una pesca collettiva per celebrare la prosperità del suo regno e garantire l’abbondanza ai suoi sudditi. Da allora, questa manifestazione si è tramandata di generazione in generazione, mantenendo inalterato il suo carattere rituale. La forza della tradizione Nel 2009 il Sanké mon è stato inserito dall’Unesco tra i Patrimoni immateriali dell’umanità, riconoscimento che ha dato risalto internazionale a un rito sacro che rappresenta ben più di un evento folcloristico: per i Bambara è simbolo di rinnovamento, abbondanza e riconciliazione con la natura. Il Sanké mon trae la sua energia da un senso profondo di appartenenza collettiva e dal legame sacro che unisce la comunità all’acqua. I preparativi iniziano giorni prima, con gli anziani, i griot (custodi della storia orale) e i cacciatori che si riuniscono per pianificare l’evento. Questo si apre con danze accompagnate dal ritmo dei tamburi e di strumenti a corda, che riecheggiano nel villaggio creando un’atmosfera vibrante e spirituale. Uomini e donne indossano abiti cerimoniali e tessuti dai colori vivaci, mentre risuonano nell’aria canti di lode, evocando gli antenati e gli spiriti dell’acqua. Il culmine della celebrazione è la pesca nel lago sacro di Sanké. Al segnale degli anziani, migliaia di persone si tuffano nell’acqua torbida munite di reti, ceste e pentole di terracotta, immergendosi in una frenesia collettiva. La pesca dura quindici ore, durante le quali si odono grida di gioia e incitamenti, in un’esplosione di entusiasmo che coinvolge ogni partecipante. Al termine, il pesce catturato viene distribuito secondo regole di equità che tengono conto delle famiglie più bisognose, dei capifamiglia e degli ospiti, riflettendo i valori di condivisione e solidarietà che caratterizzano la comunità. Minacce e rimedi Non è solo una celebrazione: è un rito che rafforza l’identità culturale e sociale dei Bambara, mantenendo vivi la memoria collettiva e il senso di coesione. Tuttavia il Sanké mon è oggi minacciato. I cambiamenti climatici, con l’aumento dei periodi di siccità, hanno ridotto il livello dell’acqua nel lago, compromettendo l’abbondanza della pesca, che per il resto dell’anno è vietata per consentire il ripopolamento. Le risorse ittiche si vanno riducendo, e ciò che un tempo garantiva prosperità rischia di non essere più sufficiente a sostenere la comunità. Anche l’instabilità nella regione costituisce un pericolo crescente. L’insorgenza di gruppi jihadisti ha portato paura e insicurezza, minacciando la continuità di una festa che per secoli ha rappresentato un baluardo di pace. Le autorità militari, consapevoli del valore simbolico e spirituale del Sanké mon, mettono in campo eccezionali misure di sicurezza per consentirne lo svolgimento, inviando centinaia di soldati nell’area per garantire la protezione dei partecipanti. Il governo maliano ha annunciato progetti di riqualificazione ambientale del lago, con l’obiettivo di preservare l’ecosistema e favorire il ripopolamento delle specie ittiche. Parallelamente si punta a sensibilizzare la popolazione sulla tutela dell’ambiente come fonte di vita e benessere collettivo. Le sfide sono grandi, ma il Sanké mon continua a rappresentare la resilienza del popolo bambara, la sua capacità di adattarsi e di lottare per mantenere vive le tradizioni, anche in tempi difficili. La prossima edizione del Sanké mon, fissata, come sempre, per il secondo giovedì del settimo mese lunare, sarà un nuovo momento di sfida e speranza. Mentre il mondo esterno si confronta con le trasformazioni climatiche e sociali, a San si rinnova un rito che parla di vita, comunità e fedeltà alle proprie radici.   Africa Rivista
Fiaccolata contro il business delle armi davanti alla fabbrica di bombe di Domusnovas/Iglesias
Pubblichiamo il comunicato stampa sulla manifestazione odierna che si svolgerà davanti alla fabbrica di armi RWM di Domusnovas/Iglesias, diffuso dalle associazioni organizzatrici dell’evento. APPELLO PER LA PACE E IL DISARMO –  Fiaccolata contro il business delle armi Venerdì 1° agosto 2025, ore 19:00, davanti alla fabbrica di bombe RWM di Domusnovas/Iglesias Appello alla Giunta Regionale, ai Decisori politici, ai Sindaci, ai Sindacati, ai Vescovi della Sardegna e ai Rappresentanti di tutte le Religioni, a tutti i Movimenti e Associazioni che lottano contro il riarmo e hanno a cuore la Pace. Appello ai giovani, alle lavoratrici e lavoratori, alle associazioni imprenditoriali di categoria, alle donne e agli uomini di buona volontà. Noi, donne e uomini della Confederazione Sindacale Sarda (CSS), di Sardegna Pulita, di DonneAmbienteSardegna, di Assotziu Consumadoris de Sardigna, di Medicina Democratica, dell’Ufficio Studi G. Maria Angioy, di Liberi Agricoltura Sardegna e di CASCOM-Impresas de Sardigna, dinanzi alla grave situazione di pericolo nella quale è precipitato il Mondo dilaniato da ben 56 guerre senza fine; dinanzi all’insensata e sanguinosa guerra in Ucraina, al genocidio del Popolo Palestinese, all’occupazione delle terre di Cisgiordania, ai continui e incessanti bombardamenti sui civili inermi, sulle donne, sui bambini e sugli anziani; Facciamo appello alla sensibilità delle parti in conflitto e ai Potenti della Terra perché cessi immediatamente questa carneficina, causata dalle guerre che mai potranno portare la Pace. La corsa folle al riarmo, il ricorso alla produzione di armi sempre più sofisticate e potenti spingono gli Stati e i Governi a più odio, a strage di innocenti e distruzione. La Sardegna da Isola di Pace da – la cui Capitale Cagliari è insignita di medaglia d’oro al valore civile per le tragiche morti e distruzioni del 1943, causati dai bombardamenti degli alleati anglo-americani – è diventata la base per massicce esercitazioni di tutti gli eserciti del mondo, che sperimentano sui nostri territori moderne strategie di guerra, testando nuovi ordigni ed armi tecnologicamente più avanzate e potenti. La Sardegna ha nel suo territorio ben 4 poligoni (basi militari) e una Scuola per l’addestramento dei piloti nazionali ed internazionali sui cacciabombardieri F-35. Noi Sardi denunciamo che nel nostro territorio, a pochi passi dalle nostre case, a Domusnovas/Iglesias vi è la fabbrica di bombe e di ordigni mortali RWM/RHEINMENTALL/ITALIA, per la quale da anni si chiede con determinazione che venga riconvertita ad usi civili. L’alternativa a queste lavorazioni di morte è possibile, e c’è! Facciamo Appello perché la Giunta Regionale, i Decisori politici e i Sindaci dei Comuni del Sulcis/Iglesiente mettano in atto piani di sviluppo del territorio per garantire posti di lavoro alternativi alla costruzione di ordigni di morte. Ciò è possibile se c’è la volontà politica, e se prevale l’unità e l’impegno per la pace ed il disarmo. Per questo motivo stiamo organizzando una grande fiaccolata, alla quale vi invitiamo a partecipare, davanti ai cancelli della fabbrica di bombe RWM di Domusnovas, VENERDÌ 1 AGOSTO 2025  alle ore 19:00. Un’iniziativa senza simboli partitici, ma solo dei movimenti partecipanti con le bandiere della pace. La serata sarà accompagnata da momenti di riflessione, letture di brani, poesie e preghiere, canzoni e musica. Gli organizzatori   Redazione Sardigna
Honduras: Non si ferma il massacro dei contadini nel Bajo Aguán
Il Bajo Aguán continua a rappresentare un debito in sospeso per lo Stato honduregno. Omicidi di contadini, vessazioni, persecuzioni e stigmatizzazioni, sfollamenti forzati, criminalizzazione giudiziaria e impunità sono all’ordine del giorno per chi si organizza e lotta per l’accesso alla terra e la difesa dei territori e dei beni comuni. Il 26 luglio è stato assassinato da sconosciuti che si sono dati alla fuga il giovane Héctor Otoniel Hernández Castro, di 22 anni, membro dell’azienda agricola associativa ‘Gregorio Chávez’. Insieme a lui, mentre lavoravano nei campi, sono stati attaccati altri due giovani che fortunatamente sono rimasti illesi. Hernández Castro era il fratello di Wendy Hernández, socia della cooperativa agricola El Chile e vice coordinatrice della Piattaforma Agraria Regionale della Valle del Aguán. Nove giorni prima, il 17 luglio, mentre si recavano al lavoro, Ramón Rivas Baquedano e suo figlio Carlos Rivas Canales, rispettivamente membri delle aziende agricole associative ‘La Aurora’ e ‘Gregorio Chávez’, sono rimasti vittima di un agguato mortale. Entrambe le aziende fanno parte della Piattaforma Agraria. Ramón e Carlos erano parenti di Santos Hipólito Rivas e di suo figlio Javier Rivas, difensori della terra assassinati nel 2023 e il cui caso rimane impunito. Secondo la Piattaforma Agraria e l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani in Honduras (Ohchr), sono cinque i contadini assassinati nell’ultimo mese, dieci dall’inizio dell’anno e più di 200 da dopo il colpo di Stato civile-militare del 2009. Basta impunità! “Questi attacchi sono il risultato dell’impunità e della presenza incontrastata di gruppi criminali che perseguono l’accaparramento delle terre distribuite alle famiglie contadine con la riforma agraria”, denunciano con un comunicato la Piattaforma Agraria e il Coordinamento delle Organizzazioni Popolari del Bajo Aguán (Copa). Entrambe le organizzazioni attribuiscono la responsabilità degli attacchi criminali al gruppo “Los Cachos”¹, che negli ultimi mesi ha attaccato e messo in fuga decine di famiglie contadine appartenenti a varie cooperative agricole firmatarie di accordi con l’attuale governo². La Piattaforma Agraria e Copa avvertono che tale gruppo manterrebbe legami diretti con Corporación Dinant, azienda leader nella coltivazione e nella lavorazione dell’olio di palma, controllata dalla tristemente famosa famiglia Facussé. Oltre a esigere un’indagine approfondita, immediata e credibile sugli omicidi che hanno nuovamente gettato nel lutto la Valle del Aguán, le due organizzazioni chiedono che vengano intraprese azioni immediate per salvaguardare la vita di coloro che continuano a lottare per l’accesso alla terra e contro l’espansione delle monocolture agroindustriali e dell’estrazione mineraria. Giustizia per Juan Tre giorni prima del duplice omicidio, il Comitato municipale per la difesa dei beni comuni e pubblici di Tocoa aveva commemorato i dieci mesi dall’attacco mortale perpetrato contro il leader contadino Juan López. López lottava contro le politiche e i progetti estrattivisti, in particolare contro il mega progetto minerario che minaccia il parco nazionale Montaña de Botaderos “Carlos Escalera”. Le holding che gestiscono Inversiones Los Pinares (Gruppo EMCO/Inversiones Ecotek), titolare del progetto, sono controllate da Lenir Pérez Solís e Ana Facussé Madrid, figlia del defunto Miguel Facussé Barjum, ex presidente di Dinant. Attualmente, tre persone sono state arrestate con l’accusa di essere gli esecutori materiali dell’omicidio di López. Tuttavia, non si registrano progressi nell’individuazione e nella cattura dei mandanti. Rispettare l’accordo Oltre a condannare l’omicidio di Ramón e Carlos Rivas, l’Ohchr ha esortato lo Stato dell’Honduras a rispettare gli impegni derivanti dall’accordo firmato con le cooperative e le aziende agricole associative. “A più di tre anni dalla firma dell’accordo, la violenza continua a mietere vittime, a causa della mancanza di un approccio strutturale al conflitto”, ha avvertito l’Ohchr. In particolare, ha sottolineato “l’urgente necessità di istituire la Commissione per la verità del Bajo Aguán, al fine di garantire alle vittime il diritto alla verità, alla giustizia, al risarcimento e alle garanzie di non ripetizione”. Parallelamente, lo studio legale ‘Dignità’ e il Movimento Ampio per la Dignità e la Giustizia (Madj) hanno condannato l’omicidio di Héctor Otoniel Hernández, che testimonia la violenza installata e sponsorizzata nella zona dell’Aguán dalle aziende agroindustriali, il narcotraffico e i latifondisti. “Sono già 20 i contadini appartenenti alla Piattaforma Agraria assassinati nel periodo dell’attuale governo e nulla si sta facendo per cambiare questa realtà”, hanno concluso. Note ¹ https://www.rel-uita.org/honduras/bajo-aguan-sin-paz/ ² Il 22 febbraio 2022, il governo di Xiomara Castro ha firmato accordi con organizzazioni, movimenti e associazioni contadine, con l’obiettivo di risolvere la questione agraria e portare la pace nella zona dell’Aguán. Tali accordi includono l’istituzione di una commissione tripartita (Commissione per la Verità) per indagare sulle violazioni dei diritti umani nella zona.   In spagnolo Rel UITA Giorgio Trucchi
Clima, Greenpeace Italia e Recommon: “Soddisfatti che Eni abbia cambiato idea, ora si entri subito nel merito della giusta causa”
“Siamo soddisfatti nel constatare che ENI, a seguito del recente pronunciamento delle Sezioni Unite della Cassazione in fatto di cause climatiche, abbia improvvisamente cambiato idea sulla Giusta Causa. Il ricorso in Cassazione, che fino a pochi giorni fa ENI bollava come ‘una scelta effettuata per perseguire una campagna di disinformazione’, ora viene accolto in maniera positiva dalla stessa azienda”. Così Greenpeace Italia e ReCommon commentano l’annuncio fatto da ENI di aver chiesto la riattivazione del giudizio nell’ambito del contenzioso climatico lanciato nei confronti dell’azienda dalle due organizzazioni e da 12 cittadine e cittadini nel maggio 2023. “Se l’azienda avesse voluto entrare davvero nel merito della causa fin da subito, avrebbe dovuto evitare di sollevare il ‘difetto assoluto di giurisdizione’, come invece ha fatto, costringendo Greenpeace Italia e ReCommon a chiedere un pronunciamento alla Corte suprema di Cassazione”, ricordano le due organizzazioni. A differenza di ENI, Greenpeace Italia e ReCommon auspicano da sempre e con convinzione che si apra un dibattito nel merito. Per le due organizzazioni la Giusta Causa è infatti un’occasione storica per portare alla luce le responsabilità del colosso italiano del gas e del petrolio nel riscaldamento del pianeta e ottenere finalmente giustizia climatica per tutte le persone.   Re: Common
“Spesa Disimballata”, il documentario per rivoluzionare il modo di fare la spesa ora online!
Un progetto innovativo che unisce comunità, attività commerciali e istituzioni per ridurre l’uso di plastica e imballaggi, e costruire insieme un futuro più sostenibile e responsabile.   Un esempio di innovazione e sostenibilità, un modello scalabile e replicabile in altri territori per combattere l’inquinamento da plastica usa e getta.  È da oggi online il documentario che racconta il progetto pionieristico Spesa Disimballata, che punta a cambiare le abitudini quotidiane di cittadini e commercianti e promuovere uno stile di vita più sostenibile e responsabile.  Le esperienze raccontate in video mettono in luce come sia possibile superare gli ostacoli iniziali alla spesa senza imballaggi, attraverso una comunità consapevole e la volontà di adottare soluzioni semplici ma efficaci, come l’uso di contenitori riutilizzabili per la spesa e l’asporto. Il progetto dimostra che la sostenibilità non è solo un ideale, ma una scelta concreta che può portare benefici immediati e tangibili per l’ambiente e l’economia locale, migliorando la qualità della vita. Oltre 400 studenti formati, una rete di attività commerciali che permettono l’acquisto con imballaggio riutilizzabile, un Comune pilota, la realizzazione di Regolamenti Comunali e Linee Guida per rendere il progetto scalabile, il 15% in meno di imballaggi utilizzati da ognuno dei 50 partecipanti al pilota in soli sei mesi e oltre 250 Kg di plastica e cartone non immessi nell’ambiente come rifiuto.  Il progetto è stato realizzato da Rifiuti Zero Sicilia e sostenuto da Sicily Environment Fund, fondazione nata per sostenere iniziative di tutela ambientale e preservare la biodiversità e gli ecosistemi in Sicilia,  grazie al finanziamento ricevuto da Conservation Collective attraverso la partnership con la band Depeche Mode e Hublot.  Ed è proprio la band britannica ad aver scelto di sostenere la rete di fondazioni locali del Conservation Collective, durante il suo ultimo tour Memento Mori, per affrontare concretamente problemi globali come la gestione dei rifiuti e l’inquinamento da plastica, attraverso l’implementazione di iniziative locali innovative. Grazie a questa mission  nasce il progetto Spesa Disimballata, per stimolare un cambiamento profondo e duraturo nella comunità siciliane e non solo. Manuela Leone, referente del progetto e dell’Associazione Rifiuti Zero Sicilia conclude: “Spesa Disimballata è un modello replicabile ovunque, che tutta Italia può adottare. Ridurre la produzione di rifiuti da imballaggio è la soluzione concreta per combattere l’inquinamento da plastica. Questo progetto rappresenta uno strumento a portata di tutti i Comuni per combattere la devastante cultura dell’usa e getta” Claudia Pulvirenti, coordinatrice del team di formazione sul progetto sottolinea con orgoglio: “Speriamo che il documentario di questa esperienza ispiri tanti Comuni a partecipare alla rete, ma anche attività commerciali e cittadini ad aderire a questo movimento. “ Gaia Agnello, Direttrice di Sicily Environment Fund, spiega: “Abbiamo scelto di sostenere il progetto Spesa Disimballata perché crediamo nell’efficacia di soluzioni semplici, capaci di generare risultati concreti e misurabili. Possiamo dimostrare che piccoli gesti quotidiani possono davvero fare la differenza per costruire una Sicilia sempre più vicina all’obiettivo rifiuti zero.”  Invitiamo media, istituzioni e cittadini a condividere il documentario di “Spesa Disimballata”, a visitare la pagina dedicata sul sito,  e a diventare protagonisti di un cambiamento che parte dalla spesa di ogni giorno. Il miglior rifiuto è quello che non viene prodotto.    Link al documentario integrale: https://youtu.be/Vm1r-2a6EZg Link ad un estratto del documentario: https://youtu.be/Xell9n_Lm94 È possibile effettuare il download dei file per pubblicazioni autonome: File contenente il documentario integrale: https://www.swisstransfer.com/d/9e5c1314-7747-48f7-82fa-c53a3f4d6a42 File contenente l’estratto: https://www.swisstransfer.com/d/1a0e6322-4ee0-4526-a8d9-4ee8353e6814   Contatti:  Rifiuti Zero Sicilia : rifiutizerosicilia@gmail.com     Sicily Environment Fund ambra@sicilyenvironment.org  Olivier Turquet
Milano, i comitati scrivono ai cittadini: sosteniamo la Magistratura, pretendiamo “moralità” e una città più verde e più giusta
Ai milanesi che vogliono una città più verde e più giusta. Noi, cittadine e i cittadini milanesi, uniti in vari comitati civici e ambientalisti, seguiamo con fiducia, attenzione e partecipazione gli sviluppi delle inchieste della Magistratura sui casi urbanistici. Desideriamo ringraziare le cittadine e i cittadini che con i loro coraggiosi esposti (Hidden Garden, Residenze Lac ed altri) hanno alzato un velo sul “sistema Milano” e consentito l’avvio delle indagini. Noi stessi nel corso degli anni abbiamo sempre segnalato e contrastato i progetti urbanistici lesivi dell’interesse pubblico, consumatori di suolo, generatori di ingiustizie sociali e ambientali. Abbiamo manifestato, fatto appelli e convegni, turbato le sedute del Consiglio Comunale, organizzato contro-week, siamo intervenuti nelle Commissioni comunali, nei Municipi e anche in audizioni alla Camera e al Senato. Adesso è l’ora di appoggiare la Magistratura, appellandoci a tutti i cittadini milanesi perché ne sostengano l’operato e confidino che una città si possa progettare rimettendo al centro la qualità della vita e la giustizia sociale. Noi ci impegniamo a proseguire nel lavoro di difesa di tutti i luoghi che ancora sopravvivono – dai boschi di via Falck, dell’Averla in Piazza d’Armi e della Goccia, allo Stadio di San Siro col parco dei Capitani – e di denuncia delle torri spuntate come funghi di fronte alle finestre di tanti residenti, togliendo loro la vista, lo spazio e la vivibilità. Ci aspettiamo che tanti altri cittadine e cittadini si possano unire a noi. La rappresentanza politica che amministra la città purtroppo ha assecondato questo tipo di sviluppo e di urbanistica, così oggi non la riteniamo più credibile. Siamo consapevoli che quando la Magistratura interviene a ripristinare la legalità per un vulnus riguardante la vita pubblica, la Politica ha fallito nel suo compito di gestire in maniera democratica la polis. Dunque tutti insieme chiediamo, pretendiamo da chi governa e aspira a governare Milano un reale cambiamento, che parta dall’ascolto di noi cittadine e cittadini e dal recupero della moralità dell’azione amministrativa. -Comitato Baiamonti Verde Comune -Parco piazza d’Armi – Le Giardiniere -Comitato popolare per la difesa del Bosco di via Falck -Comitato La Goccia -Comitato Difesa Ambiente zona 5 -ForestaMI e poi DimenticaMI -Comitato Referendum per San Siro -Comitato Milanese Acqua Pubblica -BovisAttiva -Trotto Bene Comune -Abitare in via Padova -Comitato Vaiano Valle Respira -Comitato Basmetto -Greensando -Lambrate Rubattino Riparte -Salviamo Parco Bassini -Che ne sarà di Città Studi? -Comitato Difesa Centro Balneare Romano -Comitato Argonne Susa -Salviamo Benedetto Marcello -BoschiAMO – Comitato Alberi per Milano -Movimento Beni Comuni -Rete Ambiente Lombardia -Coordinamento per la Democrazia Costituzionale Email di contatto per cittadini e comitati: ComitatiMilanesi@gmail.com Facciamo l’appello Pagina Facebook: https://www.facebook.com/facciamolappello/ Email: facciamolappellocomunicazioni@gmail.com Cellulare: 3715840791 Redazione Milano