I Paesi baltici alimentano pericolosi venti di guerra nella NATO e nell’Unione Europea

Osservatorio contro militarizzazione di scuole e università - Thursday, September 25, 2025

Ascoltando la Tv o leggendo i giornali sono ormai diventate quasi quotidiane notizie di sconfinamenti di aerei e droni russi nei Paesi limitrofi (aderenti alla NATO). In base a tale narrazione mainstream, noi saremmo davanti a una strategia politica e militare di Mosca per innalzare le tensioni nell’area e vagliare la tempestività della capacità di reazione delle forze aereonautiche dell’Alleanza dislocate lungo il suo “fianco orientale”.

Se avessimo la pazienza e lo scrupolo di leggere alcuni siti, ad esempio i portali specializzati nella difesa, saremmo in grado di farci un’idea alquanto precisa in merito alla natura strumentale di certe notizie.

Le esercitazioni militari della NATO avvengono da anni a ridosso dei confini della Federazione, tuttavia se ad effettuarne sono i russi, la stampa occidentale paventa pericolose minacce e imminenti invasioni.

È il caso delle recenti esercitazioni militari Zapad25 tra Russia e Bielorussia utilizzate strumentalmente dalla stampa occidentale, anche se partecipate da 45 delegazioni di osservatori internazionali[1], per invocare la minaccia russa ed amplificare la richiesta di nuove e più sostanziose forniture militari da parte dei Paesi NATO. In particolare, i tre paesi baltici, vista la sostanziale assenza di forze aree e navali, hanno avanzato richiesta di dotare gli Stati limitrofi alla Russia dei più moderni sistemi di spionaggio e di difesa antimissili.

La regione baltica riveste un ruolo strategico nello scacchiere orientale della NATO, per questo, oltre che alla Polonia, gli USA e la UE riservano grande attenzione ad Estonia, Lettonia e Lituania. Peraltro, questi ultimi, avendo budget nazionali per la Difesa in valore assoluto alquanto modesti a causa della limitata dimensione economica, hanno aumentato le loro spese militari negli ultimi anni portandole in rapporto al PIL fra i valori più elevati in Europa. Infatti, in base ai dati diffusi recentemente dalla NATO, la Polonia si trova in vetta con una spesa per la difesa pari al 4,48% del PIL, seguita da Lituania col 4%, Lettonia col 3,73% e Estonia col 3,38%.

Tuttavia, se la Polonia costituisce il bastione orientale della NATO, sostenendo una spesa di 44,3 miliardi di euro con un aumento nel 2024 del 31% secondo il Sipri, le tre repubbliche baltiche risultano militarmente molto deboli, visto che la Lituania arriva a 3,6 miliardi, la Lettonia a 1,6 e l’Estonia appena ad 1,4. Conseguentemente le forze NATO, comprese quelle italiane, devono sobbarcarsi l’onere di garantirne la difesa[2].

Anche il loro peso nella UE è andato crescendo negli ultimi anni con la nomina di loro cittadini al ruolo di Commissari e dirigenti, peraltro con il consenso dei maggiori paesi comunitari, proprio gli stessi che hanno maggiori interessi nella produzione dei nuovi sistemi d’arma.

Nomine importanti in ruoli rilevanti all’interno delle istituzioni comunitarie avvengono a beneficio di personalità di Paesi che giocano un ruolo strategico in questi scenari di guerra. Pertanto accade che episodi marginali vengono debitamente “pettinati” e amplificati per diffondere nell’Europa centro-occidentale grande preoccupazione attorno al pericolo russo.

In questo contesto, le leadership baltiche beneficiano di una rendita di posizione che consente loro di gridare “al pupo, al lupo” per indurre la NATO a rinforzare le loro difese con contingenti aggiuntivi e sistemi d’arma più avanzati.

La nostra ricostruzione trova conforto nelle analisi di alcuni generali pubblicate su quotidiani e sul portale Analisi Difesa, in merito agli ultimi fatti avvenuti sul fianco orientale della NATO e alle presunte minacce russe, dalle quali emerge il timore diffuso nei paesi Baltici “di perdere presto gli aiuti militari gratuiti e il supporto militare degli Stati Uniti”.

Alcuni paesi dell’Est europeo, un tempo membri del Patto di Varsavia, ospitano gruppi politici di estrema destra e sono attraversati da forti sentimenti storici antirussi, dipendono dagli interessati aiuti USA e NATO che non vogliono perdere per alcuna ragione, anche a costo di soffiare sul fuoco della guerra. Come testimonia il Baltic Security Initiative che attende il rifinanziamento dalla NATO e grazie al quale hanno ricevuto, negli ultimi cinque anni, miliardi di dollari tra aiuti e rifornimenti militari. Tali generosi aiuti vengono d’ora in avanti definanziati dagli Usa con l’intento di scaricare sui paesi UE gli oneri economici della spesa bellica per il Vecchio Continente. Da qui le continue notizie diffuse sulle presunte mire egemoniche russe con sconfinamenti quotidiani di aerei da guerra e droni nei paesi del Baltico e dell’est europeo in generale[3].

Notizie costruite ed enfatizzate per incutere paura e favorire nuovi finanziamenti alle spese militari. Quanto accade oggi attorno alla Baltic Security Initiative è solo l’anteprima di ciò che avverrà nei prossimi mesi ed anni quando la UE dovrà aumentare le spese militari e sostituirsi agli USA sostenendo direttamente quote crescenti di spesa per la difesa della NATO in Europa.

In conclusione, nella ormai certezza, almeno fino a che Trump sarà alla Casa Bianca, che la UE dovrà assumersi maggiori responsabilità per la propria difesa, minacce enfatizzate o create ad arte contro la sicurezza dei Paesi NATO europei diventano indispensabili per convincere l’opinione pubblica comunitaria ad accrescere le spese militari.

Federico Giusti, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Andrea Vento
, GIGA

[1] https://www.analisidifesa.it/2025/09/zapad-i-russi-si-addestrano-con-gli-alleati-alle-porte-della-nato/

[2] https://www.swissinfo.ch/ita/spese-militari%3A-tutti-gli-alleati-nato-al-2%25/89908568

[3] https://italia-informa.com/politica-stati-uniti-tagliano-assistenza-baltici-europa-in-bilico.aspx