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#nowar - #Nato. L’ammiraglio salpa per la guerra L’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, capo del Comitato #Militare della Nato lo ha detto senza mezzi termini: «Dovremmo essere più proattivi e aggressivi. Un attacco preventivo potrebbe essere considerato un’azione difensiva, ma attenzione: è lontano dal nostro abituale modo di pensare e comportarci». Lo scontro diretto tra Russia e Nato è sempre più vicinohttps://radioblackout.org/2025/11/nato-lammiraglio-salpa-per-la-guerra
#nowar - Cavo Dragone: ATTACCO PREVENTIVO #NATO. Inizia la #GUERRA con la #RUSSIA? Il commento di ANTONIO MAZZEO Mentre Mosca e Washington discutono i termini per la pace in Ucraina, i vertici politici-militari si lanciano a capofitto verso lo scontro diretto con la Russia, che appare sempre più inevitabile. Ne parliamo con il giornalista e attivista ecopacifista Antonio Mazzeo. https://www.youtube.com/watch?v=u3YVaHZHHNQ
Canada, campagna di Yves Engler a leader del New Democratic Party: luci e ombre
Il 10 novembre 2025 abbiamo tenuto la nostra consueta riunione generale del lunedì sera su Zoom per la campagna di Yves Engler. Si svolge subito dopo l’ora dedicata alla politica estera canadese, che è stata ridotta a mezz’ora a causa della campagna. All’inizio alcune persone si perdevano passando da una sala Zoom all’altra, ma ora il sistema funziona bene e riusciamo a entrare rapidamente nella sala Zoom giusta. Innanzitutto la buona notizia: il tour di Yves nel Canada orientale è andato bene. Ha apprezzato la preparazione e il sostegno a Toronto; e ha elogiato in particolare la pulizia dopo l’evento. Sì, il sostegno al tour non è solo fatto di pompon e macchine fotografiche! Ad Halifax ha trovato molto sostegno per “Case, non bombe”. Parallelamente al tour, sui social media sono comparsi vari. Ad esempio, la posizione di Yves sulla “pace fondata sulla giustizia” e sulla “riconciliazione con le nazioni indigene attraverso la restituzione delle terre” è stata riconosciuta da Jafrikayiti (Jean Saint-Vil). Si può anche leggere che “Yves Engler promette l’istruzione gratuita e la cancellazione dei prestiti studenteschi” e che in Canada “quasi due milioni di persone stanno ancora pagando i prestiti studenteschi” (la popolazione canadese è di circa 42 milioni di persone). Abbiamo ora raggiunto i 100.000 dollari canadesi necessari per la candidatura di Yves a leader del partito. Tuttavia, vi sono alcuni dubbi sul fatto che le donazioni possano essere accettate prima che un candidato entri formalmente in gara. Inoltre, tutti i contributi devono essere elaborati attraverso il partito. Yves ha presentato domanda di verifica il 10 novembre 2025 e i contributi sono stati accettati molto prima. Tuttavia, la campagna ha seguito le regole di Elections Canada. È interessante notare che la somma richiesta è passata da 30.000 dollari canadesi nel 2017 a 100.000 dollari canadesi oggi. Vale anche la pena notare che alcuni candidati stanno facendo fatica a raccogliere la somma richiesta e che per alcuni è difficile ottenere il numero di firme necessario: 500, più 50 in ciascuna delle 5 regioni del Paese. Purtroppo, poiché non è ancora stato sottoposto a verifica, Yves non ha potuto partecipare al dibattito sulla leadership che si è tenuto il 27 novembre in francese a Montreal. Peccato, visto che Yves è l’unico candidato in grado di discutere in francese. Il comitato di verifica della leadership è composto da tre membri. Yves afferma che la procedura di verifica del partito dovrebbe essere effettuata invece dai membri dell’NDP. In un articolo sulla verifica, Yves sottolinea che Zohran Mamdani non è mai stato sottoposto a verifica e osserva che Zohran sarebbe stato probabilmente bloccato dal comitato di verifica dell’NDP. Infatti, il questionario dell’NDP chiede ai candidati di elencare loro dichiarazioni “che sono state/potrebbero essere considerate politicamente ‘controverse’”. Sono certa che molte di queste dichiarazioni si possano trovare nei libri o negli articoli di Yves. Ad esempio, Yves dichiara che “la NATO non è solo un pericolo per la pace, ma anche una minaccia per le istituzioni democratiche”; mentre il primo ministro canadese, Mark Carney, afferma che “la NATO rimane una pietra miliare della sicurezza transatlantica”. Un’altra domanda posta nel documento di verifica è se il candidato sia mai stato arrestato. Mamdani è stato arrestato almeno tre volte. Yves è stato arrestato durante alcune proteste ed è stato incarcerato tre volte. Yves ha così proposto un esilarante modulo di verifica alternativo in cui le domande sono, ad esempio: 1. Sei mai stato accusato di preoccuparti troppo della giustizia sociale? – Sì – No 2. Sei stato incarcerato per esserti opposto alla complicità canadese nel genocidio? – Sì – No – Non partecipo nemmeno alle manifestazioni A volte, tutti questi problemi sono scoraggianti, ma quando penso alla Palestina, ai senzatetto e a tante altre questioni, quando vedo il livello di impegno ed entusiasmo dei volontari, quando vedo la nostra amata piattaforma , desidero davvero che Yves abbia successo e diventi leader del partito. Traduzione dall’inglese di Anna Polo   Evelyn Tischer
Udine, mezzi militari NATO in un istituto comprensivo: annunciata interrogazione parlamentare
Pubblichiamo la segnalazione e la nota critica con la quale AVS stigmatizza, annunciando un’interrogazione parlamentare, la partecipazione di alunni e alunne di un istituto comprensivo di Udine ad una iniziativa con i militari della NATO. Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università condividiamo la preoccupazione e denunciamo la gravità dell’ingresso all’interno di una istituzione scolastica di mezzi militari, come annuncia la nota della Dirigente scolastica. Il processo di militarizzazione, dopo la discussione sul ripristino della leva, è ormai dilagante in tutta Europa e parte dalle nostre scuole, dalla normalizzazione della guerra, della violenza e della diffusione della cultura della difesa e della sicurezza. Ieri, con circolare 145, la dirigente dell’Istituto comprensivo V di Udine, annuncia “che in data 2 dicembre 2025 alcuni docenti della Scuola Secondaria di primo Grado ‘G. Ellero’ saranno interessati quali partecipanti nella simulazione di interazione tra contesto scolastico e coloro che operano in difesa dei civili in teatro estero per condurre operazioni nel settore della cooperazione civile-militare a supporto dei contingenti della NATO”. Inoltre, si legge sempre nella circolare, il “CIMIC Group sarà presente con due automezzi all’interno del cortile”. Da quanto ci è stato riferito da alcuni insegnanti, non ci risulta che il Consiglio d’Istituto sia stato informato e abbia deliberato in merito. Esprimiamo tutta la nostra contrarietà a questa simulazione a supporto dei contingenti NATO, con tanto di automezzi militari all’interno del cortile della scuola. Ci opponiamo alla corsa al riarmo e alla militarizzazione della società e ora pure della scuola. Annunciamo due interrogazioni: una alla Camera dei Deputati, che verrà presentata dall’on. Marco Grimaldi (AVS), e una in Consiglio regionale. La scuola sia il luogo della formazione civile dei ragazzi e delle ragazze e portatrice dei valori della pace, non dell’ideologia della guerra. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Udine, mezzi militari e forze armate NATO in un istituto comprensivo: annunciata interrogazione parlamentare
PUBBLICHIAMO LA SEGNALAZIONE E LA NOTA CRITICA CON LA QUALE AVS STIGMATIZZA, ANNUNCIANDO UN’INTERROGAZIONE PARLAMENTARE, LA PARTECIPAZIONE DI ALUNNI E ALUNNE DI UN ISTITUTO COMPRENSIVO DI UDINE AD UNA INIZIATIVA CON I MILITARI DELLA NATO. COME OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ CONDIVIDIAMO LA PREOCCUPAZIONE E DENUNCIAMO LA GRAVITÀ DELL’INGRESSO ALL’INTERNO DI UNA ISTITUZIONE SCOLASTICA DI MEZZI MILITARI, COME ANNUNCIA LA NOTA DELLA DIRIGENTE SCOLASTICA. IL PROCESSO DI MILITARIZZAZIONE, DOPO LA DISCUSSIONE SUL RIPRISTINO DELLA LEVA, È ORMAI DILAGANTE IN TUTTA EUROPA E PARTE DALLE NOSTRE SCUOLE, DALLA NORMALIZZAZIONE DELLA GUERRA, DELLA VIOLENZA E DELLA DIFFUSIONE DELLA CULTURA DELLA DIFESA E DELLA SICUREZZA. Ieri, con circolare 145, la dirigente dell’Istituto comprensivo V di Udine, annuncia “che in data 2 dicembre 2025 alcuni docenti della Scuola Secondaria di primo Grado ‘G. Ellero’ saranno interessati quali partecipanti nella simulazione di interazione tra contesto scolastico e coloro che operano in difesa dei civili in teatro estero per condurre operazioni nel settore della cooperazione civile-militare a supporto dei contingenti della NATO”. Inoltre, si legge sempre nella circolare, il “CIMIC Group sarà presente con due automezzi all’interno del cortile”. Da quanto ci è stato riferito da alcuni insegnanti, non ci risulta che il Consiglio d’Istituto sia stato informato e abbia deliberato in merito. Esprimiamo tutta la nostra contrarietà a questa simulazione a supporto dei contingenti NATO, con tanto di automezzi militari all’interno del cortile della scuola. Ci opponiamo alla corsa al riarmo e alla militarizzazione della società e ora pure della scuola. Annunciamo due interrogazioni: una alla Camera dei Deputati, che verrà presentata dall’on. Marco Grimaldi (AVS), e una in Consiglio regionale. La scuola sia il luogo della formazione civile dei ragazzi e delle ragazze e portatrice dei valori della pace, non dell’ideologia della guerra. Andrea Di Lenardo (Capogruppo AVS-Possibile Udine) Serena Pellegrino (Consigliera regionale AVS)
Corruzione all’ombra della NATO? Quando militarismo e affari si muovono tra gli appalti
Alcuni giornali danno notizie di inchieste sulle tangenti alla agenzia che si occupa degli acquisti militari per conto della NATO. L’Agenzia NATO di Supporto e Approvvigionamento (NSPA) è il fornitore di servizi della NATO e testualmente riunisce le attività di supporto logistico e approvvigionamento della NATO, fornendo soluzioni di supporto multinazionali efficaci ed economiche. NSPA è un’agenzia finanziata dai clienti, che opera su base “nessun profitto – nessuna perdita”. Agenzia NATO di Supporto e Approvvigionamento (NSPA) | Argomento NATO La NSPA svolge attività di supporto a operazioni ed esercitazioni NATO, un ruolo rilevante dietro le quinte ma di fondamentale rilevanza ad esempio nella gestione di quel sistema di gasdotti dell’Europa centrale da cui dipende la sopravvivenza di buona parte del vecchio continente. Ma le competenze di NSPA sono ben altre, ad esempio il delicato compito di acquistare, gestire e mantenere efficienti i vari sistemi d’arma, nella consegna carburante,  nei servizi logistici fino a tutti i supporti di cui necessitano le truppe che vanno dal carburante ai  servizi ristorazione e a quelli medici, al fine di garantire il massimo supporto alle operazioni e alle esercitazioni della NATO. Leggiamo testualmente dal sito NATO prima menzionato: “Attualmente la NSPA gestisce 32 partnership multinazionali di supporto che coprono oltre 90 principali sistemi d’arma (elicotteri, radar, missili, veicoli corazzati, sistemi di sorveglianza aerea, ecc.), inclusi progetti ad alta visibilità come: * Alleanza per la Sorveglianza e il Controllo del Futuro (AFSC) * Flotta Multinazionale di Trasporto Multiruoli (MRTT) (MMF) * Sorveglianza Terrestre dell’Alleanza (AGS) * Munizioni guidate di precisione e munizioni decisive per battaglie terrestri * Veicoli e Equipaggiamenti da Combattimento Terrestre * Difesa Aerea Basata a Terra (GBAD) * Soluzione Internazionale di Trasporto Strategico (SALIS)“. Nell’aprile 2015, l’Agenzia di Supporto NATO si è trasformata nella Agenzia di Supporto e Approvvigionamento NATO. Fin qui la storia di una Agenzia sconosciuta alla maggioranza dei cittadini che del resto nulla sanno del sistema di potere militar industriale oggi dominante. Non è la prima volta, e purtroppo neanche l’ultima che attorno ad appalti e forniture si affacciano interessi e appetiti, nel passato sono caduti Governi, si sono dimessi ministri per essere stati coinvolti in un giro di tangenti, è avvenuto in Italia ma anche in altri paesi Nato. E decine di casi registriamo in Asia e Africa con la corruzione di governanti locali da parte di intermediatori interessati alla vendita di armi. Lobby, sistemi di potere per favorire l’acquisto di armi da questa o da quella multinazionale sono fenomeni diffusi che in epoca di Riarmo troveranno terreno sempre più fertile. Se poi aumenteranno le gare in deroga anche alle norme che gestiscono modalità e tempistiche proprie degli appalti, se prevarranno deroghe ai sistema delle norme vigenti per accorciare i tempi di realizzazione evitando più di un controllo a tutela dell’ambiente, la possibilità di fenomeni corruttivi è destinata a crescere. La notizia delle ultime ore ci riporta in vari paesi europei, la Magistratura sospetta fenomeni di corruzione che vedrebbero coinvolti funzionari, militari e agenti, personale ed ex personale della Nspa, una inchiesta, in Belgio, nella primavera scorsa ha portato ad una decina di arresti con accuse di corruzione e riciclaggio. I fenomeni corruttivi riguardano vari ambiti ma il settore militare, per gli ingenti capitali interessati al Riarmo, potrebbe rappresentare un settore privilegiato che non sarà attenzionato magari in nome della sicurezza nazionale ed internazionale. Quando si parla di appalti per milioni di euro è quasi scontato che ci siano fenomeni corruttivi alimentati dal fatto che l’intero sistema è fuori dai riflettori, dal controllo pubblico, sottoposto spesso a regole di segretezza. Gli inquirenti del Belgio sospettano che alcuni dipendenti della agenzia possano avere fornito, in cambio di soldi, informazioni rilevanti ad aziende che si sono poi aggiudicati gli appalti, si parla di un vasto giro di corruzione con il denaro riciclato attraverso società di consulenza. Non è di aiuto la mancata pubblicazione di un rapporto che avrebbe dovuto fare chiarezza sui fenomeni corruttivi. Da parte nostra crediamo indispensabile aprire una discussione pubblica, fornire informazioni, allargare le maglie della rete di silenzio attorno al Riarmo e farlo in questa sede sui fenomeni corruttivi oggetto di indagini in numerosi paesi europei  Una minima bibliografia su quanto scritto: Corruzione alla Nato: appalti truccati nel settore armamenti – Il Fatto Quotidiano Cinque cose da sapere sullo scandalo della corruzione della NATO – Segui i soldi – Piattaforma per il giornalismo investigativo Corruzione nella NATO: il caso NSPA in Lussemburgo e la fragilità del sistema difensivo occidentale – VP News – Vietato Parlare Microsoft Word – TESI VERSIONE FINALE D’AMATO.docx Federico Giusti, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Riunione Consiglio Supremo di Difesa del 17 novembre: ci prepariamo alla guerra?
Il 17 novembre si è riunito, al Palazzo del Quirinale, il Consiglio supremo di difesa, presieduto dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il Consiglio (legge n. 624/1950) esamina i problemi relativi alla difesa nazionale e, dal 1997 (legge n. 25), è stato stabilito che «è la sede nella quale, anche nei momenti di crisi, avviene l’informazione tempestiva e approfondita per il Presidente della Repubblica sulle scelte governative in materia di difesa per consentirgli la più celere ed equilibrata funzione di garanzia del rispetto dei fini, dei mezzi (in particolare dello strumento militare) e dei limiti previsti dalla Costituzione». Ricordiamo, inoltre, che secondo l’art. 87 della Costituzione, il Presidente della Repubblica: «ha il comando delle Forze armate, presiede il Consiglio supremo di difesa costituito secondo la legge, dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere». Si tratta di un organismo che nel recente passato (Presidenti Cossiga, Scalfaro e Napolitano) ha contribuito alla subordinazione del nostro Paese alle politiche della NATO; ha sollecitato, nella crisi della ex Jugoslavia, la trasformazione del modello difensivo nazionale, privilegiando un ruolo militare attivo del nostro Paese, in contrasto con l’art. 11 della Costituzione; così come un analogo ruolo attivo (coerente con le politiche dell’Unione Europea) venne assunto rispetto alla crisi libica e, più in generale, nel Mediterraneo. Alla riunione hanno partecipato, oltre alla Presidente del Consiglio, i ministri dei cosiddetti settori strategici. Ovvero, Tajani (esteri); Piantedosi (interno); Crosetto (difesa); Giorgetti (economia); Urso (imprese) e il Capo di Stato maggiore della difesa, generale Portolano. È difficile, vedendo la tempistica e la composizione di questa riunione, non pensare ai tristemente famosi Gabinetti di Guerra: «organi ristretti di governo composti da un numero limitato di ministri e funzionari, creati in genere durante situazioni di crisi per prendere decisioni rapide e coordinate sulla strategia militare, diplomatica ed economica». Impressione suffragata dai temi affrontati e in particolare, come si può leggere in un comunicato della Presidenza della Repubblica, dalle seguenti affermazioni: «Il Consiglio ha confermato il pieno sostegno italiano all’Ucraina nella difesa della sua libertà. In questo senso si inquadra il dodicesimo decreto di aiuti militari. Fondamentale rimane la partecipazione alle iniziative dell’Unione Europea e della NATO di sostegno a Kiev e il lavoro per la futura ricostruzione del Paese. […] Il Consiglio ha espresso preoccupazione per la manipolazione dello spazio cognitivo, attraverso campagne di disinformazione, interferenze nei processi democratici, costruzione di narrazioni polarizzanti e sfruttamento delle piattaforme digitali per indebolire la fiducia nelle istituzioni e minare la coesione sociale». Temi, questi ultimi, purtroppo ampiamenti presenti nel dibattito europeo, basti ricordare le recenti affermazioni della Kallas (Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza): «la guerra della Russia all’Ucraina rappresenta una minaccia esistenziale per l’Unione Europea. Porre fine alla guerra in Ucraina in modo giusto e sostenibile è il primo passo di un lungo percorso per riscrivere l’equilibrio internazionale e farlo funzionare per ogni Paese […] La verità è che se si inizia a investire nella difesa quando ne abbiamo veramente bisogno è già troppo tardi. E lo è anche oggi. Se vogliamo la pace, dobbiamo prepararci alla guerra». Del resto, il 16 novembre, il Presidente Mattarella, intervenendo al Reichstag a Berlino in occasione della Giornata del lutto nazionale, ha detto: «considero questa giornata anche un invito a riflettere, insieme, sul percorso straordinario che le nostre due Repubbliche hanno compiuto, fianco a fianco, per costruire – in questi ottant’anni – un mondo migliore, partendo dall’Europa. […] Abbiamo saputo dar vita a un’area di pace, di libertà, di prosperità, di rispetto dei diritti umani, che non ha precedenti nella storia». Ribadendo una supposta superiorità della “civiltà occidentale”, quella cui dobbiamo i due conflitti mondiali, oltre alle vergogne di cui si è macchiato, negli altri continenti, il dominio coloniale, e dimenticando, come scrive Marco Travaglio «che nel 1999 il governo di cui Mattarella era vicepremier partecipò alla guerra d’aggressione della NATO (contro l’ONU) alla vicina Federazione Jugoslava, bombardando per 78 giorni le aree abitate piene di civili a Belgrado. Poi l’Italia e tutto l’Occidente riconobbero la secessione del Kosovo sebbene la risoluzione ONU 1244 vi avesse ribadito la sovranità jugoslava». Siamo, perciò, di fronte all’ennesimo tassello che fa crescere i pericoli di guerra, o meglio di un ulteriore allargamento dei conflitti in atto, che paghiamo con la progressiva riduzione del diritto di manifestare, l’aumento della repressione e una crisi economica sempre più grave, vista la crescita esponenziale degli investimenti e delle spese militari. È, quindi, fondamentale opporsi alla normalizzazione della guerra, alla retorica delle armi e del sacrificio, all’esaltazione delle politiche muscolari, consapevoli del fatto che se vogliamo la pace, c’è un’unica strada: preparare, e praticare, la pace. Nino De Cristofaro, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Catania
La Camera respinge risoluzione sul disarmo nucleare
La Rete Italiana Pace e Disarmo esprime profondo rammarico per la bocciatura, da parte della Commissione Esteri della Camera, della risoluzione – a prima firma dell’on. Laura Boldrini – a favore di percorsi di disarmo nucleare, stimolata anche dalla campagna “Italia Ripensaci” nel ricordo dell’80° anniversario dei bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki. Un’occasione persa per definire un ruolo positivo dell’Italia nella costruzione di una sicurezza realmente condivisa e fondata sul diritto internazionale. La Risoluzione proponeva di riconoscere la crescente instabilità dell’attuale scenario globale, segnato da una rinnovata corsa agli armamenti nucleari e valorizzava norme internazionali fondamentali come il Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari (TPAN), nella sua complementarietà con il Trattato di Non Proliferazione e le possibile strade di definizione di politiche di “Non Primo Uso” nucleare. Tali politiche sarebbero cruciali, in un contesto di accrescimento e ammodernamento globale degli arsenali nucleari, per ridurre il rischio di escalation accidentali e per costruire maggiore prevedibilità e cooperazione. Una vera sicurezza internazionale e di ogni singolo Paese (compresa l’Italia) non potrà mai essere basata sulla minaccia di distruzione nucleare di intere città e popoli, né sull’accettazione passiva di dottrine che prevedono esplicitamente l’eventualità di un “primo uso” dell’arma atomica. È invece necessario promuovere un dibattito pubblico maturo e trasparente, fondato su un’autentica presa in carico della sicurezza delle persone. La risposta del governo, nel motivare il rigetto della Risoluzione Boldrini, contiene poi un elemento di sorprendente rilievo: per la prima volta in modo esplicito si fa riferimento alla partecipazione italiana alla missione di deterrenza nucleare della NATO tramite “assetti a doppia capacità”, cioè aerei e piloti addestrati all’uso di ordigni nucleari a confermando quindi un contributo nazionale finora mai ufficialmente confermato (e nemmeno definito in termini di impatto finanziario) al meccanismo del nuclear sharing atlantico. Si tratta di un’ammissione politicamente significativa, che avviene tuttavia senza che nel Paese si sia mai svolto un vero dibattito parlamentare e pubblico su questa forma di compartecipazione diretta alle strategie nucleari dell’Alleanza. A fronte di un’opinione pubblica chiaramente contraria alla presenza e all’uso potenziale delle armi nucleari, come mostrano tutte le rilevazioni e il crescente sostegno istituzionale all’Appello delle Città della International Campaign to Abolish Nuclear Weapons e di  “Italia, Ripensaci” (sottoscritto da oltre 130 Comuni e due regioni) la mancanza di trasparenza rappresenta un grave vulnus democratico. «La risposta del governo non solo conferma senza esitazioni la piena adesione alla strategia di deterrenza nucleare della NATO, ma ammette apertamente il contributo italiano al nuclear sharing. È un’ammissione di grande rilievo politico, che arriva però senza che il Parlamento e il Paese abbiano mai avuto un confronto serio sulla scelta di essere parte attiva di una dottrina che contempla anche il “primo uso” dell’arma nucleare. Accettare come inevitabile questa impostazione (che rende evidente come dietro la parola “deterrenza” si celi invece un vero e proprio “ricatto” con le armi più distruttive della storia) significa rinunciare a qualsiasi forma di autonomia politica su un tema che riguarda direttamente la sicurezza e i valori costituzionali dell’Italia», commenta Francesco Vignarca, coordinatore Campagne di Rete Pace Disarmo. «Nella NATO siamo “alleati” o “sudditi”? Davvero non è possibile proporre anche in seno all’Alleanza – a partire da un dibattito pubblico trasparente e democratico sulla presenza di armi nucleari sul nostro territorio – possibili alternative all’idea che la nostra sicurezza debba per forza essere fondata sulla possibilità di distruzione completa e genocidiaria di un presunto avversario? Il governo italiano e la stessa NATO continuano a ripetere di essere a favore di un disarmo nucleare totale: sarebbe ora di passare dalle vuote dichiarazioni ai fatti, costruendo un percorso concreto di messa al bando delle armi nucleari», conclude Vignarca. In tal senso Rete Pace Disarmo (in linea con quanto sempre affermato dalla campagna “Italia, ripensaci” promossa con Senzatomica) ribadisce che il Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari (TPAN) non è una norma ideologica, ma uno strumento concreto che mette al centro la vita delle persone, includendo misure innovative come il sostegno alle vittime e il risanamento ambientale. Allo stesso modo, le proposte di Non Primo Uso costituiscono un passo pragmatico per abbassare la tensione internazionale e ridurre le possibilità di un conflitto nucleare, intenzionale o accidentale. Continueremo dunque a lavorare affinché l’Italia possa contribuire a una nuova stagione di cooperazione sul disarmo, promuovendo informazione, consapevolezza e un dialogo costruttivo e responsabile. Il cambiamento è possibile: richiede coraggio politico, visione e la volontà di rispondere con trasparenza alle richieste di pace della società civile e dell’opinione pubblica italiana. Rete Italiana Pace e Disarmo
Militarizzazione e arroganza coloniale: il Regno Unito sfida nuovamente la pace nelle Falkland
> Alla fine di ottobre 2025, il Regno Unito ha condotto l’operazione Ex Cape > Sword, una nuova esercitazione militare nelle Isole Falkland (Isole Malvine in > spagnolo, Ndt.) che ha incluso prove con munizioni vere, simulazioni di difesa > aerea e dispiegamento di truppe in zone vicine a Puerto Argentino (in inglese > Stanley, capoluogo e unica città delle Isole, Ndt.). Con il pretesto dell’addestramento, Londra consolida una presenza militare permanente che sfida le risoluzioni delle Nazioni Unite, le quali esortano le parti a evitare atti unilaterali che alterino la situazione nell’Atlantico meridionale o approfondiscano le ferite aperte durante la guerra delle Malvinas nel 1982. Lungi dall’essere semplici manovre di routine, queste operazioni riflettono una strategia di potere coloniale che cerca di riaffermare il controllo britannico su un territorio che continua ad essere oggetto di dispute di sovranità tra il Regno Unito e la Repubblica Argentina. Durante le esercitazioni è stato nuovamente testato il sistema antiaereo Sky Sabre, una delle armi più moderne dell’arsenale militare britannico, in grado di intercettare più obiettivi contemporaneamente. L’uso di questo sistema nel territorio occupato non è casuale: le isole fungono da piattaforma strategica di proiezione militare nell’Atlantico meridionale, un punto chiave nella sorveglianza delle rotte marittime e nella presenza della NATO nell’emisfero sud. A questo quadro si aggiunge il costante e storico sostegno degli Stati Uniti a Londra, sia nella guerra del 1982 che nell’attuale architettura di sicurezza atlantica. Tale sostegno – logistico, politico e tecnologico – viene mantenuto in un contesto in cui Washington, la NATO e il Regno Unito cercano di riaffermare la loro influenza militare di fronte a un continente che tenta di costruire un’autonomia regionale. In questo contesto, desta preoccupazione anche l’avvicinamento politico e militare tra Cile e Regno Unito, che si è manifestato in accordi di cooperazione e recenti visite ufficiali. Tale alleanza non solo mette a disagio l’Argentina, ma solleva interrogativi sul ruolo del Cile in uno scenario in cui il militarismo britannico si normalizza e la sovranità latinoamericana viene relativizzata. A questo si aggiunga che il giornalista argentino Horacio Verbitsky ha rivelato nel programma radio El Cohete a la Luna  del 2 novembre che in ambienti vicini al governo di Javier Milei si sarebbe discusso di una possibile negoziazione con gli Stati Uniti e Donald Trump affinché il Regno Unito trasferisca la sovranità delle Isole Malvinas all’Argentina, in cambio della possibilità di installare una base militare statunitense a Port Stanley (Puerto Argentino). Secondo Verbitsky, questa operazione sarebbe stata presentata come un “recupero della sovranità”, anche se in pratica avrebbe comportato una nuova forma di dipendenza strategica da Washington. Ripetere esercitazioni militari in un territorio conteso non contribuisce né alla sicurezza né alla pace. Al contrario, costituisce una dimostrazione di potere coloniale – che non è mai finito – un messaggio di dominio nel pieno XXI secolo. Le Malvinas continuano a essere una ferita aperta nella storia latinoamericana, e ogni missile testato sul loro suolo lo ricorda nuovamente. Normalizzare le manovre militari nell’arcipelago significa accettare l’occupazione come un fatto compiuto. Per questo motivo, la comunità internazionale deve condannare con fermezza e urgenza questo nuovo atto di militarizzazione britannica, che non solo offende l’Argentina, ma minaccia la pace e la sovranità di tutta l’America Latina. FONTI: https://agendamalvinas.com.ar/noticia/milei-negociaria-la-recuperacion-de-malvinas-a-cambio-de-una-base-de-eeuu-en-las-propias-islas https://www.cronista.com/informacion-gral/tension-en-malvinas-como-es-el-polemico-ejercicio-militar-que-reino-unido-hara-en-las-islas/ https://www.escenariomundial.com/2025/11/03/documentos-secretos-confirman-el-apoyo-militar-de-estados-unidos-al-reino-unido-durante-la-guerra-de-malvinas/ https://www.defensa.com/otan-y-europa/reino-unido-prueba-malvinas-sistema-defensa-antiaerea-sky-sabre https://www.elobservador.com.uy/60-anos-la-resolucion-naciones-unidas-las-malvinas-el-rol-clave-que-tuvo-un-diplomatico-uruguayo-el-apoyo-argentina-n6023423 https://www.bbc.com/mundo/articles/ce37pr2pg62o https://www.canal26.com/internacionales/2025/10/01/reino-unido-y-chile-socios-cada-vez-mas-cercanos-la-alianza-que-incomoda-a-la-argentina-por-las-islas-malvinas/ https://www.cronista.com/internacionales/reino-unido-destaco-la-relacion-con-argentina-pero-advirtio-por-malvinas-la-soberania-no-esta-para-ser-discutida/ https://www.escenariomundial.com/2025/10/01/reino-unido-y-chile-la-alianza-estrategica-en-torno-a-malvinas-y-el-atlantico-sur/#google_vignette -------------------------------------------------------------------------------- Traduzione dallo spagnolo di Thomas Schmid con l’ausilio di traduttore automatico. Félix Madariaga Leiva
#noponte «Strategico per la #Nato». Meloni e il bluff sul Ponte, un’opera “indifendibile” #pontesullostretto #messina Federico Baccini, Futura d’Aprile ed Emma Louise Stenholm 01 novembre 2025 • 07:00 La Commissione vuole destinare 17,7 miliardi di euro alle infrastrutture utili all’esercito. L’Italia vorrebbe farci rientrare anche il Ponte di Messina, ma deve prima superare lo scoglio della Corte dei conti https://www.editorialedomani.it/politica/italia/ponte-stretto-nato-mobilita-militare-fondi-es37fvmn