#nowar - #Nato. L’ammiraglio salpa per la guerra
L’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, capo del Comitato #Militare della Nato lo ha
detto senza mezzi termini: «Dovremmo essere più proattivi e aggressivi. Un
attacco preventivo potrebbe essere considerato un’azione difensiva, ma
attenzione: è lontano dal nostro abituale modo di pensare e comportarci».
Lo scontro diretto tra Russia e Nato è sempre più
vicinohttps://radioblackout.org/2025/11/nato-lammiraglio-salpa-per-la-guerra
Tag - NATO
#nowar - Cavo Dragone: ATTACCO PREVENTIVO #NATO. Inizia la #GUERRA con la
#RUSSIA? Il commento di ANTONIO MAZZEO
Mentre Mosca e Washington discutono i termini per la pace in Ucraina, i vertici
politici-militari si lanciano a capofitto verso lo scontro diretto con la
Russia, che appare sempre più inevitabile.
Ne parliamo con il giornalista e attivista ecopacifista Antonio Mazzeo.
https://www.youtube.com/watch?v=u3YVaHZHHNQ
Canada, campagna di Yves Engler a leader del New Democratic Party: luci e ombre
Il 10 novembre 2025 abbiamo tenuto la nostra consueta riunione generale del
lunedì sera su Zoom per la campagna di Yves Engler. Si svolge subito dopo l’ora
dedicata alla politica estera canadese, che è stata ridotta a mezz’ora a causa
della campagna. All’inizio alcune persone si perdevano passando da una sala Zoom
all’altra, ma ora il sistema funziona bene e riusciamo a entrare rapidamente
nella sala Zoom giusta.
Innanzitutto la buona notizia: il tour di Yves nel Canada orientale è andato
bene. Ha apprezzato la preparazione e il sostegno a Toronto; e ha elogiato in
particolare la pulizia dopo l’evento. Sì, il sostegno al tour non è solo fatto
di pompon e macchine fotografiche! Ad Halifax ha trovato molto sostegno per
“Case, non bombe”.
Parallelamente al tour, sui social media sono comparsi vari. Ad esempio, la
posizione di Yves sulla “pace fondata sulla giustizia” e sulla “riconciliazione
con le nazioni indigene attraverso la restituzione delle terre” è stata
riconosciuta da Jafrikayiti (Jean Saint-Vil).
Si può anche leggere che “Yves Engler promette l’istruzione gratuita e la
cancellazione dei prestiti studenteschi” e che in Canada “quasi due milioni di
persone stanno ancora pagando i prestiti studenteschi” (la popolazione canadese
è di circa 42 milioni di persone).
Abbiamo ora raggiunto i 100.000 dollari canadesi necessari per la candidatura di
Yves a leader del partito. Tuttavia, vi sono alcuni dubbi sul fatto che le
donazioni possano essere accettate prima che un candidato entri formalmente in
gara. Inoltre, tutti i contributi devono essere elaborati attraverso il partito.
Yves ha presentato domanda di verifica il 10 novembre 2025 e i contributi sono
stati accettati molto prima. Tuttavia, la campagna ha seguito le regole di
Elections Canada.
È interessante notare che la somma richiesta è passata da 30.000 dollari
canadesi nel 2017 a 100.000 dollari canadesi oggi.
Vale anche la pena notare che alcuni candidati stanno facendo fatica a
raccogliere la somma richiesta e che per alcuni è difficile ottenere il numero
di firme necessario: 500, più 50 in ciascuna delle 5 regioni del Paese.
Purtroppo, poiché non è ancora stato sottoposto a verifica, Yves non ha potuto
partecipare al dibattito sulla leadership che si è tenuto il 27 novembre in
francese a Montreal. Peccato, visto che Yves è l’unico candidato in grado di
discutere in francese.
Il comitato di verifica della leadership è composto da tre membri. Yves afferma
che la procedura di verifica del partito dovrebbe essere effettuata invece dai
membri dell’NDP. In un articolo sulla verifica, Yves sottolinea che Zohran
Mamdani non è mai stato sottoposto a verifica e osserva che Zohran sarebbe stato
probabilmente bloccato dal comitato di verifica dell’NDP. Infatti, il
questionario dell’NDP chiede ai candidati di elencare loro dichiarazioni “che
sono state/potrebbero essere considerate politicamente ‘controverse’”.
Sono certa che molte di queste dichiarazioni si possano trovare nei libri o
negli articoli di Yves. Ad esempio, Yves dichiara che “la NATO non è solo un
pericolo per la pace, ma anche una minaccia per le istituzioni democratiche”;
mentre il primo ministro canadese, Mark Carney, afferma che “la NATO rimane una
pietra miliare della sicurezza transatlantica”.
Un’altra domanda posta nel documento di verifica è se il candidato sia mai stato
arrestato. Mamdani è stato arrestato almeno tre volte. Yves è stato arrestato
durante alcune proteste ed è stato incarcerato tre volte.
Yves ha così proposto un esilarante modulo di verifica alternativo in cui le
domande sono, ad esempio:
1. Sei mai stato accusato di preoccuparti troppo della giustizia sociale?
– Sì – No
2. Sei stato incarcerato per esserti opposto alla complicità canadese nel
genocidio?
– Sì – No – Non partecipo nemmeno alle manifestazioni
A volte, tutti questi problemi sono scoraggianti, ma quando penso alla
Palestina, ai senzatetto e a tante altre questioni, quando vedo il livello di
impegno ed entusiasmo dei volontari, quando vedo la nostra amata piattaforma ,
desidero davvero che Yves abbia successo e diventi leader del partito.
Traduzione dall’inglese di Anna Polo
Evelyn Tischer
Udine, mezzi militari NATO in un istituto comprensivo: annunciata interrogazione parlamentare
Pubblichiamo la segnalazione e la nota critica con la quale AVS stigmatizza,
annunciando un’interrogazione parlamentare, la partecipazione di alunni e alunne
di un istituto comprensivo di Udine ad una iniziativa con i militari della NATO.
Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
condividiamo la preoccupazione e denunciamo la gravità dell’ingresso all’interno
di una istituzione scolastica di mezzi militari, come annuncia la nota della
Dirigente scolastica. Il processo di militarizzazione, dopo la discussione sul
ripristino della leva, è ormai dilagante in tutta Europa e parte dalle nostre
scuole, dalla normalizzazione della guerra, della violenza e della diffusione
della cultura della difesa e della sicurezza.
Ieri, con circolare 145, la dirigente dell’Istituto comprensivo V di Udine,
annuncia “che in data 2 dicembre 2025 alcuni docenti della Scuola Secondaria di
primo Grado ‘G. Ellero’ saranno interessati quali partecipanti nella simulazione
di interazione tra contesto scolastico e coloro che operano in difesa dei civili
in teatro estero per condurre operazioni nel settore della cooperazione
civile-militare a supporto dei contingenti della NATO”.
Inoltre, si legge sempre nella circolare, il “CIMIC Group sarà presente con due
automezzi all’interno del cortile”.
Da quanto ci è stato riferito da alcuni insegnanti, non ci risulta che il
Consiglio d’Istituto sia stato informato e abbia deliberato in merito.
Esprimiamo tutta la nostra contrarietà a questa simulazione a supporto dei
contingenti NATO, con tanto di automezzi militari all’interno del cortile della
scuola.
Ci opponiamo alla corsa al riarmo e alla militarizzazione della società e ora
pure della scuola.
Annunciamo due interrogazioni: una alla Camera dei Deputati, che verrà
presentata dall’on. Marco Grimaldi (AVS), e una in Consiglio regionale.
La scuola sia il luogo della formazione civile dei ragazzi e delle ragazze e
portatrice dei valori della pace, non dell’ideologia della guerra.
Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Udine, mezzi militari e forze armate NATO in un istituto comprensivo: annunciata interrogazione parlamentare
PUBBLICHIAMO LA SEGNALAZIONE E LA NOTA CRITICA CON LA QUALE AVS STIGMATIZZA,
ANNUNCIANDO UN’INTERROGAZIONE PARLAMENTARE, LA PARTECIPAZIONE DI ALUNNI E ALUNNE
DI UN ISTITUTO COMPRENSIVO DI UDINE AD UNA INIZIATIVA CON I MILITARI DELLA NATO.
COME OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ
CONDIVIDIAMO LA PREOCCUPAZIONE E DENUNCIAMO LA GRAVITÀ DELL’INGRESSO ALL’INTERNO
DI UNA ISTITUZIONE SCOLASTICA DI MEZZI MILITARI, COME ANNUNCIA LA NOTA DELLA
DIRIGENTE SCOLASTICA. IL PROCESSO DI MILITARIZZAZIONE, DOPO LA DISCUSSIONE SUL
RIPRISTINO DELLA LEVA, È ORMAI DILAGANTE IN TUTTA EUROPA E PARTE DALLE NOSTRE
SCUOLE, DALLA NORMALIZZAZIONE DELLA GUERRA, DELLA VIOLENZA E DELLA DIFFUSIONE
DELLA CULTURA DELLA DIFESA E DELLA SICUREZZA.
Ieri, con circolare 145, la dirigente dell’Istituto comprensivo V di Udine,
annuncia “che in data 2 dicembre 2025 alcuni docenti della Scuola Secondaria di
primo Grado ‘G. Ellero’ saranno interessati quali partecipanti nella simulazione
di interazione tra contesto scolastico e coloro che operano in difesa dei civili
in teatro estero per condurre operazioni nel settore della cooperazione
civile-militare a supporto dei contingenti della NATO”.
Inoltre, si legge sempre nella circolare, il “CIMIC Group sarà presente con due
automezzi all’interno del cortile”.
Da quanto ci è stato riferito da alcuni insegnanti, non ci risulta che il
Consiglio d’Istituto sia stato informato e abbia deliberato in merito.
Esprimiamo tutta la nostra contrarietà a questa simulazione a supporto dei
contingenti NATO, con tanto di automezzi militari all’interno del cortile della
scuola.
Ci opponiamo alla corsa al riarmo e alla militarizzazione della società e ora
pure della scuola.
Annunciamo due interrogazioni: una alla Camera dei Deputati, che verrà
presentata dall’on. Marco Grimaldi (AVS), e una in Consiglio regionale.
La scuola sia il luogo della formazione civile dei ragazzi e delle ragazze e
portatrice dei valori della pace, non dell’ideologia della guerra.
Andrea Di Lenardo (Capogruppo AVS-Possibile Udine)
Serena Pellegrino (Consigliera regionale AVS)
Corruzione all’ombra della NATO? Quando militarismo e affari si muovono tra gli appalti
Alcuni giornali danno notizie di inchieste sulle tangenti alla agenzia che si
occupa degli acquisti militari per conto della NATO.
L’Agenzia NATO di Supporto e Approvvigionamento (NSPA) è il fornitore di servizi
della NATO e testualmente riunisce le attività di supporto logistico e
approvvigionamento della NATO, fornendo soluzioni di supporto multinazionali
efficaci ed economiche. NSPA è un’agenzia finanziata dai clienti, che opera su
base “nessun profitto – nessuna perdita”.
Agenzia NATO di Supporto e Approvvigionamento (NSPA) | Argomento NATO
La NSPA svolge attività di supporto a operazioni ed esercitazioni NATO, un ruolo
rilevante dietro le quinte ma di fondamentale rilevanza ad esempio nella
gestione di quel sistema di gasdotti dell’Europa centrale da cui dipende la
sopravvivenza di buona parte del vecchio continente. Ma le competenze di NSPA
sono ben altre, ad esempio il delicato compito di acquistare, gestire e
mantenere efficienti i vari sistemi d’arma, nella consegna carburante, nei
servizi logistici fino a tutti i supporti di cui necessitano le truppe che vanno
dal carburante ai servizi ristorazione e a quelli medici, al fine di garantire
il massimo supporto alle operazioni e alle esercitazioni della NATO.
Leggiamo testualmente dal sito NATO prima menzionato: “Attualmente la NSPA
gestisce 32 partnership multinazionali di supporto che coprono oltre 90
principali sistemi d’arma (elicotteri, radar, missili, veicoli corazzati,
sistemi di sorveglianza aerea, ecc.), inclusi progetti ad alta visibilità come:
* Alleanza per la Sorveglianza e il Controllo del Futuro (AFSC)
* Flotta Multinazionale di Trasporto Multiruoli (MRTT) (MMF)
* Sorveglianza Terrestre dell’Alleanza (AGS)
* Munizioni guidate di precisione e munizioni decisive per battaglie terrestri
* Veicoli e Equipaggiamenti da Combattimento Terrestre
* Difesa Aerea Basata a Terra (GBAD)
* Soluzione Internazionale di Trasporto Strategico (SALIS)“.
Nell’aprile 2015, l’Agenzia di Supporto NATO si è trasformata nella Agenzia di
Supporto e Approvvigionamento NATO. Fin qui la storia di una Agenzia sconosciuta
alla maggioranza dei cittadini che del resto nulla sanno del sistema di potere
militar industriale oggi dominante.
Non è la prima volta, e purtroppo neanche l’ultima che attorno ad appalti e
forniture si affacciano interessi e appetiti, nel passato sono caduti Governi,
si sono dimessi ministri per essere stati coinvolti in un giro di tangenti, è
avvenuto in Italia ma anche in altri paesi Nato. E decine di casi registriamo in
Asia e Africa con la corruzione di governanti locali da parte di intermediatori
interessati alla vendita di armi.
Lobby, sistemi di potere per favorire l’acquisto di armi da questa o da quella
multinazionale sono fenomeni diffusi che in epoca di Riarmo troveranno terreno
sempre più fertile.
Se poi aumenteranno le gare in deroga anche alle norme che gestiscono modalità e
tempistiche proprie degli appalti, se prevarranno deroghe ai sistema delle norme
vigenti per accorciare i tempi di realizzazione evitando più di un controllo a
tutela dell’ambiente, la possibilità di fenomeni corruttivi è destinata a
crescere.
La notizia delle ultime ore ci riporta in vari paesi europei, la Magistratura
sospetta fenomeni di corruzione che vedrebbero coinvolti funzionari, militari e
agenti, personale ed ex personale della Nspa, una inchiesta, in Belgio, nella
primavera scorsa ha portato ad una decina di arresti con accuse di corruzione e
riciclaggio.
I fenomeni corruttivi riguardano vari ambiti ma il settore militare, per gli
ingenti capitali interessati al Riarmo, potrebbe rappresentare un settore
privilegiato che non sarà attenzionato magari in nome della sicurezza nazionale
ed internazionale. Quando si parla di appalti per milioni di euro è quasi
scontato che ci siano fenomeni corruttivi alimentati dal fatto che l’intero
sistema è fuori dai riflettori, dal controllo pubblico, sottoposto spesso a
regole di segretezza. Gli inquirenti del Belgio sospettano che alcuni dipendenti
della agenzia possano avere fornito, in cambio di soldi, informazioni rilevanti
ad aziende che si sono poi aggiudicati gli appalti, si parla di un vasto giro di
corruzione con il denaro riciclato attraverso società di consulenza. Non è di
aiuto la mancata pubblicazione di un rapporto che avrebbe dovuto fare chiarezza
sui fenomeni corruttivi.
Da parte nostra crediamo indispensabile aprire una discussione pubblica, fornire
informazioni, allargare le maglie della rete di silenzio attorno al Riarmo e
farlo in questa sede sui fenomeni corruttivi oggetto di indagini in numerosi
paesi europei
Una minima bibliografia su quanto scritto:
Corruzione alla Nato: appalti truccati nel settore armamenti – Il Fatto
Quotidiano
Cinque cose da sapere sullo scandalo della corruzione della NATO – Segui i soldi
– Piattaforma per il giornalismo investigativo
Corruzione nella NATO: il caso NSPA in Lussemburgo e la fragilità del sistema
difensivo occidentale – VP News – Vietato Parlare
Microsoft Word – TESI VERSIONE FINALE D’AMATO.docx
Federico Giusti, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle
università
Riunione Consiglio Supremo di Difesa del 17 novembre: ci prepariamo alla guerra?
Il 17 novembre si è riunito, al Palazzo del Quirinale, il Consiglio supremo di
difesa, presieduto dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il
Consiglio (legge n. 624/1950) esamina i problemi relativi alla difesa nazionale
e, dal 1997 (legge n. 25), è stato stabilito che «è la sede nella quale, anche
nei momenti di crisi, avviene l’informazione tempestiva e approfondita per il
Presidente della Repubblica sulle scelte governative in materia di difesa per
consentirgli la più celere ed equilibrata funzione di garanzia del rispetto dei
fini, dei mezzi (in particolare dello strumento militare) e dei limiti previsti
dalla Costituzione».
Ricordiamo, inoltre, che secondo l’art. 87 della Costituzione, il Presidente
della Repubblica: «ha il comando delle Forze armate, presiede il Consiglio
supremo di difesa costituito secondo la legge, dichiara lo stato di guerra
deliberato dalle Camere».
Si tratta di un organismo che nel recente passato (Presidenti Cossiga, Scalfaro
e Napolitano) ha contribuito alla subordinazione del nostro Paese alle politiche
della NATO; ha sollecitato, nella crisi della ex Jugoslavia, la trasformazione
del modello difensivo nazionale, privilegiando un ruolo militare attivo del
nostro Paese, in contrasto con l’art. 11 della Costituzione; così come un
analogo ruolo attivo (coerente con le politiche dell’Unione Europea) venne
assunto rispetto alla crisi libica e, più in generale, nel Mediterraneo.
Alla riunione hanno partecipato, oltre alla Presidente del Consiglio, i ministri
dei cosiddetti settori strategici. Ovvero, Tajani (esteri); Piantedosi
(interno); Crosetto (difesa); Giorgetti (economia); Urso (imprese) e il Capo di
Stato maggiore della difesa, generale Portolano.
È difficile, vedendo la tempistica e la composizione di questa riunione, non
pensare ai tristemente famosi Gabinetti di Guerra: «organi ristretti di governo
composti da un numero limitato di ministri e funzionari, creati in genere
durante situazioni di crisi per prendere decisioni rapide e coordinate sulla
strategia militare, diplomatica ed economica».
Impressione suffragata dai temi affrontati e in particolare, come si può leggere
in un comunicato della Presidenza della Repubblica, dalle seguenti affermazioni:
«Il Consiglio ha confermato il pieno sostegno italiano all’Ucraina nella difesa
della sua libertà. In questo senso si inquadra il dodicesimo decreto di aiuti
militari. Fondamentale rimane la partecipazione alle iniziative dell’Unione
Europea e della NATO di sostegno a Kiev e il lavoro per la futura ricostruzione
del Paese. […] Il Consiglio ha espresso preoccupazione per la manipolazione
dello spazio cognitivo, attraverso campagne di disinformazione, interferenze nei
processi democratici, costruzione di narrazioni polarizzanti e sfruttamento
delle piattaforme digitali per indebolire la fiducia nelle istituzioni e minare
la coesione sociale».
Temi, questi ultimi, purtroppo ampiamenti presenti nel dibattito europeo, basti
ricordare le recenti affermazioni della Kallas (Alto rappresentante dell’Unione
Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza): «la guerra della
Russia all’Ucraina rappresenta una minaccia esistenziale per l’Unione Europea.
Porre fine alla guerra in Ucraina in modo giusto e sostenibile è il primo passo
di un lungo percorso per riscrivere l’equilibrio internazionale e farlo
funzionare per ogni Paese […] La verità è che se si inizia a investire nella
difesa quando ne abbiamo veramente bisogno è già troppo tardi. E lo è anche
oggi. Se vogliamo la pace, dobbiamo prepararci alla guerra».
Del resto, il 16 novembre, il Presidente Mattarella, intervenendo al Reichstag a
Berlino in occasione della Giornata del lutto nazionale, ha detto: «considero
questa giornata anche un invito a riflettere, insieme, sul percorso
straordinario che le nostre due Repubbliche hanno compiuto, fianco a fianco, per
costruire – in questi ottant’anni – un mondo migliore, partendo dall’Europa. […]
Abbiamo saputo dar vita a un’area di pace, di libertà, di prosperità, di
rispetto dei diritti umani, che non ha precedenti nella storia». Ribadendo una
supposta superiorità della “civiltà occidentale”, quella cui dobbiamo i due
conflitti mondiali, oltre alle vergogne di cui si è macchiato, negli altri
continenti, il dominio coloniale, e dimenticando, come scrive Marco Travaglio
«che nel 1999 il governo di cui Mattarella era vicepremier partecipò alla guerra
d’aggressione della NATO (contro l’ONU) alla vicina Federazione Jugoslava,
bombardando per 78 giorni le aree abitate piene di civili a Belgrado. Poi
l’Italia e tutto l’Occidente riconobbero la secessione del Kosovo sebbene la
risoluzione ONU 1244 vi avesse ribadito la sovranità jugoslava».
Siamo, perciò, di fronte all’ennesimo tassello che fa crescere i pericoli di
guerra, o meglio di un ulteriore allargamento dei conflitti in atto, che
paghiamo con la progressiva riduzione del diritto di manifestare, l’aumento
della repressione e una crisi economica sempre più grave, vista la crescita
esponenziale degli investimenti e delle spese militari.
È, quindi, fondamentale opporsi alla normalizzazione della guerra, alla retorica
delle armi e del sacrificio, all’esaltazione delle politiche muscolari,
consapevoli del fatto che se vogliamo la pace, c’è un’unica strada: preparare, e
praticare, la pace.
Nino De Cristofaro, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle
università, Catania
La Camera respinge risoluzione sul disarmo nucleare
La Rete Italiana Pace e Disarmo esprime profondo rammarico per la bocciatura, da
parte della Commissione Esteri della Camera, della risoluzione – a prima firma
dell’on. Laura Boldrini – a favore di percorsi di disarmo nucleare, stimolata
anche dalla campagna “Italia Ripensaci” nel ricordo dell’80° anniversario dei
bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki. Un’occasione persa per definire un ruolo
positivo dell’Italia nella costruzione di una sicurezza realmente condivisa e
fondata sul diritto internazionale.
La Risoluzione proponeva di riconoscere la crescente instabilità dell’attuale
scenario globale, segnato da una rinnovata corsa agli armamenti nucleari e
valorizzava norme internazionali fondamentali come il Trattato sulla Proibizione
delle Armi Nucleari (TPAN), nella sua complementarietà con il Trattato di Non
Proliferazione e le possibile strade di definizione di politiche di “Non Primo
Uso” nucleare. Tali politiche sarebbero cruciali, in un contesto di
accrescimento e ammodernamento globale degli arsenali nucleari, per ridurre il
rischio di escalation accidentali e per costruire maggiore prevedibilità e
cooperazione.
Una vera sicurezza internazionale e di ogni singolo Paese (compresa l’Italia)
non potrà mai essere basata sulla minaccia di distruzione nucleare di intere
città e popoli, né sull’accettazione passiva di dottrine che prevedono
esplicitamente l’eventualità di un “primo uso” dell’arma atomica. È invece
necessario promuovere un dibattito pubblico maturo e trasparente, fondato su
un’autentica presa in carico della sicurezza delle persone.
La risposta del governo, nel motivare il rigetto della Risoluzione Boldrini,
contiene poi un elemento di sorprendente rilievo: per la prima volta in modo
esplicito si fa riferimento alla partecipazione italiana alla missione di
deterrenza nucleare della NATO tramite “assetti a doppia capacità”, cioè aerei e
piloti addestrati all’uso di ordigni nucleari a confermando quindi un contributo
nazionale finora mai ufficialmente confermato (e nemmeno definito in termini di
impatto finanziario) al meccanismo del nuclear sharing atlantico. Si tratta di
un’ammissione politicamente significativa, che avviene tuttavia senza che nel
Paese si sia mai svolto un vero dibattito parlamentare e pubblico su questa
forma di compartecipazione diretta alle strategie nucleari dell’Alleanza.
A fronte di un’opinione pubblica chiaramente contraria alla presenza e all’uso
potenziale delle armi nucleari, come mostrano tutte le rilevazioni e il
crescente sostegno istituzionale all’Appello delle Città della International
Campaign to Abolish Nuclear Weapons e di “Italia, Ripensaci” (sottoscritto
da oltre 130 Comuni e due regioni) la mancanza di trasparenza rappresenta un
grave vulnus democratico.
«La risposta del governo non solo conferma senza esitazioni la piena adesione
alla strategia di deterrenza nucleare della NATO, ma ammette apertamente il
contributo italiano al nuclear sharing. È un’ammissione di grande rilievo
politico, che arriva però senza che il Parlamento e il Paese abbiano mai avuto
un confronto serio sulla scelta di essere parte attiva di una dottrina che
contempla anche il “primo uso” dell’arma nucleare. Accettare come inevitabile
questa impostazione (che rende evidente come dietro la parola “deterrenza” si
celi invece un vero e proprio “ricatto” con le armi più distruttive della
storia) significa rinunciare a qualsiasi forma di autonomia politica su un tema
che riguarda direttamente la sicurezza e i valori costituzionali dell’Italia»,
commenta Francesco Vignarca, coordinatore Campagne di Rete Pace Disarmo.
«Nella NATO siamo “alleati” o “sudditi”? Davvero non è possibile proporre anche
in seno all’Alleanza – a partire da un dibattito pubblico trasparente e
democratico sulla presenza di armi nucleari sul nostro territorio – possibili
alternative all’idea che la nostra sicurezza debba per forza essere fondata
sulla possibilità di distruzione completa e genocidiaria di un presunto
avversario? Il governo italiano e la stessa NATO continuano a ripetere di essere
a favore di un disarmo nucleare totale: sarebbe ora di passare dalle vuote
dichiarazioni ai fatti, costruendo un percorso concreto di messa al bando delle
armi nucleari», conclude Vignarca.
In tal senso Rete Pace Disarmo (in linea con quanto sempre affermato dalla
campagna “Italia, ripensaci” promossa con Senzatomica) ribadisce che il Trattato
sulla Proibizione delle Armi Nucleari (TPAN) non è una norma ideologica, ma uno
strumento concreto che mette al centro la vita delle persone, includendo misure
innovative come il sostegno alle vittime e il risanamento ambientale. Allo
stesso modo, le proposte di Non Primo Uso costituiscono un passo pragmatico per
abbassare la tensione internazionale e ridurre le possibilità di un conflitto
nucleare, intenzionale o accidentale.
Continueremo dunque a lavorare affinché l’Italia possa contribuire a una nuova
stagione di cooperazione sul disarmo, promuovendo informazione, consapevolezza e
un dialogo costruttivo e responsabile. Il cambiamento è possibile: richiede
coraggio politico, visione e la volontà di rispondere con trasparenza alle
richieste di pace della società civile e dell’opinione pubblica italiana.
Rete Italiana Pace e Disarmo
Militarizzazione e arroganza coloniale: il Regno Unito sfida nuovamente la pace nelle Falkland
> Alla fine di ottobre 2025, il Regno Unito ha condotto l’operazione Ex Cape
> Sword, una nuova esercitazione militare nelle Isole Falkland (Isole Malvine in
> spagnolo, Ndt.) che ha incluso prove con munizioni vere, simulazioni di difesa
> aerea e dispiegamento di truppe in zone vicine a Puerto Argentino (in inglese
> Stanley, capoluogo e unica città delle Isole, Ndt.).
Con il pretesto dell’addestramento, Londra consolida una presenza militare
permanente che sfida le risoluzioni delle Nazioni Unite, le quali esortano le
parti a evitare atti unilaterali che alterino la situazione nell’Atlantico
meridionale o approfondiscano le ferite aperte durante la guerra delle Malvinas
nel 1982.
Lungi dall’essere semplici manovre di routine, queste operazioni riflettono una
strategia di potere coloniale che cerca di riaffermare il controllo britannico
su un territorio che continua ad essere oggetto di dispute di sovranità tra il
Regno Unito e la Repubblica Argentina.
Durante le esercitazioni è stato nuovamente testato il sistema antiaereo Sky
Sabre, una delle armi più moderne dell’arsenale militare britannico, in grado di
intercettare più obiettivi contemporaneamente. L’uso di questo sistema nel
territorio occupato non è casuale: le isole fungono da piattaforma strategica di
proiezione militare nell’Atlantico meridionale, un punto chiave nella
sorveglianza delle rotte marittime e nella presenza della NATO nell’emisfero
sud.
A questo quadro si aggiunge il costante e storico sostegno degli Stati Uniti a
Londra, sia nella guerra del 1982 che nell’attuale architettura di sicurezza
atlantica. Tale sostegno – logistico, politico e tecnologico – viene mantenuto
in un contesto in cui Washington, la NATO e il Regno Unito cercano di
riaffermare la loro influenza militare di fronte a un continente che tenta di
costruire un’autonomia regionale.
In questo contesto, desta preoccupazione anche l’avvicinamento politico e
militare tra Cile e Regno Unito, che si è manifestato in accordi di cooperazione
e recenti visite ufficiali. Tale alleanza non solo mette a disagio l’Argentina,
ma solleva interrogativi sul ruolo del Cile in uno scenario in cui il
militarismo britannico si normalizza e la sovranità latinoamericana viene
relativizzata.
A questo si aggiunga che il giornalista argentino Horacio Verbitsky ha rivelato
nel programma radio El Cohete a la Luna del 2 novembre che in ambienti vicini
al governo di Javier Milei si sarebbe discusso di una possibile negoziazione con
gli Stati Uniti e Donald Trump affinché il Regno Unito trasferisca la sovranità
delle Isole Malvinas all’Argentina, in cambio della possibilità di installare
una base militare statunitense a Port Stanley (Puerto Argentino). Secondo
Verbitsky, questa operazione sarebbe stata presentata come un “recupero della
sovranità”, anche se in pratica avrebbe comportato una nuova forma di dipendenza
strategica da Washington.
Ripetere esercitazioni militari in un territorio conteso non contribuisce né
alla sicurezza né alla pace. Al contrario, costituisce una dimostrazione di
potere coloniale – che non è mai finito – un messaggio di dominio nel pieno XXI
secolo. Le Malvinas continuano a essere una ferita aperta nella storia
latinoamericana, e ogni missile testato sul loro suolo lo ricorda nuovamente.
Normalizzare le manovre militari nell’arcipelago significa accettare
l’occupazione come un fatto compiuto. Per questo motivo, la comunità
internazionale deve condannare con fermezza e urgenza questo nuovo atto di
militarizzazione britannica, che non solo offende l’Argentina, ma minaccia la
pace e la sovranità di tutta l’America Latina.
FONTI:
https://agendamalvinas.com.ar/noticia/milei-negociaria-la-recuperacion-de-malvinas-a-cambio-de-una-base-de-eeuu-en-las-propias-islas
https://www.cronista.com/informacion-gral/tension-en-malvinas-como-es-el-polemico-ejercicio-militar-que-reino-unido-hara-en-las-islas/
https://www.escenariomundial.com/2025/11/03/documentos-secretos-confirman-el-apoyo-militar-de-estados-unidos-al-reino-unido-durante-la-guerra-de-malvinas/
https://www.defensa.com/otan-y-europa/reino-unido-prueba-malvinas-sistema-defensa-antiaerea-sky-sabre
https://www.elobservador.com.uy/60-anos-la-resolucion-naciones-unidas-las-malvinas-el-rol-clave-que-tuvo-un-diplomatico-uruguayo-el-apoyo-argentina-n6023423
https://www.bbc.com/mundo/articles/ce37pr2pg62o
https://www.canal26.com/internacionales/2025/10/01/reino-unido-y-chile-socios-cada-vez-mas-cercanos-la-alianza-que-incomoda-a-la-argentina-por-las-islas-malvinas/
https://www.cronista.com/internacionales/reino-unido-destaco-la-relacion-con-argentina-pero-advirtio-por-malvinas-la-soberania-no-esta-para-ser-discutida/
https://www.escenariomundial.com/2025/10/01/reino-unido-y-chile-la-alianza-estrategica-en-torno-a-malvinas-y-el-atlantico-sur/#google_vignette
--------------------------------------------------------------------------------
Traduzione dallo spagnolo di Thomas Schmid con l’ausilio di traduttore
automatico.
Félix Madariaga Leiva
#noponte «Strategico per la #Nato». Meloni e il bluff sul Ponte, un’opera
“indifendibile” #pontesullostretto #messina
Federico Baccini, Futura d’Aprile ed Emma Louise Stenholm
01 novembre 2025 • 07:00
La Commissione vuole destinare 17,7 miliardi di euro alle infrastrutture utili
all’esercito. L’Italia vorrebbe farci rientrare anche il Ponte di Messina, ma
deve prima superare lo scoglio della Corte dei conti
https://www.editorialedomani.it/politica/italia/ponte-stretto-nato-mobilita-militare-fondi-es37fvmn