I Paesi baltici alimentano pericolosi venti di guerra nella NATO e nell’Unione Europea
Ascoltando la Tv o leggendo i giornali sono ormai diventate quasi quotidiane
notizie di sconfinamenti di aerei e droni russi nei Paesi limitrofi (aderenti
alla NATO). In base a tale narrazione mainstream, noi saremmo davanti a una
strategia politica e militare di Mosca per innalzare le tensioni nell’area e
vagliare la tempestività della capacità di reazione delle forze aereonautiche
dell’Alleanza dislocate lungo il suo “fianco orientale”.
Se avessimo la pazienza e lo scrupolo di leggere alcuni siti, ad esempio i
portali specializzati nella difesa, saremmo in grado di farci un’idea alquanto
precisa in merito alla natura strumentale di certe notizie.
Le esercitazioni militari della NATO avvengono da anni a ridosso dei confini
della Federazione, tuttavia se ad effettuarne sono i russi, la stampa
occidentale paventa pericolose minacce e imminenti invasioni.
È il caso delle recenti esercitazioni militari Zapad25 tra Russia e Bielorussia
utilizzate strumentalmente dalla stampa occidentale, anche se partecipate da 45
delegazioni di osservatori internazionali[1], per invocare la minaccia russa ed
amplificare la richiesta di nuove e più sostanziose forniture militari da parte
dei Paesi NATO. In particolare, i tre paesi baltici, vista la sostanziale
assenza di forze aree e navali, hanno avanzato richiesta di dotare gli Stati
limitrofi alla Russia dei più moderni sistemi di spionaggio e di difesa
antimissili.
La regione baltica riveste un ruolo strategico nello scacchiere orientale della
NATO, per questo, oltre che alla Polonia, gli USA e la UE riservano grande
attenzione ad Estonia, Lettonia e Lituania. Peraltro, questi ultimi, avendo
budget nazionali per la Difesa in valore assoluto alquanto modesti a causa della
limitata dimensione economica, hanno aumentato le loro spese militari negli
ultimi anni portandole in rapporto al PIL fra i valori più elevati in
Europa. Infatti, in base ai dati diffusi recentemente dalla NATO, la Polonia si
trova in vetta con una spesa per la difesa pari al 4,48% del PIL, seguita da
Lituania col 4%, Lettonia col 3,73% e Estonia col 3,38%.
Tuttavia, se la Polonia costituisce il bastione orientale della NATO, sostenendo
una spesa di 44,3 miliardi di euro con un aumento nel 2024 del 31% secondo il
Sipri, le tre repubbliche baltiche risultano militarmente molto deboli, visto
che la Lituania arriva a 3,6 miliardi, la Lettonia a 1,6 e l’Estonia appena ad
1,4. Conseguentemente le forze NATO, comprese quelle italiane, devono
sobbarcarsi l’onere di garantirne la difesa[2].
Anche il loro peso nella UE è andato crescendo negli ultimi anni con la nomina
di loro cittadini al ruolo di Commissari e dirigenti, peraltro con il consenso
dei maggiori paesi comunitari, proprio gli stessi che hanno maggiori interessi
nella produzione dei nuovi sistemi d’arma.
Nomine importanti in ruoli rilevanti all’interno delle istituzioni comunitarie
avvengono a beneficio di personalità di Paesi che giocano un ruolo strategico in
questi scenari di guerra. Pertanto accade che episodi marginali vengono
debitamente “pettinati” e amplificati per diffondere nell’Europa
centro-occidentale grande preoccupazione attorno al pericolo russo.
In questo contesto, le leadership baltiche beneficiano di una rendita di
posizione che consente loro di gridare “al pupo, al lupo” per indurre la NATO a
rinforzare le loro difese con contingenti aggiuntivi e sistemi d’arma più
avanzati.
La nostra ricostruzione trova conforto nelle analisi di alcuni generali
pubblicate su quotidiani e sul portale Analisi Difesa, in merito agli ultimi
fatti avvenuti sul fianco orientale della NATO e alle presunte minacce russe,
dalle quali emerge il timore diffuso nei paesi Baltici “di perdere presto gli
aiuti militari gratuiti e il supporto militare degli Stati Uniti”.
Alcuni paesi dell’Est europeo, un tempo membri del Patto di Varsavia, ospitano
gruppi politici di estrema destra e sono attraversati da forti sentimenti
storici antirussi, dipendono dagli interessati aiuti USA e NATO che non vogliono
perdere per alcuna ragione, anche a costo di soffiare sul fuoco della guerra.
Come testimonia il Baltic Security Initiative che attende il rifinanziamento
dalla NATO e grazie al quale hanno ricevuto, negli ultimi cinque anni, miliardi
di dollari tra aiuti e rifornimenti militari. Tali generosi aiuti vengono d’ora
in avanti definanziati dagli Usa con l’intento di scaricare sui paesi UE gli
oneri economici della spesa bellica per il Vecchio Continente. Da qui le
continue notizie diffuse sulle presunte mire egemoniche russe con sconfinamenti
quotidiani di aerei da guerra e droni nei paesi del Baltico e dell’est europeo
in generale[3].
Notizie costruite ed enfatizzate per incutere paura e favorire nuovi
finanziamenti alle spese militari. Quanto accade oggi attorno alla Baltic
Security Initiative è solo l’anteprima di ciò che avverrà nei prossimi mesi ed
anni quando la UE dovrà aumentare le spese militari e sostituirsi agli USA
sostenendo direttamente quote crescenti di spesa per la difesa della NATO in
Europa.
In conclusione, nella ormai certezza, almeno fino a che Trump sarà alla Casa
Bianca, che la UE dovrà assumersi maggiori responsabilità per la propria difesa,
minacce enfatizzate o create ad arte contro la sicurezza dei Paesi NATO europei
diventano indispensabili per convincere l’opinione pubblica comunitaria ad
accrescere le spese militari.
Federico Giusti, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle
università
Andrea Vento, GIGA
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[1]
https://www.analisidifesa.it/2025/09/zapad-i-russi-si-addestrano-con-gli-alleati-alle-porte-della-nato/
[2]
https://www.swissinfo.ch/ita/spese-militari%3A-tutti-gli-alleati-nato-al-2%25/89908568
[3]
https://italia-informa.com/politica-stati-uniti-tagliano-assistenza-baltici-europa-in-bilico.aspx