Sport e militarizzazione: accordi tra Esercito, Regione Lombardia e Ufficio Scolastico

Osservatorio contro militarizzazione di scuole e università - Wednesday, September 24, 2025

Quanti sono gli impianti oggi aperti alla cittadinanza e fruibili anche al di fuori dell’appartenenza ad una società sportiva? È una domanda che merita risposta, se pensiamo che le palestre nei plessi scolastici non sono mai aperte ai giovani nel pomeriggio e, quando non restano chiuse, sono a disposizione, previo pagamento, di società sportive.

Pensiamo ai tanti giovani non iscritti a una società e alla rilevanza sociale che avrebbe un servizio sportivo gratuito pomeridiano. Ma è proprio lo sport uno degli ambiti privilegiati dalle forze armate, che reclutano atleti di prestigio nei loro gruppi sportivi e attraverso gli stessi diffondono un’immagine non di guerra delle attività svolte.

In altre occasioni lo sport si coniuga con campagne di vario genere, ad esempio il progetto “Sport per la legalità” tenutosi al Centro Sportivo Olimpico dell’Esercito di Roma: Sport per la legalità: l’Esercito al fianco dei giovani – Esercito Italiano

In questo caso, invece, il progetto che segnaliamo e denunciamo (clicca qui per la notizia), frutto di un accordo tra Esercito Italiano, Regione Lombardia e Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia, è una delle tante iniziative delegate dalla pubblica istruzione all’esercito, evitando di mettere in campo gli insegnanti di educazione civica e di scienze motorie, che avrebbero strumenti e competenze sportive e professionali per svolgere questo campo.

In queste settimane molti giuristi hanno investito di domande e riflessioni la pubblica opinione proprio sulle responsabilità di stati e aziende (pubbliche e private), istituzioni e intellettuali rispetto al genocidio del popolo palestinese ricordandoci che la cultura della legalità potrebbe svilupparsi dal ripudio della guerra.

E in tempi di conflitti bellici ci chiediamo perché demandare all’esercito la diffusione della cultura e dei valori dello sport, adducendo la motivazione che proprio la presenza delle forze armate sia utile a promuovere un modello educativo virtuoso e uno stile di vita da adottare.

Sorvoliamo sugli interventi di rappresentanti del Governo e delle istituzioni regionali che poi seguono sempre la medesima traccia che vede nella divisa un valore aggiunto, nell’esercito lo strumento di civilizzazione dei popoli e portatore di valori indiscussi. E la retorica militarista all’occorrenza si cela dietro a centri sportivi che organizzano corsi per Aiuto Istruttore di Educazione Fisica, per Istruttore di Discipline Sportive e per Assistente Bagnanti, ai quali hanno affidato strutture connesse alle forze armate con compiti formativi ed educativi e perfino percorsi atti a costruire nuove professionalità.

Ancora una volta, la presenza dei militari nelle scuole di ogni ordine e grado e nella società diventa strumento di educazione e formazione, di orientamento professionale, di educazione civica con la scuola pubblica che abdica ai suoi tradizionali compiti facendosi sostituire da strutture militari, come avveniva in tempi lontani e bui nei quali le libertà democratiche erano sospese.

Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università