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L’esercito a scuola per distanziare i bambini. Assolto Antonio Mazzeo
RILANCIAMO L’ARTICOLO PUBBLICATO SU STAMPALIBERA.IT IL 16 SETTEMBRE 2024 SULL’ASSOLUZIONE DI ANTONIO MAZZEO, DOCENTE E ATTIVISTA DELL’OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ. QUANDO SI VERIFICÒ L’”OCCUPAZIONE” MILITARE DA PARTE DELLA BRIGATA “AOSTA” DEL CORTILE DELLA SCUOLA PRIMARIA “PARADISO” DI MESSINA, LA DIRIGENTE ELEONORA CORRADO RICOPRIVA L’INCARICO DI COORDINATRICE DEI DIRIGENTI SCOLASTICI DELLA FLC CGIL. Di EDG – Assolto perché il fatto non sussiste. La Corte di Appello del Tribunale di Messina (Presidente Tripodi, a latere Giacobello, relatore, e Finocchiaro), in riforma della sentenza di primo grado ha assolto l’insegnante e giornalista Antonio Mazzeo, difeso dall’avvocato Fabio Repici, e ha revocato le statuizioni civili della sentenza di primo grado emessa dal giudice onorario Maria Grazia Mandanici il 24 ottobre 2024. Ad Antonio Mazzeo era stato contestato il reato di cui all’art. 595 comma II e III del codice penale (diffamazione a mezzo stampa) perché, in qualità di autore dell’articolo pubblicato il 21 ottobre 2020 su alcune testate giornalistiche, dal titolo A Messina Sindaco e Prefetto inviano l’esercito nelle scuole elementari e medie con il plauso dei Presidi, commentando la circostanza che, per evitare assembramenti, erano stati inviati militari dell’esercito a presidiare l’ingresso dell’istituto scolastico, aveva riportato che la dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo Paradiso, dottoressa Eleonora Corrado “…oltre a essere evidentemente anni luce distante dai modelli pedagogici e formativi che dovrebbero fare da fondamento della Scuola della Costituzione repubblicana (il ripudio della guerra e l’uso illegittimo della forza; l’insostituibilità della figura dell’insegnante e l’educare e il non reprimere, ecc.), si mostra ciecamente obbediente all’ennesimo Patto per la Sicurezza Urbana, del tutto arbitrario ed autoritario e che certamente non può e né deve bypassare i compiti e le responsabilità del personale docente in quella che è la promozione e gestione delle relazioni con i minori”. In primo grado, Antonio Mazzeo era stato condannato alla pena di euro 550 di multa, oltre al pagamento delle spese processuali. Nel corso dell’udienza del processo d’appello, il 9 settembre 2025, l’insegnante messinese ha presentato alla Corte una lunga dichiarazione difensiva. “Vi scrivo quale imputato di diffamazione, a seguito di quanto da me riportato in una nota stampa in cui stigmatizzavo la presenza di militari dell’Esercito italiano, armati, all’interno del cortile della scuola di cui la persona offesa dal reato era dirigente, in data 21 ottobre 2020, in funzione di “vigilanza” e per imporre il “distanziamento sociale” alle bambine e ai bambini della scuola primaria e ai loro genitori in tempi di emergenza da Covid-19”, spiega Mazzeo. “In questi anni, sia nella fase delle indagini preliminari (si vedano ad esempio le dichiarazioni da me rese nel corso dell’interrogatorio innanzi ai Carabinieri di Milazzo) e sia in diversi interventi pubblici ho espresso stupore e il profondo dispiacere per l’esito giudiziario delle mie affermazioni che MAI hanno inteso offendere alcuno o delegittimarne il ruolo istituzionale ricoperto”. “Mi permetto tuttavia di far presente che quanto da me narrato nell’articolo contestato, sia sulle illegittime modalità di intervento dei militari dell’Esercito e sia sull’assoluta infondatezza e insostenibilità del Patto per la Sicurezza Urbana con cui sarebbe stato giustificato il loro invio a presidio delle istituzioni scolastiche – ha trovato pieno riscontro anche nei fatti accertati nel corso del giudizio”, ha aggiunto l’insegnante. “Cosa ancora più grave è però che, a quasi cinque anni di distanza da quanto accaduto, nessun organo istituzionale ha sentito il dovere morale di assumersi la paternità dell’invio di militari armati in una scuola primaria come misura di contenimento della pandemia. Ritengo ancora oggi con maggior convinzione che chi lo ha fatto ha abusato ingiustificatamente dei suoi poteri, violando i principi costituzionali e generando ulteriori inutili traumi ai minori e ai loro genitori”. “Mi sia consentito di ricordare che mentre con difficoltà e fatica, insegnanti, studenti e genitori tentavano allora di ricostruire la normalità nelle attività didattiche dopo la lunga e drammatica chiusura delle scuole di ogni ordine e grado con il lockdown decretato nel marzo 2020, la risposta istituzionale al coronavirus privilegiava lo stato di guerra, i suoi linguaggi, le sue metafore, i suoi simboli. L’emergenza sanitaria, drammatica, reale, è stata rappresentata e manipolata come una crisi bellica globale per conseguire controlli repressivi e limitazioni delle libertà individuali e collettive e la militarizzazione dell’intera sfera sociale, politica ed economica”. “Purtroppo la sicurizzazione della risposta al coronavirus si è sviluppata in continuità con il dilagante processo di militarizzazione de iure e de facto degli istituti e degli stessi contenuti culturali e formativi, aggravatosi ulteriormente negli anni successivi come presunta risposta al conflitto in Ucraina o alle gravissime crisi umanitarie in atto nel mondo, a partire dallo scempio inumano in corso a Gaza. Come, senza essere presuntuoso, può essere considerato fatto notorio, da anni denuncio e documento come la scuola italiana si sia trasformata in laboratorio sperimentale di percorsi didattici subalterni alle logiche di guerra e agli interessi politico-militari e geostrategici dominanti. Alle città d’arte e ai siti archeologici le scuole preferiscono sempre più le visite alle caserme e alle basi USA e NATO “ospitate” in Italia o alle industrie belliche mentre agli studenti è imposta la partecipazione a parate militari, alzabandiera, conferimenti di onorificenze a presunti eroi di guerra. Ci sono poi le molteplici attività didattiche affidate a generali e ammiragli (dall’interpretazione della Costituzione all’educazione ambientale e alla salute, alla lotta alla droga e alla prevenzione dei comportamenti classificati come “devianti”, bullismo, cyberbullismo, ecc.); i cori e le bande di studenti e soldati; gli stage formativi sui cacciabombardieri e le fregate; l’alternanza scuola-lavoro a fianco dei reparti d’eccellenza delle forze armate o nelle aziende produttrici di armi. A ciò si aggiunga la conversione delle strutture scolastiche a fini sicuritari con l’installazione di videocamere e dispositivi elettronici identificativi e di controllo (tornelli ai portoni, l’obbligatorietà ad indossare badge, ecc.)”. “Fortunatamente oggi il tema della militarizzazione della scuola italiana è entrato nel dibattito politico ed educativo pubblico e negli ultimi anni, promosso da intellettuali, pedagogisti, insegnanti e organizzazioni sindacali di base, è nato un Osservatorio nazionale che ha già presentato report e dossier ripresi con attenzione dai media nazionali ed internazionali”, prosegue Mazzeo. “Comprendo bene che si possa divergere su valutazioni di ordine educativo e pedagogico ma non credo assolutamente che sia un’aula giudiziaria il luogo dove confrontarsi sui processi in atto nella società e nella scuola italiana, specie in assenza (o in vera e propria latitanza) degli interlocutori istituzionali che hanno assunto le scelte generatrici del conflitto tra le nostre rispettive parti. Ma non credo che si possano criminalizzare in sede giudiziaria le mie idee, sostenute sempre in modo rispettoso di chiunque, con esclusivo riferimento ai fatti oggetto di valutazione e ai principi da me propugnati, senza aggredire alcuno o alcuna nella sua dignità di persona”. ALL’INIZIO DELL’ANNO SCOLASTICO 2020-21, QUANDO SI VERIFICÒ L’”OCCUPAZIONE” MILITARE DA PARTE DELLA BRIGATA “AOSTA” DEL CORTILE DELLA SCUOLA PRIMARIA “PARADISO” DI MESSINA, LA DIRIGENTE ELEONORA CORRADO RICOPRIVA L’INCARICO DI COORDINATRICE DEI DIRIGENTI SCOLASTICI DELLA FLC CGIL. AL PROCESSO DI PRIMO E SECONDO GRADO CONTRO L’INSEGNANTE-GIORNALISTA, LA PRESIDE SI È COSTITUITA PARTE CIVILE (DIFESA DALL’AVVOCATO FILIPPO PAGANO). Fonte: stampalibera.it.
Lettere all’Osservatorio: Formaggi o cannoni? Piccola riflessione su “Cheese” di Slowfood Italia
PUBBLICHIAMO UNA LETTERA GIUNTA ALL’OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ DA PARTE DI UN CITTADINO CHE LAMENTA LA CONTINUA MILITARIZZAZIONE DEGLI SPAZI PUBBLICI, ANCHE IN OCCASIONE DI MANIFESTAZIONI GASTRONOMICHE. COME DENUNCIAMO DA TEMPO, SI TRATTA DI UNA PROCEDURA CONSOLIDATA CHE OBBEDISCE AI DETTAMI DEL PROGRAMMA DI COMUNICAZIONE DELLA DIFESA SECONDO IL QUALE LE FORZE ARMATE DEVONO ESSERE PRESENTI IN TUTTI GLI SPAZI PUBBLICI PER MOSTRARSI IN MANIERA FAMILIARE E VICINA ALLA POPOLAZIONE CON L’HASHTAG #NOISIAMODIFESA. Per chi non lo conosce “Cheese” è il più importante evento al mondo dedicato al formaggio che si tiene a Bra (CN) con cadenza biennale nel mese di settembre e che per questo anno si terrà tra il 19 e il 22 settembre p.v. https://cheese.slowfood.it/. Da alcuni anni mi reco a Bra per godere degli aromi, dei gusti e dei saperi legati al formaggio e all’arte casearia: per chi non è mai stato a Cheese, si tratta di un evento estremante interessante e partecipato, non solo una grande fiera, ma un luogo di incontro e di trasmissione di conoscenza. Immancabilmente ogni anno, all’inizio del percorso di visita e degustazione, ho trovato nella piazza Roma prospiciente alla stazione ferroviaria, un grande stand dell’Esercito Italiano completo dei mezzi militari più o meno corazzati che fanno bella mostra di sé tra le aiuole e i giochi dei bambini dell’area verde. Ogni volta una domanda mi sale alla mente: ma cosa c’entrano i militari dell’Esercito Italiano con gli animali che producono il latte, con i formaggi e tutti gli altri derivati di questo niveo alimento? Non c’è alcun motivo per la presenza di questo stand armato in mezzo a pacifici margari e affinatori: anzi questi alfieri di guerra sono assolutamente fuori luogo se andiamo a leggere il claim di Slowfood per Cheese 2025 dove è citata una frase di Italo Calvino: «Dietro ogni formaggio c’è un pascolo d’un diverso verde sotto un diverso cielo: prati incrostati di sale che le maree di Normandia depositano ogni sera; prati profumati d’aromi al sole ventoso di Provenza; ci sono diversi armenti con le loro stabulazioni e transumanze; ci sono segreti di lavorazione tramandati nei secoli» (Palomar, Einaudi 1987). Assolutamente fuori luogo perché l’Esercito Italiano usa i pascoli diversamente verdi, i prati profumati ed i sentieri percorsi dagli armenti transumanti per le loro esercitazioni o giochi di guerra, allontanando pastori, mandrie e greggi dai loro luoghi di residenza e concimando i prati con le sostanze inquinanti presenti negli ordigni sparati ed esplosi a fini dall’addestramento; senza dimenticare le radiazioni prodotte dai residui degli ordigni all’uranio impoverito che in modo ormai acclarato sono responsabili dell’insorgere di forme leucemiche tra i militari e tra le persone che vivono e lavorano presso i territori contaminati (leggasi pastori e abitanti). Perché gli organizzatori di Cheese sentono il bisogno o accettano la presenza di armi e militari in un evento che si caratterizza per condivisione dei saperi e dei sapori, la conservazione della natura e di un patrimonio culturale millenario? Perché in questo nostro territorio si devono inquinare gli eventi con la presenza dei militari, con la testimonianza delle loro attività fintamente solidali? L’agire dell’Esercito Italiano (come dell’Aeronautica e della Marina Militare) si fonda ed è finalizzato alla distruzione e alla eliminazione del nemico: agire ipocritamente definito attività per la difesa; i margari con le loro vacche, pecore e capre non hanno nulla a che fare con queste attività distruttive e mortifere che sono esibite in piazza Roma. Quindi vorrei che finalmente in questa edizione lo stand dei militari scompaia, lasciando spazio a iniziative diverse, allegre, divertenti e foriere di benessere. E allora diciamo basta alla militarizzazione degli eventi pubblici, diciamo no al pensiero che armi e guerre siano argomenti e spettacoli interessanti ed edificanti e confermiamo in tal modo il ripudio costituzionale della guerra che dovrebbe essere osservato dagli organismi politici del Comune di Bra, non accettando la presenza dell’Esercito Italiano in un evento che con tale istituzione non ha nulla a che fare. Diciamo in specifico a Slowfood Italia che la presenza dell’esercito Italiano nei suoi eventi non rispetta gli scopi espressi nel suo Statuto: principi riguardanti la cultura della salute e del benessere universale, la difesa dell’ambiente, del paesaggio, del suolo e del territorio e che pertanto non è ammissibile che sia accolta ed accettata in qualsiasi suo evento la presenza di qualsivoglia rappresentanza di una forma militare. E al termine di questa breve riflessione non resta che rispondere alla domanda “Formaggi o Cannoni?” con un fragoroso e universale grido “FORMAGGI!” Perché, signore amministratrici e signori amministratori comunali nonché signore e signori responsabili di Slowfood Italia, le persone amano i formaggi ed i tanti derivati del latte mentre non vogliono i cannoni, le armi di qualsiasi specie e le tecnologie belliche di morte. In questi giorni il Coordinamento AgiTe (coordinamento torinese che riunisce persone, enti e associazioni contro la guerra) ha inviato a Slowfood Italia e Comune di Bra la richiesta di non ospitare l’Esercito Italiano nella prossima edizione di Cheese. Di seguito il testo della mail inviata che può essere riprodotto o utilizzato per produrre una nuova richiesta da inviare ai due soggetti per invitarli al disarmo della loro fiera: Agli organizzatori di CHEESE, evento internazionale dedicato ai formaggi ed ai derivati del latte. Associazione Slow Food Italia Sindaco Giunta e Consiglio Comunale della città di Bra Il prossimo 19 settembre si aprirà l’evento da voi organizzato e rappresentato in questa edizione dal claim “C’è tutto un mondo intorno” e sintetizzato dalla citazione delle parole tratte dal “Palomar” di Italo Calvino. In questo mondo di sapori e saperi, come “Coordinamento AgiTe – Coordinamento di Cittadini e Cittadine, Associazioni, Enti e Istituzioni locali contro Atomica, Guerre e Terrorismi”, vi chiediamo di non ospitare tra gli Espositori l’Esercito Italiano, nelle scorse edizioni sempre presente in piazza Roma con i suoi mezzi. In questo mondo dove ogni anno aumentano i conflitti armati è in corso un genocidio ed i bombardamenti indiscriminati trasformano le terre in deserti di polvere inquinati ed invivibili; fare mostra di autoblindo e mezzi militari in Cheese è mancanza di rispetto per il lavoro e la fatica dei pastori e dei produttori che con fatica conservano e permettono a uomini e donne di vivere e godere dei beni della natura e del mondo. Non c’è alcun motivo per cui l’Esercito Italiano sia presente a Cheese: questa istituzione non opera nella pastorizia e nemmeno nella produzione casearia, mentre con le sue esercitazioni inquina campi e costringe pastori, mandrie e greggi ad abbandonare pascoli e colli. Esattamente l’opposto di quanto espresso da Italo Calvino. Non c’è alcun motivo di far mostra di strumenti di guerra, non c’è alcun fine educativo nel presentare a bambini e adulti armi e tecnologie pensate per distruggere la bellezza e la vita del mondo. Quindi vi chiediamo di non ospitare militari e armi nella vostra bellissima kermesse e di far occupare lo spazio di piazza Roma da enti, associazioni, iniziative che celebrano la bellezza e il sapore del vivere o difendono le vite anziché distruggerle. Sono mille le alternative all'esposizione delle armi e della guerra: organizzate l’incontro delle centinaia di clown chiamati Formaggino e fate divertire i bambini della vostra città, portate in piazza gli animali che ci donano il loro latte per produrre formaggi, yogurt e gelati, oppure invitate associazioni che si occupano di prevenzione della salute. Perché tra uccidere e morire c’è la terza via che è vivere e solo così si può conservare tutto “quel mondo intorno”. Per questi e innumerevoli altri motivi vi chiediamo come Coordinamento AgiTe, di portare solo la VITA nel vostro evento dedicato al buon vivere e di non ospitare l’Esercito Italiano tra gli stand. L'invito che Vi rivolgiamo sarà diffuso a cittadini, enti e associazioni e sui canali social e speriamo vivamente che questa richiesta sia soddisfatta; richiesta di nessun onere per Voi ma solo onorevole rispetto ai principi che dite di sostenere.”
MagicLand di Valmontone: parco divertimento o campo di orientamento militare dell’esercito?
Il Piano comunicazione della difesa e la Risoluzione dell’Unione europea del 2 aprile 2025 trovano il loro pieno compimento a MagicLand. Finalità di entrambi colonizzare con la cultura militare tutti gli spazi civili per normalizzare la cultura della difesa e spingere all’arruolamento. Come si legge sul sito, MagicLand, definito La Capitale del Divertimento, è il più grande Parco Divertimenti del Centro-Sud Italia con attrazioni per grandi e per bambini dove dal 21 maggio, come si legge nella pagina Facebook, «sarà possibile vivere un’esperienza unica: per la prima volta, la Scuola senza Pareti più grande d’Italia apre anche al pubblico!» La megalomania di MagicLand sorprende! La Capitale del divertimento ha la pretesa e l’ambizione di porsi come istituzione scolastica, dove, magicamente, si apprende in una scuola senza pareti. Sì, perché le scuole, con i loro edifici, spesso anche fatiscenti per i continui tagli, hanno pareti, ma non trattano i bambini, le bambine e gli adolescenti come fonti di guadagno e di profitto. Ad ogni modo, nel cercare online i contenuti di questa scuola aperta, si scopre sulla pagina Facebook della struttura che dal 21 maggio si potrà partecipare infatti a giornate speciali «da vivere con famiglia e amici! Incontrando le Forze dell’Ordine con mezzi speciali e cavalli»; sarà possibile fare «Esercitazioni spettacolari, dimostrazioni e attività interattive Azioni dal vivo delle unità cinofile Momenti di scoperta con divulgatori scientifici e professionisti Un’occasione irripetibile dove il divertimento incontra l’apprendimento, in un contesto emozionante»; e inoltre, «Troverete corsi militari, esercitazioni e attività di formazione con giochi di ruolo per studenti civili. Simulatore di volo, corsi di sopravvivenza, difesa personale, arrampicate su pareti di roccia e military fitness: questo sarà Esercito Adventure, l’Esercito Italiano a Rainbow Magicland, il parco divertimenti di Roma – Valmontone». Tutto alla modica cifra di € 14,90, che si riduce per le scolaresche a € 10 a studente con progetti didattici su prenotazione. I contenuti delle attività didattiche sono, di fatto, i contenuti di una scuola di guerra che applicano alla perfezione il paragrafo 167 della citata Risoluzione europea (ma si rimanda su questa colonizzazione degli spazi civili da parte delle forze armate anche al programma di comunicazione del Ministero della Difesa del 2019: https://www.esercito.difesa.it/comunicazione/Documents/prog-di-comunicazione-difesa-2019.pdf ), volta a promuovere ambienti militari inclusivi, a ribadire il ruolo dei giovani e delle organizzazioni giovanili nel mantenimento e nella promozione della pace (ovviamente la pace armata!) e della sicurezza mettendo a punto «programmi educativi e di sensibilizzazione, volti a migliorare le conoscenze e a facilitare i dibattiti sulla sicurezza, la difesa e l’importanza delle forze armate». La risoluzione nell’invitare il SEAE (Servizio europeo per l’azione esterna) a impegnarsi a integrare più sistematicamente i giovani nella sua agenda suggerisce di attivare corsi militari, esercitazioni e attività di formazione con giochi di ruolo per studenti civili. Quale migliore posto per trasformare l’addestramento militare in giochi di ruolo? Online scopriamo che la cooperazione tra il parco di divertimenti Rainbow Magicland, e le forze dell’ordine è in realtà una collaborazione storica (https://www.oggiroma.it/eventi/attivita/l-esercito-italiano-a-rainbow-magicland/6721/) che coinvolge tutti i periodi di vacanza dei bambini (https://www.agi.it/gallerie-fotografiche/news/2015-12-13/le_forze_armate_arainbow_magicland_per_la_festa_di_natale-164379/), cosa che non sorprende se si considera il legame tra le logiche di profitto e la cultura della difesa e della sicurezza che con l’agenda Draghi e il RearmEurope sono ormai sotto gli occhi di tutti. Non sorprende l’apertura di questo parco alle scuole: MagicLand vende il suo prodotto, il divertimento a pagamento, inserendosi all’interno di una cultura conformista e omologante che si trova all’antitesi dell’idea di scuola presente nella nostra Costituzione. Quando poi ad inserirsi sono le forze armate, l’antitesi si trasforma in totale incompatibilità. Per questo sorprende invece l’adesione e la partecipazione delle classi che passa per la scelta dei docenti. Il catalogo degli school days sembra un piccolo Dossier dell’Osservatorio. Fai clic per accedere a A5_Catalogo_Scuole_2025_WEB.pdf La lettura mostra tutti i contenuti che le docenti e i docenti stanno esternalizzando alle forze dell’ordine: educazione, stradale, bullismo e cyberbullismo, legalità, alcool e droga, videogiochi e social, educazione finanziaria, alimentazione, affettività, violenza di genere, ambiente… in cattedra saliranno: POLIZIA DI STATO, POLIZIA STRADALE, ARMA DEI CARABINIERI anche con i REPARTI SPECIALI RIS E NAS, POLIZIA LOCALE, GUARDIA COSTIERA VIGILI DEL FUOCO IN CONGEDO, GUARDIA DI FINANZA, tutti uniti in un evento evento formativo con l’obiettivo comune di trasmettere valori fondamentali alle nuove generazioni. I valori sono quelli delle forze armate: disciplina, coraggio, onore, senso del dovere, rispetto, spirito di sacrificio, patriottismo, cameratismo, fedeltà la cui siderale distanza dai valori della scuola è superfluo sottolineare. Con questi valori le forze dell’ordine saranno pronte a riorirentare ragazzi disorientati con l’obiettivo di lasciare un segno autentico e duraturo, come riportate la rivista Epoca Culturale http://www.lepocaculturale.it/2025/04/16/a-magicland-arrivano-gli-school-days-insieme-a-forze-dellordine-e-istituzioni/loro). Per un assaggio si rimanda al video dell’esercito: Per tentare di fare comprendere quanto sia lontano tutte queste iniziative dalla scuola si propone un’onesta campagna pubblicitaria con una domanda rivolta a docenti e famiglie: siete proprio convinti che MagicLand sia un luogo giusto per la nostra infanzia e adolescenza? «Venite famiglie! Venite scuole! Impugneremo armi, giocheremo a spararci, lanceremo bombe a mano, giocheremo ad odiarci, ci arrampicheremo e guideremo mezzi tattici e blindati: il Freccia, il Lince, il Puma dove salire fa un grande effetto! Simuleremo un volo con l’aviazione esercito, mascherandovi prima da aviatori, e perché no? Bombarderemo una città! Vedremo che stoffa avrete! I più deboli possono sempre simulare morti abbondanti a terra». Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Makovec.it: Esercito e spazio pubblico, il caso Bari
PUBBLICATO SUL BLOG MAKOVEC. FILOSOFIA URBANA IL 4 MAGGIO 2025 Ospitiamo con piacere sul nostro sito l’interessante contributo critico scritto da pubblicato sul blog Makovec.it il 4 maggio 2025 in cui viene ribadito quanto l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università denuncia da due anni a questa parte, vale a dire un pericolosissimo processo di occupazione degli spazi del sapere e della formazione da parte delle Forze Armate e di strutture di controllo. «Un Villaggio che, a prima vista, sembra un vero e proprio parco giochi al suono di: “Tecnologia, Valori e Addestramento”. Un evento che ha creato non poche critiche e molte giuste condanne soprattutto all’interno dei movimenti che, instancabilmente, si impegnano a favore della pace e che credono che essa non possa essere esportata a suon di carri armati (cfr. https://osservatorionomilscuola.com/)…continua a leggere su www.makovec.it.
Bari, intere scolaresche al Villaggio Esercito per propaganda di guerra
E mentre la città di Bari si prepara per il presidio contro il riarmo e la propaganda bellicista, previsto alle ore 18 a Piazza del Ferrarese, ecco che giungono le prime segnalazioni con foto esposte fieramente e senza vergogna sulla pagina Facebook dell’Istituto Comprensivo “Umberto I – San Nicola” di Bari (clicca qui per la pagina). Come è accaduto a Roma, a Firenze, a Gioia del Colle e in tutte le città in cui si mette in scena questa muscolosa prova di forza, con annessa retorica sulla difesa, sull’aiuto delle forze armate in caso di emergenza, sulle “missioni di pace” dell’esercito in giro per il mondo, anche in questo caso sono le maestre, senza alcuna vergogna, a Bari a condurre gli alunni e le alunne al Villaggio Esercito a contatto con carri armati, elicotteri da guerra, droni e cani artificiali da guerra. E ancora una volta, come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università ci interroghiamo sul valore pedagogico e didattico di queste visite; ci chiediamo come sia possibile farsi incantare da attrazioni come il veicolo blindato Centauro2, il VTMM Ordo, l’elicottero AH129 Mangusta, un simulatore di volo e numerosi assetti EOD (Explosive Ordinance Disposal). Assistiamo ancora una vola imbelli e disarmati a questo assedio nelle nostre città, addirittura di quattro giorni a Bari, in cui si cerca di convincere i bambini e le bambine che le forze armate portino la pace, mentre, invece, bisognerebbe raccontare ai/alle più giovani di tutte le volte che l’esercito è intervenuto, senza l’egida dell’ONU, ma in seno all’alleanza più guerrafondaia mai esistita, cioè la NATO, per destabilizzare e rovesciare regimi, seminando morte ovunque. Del resto, in un momento storico che vede il riarmo dell’Europa per compiacere l’alleato americano contro la presunta minaccia costituita dalla Russia e dallo jihadismo islamico; in un contesto che legittima la violenza perpetrata dal nostro alleato Israele contro la popolazione civile palestinese, falcidiata da quello che si palesa sotto gli occhi di tutti e tutte come un genocidio; in uno scenario che prevede per questi ragazzi e queste ragazze il ritorno della leva obbligatoria per ingaggiare nuovi conflitti (come abbiamo spiegato qui), portare i bambini e la bambine a giocare e divertirsi con gli strumenti di guerra e di morte rasenta non solo la beffa, ma l’idiozia di adulti e di insegnanti che diventano complici dell’erosione del futuro dei giovani, abbandonandoli ad un destino di distruzione totale. Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università restiamo basiti e spaventate davanti alle foto di maestre che sorridono mentre si sta scrivendo la pagina più brutta della loro scuola. Chiediamo, pertanto, ai genitori di opporsi a queste iniziative, essi ne hanno facoltà e per questo l’Osservatorio ha messo a disposizione una serie di mozioni all’interno del Vademecum contro la militarizzazione. Del resto, non ha detto il ministro Giuseppe Valditara che occorre il consenso dei genitori per determinate iniziative scolastiche? Ebbene, cominciamo proprio con l’opporci come docenti, come genitori e come studenti e studentesse a tutte le iniziative di propaganda bellica e a tutte le retoriche occidentaliste che cercano di costruire il nemico per le guerre che ingaggeremo domani. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Bari, 1-4 maggio: quattro giorni con l’Esercito in città, propaganda bellica degradante
In occasione del suo 164esimo anniversario l’Esercito Italiano sta occupando Piazza della Libertà a Bari, con una installazione denominata Villaggio, un piccolo accampamento moderno, un paese dei balocchi letali. In un articolo che promuove l’iniziativa si legge «per ben 4 giorni la gente potrà conoscere da vicino il lavoro dei soldati e le tecnologie con cui operano».  Per fortuna il centro culturale Zona Franca,  e i collettivi studenteschi UDU Link Bari e Unione degli Studenti Bari hanno scritto a riguardo un semplice post su Facebook che qui riporto quasi integralmente: «Nelle stesse settimane in cui la Presidente della Commissione UE Von der Leyen ha definito come “filorusso” chiunque sia contro il riarmo europeo, ci sembra inaccettabile che venga promosso in pieno centro città un tale sfoggio di mezzi e attività militari. Ci sembra chiaro l’intento propagandistico di questa iniziativa, volto a normalizzare la militarizzazione della società, mentre vengono sempre più messe a tacere le voci contrarie al riarmo e favorevoli all’apertura di tavoli di pace nei vari contesti di guerra. L’Italia ripudia la guerra: le nostre città non devono essere militarizzate, è inaccettabile per noi la creazione di un “villaggio militare” in pieno centro, è impensabile che la città di Bari venga percorsa per tutta la giornata da mezzi e reparti militari. In una fase in cui le tensioni internazionali crescenti gettano nello sconforto milioni di persone, mentre sulle teste di altrettanti milioni piovono bombe, non possiamo accettare che nel nostro Paese si ceda alla propaganda bellicista, dimenticando la nostra cultura e i nostri valori di pace e di dialogo internazionale. Rifiutiamo questa manifestazione e chiediamo anche alle istituzioni locali, che a più riprese si sono schierate per la pace, di non prendervi parte. Non bisogna prestare il fianco a questa pericolosa retorica di guerra, che punta solo ad abituarci ad un dibattito sempre più schierato su posizioni belliciste». L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università si interroga su come sia possibile farsi incantare da attrazioni come il veicolo blindato Centauro2, il VTMM Ordo, l’elicottero AH129 Mangusta, un simulatore di volo e numerosi assetti EOD (Explosive Ordinance Disposal). A noi certo non incantano, anzi spaventano queste iniziative e chi le orchestra. Non esiste giustificazione per la distruzione che si sta seminando nei territori con i conflitti bellici, né per la corsa alle risorse prime e al dominio finanziario.  Le nostre città vengono assediate dallo stesso potere che prova a convincerci della necessità della guerra fuori dai nostri confini, che inventa ogni giorno un nemico diverso. Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università continueremo a fare il possibile per tenere vivo uno spirito critico che ripudi la guerra, e proveremo a salvare tutti gli spazi e le formule che fanno del nostro Paese una organizzazione sociale viva votata alla democrazia.  Si avvicina il 16 maggio, giorno che ci vedrà impegnat3 in presenza a Roma per il corso “Scuole e università di pace Fermiamo la follia della guerra“, aperto a tutta la cittadinanza e utile alla formazione docente. Vi invitiamo a iscrivervi e a partecipare, in presenza o collegandovi online con Zoom. Su YouTube potete ascoltare una parte del lavoro già svolto. Molto di più ce n’è da fare ancora. Maria Pastore, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università