L’esercito a scuola per distanziare i bambini. Assolto Antonio Mazzeo
RILANCIAMO L’ARTICOLO PUBBLICATO SU STAMPALIBERA.IT IL 16 SETTEMBRE 2024
SULL’ASSOLUZIONE DI ANTONIO MAZZEO, DOCENTE E ATTIVISTA DELL’OSSERVATORIO CONTRO
LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ. QUANDO SI VERIFICÒ
L’”OCCUPAZIONE” MILITARE DA PARTE DELLA BRIGATA “AOSTA” DEL CORTILE DELLA SCUOLA
PRIMARIA “PARADISO” DI MESSINA, LA DIRIGENTE ELEONORA CORRADO RICOPRIVA
L’INCARICO DI COORDINATRICE DEI DIRIGENTI SCOLASTICI DELLA FLC CGIL.
Di EDG – Assolto perché il fatto non sussiste. La Corte di Appello del Tribunale
di Messina (Presidente Tripodi, a latere Giacobello, relatore, e Finocchiaro),
in riforma della sentenza di primo grado ha assolto l’insegnante e giornalista
Antonio Mazzeo, difeso dall’avvocato Fabio Repici, e ha revocato le statuizioni
civili della sentenza di primo grado emessa dal giudice onorario Maria Grazia
Mandanici il 24 ottobre 2024.
Ad Antonio Mazzeo era stato contestato il reato di cui all’art. 595 comma II e
III del codice penale (diffamazione a mezzo stampa) perché, in qualità di autore
dell’articolo pubblicato il 21 ottobre 2020 su alcune testate giornalistiche,
dal titolo A Messina Sindaco e Prefetto inviano l’esercito nelle scuole
elementari e medie con il plauso dei Presidi, commentando la circostanza che,
per evitare assembramenti, erano stati inviati militari dell’esercito a
presidiare l’ingresso dell’istituto scolastico, aveva riportato che la dirigente
scolastica dell’Istituto Comprensivo Paradiso, dottoressa Eleonora
Corrado “…oltre a essere evidentemente anni luce distante dai modelli pedagogici
e formativi che dovrebbero fare da fondamento della Scuola della Costituzione
repubblicana (il ripudio della guerra e l’uso illegittimo della forza;
l’insostituibilità della figura dell’insegnante e l’educare e il non
reprimere, ecc.), si mostra ciecamente obbediente all’ennesimo Patto per la
Sicurezza Urbana, del tutto arbitrario ed autoritario e che certamente non può e
né deve bypassare i compiti e le responsabilità del personale docente in quella
che è la promozione e gestione delle relazioni con i minori”.
In primo grado, Antonio Mazzeo era stato condannato alla pena di euro 550 di
multa, oltre al pagamento delle spese processuali. Nel corso dell’udienza del
processo d’appello, il 9 settembre 2025, l’insegnante messinese ha presentato
alla Corte una lunga dichiarazione difensiva. “Vi scrivo quale imputato di
diffamazione, a seguito di quanto da me riportato in una nota stampa in cui
stigmatizzavo la presenza di militari dell’Esercito italiano, armati,
all’interno del cortile della scuola di cui la persona offesa dal reato era
dirigente, in data 21 ottobre 2020, in funzione di “vigilanza” e per imporre il
“distanziamento sociale” alle bambine e ai bambini della scuola primaria e ai
loro genitori in tempi di emergenza da Covid-19”, spiega Mazzeo.
“In questi anni, sia nella fase delle indagini preliminari (si vedano ad esempio
le dichiarazioni da me rese nel corso dell’interrogatorio innanzi ai Carabinieri
di Milazzo) e sia in diversi interventi pubblici ho espresso stupore e il
profondo dispiacere per l’esito giudiziario delle mie affermazioni che MAI hanno
inteso offendere alcuno o delegittimarne il ruolo istituzionale ricoperto”.
“Mi permetto tuttavia di far presente che quanto da me narrato
nell’articolo contestato, sia sulle illegittime modalità di intervento dei
militari dell’Esercito e sia sull’assoluta infondatezza e insostenibilità
del Patto per la Sicurezza Urbana con cui sarebbe stato giustificato il loro
invio a presidio delle istituzioni scolastiche – ha trovato pieno riscontro
anche nei fatti accertati nel corso del giudizio”, ha aggiunto
l’insegnante. “Cosa ancora più grave è però che, a quasi cinque anni di distanza
da quanto accaduto, nessun organo istituzionale ha sentito il dovere morale di
assumersi la paternità dell’invio di militari armati in una scuola primaria come
misura di contenimento della pandemia. Ritengo ancora oggi con maggior
convinzione che chi lo ha fatto ha abusato ingiustificatamente dei suoi poteri,
violando i principi costituzionali e generando ulteriori inutili traumi ai
minori e ai loro genitori”.
“Mi sia consentito di ricordare che mentre con difficoltà e fatica, insegnanti,
studenti e genitori tentavano allora di ricostruire la normalità nelle attività
didattiche dopo la lunga e drammatica chiusura delle scuole di ogni ordine e
grado con il lockdown decretato nel marzo 2020, la risposta istituzionale al
coronavirus privilegiava lo stato di guerra, i suoi linguaggi, le sue metafore,
i suoi simboli. L’emergenza sanitaria, drammatica, reale, è stata
rappresentata e manipolata come una crisi bellica globale per conseguire
controlli repressivi e limitazioni delle libertà individuali e collettive e la
militarizzazione dell’intera sfera sociale, politica ed economica”.
“Purtroppo la sicurizzazione della risposta al coronavirus si è sviluppata in
continuità con il dilagante processo di militarizzazione de iure e de facto
degli istituti e degli stessi contenuti culturali e formativi, aggravatosi
ulteriormente negli anni successivi come presunta risposta al conflitto in
Ucraina o alle gravissime crisi umanitarie in atto nel mondo, a partire dallo
scempio inumano in corso a Gaza. Come, senza essere presuntuoso, può essere
considerato fatto notorio, da anni denuncio e documento come la scuola italiana
si sia trasformata in laboratorio sperimentale di percorsi didattici subalterni
alle logiche di guerra e agli interessi politico-militari e geostrategici
dominanti. Alle città d’arte e ai siti archeologici le scuole preferiscono
sempre più le visite alle caserme e alle basi USA e NATO “ospitate” in Italia o
alle industrie belliche mentre agli studenti è imposta la partecipazione a
parate militari, alzabandiera, conferimenti di onorificenze a presunti eroi di
guerra. Ci sono poi le molteplici attività didattiche affidate a generali e
ammiragli (dall’interpretazione della Costituzione all’educazione ambientale e
alla salute, alla lotta alla droga e alla prevenzione dei comportamenti
classificati come “devianti”, bullismo, cyberbullismo, ecc.); i cori e le bande
di studenti e soldati; gli stage formativi sui cacciabombardieri e le fregate;
l’alternanza scuola-lavoro a fianco dei reparti d’eccellenza delle forze armate
o nelle aziende produttrici di armi. A ciò si aggiunga la conversione delle
strutture scolastiche a fini sicuritari con l’installazione di videocamere e
dispositivi elettronici identificativi e di controllo (tornelli ai portoni,
l’obbligatorietà ad indossare badge, ecc.)”.
“Fortunatamente oggi il tema della militarizzazione della scuola italiana è
entrato nel dibattito politico ed educativo pubblico e negli ultimi anni,
promosso da intellettuali, pedagogisti, insegnanti e organizzazioni sindacali di
base, è nato un Osservatorio nazionale che ha già presentato report e dossier
ripresi con attenzione dai media nazionali ed internazionali”, prosegue Mazzeo.
“Comprendo bene che si possa divergere su valutazioni di ordine educativo e
pedagogico ma non credo assolutamente che sia un’aula giudiziaria il luogo dove
confrontarsi sui processi in atto nella società e nella scuola italiana, specie
in assenza (o in vera e propria latitanza) degli interlocutori istituzionali che
hanno assunto le scelte generatrici del conflitto tra le nostre rispettive
parti. Ma non credo che si possano criminalizzare in sede giudiziaria le mie
idee, sostenute sempre in modo rispettoso di chiunque, con esclusivo riferimento
ai fatti oggetto di valutazione e ai principi da me propugnati, senza aggredire
alcuno o alcuna nella sua dignità di persona”.
ALL’INIZIO DELL’ANNO SCOLASTICO 2020-21, QUANDO SI VERIFICÒ L’”OCCUPAZIONE”
MILITARE DA PARTE DELLA BRIGATA “AOSTA” DEL CORTILE DELLA SCUOLA PRIMARIA
“PARADISO” DI MESSINA, LA DIRIGENTE ELEONORA CORRADO RICOPRIVA L’INCARICO DI
COORDINATRICE DEI DIRIGENTI SCOLASTICI DELLA FLC CGIL. AL PROCESSO DI PRIMO E
SECONDO GRADO CONTRO L’INSEGNANTE-GIORNALISTA, LA PRESIDE SI È COSTITUITA PARTE
CIVILE (DIFESA DALL’AVVOCATO FILIPPO PAGANO).
Fonte: stampalibera.it.