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Militarizzazione delle scuole in Toscana: perché dire no alla propaganda di guerra
Anche quest’anno, con la nota 0016684 del 10-09-2025 (clicca qui), l’Ufficio Scolastico Regionale per la Toscana ha inviato a tutte le scuole della regione una serie di allegati relativi alle “attività informative di orientamento ed informazione” offerte dal  Comando Militare Esercito TOSCANA. L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università aveva già approfondito la questione in due precedenti articoli  (clicca qui e clicca qui) motivando puntualmente le ragioni della sua opposizione a questo progetto. Non occorre pertanto ripetersi sull’analisi dettagliata dei documenti per la quale si rinvia ai lavori segnalati. Tuttavia, non possiamo non insistere su ciò che, a nostro avviso, anima una tale iniziativa anche alla luce di un ulteriore documento. Si tratta dell’Allegato D relativo alle possibilità per studenti e studentesse di visitare alcune unità dell’esercito. Leggiamo infatti nell’allegato: “Le visite, organizzate in occasione dell’apertura delle Caserme e/o in coincidenza di particolari Anniversari, Celebrazioni, ricorrenze storiche ed eventi, saranno finalizzate a far:  partecipare gli studenti alla solenne cerimonia dell’alzabandiera;  conoscere la storia del Reparto, i relativi mezzi e gli equipaggiamenti in dotazione di specialità;  assistere ad eventuali attività addestrative”. Si concentra in queste poche righe buona parte degli aspetti di quella militarizzazione dei luoghi del sapere che l’Osservatorio segnala da tempo. Perché in un contesto internazionale da terza guerra mondiale a pezzi studenti e studentesse dovrebbero partecipare alle cerimonie dell’alzabandiera? Per quale motivo dovrebbero conoscere i mezzi e gli equipaggiamenti militari in dotazione? A che scopo dovrebbero assistere ad attività addestrative? Perché dovrebbero assistere, come indicato in uno degli allegati introduttivi, allo svolgimento di “conferenze informative presso gli Istituti Scolastici della Toscana, su temi afferenti alla storia, ai compiti e alle “opportunità professionali” della Forza Armata”? E, soprattutto, perché le scuole toscane dovrebbero pubblicizzare queste forme di propaganda e reclutamento? Sono queste alcune delle domande alle quali urge dare una risposta al fine di contrastare il processo di militarizzazione dei luoghi di formazione in atto e proteggere la scuola come luogo di pace e di ripudio della guerra. Per questo motivo innanzitutto invitiamo le scuole toscane a non aderire a tali iniziative, eventualmente esprimendo anche una netta presa di posizione in sede di Collegio Docenti e Consiglio di Istituto.  Esortiamo, inoltre, genitori e genitrici a presentare alle scuole il documento attraverso il quale chiedere l’esonero dei propri figli e delle proprie figlie da attività che prevedano la partecipazione diretta o indiretta delle Forze Armate (clicca qui) e a prendere visione del prezioso Vademecum contro la militarizzazione delle scuole stilato dall’Osservatorio (clicca qui). Chiediamo infine a chiunque sia sensibile a questo problema di segnalarci episodi di militarizzazione nelle scuole scrivendoci al nostro indirizzo mail (osservatorionomili@gmail.com) e di collaborare con il nostro comitato iscrivendosi e partecipando ai gruppi di lavoro (https://osservatorionomilscuola.com/contatti/). È quantomai necessario opporre una decisa pratica di resistenza rispetto a quanto registriamo senza sosta quotidianamente. Nessuna linea di tangenza può esistere tra mondo militare e luoghi della formazione. firmata let_a_USR_TOSCANA_progetto_conf_scuole_e_visite_scolastiche_Anno_2025_2026Download firmato ALL_A_scheda_progetto_conf_scuole_IST_SCOL_PRIMARI_ELEMENTARI_2025_2026Download firmato ALL_B_scheda_progetto_conf_scuole_IST_SCOL_SEC_1_GRADO_MEDIE_2025_2026Download firmato ALL_C_scheda_progetto_conf_scuole_IST_SCOL_SEC_2_GRADO_SUPERIORI_2025_2026Download firmato ALL_D_scheda_progetto_visite_scolastiche_presso_le_Unita_dell_Esercito_2025_2026Download m_pi.AOODRTO.REGISTRO UFFICIALE(U).0016684.10-09-2025Download Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università 
Grave repressione nelle scuole: circolare Uff. Scolastico Lazio contro libertà di pensiero dei docenti
Il 3 settembre la dott.ssa Anna Paola Sabatini dell’Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio ha inviato tutte le scuole della regione una comunicazione RISERVATA a tutti i Dirigenti scolastici (in allegato). Riportiamo il testo: > La rilevanza degli eventi geopolitici in corso è una tematica su cui si > invitano le SS.LL. a garantire la massima serenità nell’organizzazione di > occasioni di confronto e di dibattito nell’ambito delle occasioni didattiche. > > Tanto premesso, è necessario sottolineare l’esigenza di assicurare le > specificità dei luoghi e dei momenti della vita scolastica, quali le riunioni > degli organi collegiali, che devono essere esclusivamente finalizzate alla > trattazione delle tematiche relative al buon funzionamento dell’istituzione > scolastica e sottratte a qualunque altra finalità. La circolare si configura come una vera e  propria operazione di repressione del dissenso, di cui abbiamo avuto esempi e che hanno già colpito singoli docenti e libri di testo e che ora colpisce gli organi collegiali, luoghi di democrazia e confronto nella scuola (Caso Zanichelli, caso manuale di storia Greppi-Ciccopiedi, docenti di Ferrara) La circolare, scritta contro le mozioni che molti Collegi Docenti stanno presentando nelle loro scuole, e che come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università abbiamo anche contribuito a diffondere con lo slogan “Noi siamo docenti Pacefondai“, richiama alle competenze del collegio nel plauso dei dirigenti che ne lamentano tuttavia il carattere di riservatezza (https://www.dirigentiscuola.org/notizia-regionale/usr-lazio-temi-geopolitici-e-indicazioni-irrituali-ai-dirigenti-scolastici/). Riservata, perché la dott.ssa Sabatini ha pensato bene di delegare ai dirigenti scolastici l’assunzione di responsabilità della conseguente deriva autoritaria che la comunicazione implica, facendo ricadere su di loro il taglio della democrazia collegiale (cosa che i dirigenti scolatici hanno colto bene!). Le modalità rimandano alle strategie militari: il vertice/generale decide, il buon DS/soldato obbedisce e porta a termine l’ordine, ma cogliendone la gravità, lo vuole pubblico così da essere responsabilizzato.  In effetti, non ci stupisce il tentativo di repressione, ma riteniamo gravissimo il tentativo di impedire ai docenti di pensare ed esprimersi collegialmente per mezzo di nn documento ispirato ai valori della Costituzione, della Carta dell’UNESCO, della Dichiarazione universale dei diritti umani e della Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Pur riconoscendo la rilevanza del genocidio in atto a Gaza, derubricato però a meri “eventi geopolitici”, la dott.ssa Sabatini ricorda che tale discussione non è specificità degli organi collegiali, le cui competenze sono esclusivamente rivolte al buon funzionamento dell’istituzione scolastica, riducendo così il corpo docente a semplice amministratore della scuola pubblica, come da tempo alcuni sindacati denunciano. Quello che la comunicazione riservata non considera è il fatto che è costitutivo del corpo docente la necessità di esercitare e insegnare il pensiero critico, la libertà di pensiero, la cittadinanza democratica, la partecipazione, l’apertura all’altro, la solidarietà. Se il collegio è il luogo della costruzione del progetto educativo della scuola, allora sottoscrivere mozioni è lo strumento che si ha per darsi coordinate entro cui agire. E prendere posizione rispetto al genocidio a Gaza è per una comunità educante non solo un potere legittimo, ma un dovere morale. Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università da anni denunciamo l’invasione della cultura della difesa (o cultura securitaria) all’interno delle scuole, e allora ci domandiamo: perché i docenti non dovrebbero prendere posizione contro questa deriva volta all’accettazione della corsa al riarmo e causa delle tensioni internazionali e delle guerre? Perché non dovrebbe esplicitare il proprio sdegno per il genocidio del popolo palestinese? Non è questo darsi delle coordinate entro cui agire? Non è dare esempio, ai propri studenti e alle proprie studentesse, di effettiva partecipazione democratica, spirito critico e solidarietà verso gli oppressi e le vittime di uno sterminio? Ovvio che la circolare fa entrare nelle scuole quel clima repressivo che il cosiddetto DDL 1660 ha già introdotto, in nome della sicurezza pubblica, contro il dissenso! E davanti al tentativo di mettere a tacere la voce della società civile, come docenti ed educatori/educatrici, sentiamo il dovere non solo di rappresentarla, ma di amplificarne la voce. Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università facciamo appello a tutti e a tutte le docenti affinché continuino a presentare mozioni e a non lasciarsi intimidire, nella convinzione che rivendicare gli spazi di libertà, di partecipazione e di libero confronto è un altro modo di demilitarizzare la scuola, mentre tacere sul genocidio in atto è un modo per diventarne complici. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università