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Sport, salute e difesa: un patto controverso
Il “comitato d’affari” Sport e Salute SpA, così come è stato presentato dall’ultimo servizio di Report su Rai 3, amministrata da Marco Mezzaroma, erede della nota famiglia di “palazzinari” con vari incarichi politici nel corso degli anni che ruotavano sempre nell’ambito del centro-destra o destra conclamata, per non smentirsi sigla un patto di ferro con il Ministero della Difesa, una joint-venture patriottica. «L’Esercito mette a disposizione strutture, competenze, personale e sedi – sì legge nell’ accordo – cioè la sua infrastruttura sul territorio e la capacità organizzativa militare». Il mondo dello Sport e in questo caso il suo braccio operativo finanziario viene quindi completamente parassitato dalla cultura militaresca. Escludendo il settore agonistico dove il Ministero della difesa gioca un ruolo storicamente da monopolista, sono numerosissimi gli esempi di infiltrazione, delle varie armi, nel mondo sportivo della società civile. Tra queste vanno segnalate quelle più odiose che fanno leva sulle sofferenze umane come la malattia o la disabilità: dalla Race for Cure, iniziativa benefica per la raccolta fondi a favore della lotta contro i tumori al seno, in cui una militaressa che ha vinto la propria battaglia personale ha messo in piedi una squadra che partecipa insieme alle altre, all’abbordaggio, da parte della Marina Militare, del mondo della disabilità come WOW – Wheels on Waves che con il catamarano “Lo Spirito di Stella”, auto-definitosi “il primo catamarano al mondo completamente accessibile”, pensato per ospitare anche persone in sedia a rotelle. Potendo quindi contare sulle proprie strutture sportive, prosegue l’opera culturale per associare, i rappresentanti della guerra ribattezzati della “difesa nazionale”, ad un profilo umanitario, benefico a tutela della salute o per alleviarne le sofferenze. Ma il cinismo del Ministero della Difesa va anche oltre, perché, sempre a proposito di salute, dopo il suicidio dello scorso anno di un generale dell’esercito a pochi giorni dalla sentenza di assoluzione sua e di altri alti ufficiali, perché “i casi di tumore registrati (in Sardegna nell’area di Capo Teulada) vicino al più grande poligono di tiro d’Europa, non erano direttamente ascrivibili alle operazioni militari, un’altra battaglia vinta contro il tumore, quella di un militare coinvolto nelle operazioni in Kosovo infestato da bombe all’uranio impoverito, è stata anch’essa strumentalizzata, esaltando solo l”‘amore per la divisa” e by passando la vicenda giudiziaria (https://www.dire.it/09-01-2024/998075-tumore-uranio-impoverito-militari-kosovo/). Stefano Bertoldi, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Monza, Sport City Day 2025: cosa c’entra la Polizia Scientifica?
Risparmiata quest’anno dall’esibizione di strumenti di guerra, abbiamo sottolineato in un precedente articolo (clicca qui) come l’edizione 2025 di Sport City Day a Monza si rivelasse comunque come la fiera delle ambiguità, nell’ospitare nello stesso spazio una non meglio definita “Partita per la pace” e dimostrazioni di Ginnastica Dinamica Militare (GDMI). In realtà è andata forse un po’ peggio visto che mescolato tra i vari gazebo delle società sportive c’era anche quello della Polizia Scientifica che invitava bambini e bambine, con i genitori compiaciuti e festanti, a fare il gioco della rilevazione delle impronte digitali! Una volta che il bimbo o bimba di turno, con l’aiuto dall’agente di polizia, aveva completato tutte le caselle con le impronte delle dita, si passava alla compilazione dei dati personali: nome, cognome, data di nascita, ecc ecc. E, infine, il motivo della segnalazione! Già perché la Polizia Scientifica rileva le impronte digitali per identificare in modo univoco l’autore di un reato o per ricostruire la dinamica di un crimine. Alle e agli zelanti agenti che chiedevano dunque cosa indicare alla voce “motivo della segnalazione” rispondevano compiaciuti i genitori – a quel punto si notava un certo disagio nei bambini – elencando reati come “non riordina mai i giochi in cameretta” oppure “non ha voglia di fare i compiti” e altre amenità del genere! C’era anche la possibilità, sempre grazie alle dimostrazioni di un agente della Polizia Scientifica, di conoscere nel dettaglio il kit e in particolare l’arma in uso rappresentata dalla copia giocattolo di un bel colore rosso, di una Beretta! Il ricco programma offerto a bimbe e bimbi si concludeva, infine, con l’invito a salire sull’auto della Polizia con la precisazione che si sale davanti se si è “buoni”, mentre il sedile posteriore è riservato ai “cattivi”… Se l’anno scorso ci siamo chiesti cosa c’entrasse l’esibizione di uno strumento di morte con la festa dello sport, parimenti ci chiediamo oggi cosa c’entri uno stand della Polizia Scientifica, per di più rivolto a bambini e bambine, in un evento che “vuole diffondere la cultura dello sport come pratica quotidiana di salute, socialità e inclusione”. Totalmente fuori luogo per il contesto e le modalità, tese sempre di più a far passare concetti di sicurezza ben lontani dai principi pedagogici dell’unica vera sicurezza che conta per tutte e tutti, quelli dei diritti alla scuola, al lavoro, alla pace e, certo anche allo sport, magari libero e gratuito, solidale e non competitivo. In luogo dello stand della Polizia Scientifica poteva esserci, con un messaggio di gran lunga più significativo, quello di Save the Children, posizionato invece lontano dalla piazza della kermesse. Avrebbe potuto spiegare ai bambini e alle bambine perché tanti loro coetanei nel mondo non hanno accesso allo sport o all’inclusione a causa delle guerre, di discriminazioni razziali o religiose, dei cambiamenti climatici… Lo stand della Polizia Scientifica mescolato in sordina tra gli altri, proprio per la scelta del messaggio e la formula subdola scelta per veicolarlo non risulta meno grave – a nostro avviso – dell’esibizione del caccia in piazza dell’Arengario dell’edizione 2024. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Lombardia
Sport e militarizzazione: accordi tra Esercito, Regione Lombardia e Ufficio Scolastico
Quanti sono gli impianti oggi aperti alla cittadinanza e fruibili anche al di fuori dell’appartenenza ad una società sportiva? È una domanda che merita risposta, se pensiamo che le palestre nei plessi scolastici non sono mai aperte ai giovani nel pomeriggio e, quando non restano chiuse, sono a disposizione, previo pagamento, di società sportive. Pensiamo ai tanti giovani non iscritti a una società e alla rilevanza sociale che avrebbe un servizio sportivo gratuito pomeridiano. Ma è proprio lo sport uno degli ambiti privilegiati dalle forze armate, che reclutano atleti di prestigio nei loro gruppi sportivi e attraverso gli stessi diffondono un’immagine non di guerra delle attività svolte. In altre occasioni lo sport si coniuga con campagne di vario genere, ad esempio il progetto “Sport per la legalità” tenutosi al Centro Sportivo Olimpico dell’Esercito di Roma: Sport per la legalità: l’Esercito al fianco dei giovani – Esercito Italiano In questo caso, invece, il progetto che segnaliamo e denunciamo (clicca qui per la notizia), frutto di un accordo tra Esercito Italiano, Regione Lombardia e Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia, è una delle tante iniziative delegate dalla pubblica istruzione all’esercito, evitando di mettere in campo gli insegnanti di educazione civica e di scienze motorie, che avrebbero strumenti e competenze sportive e professionali per svolgere questo campo. In queste settimane molti giuristi hanno investito di domande e riflessioni la pubblica opinione proprio sulle responsabilità di stati e aziende (pubbliche e private), istituzioni e intellettuali rispetto al genocidio del popolo palestinese ricordandoci che la cultura della legalità potrebbe svilupparsi dal ripudio della guerra. E in tempi di conflitti bellici ci chiediamo perché demandare all’esercito la diffusione della cultura e dei valori dello sport, adducendo la motivazione che proprio la presenza delle forze armate sia utile a promuovere un modello educativo virtuoso e uno stile di vita da adottare. Sorvoliamo sugli interventi di rappresentanti del Governo e delle istituzioni regionali che poi seguono sempre la medesima traccia che vede nella divisa un valore aggiunto, nell’esercito lo strumento di civilizzazione dei popoli e portatore di valori indiscussi. E la retorica militarista all’occorrenza si cela dietro a centri sportivi che organizzano corsi per Aiuto Istruttore di Educazione Fisica, per Istruttore di Discipline Sportive e per Assistente Bagnanti, ai quali hanno affidato strutture connesse alle forze armate con compiti formativi ed educativi e perfino percorsi atti a costruire nuove professionalità. Ancora una volta, la presenza dei militari nelle scuole di ogni ordine e grado e nella società diventa strumento di educazione e formazione, di orientamento professionale, di educazione civica con la scuola pubblica che abdica ai suoi tradizionali compiti facendosi sostituire da strutture militari, come avveniva in tempi lontani e bui nei quali le libertà democratiche erano sospese. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Educazione economico-finanziaria, sport e propaganda targata Guardia di Finanza
Lo scorso anno si pensava che il 250mo anniversario della fondazione della Guardia di Finanza, le cui radici vengono fatte risalire in maniera fantasiosa addirittura al Regno di Sardegna, dinastia Sabauda,  sarebbe stato un evento straordinario. Quest’anno, invece, ancora ai primi di luglio, per il 251mo, festeggiato tra il 20 e il 22 giugno, nella capitale giravano ancora gli autobus del Comune, tappezzati con l’immagine di una giovane e fiera donna finanziera, con postura ieratica. Ciò peraltro farebbe pensare ad una parità di genere che in realtà non esiste affatto. Quindi ci risiamo, perché nell’ultimo scorcio di giugno è andata nuovamente in scena l’ennesima propaganda militarista che, come dimostra la GdF, non perde occasione per organizzare, eventi e fiere con gazebi ed effetti speciali come quello allestito sulla terrazza del Pincio cui abbiamo reso visita come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università. Questa volta l’evento della GdF si è svolto all’insegna dello sport per coinvolgere anche lo/la studente/ssa più svogliato/a, attraverso situazioni accattivanti e “avventurose” come la parete di arrampicata che troneggiava su tutto lo spazio dall’alto dei suoi 15 metri di altezza. Nella famosa terrazza di Villa Borghese, affacciata su piazza del Popolo, con la basilica di S.Pietro all’orizzonte è stata allestita una sorta di Villaggio dello Sport dove, soprattutto i/le bambini/e e i/le ragazzi/e, sono stati/e invitati/e a provare uno dei tanti sport attivati presso i centri sportivi della GdF, le ben note Fiamme Gialle, che insieme ad Esercito, Carabinieri e Polizia monopolizzano la pratica sportiva nei livelli agonistici: «Non proponiamo diverse discipline sportive solo a quei pochi che entreranno nelle squadre agonistiche» –  ha tentato di controbattere un ufficiale, sollecitato dalla nostra domanda sul perché avessero deciso di presentare un corpo militare attraverso una sua sezione organizzativa tutto sommato più che marginale. «I nostri impianti, infatti – prosegue nel suo tentativo il finanziere – sono aperti a tutta la cittadinanza ma soprattutto ai ragazzi». Nella realtà ciò è vero solo in parte. Molti club, associazioni, squadre, infatti, semplicemente si “appoggiano” agli impianti sportivi un po’ come le scuole fanno con le loro palestre nei periodi estivi aprendosi alle associazioni sportive nel perio di fermo delle lezioni. Chi entra nei gruppi sportivi ovviamente rappresenta una élite stracoccolata ma appunto una minoranza. L’effetto scenografico e il coinvolgimento avventuroso e ludico hanno sicuramente un loro effetto dirompente sul piano comunicativo, per gli arditi giovani e le aspiranti finanziere cui viene puntualmente segnalato l’imminente bando di concorso. «Qui al villaggio sportivo – ha precisato un altro finanziere – potete vedere quasi metà e metà di uomini e donne proprio perché noi perseguiamo la parità di genere tant’è vero che questo aspetto viene indicato proprio nel bando». Anche qui l’informazione è stata data scorretta e in modo mistificante perché, se è vero che si tiene conto del genere femminile sul piano fisiologico, ciò viene fatto solamente per differenziare le prove valutative preselettive di carattere ginnico. Non essendo previste delle quote ad hoc per uomini e donne proprio per ristabilire la parità numerica che caratterizza la società nel suo complesso, non possiamo fare altro che sottolineare che nell’ambito delle Forze dell’Ordine e delle Forze Armate il genere femminile è rappresentato da non oltre il 7% della popolazione arruolata. La scelta di marketing, a nostro avviso stracolma di stereotipi scelta per il “Villaggio sportivo” della GdF al Pincio, invece, ha visto le donne rappresentate quasi al 50%: chi stava dietro i banconi e accoglieva sempre con un sorriso affettuoso,  accudente e materno,  mamme e papà con prole erano (giovani) finanziere, poco consapevoli, stando alle risposte date alle nostre domande, di essere parte di una messa in scena di stampo patriarcale. Il capolavoro finale di questa coreografia militaresca è stata, infine,  la coppia di giovanissimi/e cadetti/e in alta uniforme che si aggirava sorridente, come fidanzatini innamorati, con spadino luccicante ai fianchi alla ricerca di foto e selfie, tra un pubblico entusiasta.  Dopo un primo giro di osservazione e di domande “in incognito”, l’Osservatorio  è poi passato all’azione con un gesto, non violento e dimostrativo del nostro dissenso, consistito nel distendere uno striscione con la scritta “Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università” e contemporaneamente nel comunicare alle ragazze e ai ragazzi presenti nonché ai loro genitori, la presenza asfissiante nella società e nelle scuole di questa cultura ormai pervasiva che vede nell’istruzione militare, nella cultura della legalità, noi diremmo panpenalista, un presunto baluardo per la convivenza civile e la pace, ovviamente armata.  Noi dell’Osservatorio stigmatizziamo queste strategie subdole che portano acqua al mulino della “cultura militarializzata”, in questo caso nell’ambito dei reati finanziari e che non a caso, vanno a braccetto anche con una nuova iniziativa dell’Unione Europea, ancora una volta rivolta alla cosiddetta “educazione finanziaria”.  Si tratta di “Young Factor” il progetto di economic and financial literacy leader nella scuola secondaria superiore che mira ad elevare il livello di educazione economico-finanziaria degli studenti italiani e a sviluppare il senso di appartenenza all’Unione Europea. Quindi il senso di appartenenza non si diffonde in questo caso attraverso un messaggio di solidarietà attraverso relazioni economiche alternative alla logica del profitto, forme societarie alternative alle società di capitali, o attraverso una finanza etica dove i soldi sono solo lo strumento per intessere nuove relazioni e creare ricchezza intesa come qualità della vita propria e delle comunità e non come “rendita”.  Il modello proposto dai vari progetti di educazione economico-finanziaria, si avvicina più ad un addestramento per promotori finanziari oppure per futuri “trader online” che forse riusciranno a districarsi tra una truffa e l’altra tra un investimento-bufala e l’altro. Ma certamente non per creare ricchezza all’intera società.  > Stefano Bertoldi, Osservatorio contro la militarizzazione delle Scuole e delle Università
Sport (in caserma) come premio per pochi studenti e studentesse “brave/i”
Sono passati da 350 a 400 i posti offerti nei corsi di vela messi a disposizione di ragazzi e ragazze delle scuole secondarie superiore dalla Marina Militare in collaborazione con la Federazione Italiana Vela. Risulterebbe ridondante ricordare, anche questa volta, la percentuale risibile di questi fortunati “cadetti” sul totale degli studenti Italiani, perché non si discosta di molto da quella calcolata in un nostro precedente articolo, un anno fa (https://osservatorionomilscuola.com/2024/06/13/cercasi-marinai-in-divisa-disperatamente-larruolamento-e-la-propaganda-sportiva/). Ciò che vogliamo stigmatizzare è invece, ancora una volta, il concetto di sport come premio e non come diritto. Anche in questa edizione, la Federazione Vela Italiana, propone un modello classista nell’approccio ad uno sport che già in partenza viene associato ad uno sport d’élite, discostandosi dalla propria mission istituzionale cioè diffondere ed avvicinare ampie fasce di popolazione ad uno sport, oggettivamente non economico in confronto all’atletica o al calcio. Occorre inoltre avere come requisito, calcolando anche il voto in condotta, una media scolastica più che buona e solo in caso di parità di punteggio, un ISEE sgavorevole. Un altro elemento distorsivo rispetto ad uno sport socialmente “sano” ovvero inclusivo, ludico, democratico e non “addestrativo” e iper-competitivo, è il modello organizzativo gerarchico-militare che si rivendica nel bando. Un modello che non tollera conflitti o comportamenti troppo ribelli: l’espulsione dal corso è infatti una delle modalità sanzionatorie per atteggiamenti non conformi alla disciplina militare all’interno delle varie accademie navale dove vengono ospitati i corsi.  Anche il tesseramento alla F.I.V. viene presentato come l’ingresso in un club esclusivo, mentre in realtà è semplicemente obbligatorio, anche e soprattutto per la copertura assicurativa. Siamo quindi di fronte ad un modello organizzativo militaresco che impone disciplina e conformismo anche nell’ambito dell’educazione fisica dove dovrebbe invece prevalere l’aspetto ludico, la collaborazione consapevole tra pari, più che il cameratismo muscolare da “ufficiale e gentiluomo”. Sono molti i modi in cui la Marina Militare negli ultimi anni ha messo in atto strategie di avvicinamento e/o di arruolamento puntando all’abbassamento della soglia di diffidenza rispetto ad un’istituzione che a differenza di tutte le altre, in ambito civile, mette in conto l’uso legittimo della forza, anche omicida: per i più piccini si ricorre anche ai fumetti per raccontare le “Avventure di una lupa marina” mentre passando ad altre fasce di età si tenta di affascinare famiglie e ragazzi/e con i tour sulla nave Amerigo Vespucci, costruita nel 1931 e testimone, a nostro avviso, di una potenza di cartapesta ai tempi del fascismo, oppure si fa provare l’ebbrezza dei simulatori tra siluri e sottomarini, o ancora, si propone un’immagine empatica patrocinando, a solo scopo di immagine, “WoW” Wheels on Waves, Around the world 2023/2025, con “Spirito di Stella”, un mega-catamarano a vela attrezzato per accogliere skipper in sedia a rotelle. (https://osservatorionomilscuola.com/2024/06/13/cercasi-marinai-in-divisa-disperatamente-larruolamento-e-la-propaganda-sportiva/) Stefano Bertoldi, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
VENEZIA HARDCORE FEST 2025 / + WARMUP SHOW
Venezia Hardcore crew & Centro Sociale Rivoltapresentano:VENERDI 18 APRILE 2025VENEZIA HARDCORE FEST WARMUP SHOW on stage DOYE BLVD OF DEATH STONE COLD THE LOYAL CHEATERS SUBSTRATA IN AUGE LOW CHASE Aftershow djset by Nex Cassel Porte aperte alle 20:00 Ingresso: 10€ LINKS / LOCATION / MAPS Centro Sociale Rivolta  via F.lli Bandiera n.45, Marghera (Venice) – Italy [Gli […]