
A Siracusa e Catania grande solidarietà degli attivisti. Diario di bordo dalla Global Sumud Flotilla
Pressenza - Friday, September 12, 2025Ieri, 11 settembre, c’è stata una sorta di prova generale di navigazione molto più coreografica e impattante dal punto di vista emotivo rispetto alle uscite di allenamento dei giorni scorsi, prima della grande traversata: diverse barche hanno lasciato il porto di Augusta per andare a salutare poco più a sud, a Siracusa, la folla di attivisti e solidali con la flottiglia, che sta raccogliendo ogni giorno che passa sempre più adesioni, oltre al sostegno economico e organizzativo.
Varie associazioni di Catania per esempio si adoperano per dare supporto sia sul piano tecnico e logistico per l’acquisto in città di materiali e pezzi di ricambio per le barche, sia per il vitto, che rimane sempre un elemento fondamentale durante giornate di lavoro duro, sotto il sole, o al caldo soffocante e umido tipico degli interni delle barche.
Le barche a vela hanno sfilato, una a una, di fronte le “sorelle” ormeggiate in porto, salutate da gioiosi canti e suoni di trombe che hanno echeggiato accompagnando le bandiere della Palestina issate in alto sulle sartie. C’erano poi sulle fiancate delle barche anche diversi striscioni delle varie associazioni e movimenti di tutto il mondo, solidali col popolo palestinese. Molto atipica è stata la presenza degli attivisti malesi e soprattutto delle giovani donne, coperte di tutto punto, con i loro vestiti tradizionali che i velisti non sono generalmente abituati a vedere indossati a bordo.
Le barche sono stracariche non solo per alcuni pacchi di circa 20 kg l’uno con gli aiuti alimentari destinati soprattutto ai bambini di Gaza, ma anche per le numerose taniche di gasolio sulle fiancate, utili a portarle a destinazione. L’entusiasmo è altissimo e cova sempre sotto la cenere, pronto a infiammarsi nel momento in cui la barca accanto molla gli ormeggi e prende il largo, mostrando orgogliosamente la bandiera palestinese e le varie scritte e disegni sulle murate, che ricordano come il popolo palestinese sogni dal ’48 una terra che ritorni libera dal fiume al mare.