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Con la Palestina contro ogni repressione
Quasi 200 persone al presidio indetto dalla Rete antifascista lecchese il 1° agosto a Como nei pressi dello stadio. L’iniziativa è stata animata per esprimere solidarietà alle cinque persone colpite da un provvedimento di Daspo per avere sventolato una bandiera della Palestina durante la partita Celtic-Ajax a Como il 24 luglio. Negli striscioni e negli interventi, partendo dagli episodi di criminalizzazione delle manifestazioni politiche a Como, a Bergamo e altrove, si è affermato il sostegno alla Resistenza palestinese la condanna dell’orrore del genocidio in atto, il rifiuto della repressione sempre più forte che attraverso decreti sicurezza e retoriche securitarie, restringe lo spazio pubblico, comprime le libertà individuali e collettive e mette a tacere ogni voce fuori dal coro. Free Palestine e Free Gaza certo, ma anche Stop Rearm Europe e la rivendicazione della legittimità di essere antisionisti senza per questo essere accusati di antisemitismo. Nei video gli interventi, aperti da Corrado Conti della Rete antifascista lecchese, della rete Stop al genocidio, dei Giovani palestinesi e in chiusura dell’avvocato Ugo Giannangeli, che ha chiarito l’incongruenza dei provvedimenti repressivi attuati chiarendo tra l’altro che nella legislazione italiana non esiste alcun divieto di sventolare bandiere di altri Paesi. Ecoinformazioni
Staffetta per Gaza: musica e poesia contro il genocidio
Staffetta per Gaza è un’iniziativa libera e spontanea di tre amiche e amici: Massimiliano Carrino, cantautore, Rita Rashid poetessa italo palestinese, e Lucia Santangelo attivista sociale. L’antefatto è stata una performance di letture musicate delle poesie di poeti palestinesi raccolte nel libro Il loro grido è la nostra voce a cura di Antonio Bocchinfuso, Mario Soldaini, Leonardo Tosti, e pubblicato qualche mese fa per Emergency (Fazi Editore, 2025). Nel leggere il libro abbiamo pensato che fosse giusto dare voce a queste persone, alcune delle quali non ci sono più. La serata “Poesie e Musiche per Gaza“, lo scorso 21 giugno a Torino, ha riunito 13 voci per le poesie e 20 musicisti, raccogliendo più di 2.000 euro per materiale sanitario e cibo, ma soprattutto ha dimostrato qualcosa di importante: la voglia delle persone di esserci, di partecipare, di costruire insieme momenti di memoria, resistenza e solidarietà. In quell’occasione abbiamo riscontrato una risposta straordinaria da parte di tutte le persone che sono state coinvolte, per questo motivo abbiamo deciso di non fermarci. Abbiamo aperto una nuova raccolta fondi per Emergency e creato un sito web con una homepage in cui spieghiamo le motivazioni della nostra iniziativa, una pagina con gli eventi che è il cuore di staffettapergaza.it e una pagina con il QR code e il link diretto per le donazioni. Quello che chiediamo a tutte e tutti gli artisti di ogni forma d’arte e a tutte e tutti coloro che organizzano eventi è di contattarci, possono trovare il nostro indirizzo mail sul sito web oppure possono contattarci sui social, per essere inseriti all’interno del calendario della staffetta. Qualunque iniziativa è benvenuta: concerti, spettacoli di teatro, spettacoli per bambine e bambini, reading di poesie, spettacoli circensi, qualunque iniziativa artistico culturale che si voglia proporre, perché riteniamo che si debba parlare di Gaza nella quotidianità, perché ciò che sta accadendo a Gaza è il nostro quotidiano e noi vogliamo essere i testimoni della liberazione di Gaza al più presto. Di Domenico Grassi PRESENTAZIONE DEL PROGETTO Da parte nostra forniamo a tutte e tutti coloro che entrano in calendario un documento con il QR code per le donazioni e uno con le motivazioni della nostra iniziativa, che saranno probabilmente simili a quelle che muovono le persone a partecipare.  In cambio chiediamo di parlare di ciò che sta accadendo a Gaza in questo momento, di promuovere la raccolta fondi a favore di Emergency, e di destinare esse stesse ed essi stessi, per quanto possono, parte dei proventi o parte del cachet. Staffetta per Gaza nasce da un’esperienza condivisa: una serata di letture collettive di poesie palestinesi, organizzata per non restare in silenzio di fronte al genocidio in atto e dar voce a chi viene annientato nella sua umanità e fisicamente. Da lì è nato il desiderio di continuare. Vogliamo che questa risposta dal basso per Gaza non si fermi! > Staffetta per Gaza è un percorso collettivo che prova a mettere al centro la > cultura come strumento di lotta, di solidarietà concreta e di presa di > posizione. Perché stare dalla parte della Palestina oggi non è un atto neutro, > ma una scelta politica necessaria. È dire chiaramente che non accettiamo la > complicità dell’Occidente nel genocidio in corso. Che la libertà di un popolo > occupato da 75 anni riguarda tutti e tutte noi. Staffetta per Gaza è fatta di eventi diffusi e aperti, ognuno diverso, ma tutti con un obiettivo comune: raccogliere fondi che, tramite Emergency, arrivino a Gaza, dove continuano a mancare cure, medicine, ospedali, acqua e si continua a morire. Dentro la Staffetta c’è un calendario vivo che si arricchisce: concerti, letture, poesia… In ogni tappa le risorse raccolte vanno alla popolazione palestinese e tutte le energie di partecipazione servono a sostenere i prossimi eventi, a far crescere la rete, a tenere accesa l’attenzione. Non si tratta solo di “aiutare”. Si tratta di scegliere da che parte stare. Di farlo con la cultura, con la voce, con il corpo. Per una Palestina libera, per un mondo dove nessuno sia più obbligato a sopravvivere sotto occupazione, apartheid o pulizia etnica. Staffetta per Gaza è aperta. Cammina con chiunque voglia costruire spazi di resistenza e solidarietà. Unisciti. Organizza. Condividi. Creiamo un calendario della Staffetta per Gaza dal basso: * con date e luoghi degli spettacoli, eventi culturali, jam musicali, di artist* che devolveranno, anche solo una piccola quota del ricavato della loro serata, alla raccolta collettiva per Gaza; * con gruppi, associazioni, circoli culturali e singol*, che useranno i loro spazi social per pubblicizzare il calendario degli eventi in Staffetta; * con calendario e QR code da esporre, durante la serata, per la raccolta fondi a favore di Emergency per il materiale sanitario. Chi è interessat* a inserire le proprie date nella Staffetta per Gaza può inviare info su serate/eventi (locandine o link alle pagine, spazi social) e numero telefonico per essere ricontattat* a: staffettagaza@gmail.com L’immagine di copertina è di Domenico Grassi (Ig: @grsdnc) SOSTIENI, DIFENDI, DIFFONDI DINAMOPRESS Per sostenere Dinamopress si può donare sul nostro conto bancario, Dinamo Aps Banca Etica IT60Y0501803200000016790388 tutti i fondi verranno utilizzati per sostenere direttamente il progetto: pagare il sito, supportare i e le redattrici, comprare il materiale di cui abbiamo bisogno L'articolo Staffetta per Gaza: musica e poesia contro il genocidio proviene da DINAMOpress.
Riconoscimento dello Stato di Palestina e solidarietà in Italia
Ci sono 14 Stati disponibili al riconoscimento dello Stato di Palestina. Dopo Francia e Regno Unito, ora anche Finlandia, Australia, Portogallo, Germania e Canada annunciano che a settembre riconosceranno lo Stato di Palestina in occasione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. Lo scorso maggio, l’Assemblea dell’Onu, con un voto di 143 favorevoli, 9 contrari (Argentina, Repubblica Ceca, Ungheria, Israele, Stati Federati di Micronesia, Nauru, Palau, Papua Nuova Guinea, Stati Uniti) e 25 astensioni, ha stabilito che lo Stato di Palestina è qualificato per l’adesione alle Nazioni Unite. L’Italia del governo delle destre è un fanalino di coda, in compagnia di Ungheria e Micronesia. In Italia, il successo dell’iniziativa di Milano davanti alla sede del consolato USA, organizzata da “Maiindifferenti, ebrei per la pace” e altre associazioni non ha trovato la meritata copertura mediatica,  forse perché non ci sono state vetrine rotte o scontri. Potete trovare il link alla diretta social clicca! Il Comune di Venezia ha votato un documento per il riconoscimento dello Stato di Palestina e di boicottaggio alle istituzioni israeliane. Il Consiglio Comunale di Trofarello (To), su proposta avanzata dall’associazione Cuoche e Sarte Ribelli, impegnata su temi sociali e nel sostegno ai bambini di Gaza con le adozioni a distanza, ha approvato  l’interruzione delle relazioni commerciali e istituzionali con il governo israeliano fino al totale cessate il fuoco totale e permanente. Il Centro studi Paolo e Rita Borsellino esprime apprezzamento per l’iniziativa di solidarietà a favore dei bambini della Striscia di Gaza, promossa proprio in questi giorni dal Dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo Paolo e Rita Borsellino, dott. Maurizio Carandini. L’istituto di Valenza (AL), infatti, ha deciso di dedicare “nel corso di questa estate, un’ora al giorno alla memoria dei bambini uccisi o ridotti alla fame nella Striscia di Gaza, a partire dal 28 luglio”. Di tutte queste mobilitazioni e iniziative, la stampa scorta mediatica del genocidio non dà informazioni. Rivendichiamo 60 mila kefieh in Senato, una per ogni civile palestinese ucciso dall’esercito israeliano a Gaza.   ANBAMED
Abriendo Fronteras a Calais, l’ultima frontiera
La tappa principale dell’annuale carovana nella città simbolo delle frontiere europee. Non ci sono prati a Calais. Ogni fazzoletto di erba è stato coperto con grossi massi bianchi. Neppure i parchi pubblici sono stati risparmiati. Lo hanno fatto per impedire ai migranti di accamparsi. Hanno voluto togliere loro anche lo spazio per sistemare un sacco a pelo e passarci una notte. I sociologi francesi lo chiamano “arredo a vocazione disciplinare“; è di fatto un arredo urbano anti-povero e prolifera in tante città specialmente di frontiera, anche italiane. Calais è l’ultima frontiera per le persone migranti dirette nel Regno Unito. Una frontiera dove la Francia, di fatto, fa da «barriera preventiva», come i Paesi di transito balcanici lo fanno per l’Europa. “I migranti sono relegati e abbandonati in un ghetto, una sorta di tendopoli fatiscente senza il minimo servizio” spiega Damiana Massara, attivista torinese di Carovane Migranti. “Ogni due o tre giorni arriva la polizia e sbaracca tutto: taglia i sacchi a pelo, sequestra i cellulari, rompe tutto quello che si può rompere”. Si stima siano più di 1.800 le persone che sopravvivono in condizioni difficilissime in un’area compresa tra Calais e Dunquerke, in insediamenti informali senza accesso all’acqua, al cibo, all’assistenza sanitaria. Damiana è arrivata a Calais seguendo la Caravana Abriendo Fronteras. Le attiviste e gli attivisti spagnoli sono partiti da Irun l’11 luglio. A Parigi hanno raccolto la delegazione italiana, composta da una quindicina di persone e, dopo una partecipata manifestazione a Place de la Bastille, sono partiti per la Francia settentrionale, sino a raggiungere Calais. Dal 15 al 17 luglio il gruppo di carovanieri ha partecipato a manifestazioni di protesta, momenti di commemorazione delle morti di frontiera, azioni di denuncia e seminari formativi sulla criminalizzazione della solidarietà, sui diritti dei minori e la sorveglianza tecnologica delle frontiere. Come di consueto nei suoi viaggi verso le frontiere d’Europa, Carovane Migranti ha portato i lenzuoli della memoria: lunghi teli bianchi dove vengono ricamati i nomi delle persone migranti uccise dalle frontiere. “A Calais abbiamo aperto un nuovo lenzuolo: il primo nome è stato quello di un migrante morto nel tentativo di attraversare la Manica proprio il giorno del nostro arrivo”, racconta Damiana. Quante persone sono state uccise, non dal mare, ma dalla frontiera tra Francia e Gran Bretagna? L’anno più mortifero è stato il 2024, con 89 morti. Quest’anno siamo a quota 25. Con Carovane sono arrivati a Calais anche tre testimoni di altre frontiere assassine: Laila, la madre, e le sue due giovani figlie, Fatima e Setayesh. Il fratello di Laila, sua moglie e i loro tre figli sono stati uccisi nel naufragio di Cutro. Il corpo di uno dei ragazzi non è ancora stato trovato e Carovane Migranti ha chiesto alla Comunità Europea di attivarsi per recuperare il relitto e poter dare un nome a tutti coloro che sono periti in quella tragedia. Non è solo una questione di rispetto. Senza un corpo su cui piangere, i familiari non possono fare a meno di coltivare dolorose speranze. “A Calais abbiamo toccato con mano le conseguenze di una frontiera. Una frontiera tanto inutile quanto sanguinosa” prosegue Damiana . “Ma abbiamo trovato anche tanta solidarietà. Come quel grande magazzino gestito da un collettivo di associazioni, come Human Rights Observers, dove le attiviste e gli attivisti raccolgono materiale come sacchi a pelo, suppellettili, cellulari usati per rimpiazzare ciò che la polizia distrugge durante gli sgomberi. Poi c’è la Caritas, che ha organizzato un efficiente punto di accoglienza dei migranti, con bagni pubblici e docce, corrente elettrica, consulenza legale e informazioni.” Calais, assieme alle spiagge della Normandia, è un punto di passaggio obbligato per le rotte migratorie. Arrivano dai Paesi subsahariani, da Libia, Siria, Pakistan, Eritrea, Iran, Iraq, Kuwait, soprattutto. Un passaggio costa circa 1.500 euro. Negli ultimi tempi sono giunti anche migranti vietnamiti. “A loro i trafficanti chiedono un prezzo maggiore, perché si dice che siano i più ricchi” spiega l’attivista Marta Peradotto. Un giro d’affari milionario che ormai viaggia online. Il che dimostra quanto sia ridicolo, oltre che criminale, pensare di poter risolvere la questione migratoria alzando muri o ricorrendo a sgomberi o altre brutalità. Gommoni, barche e motori vengono messi all’asta su internet alla luce del sole. Il passaggio a Dover è diventato una merce acquistabile e vendibile online. Discorso diverso per i giubbotti di salvataggio, che sono stati praticamente messi fuori commercio. Non se ne trovano in tutta la città e le persone sono costrette a imbarcarsi anche senza questa minima protezione. E se non è criminale questo…” A Calais è evidente l’ipocrisia delle politiche migratorie europee, che esternalizzano le frontiere, reprimono la solidarietà e bloccano il diritto di migrare. “Di fronte a ciò” ha scritto Abriendo Fronteras “insistiamo sulla necessità urgente di vie legali e sicure, di una protezione reale per chi fugge dalla guerra, dalla miseria o dal saccheggio, e del riconoscimento politico delle reti di sostegno che si prendono cura delle vite che gli Stati violano”. Foto di Carovane Migranti Melting Pot Europa
I reporter italiani raccolgono fondi per i colleghi palestinesi: “Alziamo la voce per Gaza”
L’INIZIATIVA È STATA LANCIATA DA OPERATORI E OPERATRICI DELL’INFORMAZIONE, RETE #NOBAVAGLIO E USIGRAI. ‘Alziamo la Voce per Gaza’ è il titolo della campagna di raccolta fondi lanciata da operatori e operatrici dell’informazione, Rete #NoBavaglio e Usigrai, per aiutare i reporter palestinesi di Gaza. Come scrivono i promotori in una nota, sono oltre 200 i giornalisti palestinesi uccisi dall’esercito israeliano in 22 mesi. Sulla Striscia, avvertono ancora, pesa anche il divieto di accesso ai media internazionali, mentre i colleghi palestinesi sono ormai allo stremo. Nonostante ciò, continuano a fornire immagini e notizie, mettendo a rischio la vita e la famiglia: tutto ciò impone l’urgenza di aiuti concreti. Da mesi centinaia di giornalisti e operatori dell’informazione si sono mobilitati, in linea con le dichiarazioni del sindacato unitario Fnsi e dell’Ordine dei giornalisti (Odg), con assemblee di redazione, comunicati dei comitati di redazione (Cdr), appelli pubblici e flash mob, per denunciare l’inaccettabile aggressione in corso a Gaza, il baratro umanitario e il black out informativo imposto dal governo israeliano. Un moto di solidarietà che vuole farsi anche concreto, come chiesto da molti colleghi e cdr. Per non lasciare da soli i reporter di Gaza e le loro famiglie, con la campagna ‘Alziamo la voce per Gaza’ sarà avviata una raccolta fondi: giornaliste/i e operatori dell’informazione potranno devolvere volontariamente parte del compenso su un conto corrente dedicato. Le somme raccolte saranno devolute al Sindacato dei Giornalisti Palestinesi, con sede a Ramallah, e utilizzati per rispondere alle diverse esigenze dei colleghi di Gaza, con rendicontazione. Per donare, è possibile anche scansionare un Qr Code dedicato. L’Ordine dei giornalisti, nel ribadire la sua attenzione al tema, ha dato un fondamentale supporto alla raccolta di fondi mettendo a disposizione il conto corrente dedicato e provvedendo, successivamente, al bonifico sul conto del Sindacato giornalisti palestinesi, membro della Federazione internazionale dei giornalisti (Ifj). Alla campagna di raccolta fondi ‘Alziamo la voce per Gaza’, promossa dal gruppo Operatrici e operatori dell’informazione per Gaza, dalla Rete #NoBavaglio e da Usigrai, hanno aderito Articolo 21, Giulia Giornaliste, Libera Informazione, Carta di Roma, ControCorrente Lazio, Movimento pace e Giustizia in Medio Oriente, InfoFuturo, Pressenza e Gaynet. Link pagina Instagram https://www.instagram.com/alziamo_la_voce_per_gaza?igsh=cTBjdnlrZjhlam5w Link a go fund me www.gofundme.com/f/alziamolavocepergaza Agenzia DIRE
Solidarietà a Luigi Borrelli: stop alla militarizzazione e al commercio di armi
L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università esprime piena solidarietà a Luigi Borrelli per quanto gli è stato notificato il 9 Luglio dalla GDA Handling (https://www.aeroportobrescia.it/it_it/gda-handling). La GDA Handling ha inviato una nuova contestazione a Luigi Borrelli, delegato USB, eletto nella RSU dell’azienda e Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza, accusandolo di rendere note informazioni riservate e di aver raccontato del clima di repressione che sta subendo da tempo da parte dell’azienda. Luigi è stato già sanzionato più volte dalla stessa azienda con multe e giorni di sospensione e sempre con la stessa motivazione legata alla movimentazione di materiale bellico. A Luigi viene anche contestato di aver rivendicato il rifiuto di movimentare le armi durante un Convegno promosso da USB e dal Centro Giuridico Abdel Salam – Ceing lo scorso 11 giugno, convocato proprio per discutere delle tutele giuridiche di lavoratori e delegati che si rifiutino di collaborare ad attività connesse con la guerra (clicca qui). Su quanto è avvenuto sempre all’aeroporto di Brescia a giugno l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università ha già denunciato la folle pretesa della Commissione di Garanzia di revocare lo sciopero atto a bloccare la movimentazione di materiale bellico (clicca qui). L’Osservatorio esprime dunque la sua solidarietà a Luigi Borrelli e a tutti/e i/le lavoratori/lavoratrici che si stanno mobilitando presso l’aeroporto: lottare contro la guerra e il genocidio è dovere di ogni sindacato; bloccare il trasporto delle armi è legittimo. Altresì l’Osservatorio esprime preoccupazione per l’aumento di azioni repressive ed intimidatorie verso i lavoratori/lavoratrici dei diversi comparti da parte delle aziende e/o dei vertici dirigenziali. I modi per ostacolare il crescente dissenso dei lavoratori e delle lavoratici a tutti i livelli della società e presso ogni luogo di lavoro (scuola, aziende, uffici, etc.) non si contano ormai più: censura di notizie, regole restrittive, punizioni, isolamento, ridicolizzazioni, fake news. Come la scuola che vogliamo non deve essere un laboratorio di guerra e invasa da militari, anche i nostri aeroporti, le nostre stazioni, le nostre strade e i nostri porti devono essere luoghi di convivenza e pratiche di una cultura di pace. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Gallipoli, sostegno e solidarietà alla nave Handala in partenza per Gaza
Nei primi due giorni di permanenza dell’imbarcazione della Freedom Flotilla nel porto di Gallipoli, in tante e tanti avete dimostrato sostegno e calore incondizionato ad Handala, al suo equipaggio e al popolo palestinese tutto. Una solidarietà diffusa da parte dei salentini e di chi, da ogni dove, ci ha raggiunti per aiutare nella riuscita delle iniziative, per manifestare la propria vicinanza ai volontari che si stanno imbarcando per raggiungere Gaza, o per contribuire economicamente nella raccolta delle somme che verranno devolute all’ospedale Al Awda di Gaza e alla Freedom Flotilla. Dal pomeriggio del 15 luglio abbiamo percepito il legame profondo che ci unisce come popoli. Perché le lotte alle disuguaglianze, alle ingiustizie, alle discriminazioni ristabiliscono le fondamenta di una società sana, sono gli anticorpi della pace. Ieri Don Salvatore Leopizzi per Pax Christi e l’imam di Lecce Saifeddine Maaraoufi hanno lanciato chiari messaggi di pieno supporto alla popolazione palestinese, per il rispetto della vita, contro la violenza e la corsa al riarmo. Mettendo al centro dei loro interventi l’umanità sepolta sotto le macerie e lo scandaloso silenzio di un mondo che non reagisce dinanzi a decine di migliaia di bambini palestinesi cancellati dalle bombe israeliane e dalle complicità dei governi occidentali, insieme hanno poi benedetto la nave e il suo viaggio. Sono passati a trovarci anche “i fanfarròni” che con la loro ”musica randagia” hanno omaggiato i presenti, in costante interazione con il pubblico che inneggiava alla libertà della Palestina. Oggi dalle 17:30 Critical Mass Lecce ha organizzato una pedalata per la Palestina con partenza da Fontana greca. Nel porto invece, dalla stessa ora proseguiamo con gli interventi dei movimenti pugliesi e alle 19:30 l’incontro con il giornalista antimilitarista Antonio Mazzeo e con il responsabile logistica di Freedom Flotilla Shokri al Hroub. Non mancheranno gli intrattenimenti musicali donati dal cuore degli artisti della nostra terra. Saranno con noi Cristian Palano dei Briganti di Terra d’Otranto e Stella Grande e Anime Bianche e poi ronde e ballerini di pizzica. Salento per la Palestina Redazione Italia
Parlami di Gaza
Con un compagno di Perugia, parliamo delle mobilitazioni in programma in Umbria in solidarietà con la causa palestinese. In particolare, Sabato 19 luglio, insieme a "Umbria per la Pace", All eyes on Palestine - Perugia ha organizzato una giornata di arte, musica e spettacolo dal titolo "Parlaci di Gaza", dedicata a testimoniare la Palestina di ieri, di oggi e del futuro. La manifestazione si svolgerà nella Casa dell'Associazionismo, presso Cinema Méliès, in via della Viola 1 - Perugia ed avrà inizio alle ore 17.00, con l'inaugurazione di una mostra fotografica allestita da un giovane fotografo, sopravvissuto al genocidio. Anche nei giorni scorsi, in Umbria, hanno avuto luogo manifestazioni di solidarietà con la Palestina, a Terni e a Perugia; la seconda, nel corso della quale si è svolto un volantinaggio con materiali di BDS - Italia,  è stata realizzata in occasione dell'inaugurazione dell'Umbria Jazz Festival.
A Roma la meglio gioventù sta al Trullo
Ora vi racconto una storia vera, bellissima! Ieri sera verso le 22.00 suonano al mio citofono, cosa che non accade pressoché mai. Anche mio figlio mi dice: “Chi cavolo è che suona il citofono a quest’ora?”. “Chi è ?”chiedo. “Abbiamo trovato il suo portafoglio” mi risponde una ragazza. Solleva il mio portafoglio con una mano e accanto a lei si affaccia una sua amica. Per la fretta esco a piedi nudi e vado loro incontro “Sì, è il mio! Dove lo avete trovato?”. “Sotto a una panchina”. “Oddio, che stupido! Come ho fatto?” “Prima di venire qui da lei siamo andati dai carabinieri, ma erano chiusi e allora siamo venute qui.” Le ringrazio infinitamente, ma da un lato non ho nulla, essendo quasi arrivati alla fine del mese e dall’altro mi fanno capire che non vogliono ricompense, che sono contente di aver fatto il loro dovere civico. Le abbraccerei e bacerei entrambe, ma temo di metterle in imbarazzo. Le saluto e se ne vanno soddisfatte di aver compiuto la loro missione impossibile. Non le conosco, non le ho mai viste. Io e mio figlio passiamo al vaglio ogni documento, ogni foglietto che possa far risalire al mio indirizzo, ma non troviamo niente, assolutamente niente. Come avranno fatto a trovarmi? Magari hanno chiesto in giro vedendo il mio cognome e qualcuno si è ricordato del maestro che insegna nella scuola primaria del quartiere? “Poi parlano male del Trullo. Se lo trovavano dei ragazzetti dei Parioli[1] si tenevano le carte di credito e lo buttavano in un cassonetto (anche perché avrebbero trovato la tessera dell’Anpi e quella di Rifondazione Comunista)” rifletto a voce alta. Questa è la “meglio gioventù” di Roma: le ragazze e i ragazzi del mio quartiere, storica borgata della periferia, ora tra i più multietnici della capitale, che ancora viene additato e bistrattato dai perbenisti convinti che qui vivano soltanto ladri, spacciatori, prostitute e delinquenti. E invece qui, nella scuola dell’infanzia e primaria “Collodi”, plesso dell’Istituto Comprensivo “Antonio Gramsci” Gianni Rodari tenne un laboratorio da cui nacque il libro pacifista, ambientato al Trullo e a Monte Cucco, “La Torta in cielo”. Da decenni le scuole del Trullo svolgono, ora in collaborazione con la sezione dell’Anpi “Franco Bartolini”, una preziosa opera di educazione ai valori della Costituzione a partire dalla pace e di integrazione delle cinquanta comunità “straniere” presenti nel quartiere (ma nessuno è straniero nelle nostre scuole), ivi comprese le comunità rom di origine bosniaca e rumena. [1] I Parioli sono il quartiere dell’alta borghesia romana, con grandi ville con giardino e servitù.     Mauro Carlo Zanella
La Freedom Flotilla salpa per la seconda volta
La nave Handala della Freedom Flotilla da Siracusa ha raggiunto il porto di Gallipoli, luogo da cui il 18 Luglio salperà alla volta di Gaza per sostenere la resistenza palestinese.  Abbiamo sentito telefonicamente Shukri Hroub, il responsabile della logistica della nave e rappresentante dell'Udap, che ci ha ribadito la determinazione nel voler portare solidarietà alla Palestina e i prossimi passi prima della partenza.