Militarizzazione e reclutamento Polizia Penitenziaria: siamo uno Stato di Polizia

Osservatorio contro militarizzazione di scuole e università - Wednesday, September 10, 2025

Anche la Polizia Penitenziaria ha messo i motori a tutta forza per reclutare personale utile per uno stato come il nostro che si caratterizza sempre di più come uno Stato di Polizia.

La recente notizia sconcertante della promozione a responsabile della formazione dell’autore dei violenti pestaggi nel carcere di Santa Maria Capua Vetere nel 2020 in tempi di Covid è coerente con il clima culturale che stiamo vivendo e l’ironia macabra della Nissolino Corsi (“Carriere in divisa”) che parafrasando la campagna dello zio Tom (“I want you!”) attira i giovani dai 18 ai 28 anni con lo slogan: “il carcere ti aspetta ma dalla parte giusta!”

Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad una presenza inquietante della Polizia Penitenziaria, con tanto di gazebo con l’armamentario per le pubbliche relazioni e, appunto, per l’arruolamento dei giovani, in tutte le manifestazioni sportive o i cosiddetti schoolday o “open day”.

L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università ha segnalato diverse volte la presenza addirittura nelle classi di agenti che maneggiano manette durante improbabili sessioni formative o di orientamento oppure la presenza in manifestazione pubbliche come recentemente al Rally della Sardegna dove gli agenti intervistati alla domanda sui motivi della loro presenza affermarono candidamente “vogliamo dimostrare che la polizia penitenziaria è anche “altro”, non è solamente carcere”.

Lo slogan della Nissolino smentisce platealmente questa visione fuorviante di un corpo di servizio d’ordine in un contesto dove i detenuti sono passati nel giro di due anni da 50.000 ad oltre 60.000 disvelando, con i numeri, il tipo di società verso la quale stiamo andando e per la quale si vogliono preparare i/le giovan3 student3.

Stefano Bertoldi, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università