Nancy Hamad e la Global Sumud Flotilla

Pressenza - Saturday, September 6, 2025

“Ciao Stefano, spero che tu arrivi e completi il tuo viaggio a Gaza in sicurezza come membro della Global Sumud Flotilla e che ti vedremo nel modo migliore nella nostra Gaza. Io e la mia famiglia stiamo bene, ma siamo molto preoccupati per lo sfollamento dal nord al sud di Gaza, dove la vita è difficile, soprattutto perché lì non abbiamo un posto dove stare.”

Prosegue cosi la nostra corrispondenza con Nancy Hamad dal nord di Gaza, mentre qui in Sicilia fervono gli ultimi preparativi di perfezionamento tecnico e organizzativo della flottiglia e del suo equipaggio, che si unirà alle barche provenienti dalla Spagna e dalla Tunisia. Nella Global Sumud Flotilla sono rappresentate oltre 40 nazionalità e le barche a vela sono una cinquantina.

Per chi avesse saltato i precedenti articoli, ricordo che Nancy Hamad studia economia; alle soglie della laurea ha dovuto fare i conti con i bombardamenti a tappeto, innumerevoli traslochi e alloggi di fortuna, oltre alla fatica di portare avanti un lavoro accademico, potendo contare solo su precari collegamenti internet, attivati in modo estemporaneo dalle tende. Il sogno sarebbe quello di consegnarle, questa volta di persona, la laurea honoris causa che virtualmente e simbolicamente le fu conferita pochi mesi fa dal gruppo accademico denominato Roma Tre Etica, in coincidenza e in polemica con un’analoga cerimonia in ossequio a una delle artefici principali dal punto di vista giuridico del regime di apartheid e del colonialismo di insediamento  in Israele di questi ultimi anni, Daphne Barak Erez, giurista nonché ufficiale dell’esercito sionista.

Si tratta certamente di un sogno utopico, ma sono proprio queste mete quasi impossibili che forniscono la “benzina” necessaria per missioni difficili ma entusiasmanti, oltre che uniche nella storia, come la Global Sumud Flotilla. In realtà nel 2008 delle barche a vela riuscirono a entrare nel porto, ma poi la situazione per Gaza e per tutto il popolo palestinese si è deteriorata drasticamente fino all’attuale tragedia.

Link agli articoli precedenti:

https://www.pressenza.com/it/2025/07/vivere-a-gaza-sotto-una-tenda-aspettando-la-prossima-bomba/

https://www.pressenza.com/it/2025/07/lettera-di-una-laureanda-di-gaza/

https://www.pressenza.com/it/2025/06/messaggi-da-gaza/

https://www.pressenza.com/it/2025/06/a-gaza-ora-si-muore-in-silenzio/

 

 

 

 

Stefano Bertoldi