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Rapporto Erasmus+ 2024: cresce la partecipazione dell’Italia
Il Programma Erasmus+ sostiene la mobilità e le esperienze formative a livello internazionale, includendo ogni settore educativo, dalla scuola all’università, dalla formazione professionale all’educazione degli adulti. L’Agenzia INDIRE è il punto di riferimento per l’informazione sul Programma e per la gestione dei progetti finanziati nei tre settori di competenza: Istruzione scolastica, Istruzione superiore ed Educazione degli adulti. In oltre trent’anni, il Programma Erasmus è stato importante per la creazione di un’identità europea autentica, basata sul dialogo interculturale e sul rispetto reciproco. Un successo che ha coinvolto oltre 15 milioni di partecipanti. Nel 2024, l’Agenzia Erasmus+ INDIRE celebra una crescita significativa del Programma in Italia, consolidandosi come riferimento per la mobilità internazionale nei settori scolastico, universitario e nell’educazione degli adulti. Grazie a un aumento dei fondi e a una maggiore partecipazione, Erasmus+ rafforza la dimensione europea dell’istruzione e della formazione. Il budget per la mobilità universitaria ha raggiunto 131,2 milioni di euro, finanziando 36.082 mobilità per studenti, docenti e staff di 298 istituzioni italiane partecipanti. I Blended Intensive Programme sono cresciuti del 15%, arrivando a 442, mentre la partecipazione degli Istituti Tecnologici Superiori (ITS) è aumentata con 43 beneficiari. La mobilità extra-europea ha visto l’assegnazione di 4.916 borse di studio, con particolare attenzione ai Balcani Occidentali e all’Africa Sub-sahariana. Il nostro Paese si distingue anche nella cooperazione internazionale, con 24 progetti finanziati e un forte impegno nelle Università Europee, strategiche per la qualità dell’istruzione, della ricerca e dell’innovazione. L’Italia partecipa con 45 istituti in queste alleanze, e Erasmus Mundus Joint Masters la vede al terzo posto in Europa per numero di istituti coinvolti. Sono alcuni dei dati del recente Rapporto Erasmus+ 2024. Nel settore scolastico, oltre 1.400 istituti sono accreditati, con un budget di 37 milioni di euro. Più di 1.300 progetti di mobilità hanno finanziato la formazione all’estero di 8.316 docenti e 16.000 studenti. “Partire in Erasmus durante il percorso scolastico, si sottolinea nel Rapporto, aumenta negli alunni la consapevolezza, la motivazione allo studio e accresce l’apertura internazionale delle scuole, in particolare quelle isolate e lontane”. Sono stati approvati 51 progetti di cooperazione focalizzati su inclusione, cambiamenti climatici, transizione digitale e partecipazione democratica. Crescono anche i progetti di breve termine, con 211 iniziative e 5.211 mobilità. L’educazione degli adulti segna invece un traguardo con 130 organizzazioni accreditate. Sono stati finanziati 2.697 educatori e formatori per esperienze all’estero e 1.326 discenti adulti per mobilità Erasmus+. I partenariati di cooperazione contano 44 progetti, concentrati su inclusione, partecipazione democratica e transizione digitale. Grazie alla mobilità europea, lo staff educativo migliora le proprie competenze, mentre i discenti adulti accedono a opportunità formative e di inclusione sociale. In riferimento alle mobilità realizzate dal 2021 al 2024, i partecipanti con minori opportunità coinvolti sono stati 6.627 (quasi il 10%), in maggior parte sono studenti (14%) su un totale di 44.875 mobilità (studenti). Dal Rapporto emerge come nel settore scuola l’inclusione sia la priorità più rilevante in 81 progetti, mentre nell’educazione degli adulti, inclusione e valorizzazione delle diversità siano centrali in 106 progetti, considerando il target composto da migranti, adulti con basse competenze e giovani fuoriusciti dal sistema formativo. Per quanto concerne l’ambito istruzione superiore, su 125 partenariati, la priorità più frequente è la trasformazione digitale (50 progetti), seguita da lotta ai cambiamenti climatici, inclusione e diversità, e partecipazione democratica. “I dati che emergono dopo i primi quattro anni dell’attuale programmazione 2021-2027, si legge nel Rapporto, evidenziano l’interesse crescente delle istituzioni scolastiche per le opportunità di mobilità degli alunni, degli insegnanti e del personale offerte dal Programma Erasmus+”. Di recente la Commissione europea ha presentato la sua proposta per il quadro finanziario pluriennale 2028-2034 (MFF), che doterà l’Europa di un bilancio per gli investimenti a lungo termine. E tra le nuove misure è prevista anche la creazione dei National and Regional Partnership Plans, con una dotazione complessiva di 865 miliardi di euro, nei quali confluiranno anche i finanziamenti destinati al Programma Erasmus+. La proposta MFF della Commissione prevede un incremento dei fondi Erasmus a 41 miliardi di euro, con un aumento del 50% rispetto al periodo 2021-2027. Qui il Rapporto: https://www.erasmusplus.it/pubblicazioni/educazione-degli-adulti/rapporto-erasmus-indire-2024/.   Giovanni Caprio
Manifesto degli insegnanti per Gaza
Riceviamo da Tiziana Guidi, una delle promotrici e volentieri pubblichiamo questo importante documento. In fondo alla lettera al Ministro Valditara si trovano i riferimenti per contatti a informazioni. La scuola è il luogo dove si sviluppano abilità, conoscenze e competenze, e dove si apprendono i veri valori della vita. Oggi il nostro ruolo di educatori non ha senso e non è credibile se non prendiamo una posizione netta contro la risoluzione violenta dei conflitti e il genocidio in corso a Gaza ed in Cisgiordania Non si può rimanere indifferenti di fronte al dramma che sta vivendo la popolazione palestinese e in particolare per le sofferenze indicibili dei bambini e dei ragazzi. La Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, approvata nel 1989 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, stabilisce quali sono i diritti inviolabili di bambine, bambini e adolescenti e i doveri degli adulti nei loro confronti: nulla di tutto ciò oggi è possibile in Palestina e Cisgiordania. Ad oggi ai bambini palestinesi  viene negato: il diritto all’istruzione e allo sviluppo il diritto alla protezione dalla violenza e dagli abusi il diritto a un ambiente sicuro e sano, ma soprattutto il diritto all’esistenza! Lanciamo un appello al mondo della scuola invitandolo a sottoscrivere questo documento che così riassume la nostra posizione: Condanniamo la violenza e le violazioni dei diritti umani Ribadiamo l’inalienabilità del diritto all’istruzione e allo sviluppo per tutti i bambini e le bambine palestinesi. Denunciamo la grave crisi umanitaria che avrà conseguenze devastanti a breve ed a lungo termine sulla salute fisica e mentale della popolazione In nome di ciò chiediamo: L’immediato cessate il fuoco e la protezione dei civili. Il riconoscimento dello Stato di Palestina e l’applicazione immediata della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza Il ripristino dei confini antecedenti al 1967, come da risoluzione n. 242 dell’ONU L’immediata cessazione di invio di armi allo Stato d’Israele ed il divieto di qualsiasi collaborazione militare con esso da parte del governo italiano Insieme per una pace giusta e duratura. Promotori e primi firmatari: Tiziana Guidi, Francesca Russo e Alberico Mitrione. Adesioni: Associazioni: La Comunità per lo sviluppo umano- Av, Irpinia in movimento, Insieme per Avellino e l’Irpinia, Unicef- Avellino, L’Angolo delle storie, ASD Taekwondo – Avellino, Controvento, Arci Saviano, Aps Cuore al centro, Pax Christi-AV, Archeoclub d’Italia-Avellino, Zia Lidia Social Club, La mela di Odessa, L’albero vagabondo, Il Bucaneve – edizioni e saggio, Info@Irpinia, Radio Arci Masaniello, L’Albero della vita, Edizioni Disvelare. Gruppi musicali, teatrali e di danza: I Lumanera, Teatro 99 posti, La Bottega del Sottoscala, Puck Teatral, Il Teatro di Gluck, Teatro d’Europa, Barabba Blues, Cantiere Danza, Emian, Muovimenti, Vernice fresca, Teatro Arci Saviano.  Pagine e gruppi FB: Avellino Rinasce, Collettivo Hurriya, Occhi di un Mondo Altro, La Comunità per lo sviluppo umano- Italia, Poesis,  Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza. Sindacati: ANIEF Avellino, FLC-CGIL Il Vescovo di Avellino Monsignor Aiello Le promotrici del manifesto hanno inoltre inviato una lettera aperta al Ministro Valditara: Gentile Ministro Valditara, di fronte  all’immane tragedia che sta colpendo il popolo palestinese non si può non provare un indicibile dolore. Chi le scrive appartiene al mondo della scuola e per noi educatori, in questi mesi, pensare di aver davanti dei giovani, dei bambini e degli adolescenti che possono godere di cibo, istruzione, accoglienza, protezione, assistenza sanitaria, mentre ai loro coetanei palestinesi oggi è negato persino il semplice diritto all’esistenza, è stato fonte di disagio e malessere: ha attanagliato le nostre coscienze condannando spesso le nostre notti all’insonnia. Da questo è nato il “Manifesto degli insegnanti per Gaza”, dalla necessità di non voltarsi dall’altra parte e di ribadire che quei sacrosanti diritti dei bambini e degli adolescenti, affermati nel 1989 dalla Convenzione che li consacrò, non possono continuare ad essere calpestati.  Così come avviene per il diritto all’autodeterminazione dei popoli, sancito nei trattati di pace al termine della 1* Guerra Mondiale proprio da un presidente americano, Woodrow Wilson,  nei suoi 14 punti,   e che  è oggi disatteso e messo all’angolo quando si parla dello Stato Palestinese. Eppure il rispetto, tra gli Stati come nelle relazioni, non può nascere senza  il riconoscimento dell’altro.   L’iniziativa del “Manifesto degli insegnanti per Gaza” è nata spontaneamente da un gruppo di tre docenti, alla fine di maggio, praticamente ad attività didattica  conclusa, ma nonostante ciò si è estesa a macchia d’olio: dai docenti agli allievi, poi ai loro genitori, al mondo della cultura ed alla società nelle componenti più varie, confermando quella naturale trasversalità che il nostro mondo scolastico ha nelle comunità.                                  Ha finito per coinvolgere in poco più di un mese più di mille persone, 20 Associazioni, oltre 70 tra scrittori, musicisti, artisti, gruppi teatrali, musicali e di danza, diverse pagine FB, un’agenzia stampa, due sindacati ed il sostegno del nostro Vescovo, Monsignor Aiello. Apparteniamo a una piccola città campana in un area interna qual è l’Irpinia, che è certo terra di gente testarda, ma siamo persone comuni, senza alcun superpotere e se tutto questo è stato possibile è perché il nostro disagio trovava rispondenza nel cuore di molti,  si leggeva negli occhi dei tanti che cercavano un modo per poter dire “non nel mio nome”. Perché “la libertà è l’obbedienza alla verità interiore”. C’è una strada obbligata perché le violenze in Medio Oriente si plachino da ogni parte, e questa passa dal riconoscimento dello Stato della Palestina, poiché soltanto dando pari dignità ai due popoli che abitano quei territori essi potranno intraprendere un dialogo autentico e costruttivo.  Abbiamo ascoltato la premier Meloni dire che sarebbe “prematuro” tale riconoscimento e ci viene spontaneo chiederci: quale tempo viene considerato congruo perché la Palestina veda riconosciuto il suo diritto all’autodeterminazione? 77 anni sono un tempo considerato troppo breve? Noi crediamo di no. Così come crediamo necessaria la non collaborazione con lo Stato d’Israele fino a quando non cessi la sua politica di genocidio. Pertanto, gentile Ministro Valditara, le chiediamo di esercitare il suo peso all’interno del governo italiano affinché  l’Italia, seguendo l’esempio del Vaticano e delle altre potenze europee che lo hanno già fatto, riconosca lo Stato di Palestina ed interrompa ogni rapporto di partenariato con Israele fino a quando non muti la sua politica. Professoresse Tiziana Guidi e Francesca Russo. Informazioni di contatto: kefinovanta@yahoo.it francesca.ing.russo@gmail.com    Redazione Italia
“Siate sovversivi: abbiate speranza”. Il messaggio di Nicolò Govoni ai 40mila di Piazza San Pietro
Ospite di due eventi a Roma per il Giubileo dei Giovani, il CEO di Still I Rise ha lanciato ai giovani un appello al cambiamento. “Sapete qual è la cosa più sovversiva, la più folle, la più strana che si possa fare al giorno d’oggi? Avere speranza”. Così Nicolò Govoni si è rivolto agli oltre 40mila ragazzi e ragazze accorsi da tutto il mondo in piazza San Pietro a Roma, per l’evento “Tu sei Pietro” all’interno della cornice del Giubileo dei Giovani. “La società che ci circonda è congegnata per generare insoddisfazione, così da farci bramare ciò che pensiamo ci manchi. Ci convincono del fatto che nulla possa mai cambiare davvero, e quindi perché provarci?”, ha sottolineato dal sagrato di piazza San Pietro, prima di raccontare la propria esperienza personale che da potenziale fallito lo ha portato invece a fondare l’organizzazione non profit Still I Rise. “In India, circondato da venti orfani, ormai dodici anni fa, ho scoperto la mia chiamata. Esserci. Essere in prima linea. Essere quello che ci prova, anche quando chiunque altro mollerebbe. Essere fiducioso che il mondo si possa cambiare davvero”, ha aggiunto, per poi arrivare al suo appello finale, accolto con grande entusiasmo dalla piazza. “Trovate qualcosa che vi riempia il cuore e dedicategli la vita. È così che capirete la cosa più importante: il supereroe che vi hanno insegnato ad aspettare, quello forte e bravo e capace abbastanza da risolvere i problemi del mondo, non arriverà mai. È già qui. Siate sovversivi: abbiate speranza.” Nicolò Govoni ha condiviso il palco con l’attore Giorgio Pasotti, don Antonio Loffredo, parroco del Rione Sanità, Laura Lucchin, madre di Sammy Basso, e con i cantanti Amara, Mr Rain, Pierdavide Carone e Mimì, accompagnati dall’Orchestra sinfonica del Conservatorio A. Casella de L’Aquila, diretta dal maestro Leonardo De Amicis. La giornata si è conclusa con un intenso momento di raccoglimento presieduto dal cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della CEI. L’incontro in piazza San Pietro è stato il secondo a cui il CEO di Still I Rise ha partecipato durante la giornata: in mattinata è stato tra i relatori dell’evento “Verso l’altro: Coscienza, Senso, Scoperta” organizzato dal Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità presso la Basilica San Giovanni Battista dei Fiorentini. Still I Rise
La Classifica Censis delle Università italiane: edizione 2025/2026
Sono tante le ragazze e i ragazzi che, archiviata la “maturità”, stanno valutando in quale università proseguire i propri studi. E anche quest’anno per loro è disponibile la Classifica Censis delle Università italiane, giunta alla sua venticinquesima edizione: uno strumento che è stato creato per fornire orientamenti alle scelte di tutti gli studenti pronti a intraprendere la carriera universitaria. Le prime due posizioni tra i mega atenei statali (quelli con oltre 40.000 iscritti) sono occupate stabilmente anche quest’anno dall’Università di Padova, prima con un punteggio complessivo di 90,3, seguita dall’Università di Bologna (87,7). Sale in terza posizione l’Università di Pisa che con 84,7 punti totali scala 3 posizioni della classifica, superando la Sapienza di Roma che scende al quarto posto (84,2) ex aequo con l’Università Statale di Milano che rispetto allo scorso anno guadagna una posizione. Sale al quinto posto l’Università di Firenze (lo scorso anno in ottava posizione) con il punteggio di 83,5, seguita dall’Università di Torino (83,0, +1 posizione) e dall’Università di Palermo (82,3, -3 posizioni). Torna tra i mega atenei l’Università di Bari (75,7), che si colloca in penultima posizione, precedendo l’Università di Napoli Federico II (75,5), che chiude la classifica. Per quanto riguarda i medi atenei statali, anche quest’anno apre la classifica l’Università di Trento, che con il punteggio di 93,7 mantiene la prima posizione, seguita come lo scorso anno dall’Università di Udine, che condivide il secondo posto con l’Università Politecnica delle Marche con il punteggio di 92,2, avendo quest’ultima guadagnato due posizioni. In terza si colloca l’Università di Siena (89,7), che avanza anch’essa di due posizioni. Retrocede al quarto posto l’Università di Sassari (88,8, -1 posizione). Il quinto e il sesto posto sono, invece, detenuti dall’Università di Trieste (88,7, +2 posizioni) e dall’Università Ca’ Foscari Venezia (88,0). Nella classifica dei piccoli atenei statali (fino a 10.000 iscritti) continua a occupare il primo posto l’Università di Camerino, con un punteggio complessivo pari a 96,0, seguita dall’Università di Cassino che scala di due posizioni la classifica totalizzando il punteggio di 89,0 e supera l’Università della Tuscia, che retrocede dalla seconda alla terza posizione con 88,3. La speciale classifica dei Politecnici è guidata, invece, anche quest’anno dal Politecnico di Milano (con un punteggio di 98,8 punti), seguito dal Politecnico di Torino (92,5), che occupa la seconda posizione. Terzo in graduatoria lo IUAV di Venezia (86,7). Chiude la classifica il Politecnico di Bari con il punteggio di 85,2. Per quanto riguarda la classifica degli atenei non statali, con specifico riferimento ai grandi atenei (oltre 10,000 iscritti) la Luiss si conferma al pari dello scorso anno al vertice della graduatoria con il punteggio totale di 94,2, davanti all’Università Bocconi (91,4) e all’Università Cattolica (78,0), rispettivamente in seconda e terza posizione. Tra i medi (da 5.000 a 10.000 iscritti) è ancora la Lumsa a primeggiare (83,0), a cui si accodano lo Iulm (79,6) e l’Università Suor Orsola Benincasa (75,2), che chiude questa classifica. Tra i piccoli (fino a 5.000 iscritti), più numerosi, la Libera Università di Bolzano mantiene la prima posizione (con un punteggio di 95,2), seguita in seconda posizione dall’Università di Roma Europea (87,0) e, in terza, dall’Università Campus Biomedico di Roma (86,8). Al quarto posto sale, guadagnando una posizione l’Università degli Studi internazionali di Roma (86,6), a cui si accoda Liuc-Università Cattaneo (84,6 punti, -1 posizione), che si qualifica quinta. Sale al sesto posto l’Università degli Studi Link (80,8, +2 posizioni), seguita dall’Università di Enna Kore (79,8, +1 posizione) e dall’Università LUM De Gennaro stabile in ottava posizione (78,4). L’Università di Milano San Raffaele (73,0) e l’Università della Valle d’Aosta (72,8) si inseriscono al penultimo ed ultimo posto. Il CENSIS certifica anche che crescono le immatricolazioni: secondo i dati provvisori dell’Anagrafe Nazionale degli Studenti Universitari, nell’anno accademico 2024/2025 si registra un sensibile incremento degli immatricolati, aumentati del 5,3% rispetto a marzo 2024. L’area disciplinare Giuridica, economica e sociale raggiunge il 35,4% delle immatricolazioni, grazie ai corsi di laurea in economia con il 43,1% delle nuove iscrizioni. Seconda per numero di immatricolazioni è l’area delle discipline Stem (28,6%, di cui il 42,6% nei corsi di ingegneria industriale e dell’informazione). In terza posizione si colloca l’area Sanitaria e Agro-Veterinaria con il 18,4% di immatricolati (di cui il 66,7% in ambito medico-sanitario e farmaceutico). In quarta ed ultima posizione l’area Artistica, letteraria ed educazione (il 17,6% degli immatricolati, di cui il 29,1% ha scelto corsi di laurea del gruppo educazione e formazione). Qui la Classifica del Centro Studi Investimenti Sociali delle Università italiane (edizione 2025/2026): https://www.censis.it/sites/default/files/downloads/Classifica%20Censis%20delle%20Universita%20Italiane%202025-2026.pdf.  Giovanni Caprio
Nicolò Govoni ospite al Giubileo dei Giovani 2025
Con due appuntamenti il 31 luglio a Roma, il fondatore di Still I Rise porterà la sua testimonianza sull’impegno per l’istruzione nei contesti più fragili del mondo. Nicolò Govoni, CEO e fondatore di Still I Rise, sarà tra gli ospiti del Giubileo dei Giovani 2025 con due testimonianze in programma giovedì 31 luglio a Roma. La mattina, dalle 10.00 alle 12.30, parteciperà all’incontro “Verso l’altro: Coscienza, Senso, Scoperta”, presso la Basilica di San Giovanni Battista dei Fiorentini (via Acciaioli 2). L’evento, organizzato dal Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità, darà voce a storie di inclusione, solidarietà e impegno civile. Insieme a lui, interverranno lo psichiatra e scrittore Sergio Astori, giovani con pluridisabilità, volontari dell’UNITALSI e del Circolo San Pietro. Le testimonianze saranno accompagnate da una riflessione del vescovo Daniele Salera e da un’esperienza artistica interattiva dal titolo “Mosaico del senso”. Nel pomeriggio, dalle 17.00 alle 20.00, Nicolò Govoni salirà sul palco di Piazza San Pietro per l’evento “Tu sei Pietro”, un appuntamento che unirà musica, parole e spiritualità per riscoprire l’attualità del messaggio dell’apostolo Pietro. La figura sarà rievocata dalla voce dell’attore Giorgio Pasotti, accompagnato dall’Orchestra giovanile dei conservatori italiani diretta dal maestro Leonardo De Amicis. Insieme a Nicolò Govoni, prenderanno la parola don Antonio Loffredo, parroco del Rione Sanità, e Laura Lucchin, madre di Sammy Basso. La serata vedrà inoltre la partecipazione musicale di Amara, Mr Rain, Pierdavide Carone e Mimì, e si concluderà con un momento presieduto dal cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della CEI. Attraverso la sua doppia partecipazione, Nicolò Govoni porterà la propria esperienza e la voce dei bambini e delle bambine più vulnerabili, raccontando l’impegno di Still I Rise per un’istruzione gratuita e di eccellenza nei contesti più difficili del mondo. Still I Rise
Conoscere l’universo e la potenziale vita su altri pianeti per superare la volontà di potenza dell’uomo
Da una donna femminista e innovativa e istruita e colta e partigiana dissidente nella resistenza contro il nazifascismo, durante la seconda guerra mondiale, incomincia una rivoluzione ancestrale contro la volontà di dominio maschile. Le prospettive di pensiero della scienziata e astrofisica Margherita Hack, di cui ricorrono i 12 anni dalla scomparsa, aprono a visioni innovative per tutta l’umanità Conoscere l’universo e la potenziale vita su altri pianeti per superare la volontà di potenza umana con l’incubo dell’energia nucleare e dell’apocalisse atomica. Esplorare l’universo e cercare la vita su altri pianeti può avere un impatto significativo sulla nostra prospettiva e sul nostro comportamento. Soprattutto per superare la volontà di potenza di morte dell’atomo e dell’energia atomica che obnubilano gli incubi di distruzione e predazione e dominazione di taluni criminali di guerra. Anzi molti. Esplorare l’universo attribuisce alla mente umana un cambiamento di prospettiva. Scoprire la vita su altri pianeti potrebbe farci capire che non siamo soli nell’universo e che la nostra esistenza non è unica. Ciò potrebbe portare a una maggiore consapevolezza della nostra responsabilità verso il pianeta e verso noi stessi. La Hack con le sue scoperte si è avvicinata alle matrici e origini ultime e illimitate e infinitesimali dell’universo La scoperta di non essere soli nella miriade di costellazioni e infinità di galassie nella molteplicità di universi comporterebbe una riduzione della volontà di potenza: se scopriamo che esistono altre forme di vita intelligenti nell’universo, potremmo renderci conto che la nostra volontà di potenza e di dominio e di predazione non è l’unica opzione. Potremmo iniziare a pensare in termini di cooperazione e di collaborazione. Anche tramite nuove prospettive sulla pace. Ad esempio, la scoperta di vita su altri pianeti potrebbe fare capire al genere umano che la pace e la cooperazione sono essenziali per la sopravvivenza e il progresso positivo e nonviolento dell’umanità. Ciò potrebbe portare a un maggiore impegno per la pace e la risoluzione dei conflitti armati e micidiali. Lo sviluppo di nuove tecnologie e l’esplorazione dell’universo e la ricerca di vita su altri pianeti potrebbero portare allo sviluppo di nuove tecnologie e di nuove risorse che comporterebbero un aiuto per ridurre la nostra dipendenza dalle fonti di energia più inquinanti e rischiose. E’ importante notare che la scoperta di vita su altri pianeti non è una soluzione immediata per i problemi dell’umanità. Tuttavia, potrebbe essere un’opportunità per riflettere sulla nostra esistenza e sul nostro posto nell’universo, e per lavorare verso un futuro più sostenibile e pacifico. Quale potrebbe essere l’impatto più significativo della scoperta di vita su altri pianeti per l’umanità? Comunicare con la vita in altre galassie astrali e in diversi universi illimitati e infiniti e infinitesimali potrebbe essere una valida opportunità per costruire un futuro di pace e di energie alternative e rinnovabili rispetto alla forza indistruttibile e molto mortifera e altamente distruttrice dell’atomo. Comunicare con la vita in altre galassie e universi potrebbe essere un’opportunità straordinaria per l’umanità. Con la condivisione di conoscenze, la comunicazione con forme di vita avanzate potrebbe permetterci di acquisire conoscenze e tecnologie nuove, come ad esempio fonti di energia alternative e rinnovabili. E raggiungere una condizione di cooperazione e pace. Infatti la comunicazione con altre forme di vita potrebbe favorire la cooperazione e la pace tra le diverse civiltà, promuovendo un futuro più armonioso e sostenibile. Sviluppo di nuove prospettive tramite la conoscenza di nuovi mondi e forme di vita La comunicazione con forme di vita diverse potrebbe fare vedere a noi esseri umani il nostro mondo e l’universo da una prospettiva nuova, aiutandoci a risolvere problemi e a trovare soluzioni innovative e alternative. La comunicazione con altre forme di vita potrebbe essere un’opportunità per la crescita e lo sviluppo dell’umanità, permettendoci di superare i nostri limiti e di raggiungere nuovi traguardi di nonviolenza e pace tra i popoli. Tuttavia, è importante considerare anche le sfide e le incognite che potrebbero sorgere dalla comunicazione con forme di vita extraterrestri. In ogni caso, l’idea di comunicare con la vita in altre galassie e universi è affascinante e potrebbe avere implicazioni significative per il futuro dell’umanità. Il passo più importante da fare per prepararsi alla comunicazione con forme di vita extraterrestri? Il pensiero dell’astrofisica Margherita Hack va nella direzione dell’infinità delle galassie e dell’universo e della potenzialità dell’esistenza di altre forme viventi così da costruire potenziali e eventuali assetti di pace a livello internazionale e extra planetario. Il pensiero di Margherita Hack sull’infinità delle galassie e dell’universo e sulla potenziale esistenza di altre forme di vita è affascinante e può avere implicazioni significative per la nostra comprensione dell’universo e della nostra esistenza. Il fine ultimo e più alto di costruire contesti e ambiti e soprattutto un mondo basati su presupposti di pace e nonviolenza per la Hack La sua visione può portare a riflettere sulla nostra posizione nell’universo e sulla nostra responsabilità verso il pianeta e verso noi stessi. Inoltre, la possibilità di esistenza di altre forme di vita potrebbe favorire la costruzione di assetti di pace a livello internazionale e oltre la nostra galassia, promuovendo la cooperazione e la comprensione tra le diverse civiltà. Il pensiero di Margherita Hack può essere visto come un invito a esplorare e a scoprire le meraviglie dell’universo e a lavorare verso un futuro più pacifico e sostenibile per tutta l’umanità sia in prospettive presenti sia future. Il pensiero di Margherita Hack può essere visto come un invito a esplorare e a scoprire le meraviglie dell’universo, e a lavorare verso un futuro più pacifico e sostenibile Questo presupposto e questo postulato di pensiero valgono per tutta l’umanità e il genere umano e le altre forme di vita. La visione di questa importante scienziata può ispirare nuove prospettive e nuove idee per affrontare le sfide globali e per costruire un mondo più armonioso e rispettoso dell’ambiente e soprattutto di un mondo e di contesti fondativi di pace.   Laura Tussi
Eco-acquario di Messina: riflessioni e perplessità
A giugno 2025 il Consiglio Comunale di Messina ha approvato, quasi all’unanimità, un ordine del giorno che impegna l’amministrazione a includere, tra le infrastrutture compensative del ponte, un Grande “Eco-Acquario” dello stretto. L’idea è quella di realizzare un Polo Scientifico Internazionale, all’interno di un’ampia area verde chiamata Parco Blu delle Sirene, situata nella strategica zona falcata di Messina con architetture ispirate alla biodiversità marina: forme evocative di stelle marine, ricci, meduse.  Siamo ancora lontanissimi dall’affidamento della progettazione esecutiva, eppure, i rendering naïf circolanti tradiscono già un aspetto un po’ vintage.  Un po’ lo stesso effetto che fa l’edificio del   Pala cultura della città, progettato dagli architetti D’Amore e Basile nel 1975, ma inaugurato solo nel 2010. D’altronde il fascino attrattivo degli acquari risale agli anni ’90: quello di Genova è stato inaugurato nel 1992, quello di Barcellona nel 1995, quello di Valencia nel 2002. Già in ritardo, nel 2009, arriva il concorso per quello di Reggio Calabria vinto da Zaha Hadid e non ancora realizzato.  Nel frattempo, qualcosa sarà pure cambiato.   Ma soffermiamoci sulla filosofia dell’Eco-Acquario”: perché anche quando ci troviamo nella fase di immaginare una “Visione” possibile per le nostre città non riusciamo ad abbandonare l’ottusa posizione antropocentrica? Dall’acquario progettato da Renzo Piano, le cose sono profondamente cambiate: oggi circa il 60 % degli stock ittici nel Mediterraneo sono ancora sovrasfruttati e circa il 75 % delle malattie infettive emergenti  come SARS, aviaria, suina, Ebola e persino COVID-19 derivano da spillover di virus da animali all’uomo, spesso da allevamenti intensivi o wet market. Gli allevamenti ittici sono ancora in fase di regolamentazione poiché spesso sono mal gestiti e provocano fonti di inquinamento, malattie e perdita di biodiversità. Il termine “eco acquario” può essere visto dunque come un paradosso, soprattutto se lo si guarda con una lente critica, antispecista e ambientalista. È un po’ lo stesso paradosso che sottende il concetto di “pesca sostenibile”: quale pesca può essere sostenibile? non esiste pesca sostenibile per chi viene ucciso! Soprattutto in una condizione di iper-sfruttamento dei nostri fondali.  Ci nascondiamo dietro il greenwashing, a volte anche ingenuamente perché la nostra cultura è fortemente intrisa di specismo. Ma proviamo a spezzare certe abitudini antropocentriche e fermiamoci a riflettere: davvero la cosa migliore che possiamo fare per valorizzare la biodiversità è progettare una prigione a forma di Riccio?  Quando impareremo che gli animali sono “soggetti di una vita” e non nostri strumenti che sia per intrattenimento o profitto? Anche L’approccio progettuale dovrebbe cambiare rotta e prendere consapevolezza della nostra contemporaneità adottando un approccio antispecista che riconosca in questo caso, la sensibilità dei pesci, il loro valore intrinseco e i limiti ecologici reali: -l’ambiente acquatico, infatti, è ancora più difficile da replicare rispetto alla terraferma: bisogna simulare corrente, pressione, stimoli sensoriali, temperatura e le interazioni sociali sono spesso completamente distorte; -i pesci sono tra gli animali più trascurati moralmente pur essendo scientificamente riconosciuti come senzienti. I pesci sono infatti le vittime numericamente più uccise al mondo: si stima tra 1.000 e 3.000 miliardi di pesci all’anno (pesca + allevamenti). Una delle motivazioni è che si tratta di una specie anatomicamente molto distante dagli esseri umani: non hanno zampe, peli, occhi espressivi, vocalizzazioni udibili o interazioni visive familiari e questo rende più facile l’oggettivazione per cui spesso non sono completamente inclusi nelle regolamentazioni sul maltrattamento o benessere animale. Per questo motivo vengono uccisi attraverso torture che non sono immaginabili su altre specie: asfissia lenta all’aria, congelamento da vivi, sventramento da vivi, pescati sportivamente e lasciati morire lentamente dopo un’agonia. Eppure, la maggior parte della gente non ha consapevolezza che ciò accade. Addirittura, molti vegetariani decidono di continuare a mangiarli. I pesci sono “muti” ma non perché non hanno voce ma perché siamo noi che ci rifiutiamo di ascoltare continuando a commettere ingiustizie ai loro danni; -molti animali marini muoiono durante la cattura e il trasporto prima ancora di arrivare negli acquari e anche quando vi arrivano gli acquari sono delle vere e proprie prigioni acquatiche dove gli animali muoiono lentamente per noia e stress. Tutto quanto elencato è un dato di fatto e non esistono approcci ecologici che possano compensare. Perché non immaginare, invece, un’alternativa all’acquario mantenendo gli obiettivi educativi, scientifici ed ecologici ma senza utilizzare animali in cattività? Perché non immaginare delle aree marine protette dove gli animali vivano liberi nel loro habitat, non disturbati da umani? Perché non immaginare delle esperienze sensoriali progettate attraverso la tecnologia (realtà aumentata, simulazione 3D)? Perché non immaginare dei santuari per proteggere davvero le specie in pericolo e la biodiversità? Perché non immaginare centri di formazione   e di educazione alla biologia marina ma anche all’empatia raccontando le storie di animali salvati e cooperando con ONG?  Chiudere un pesce in una vasca non è un gesto neutro: è l’espressione di un mondo che separa, riduce e domina. Ma nel mondo-tutto, ogni vita è legata alle altre. E finché ci ostiniamo a osservare la natura attraverso il vetro del possesso, continueremo a distruggere ciò che diciamo di preservare. Redazione Sicilia
Trascendere il conflitto: seminario alla Casa per la Pace di Ghilarza
Si è svolto, dal 4 al 6 di luglio 2025, il seminario sul metodo Transcend, condotto da Salvatore Deiana ed Erika Degortes, presso la Casa per la Pace di Ghilarza.  creata già nella seconda metà degli anni Ottanta dello scorso secolo dalla coppia di nonviolenti storici, Agata Cabiddu e Marino Cau, il seminario estivo promosso dal gruppo territoriale sardo del Movimento Nonviolento. Era dall’ottobre del 2023 che non si svolgevano nuovi convegni o corsi nella storica Casa che ha ospitato in tanti anni moltissime persone, comprese coloro che non sono più con noi: da Nanni Salio, ad Alberto L’Abate, ma non solo, che hanno lasciato fra queste mura e nel cortile una parte della forza emanata nella loro vita, che è compresente. E’ la forza loro e di tanti altri che queste mura ricordano: da Daniele Lugli a Guido Ghiani. L’occasione è arrivata dalla pubblicazione del libro di Salvatore Deiana “Trasformare i conflitti, promuovere la pace”, Edizioni ETS. Salvatore Deiana è ricercatore e docente di Pedagogia, all’università di Cagliari, oltre che storico attivista nonviolento. Erika Degortes, autrice di un capitolo del libro, è stata per molti anni allieva e collaboratrice di Galtung e continua a seguirne le tracce. La Casa ha accolto ventuno partecipanti, quattordici donne e sette uomini, che hanno contribuito alle attività preparate da Salvatore Deiana ed Erika Degortes, per un primo approccio al metodo Transcend, ideato dal compianto Johan Galtung. Il metodo, fra i più considerati a livello internazionale per la trasformazione nonviolenta dei conflitti, ha una struttura assai complessa, ma può essere semplificato in tre azioni: 1. Fare la mappatura del conflitto, evidenziando le parti, gli attori in causa, gli obiettivi di ciascuna parte e degli altri attori implicati. 2. Legittimare gli obiettivi delle parti, distinguendoli da quelli illegittimi, ovvero quelli che ledono pesantemente i diritti umani della parte avversa (comparazione tra obiettivi e mezzi, lavoro per l’integrazione). 3. Costruire ponti fra le parti e tra gli attori interessati, con l’obiettivo di andare verso il futuro, per trascendere e trasformare il conflitto in modo creativo e costruttivo. Ci sono dei bisogni fondamentali per ogni persona ed ogni popolo. * Bisogni materiali: sopravvivenza (o sicurezza), benessere (lavoro, cura, relazioni, natura, salute…) * Bisogni immateriali: l’identità (il senso di appartenenza, la cultura) e la libertà (rispetto delle libertà democratiche, ma anche di quelle collettive per i popoli colonizzati). Senza entrare nel merito del seminario e delle dinamiche suscitate, si può dire che di un momento come questo c’era bisogno, soprattutto qua in Sardegna, dove il conflitto tra guerra e pace, viene vissuto quotidianamente sul territorio, occupato da poligoni e basi, con le esercitazioni sempre più lunghe, sempre più frequenti, con l’avvelenamento dell’ambiente e della vita selvatica ed il pericolo sulla salute per la popolazione umana. Possiamo intanto uscirne con la consapevolezza che è necessario mappare il conflitto, per poter scegliere in che modo possa essere affrontato. Ma la vera svolta è quella di agire in modo nonviolento, o nel modo meno violento possibile, che sembra coinvolgere sempre più attivisti non solo in Sardegna, ma in Europa e nel mondo. La Casa per la Pace di Ghilarza, del Movimento Nonviolento, ricorda, non dimentica. Non si arrende e va avanti.   Carlo Bellisai
Università di Firenze, cinque dipartimenti sospendono accordi con atenei israeliani
Pubblichiamo la mozione di condanna nei confronti delle azioni del governo israeliano contro la popolazione palestinese e giunta all’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università da parte di cinque Dipartimenti dell’Università di Firenze, nella speranza che altri Dipartimenti, Collegi e Università possano prendere posizione sul genocidio in atto in Palestina. Per sostenere attivamente il dissenso riguardo ai crimini di guerra commessi dalle autorità politiche e militari israeliane nei confronti della popolazione civile palestinese della Striscia di Gaza e della Cisgiordania negli oltre 20 mesi scorsi, cinque Dipartimenti dell’Ateneo fiorentino hanno approvato delle delibere che sospendono o interrompono gli accordi istituzionali che avevano in atto con università israeliane: – il Dipartimento di Matematica e Informatica – DIMAI – si è ritirato dall’accordo vigente con l’Università Ben-Gurion; – il Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale – DICEA – e il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali – DAGRI – hanno sospeso la loro partecipazione allo stesso accordo con l’Università Ben-Gurion; – il Dipartimento di Architettura – DIDA – ha sospeso la sua partecipazione all’accordo con Ariel University; – il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali – DSPS – ha sospeso il protocollo di cooperazione con il Centro Blavatnik per la Cybersecurity dell’Università di Tel Aviv. Oltre 500 tra docenti, ricercatori, tecnici amministrativi e bibliotecari, collaboratori ed esperti linguistici, dottorandi e studenti, ritenendo urgente e non rinviabile un’analoga discussione da parte degli altri Dipartimenti, hanno diffuso un “Appello per una presa di posizione dei Dipartimenti UNIFI sui crimini di guerra nei Territori Palestinesi”. Denunciamo in particolare lo “scolasticidio” che si sta perpetrando ai danni della popolazione palestinese, limitando drammaticamente l’accesso allo studio in una situazione già da anni compromessa. Con l’appello invitiamo tutta la comunità universitaria a fare la sua parte, raccogliendo elementi utili da portare in discussione nelle prossime sedute dei propri Consigli di Dipartimento per discutere la sospensione o l’interruzione degli accordi con università israeliane. Testo dell’appello: Care, cari, nei mesi scorsi cinque dipartimenti del nostro Ateneo hanno approvato delle delibere con le quali è stata sospesa o ritirata la loro adesione ad accordi del nostro ateneo con alcune università israeliane, precisamente: – il Dipartimento di Matematica e Informatica – DIMAI – si è ritirato dall’accordo vigente con l’università Ben-Gurion; – il Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale – DICEA – e il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali – DAGRI – hanno sospeso la loro partecipazione allo stesso accordo con l’università Ben-Gurion; – il Dipartimento di Architettura – DIDA – ha sospeso la sua partecipazione all’accordo con Ariel University; – il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali – DSPS – ha sospeso il protocollo di cooperazione con il Centro Blavatnik per la Cybersecurity dell’università di Tel Aviv. Riteniamo urgente e non rinviabile un’analoga discussione da parte degli altri dipartimenti dell’Università di Firenze aderenti ad accordi con università israeliane, in ragione dei crimini di guerra commessi dalle autorità politiche e militari israeliane nei confronti della popolazione civile palestinese della Striscia di Gaza e della Cisgiordania negli oltre 20 mesi scorsi. Ricordiamo inoltre le accertate responsabilità, dirette o indirette, di gran parte del sistema universitario israeliano, coinvolto nelle azioni di pianificazione, implementazione, monitoraggio, giustificazione legale o negazione dei crimini di guerra. Tutto questo è in palese contrasto con i principi e i valori contenuti nello Statuto e nel Codice Etico dell’Università di Firenze; come comunità accademica abbiamo il dovere di prendere posizione. Invitiamo tutti voi – studenti, da subito assai attenti e partecipi della drammatica situazione palestinese, ricercatori, docenti, collaboratori ed esperti linguistici, personale tecnico amministrativo – a raccogliere elementi utili per portare in discussione nelle prossime sedute dei consigli di dipartimento una delibera che miri a questo obiettivo. Sperando che il nostro invito possa essere accolto, ci mettiamo a disposizione per condividere informazioni utili allo scopo. I sottoscrittori: Daniele Angella, Prof. Ordinario Leonardo Bargigli, Prof. Associato Fiammetta Battaglia, Prof.ssa Associata Costanza Carbonari, RTD-A Giulio Castelli, RTD-A Maria De Santis, Prof.ssa Associata Lorenzo Ferretti, Dottorando Gianmarco Giovannardi, RTD-A Daniela Poli, Prof.ssa Ordinaria Giuliano Secchi, Dottorando Simone Secchi, Prof. Associato Alberto Tonini, Prof. Associato Vanessa Torcasso, Personale TA Iacopo Zetti, Prof. Associato.  Per informazioni potete contattare: – Leonardo Bargigli, Professore Associato – Dipartimento DISEI, leonardo.bargigli@unifi.it, 0039 335 60 70 188 (https://cercachi.unifi.it/p-doc2-2013-000000-B-3f2b3a2f362930.html) – Giulio Castelli, Ricercatore Legge 240/10 a tempo determinato – Dipartimento DAGRI, giulio.castelli@unifi.it, 0039 340 85 96 486 (https://cercachi.unifi.it/p-doc2-0-0-A-3f2b3b2f352e30.html) – Daniela Poli, Professoressa Ordinaria – Dipartimento DIDA, daniela.poli@unifi.it, 0039 333 6847022 (https://cercachi.unifi.it/p-doc2-2016-0-A-2b333c2c3727-1.html) – Daniele Angella, Professore Ordinario – Dipartimento DIMAI, daniele.angella@unifi.it, 0039 338 8738311 (https://cercachi.unifi.it/p-doc2-2013-000000-A-3f2b3c2e39282e-0.html) Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Una riflessione sugli alunni che hanno rifiutato gli esami orali di maturità
Ha fatto parecchio scalpore la notizia della protesta attuata da alcuni studenti che si sono rifiutati di sostenere l’orale agli esami di maturità. Una parte dei commenti sono stati negativi ponendo l’accento sulla mancanza di responsabilità da parte di pochi ragazzi, che in fondo hanno attuato una protesta puramente individuale, e senza peraltro correre alcun rischio avendo già ottenuto il punteggio minimo per il superamento dell’esame. Inutile dire poi che il ministro Valditara, in perfetto stile meloniano, ha subito trovato la solita risposta facile, tutta ordine e repressione: “chi ci riprova, dal prossimo anno, sarà bocciato.” Al contrario una schiera di psicologi e pedagogisti di area “benpensanti di sinistra”, dopo aver sottolineato giustamente il fatto che più che di una protesta si è trattato della espressione di un disagio per un sistema iper-competitivo e scarsamente attento alle esigenze dei giovani, si sono poi incartati nella ricerca di complicate soluzioni didattiche e di valutazione del merito, spesso a metà strada tra il cervellotico e il banale. Certo non è questione semplice. Credo possa essere utile, a tal proposito, riproporre alcune riflessioni di Simone Weil, per la quale la capacità di avere ATTENZIONE per gli altri e i loro bisogni, e per la realtà che ci circonda, debba considerarsi fondamentale per avere coscienza di sé e per trovare i giusti valori per interagire col Mondo di cui siamo parte. Questo concetto di attenzione, proprio per l’importanza che assume innanzitutto nell’età della formazione, sarebbe dovuto diventare per la Weil l’obiettivo primario di ogni istruzione scolastica. Naturalmente non sono in grado di tradurre questa impostazione generale, con la quale concordo pienamente, in concrete proposte o in misure istituzionali, col pericolo sempre incombente che le buone intenzioni facciano una cattiva fine. Quello che certamente so è che questa attenzione per i nostri simili e per il nostro mondo era quella che portava noi studenti degli anni Sessanta e Settanta, a fare sit in di protesta di fronte all’ambasciata Usa contro la guerra in Vietnam, ed è la stessa che ci avrebbe portato oggi ad occupare scuole e università in tutto il paese contro il genocidio che si sta perpetrando contro i palestinesi, da parte di Israele. Se tutto questo oggi non succede, o non succede con la stessa forza del passato, e se le manifestazioni di solidarietà con la Palestina, vanno in parallelo con gesti di protesta individuali e attenzionati, del tutto legittimamente, innanzitutto verso se stessi e la propria condizione, non è per una qualche ragione metafisica, ma perché quella “speranza di futuro” che animava i tempi passati è stata delusa e non si è più saputo o potuto ricostruirla. Ripartiamo allora dalle proteste del presente contro la retorica nozionistica e il sistema (falsamente) meritocratico e (realmente) competitivo che supporta il nostro sistema scolastico praticamente da sempre. Accettiamone i limiti, e aiutiamo i giovani a valorizzare quel bisogno di attenzione, per sé e per gli altri, che essi comunque e in vari modi esprimono. È in ogni caso fondamentale cercare di piantare i semi per un diverso futuro, nella speranza che quando noi giovani “di ieri” non ci saremo più, i giovani di oggi ne sappiano raccogliere i frutti. Antonio Minaldi