Da Catania il saluto e il sostegno alla Global Sumud Flotilla: “Buon vento Flotilla”

Osservatorio contro militarizzazione di scuole e università - Friday, September 5, 2025

È stata definita la più grande missione di pace del dopoguerra, stiamo parlando della Global Sumud Flotilla, che giorno 7 settembre muoverà decine e decine di imbarcazioni verso la Striscia di Gaza, con attivisti provenienti da 44 Paesi. Porteranno aiuti umanitari e materiale sanitario per provare a rompere l’assedio israeliano.

Che a Gaza Israele stia consumando un vero e proprio genocidio ce lo conferma l’International Association of Genocide Scholars (Iags), la più autorevole associazione internazionale di studiosi e accademici del genocidio nei suoi aspetti storici e legali: “Le politiche e le azioni di Israele a Gaza soddisfano la definizione giuridica di genocidio di cui all’articolo II della Convenzione delle Nazioni Unite per la prevenzione e la punizione del crimine di genocidio (1948)”.

A supporto della Flotilla e delle navi che partiranno dalla Sicilia, giorno 3 settembre a Catania e Siracusa si sono svolte due importanti manifestazioni.

Particolarmente imponente il corteo catanese, circa 15,000 partecipanti che hanno letteralmente riempito, per gli interventi finali, piazza Federico di Svevia, una delle piazze più grandi della Città, con i suoi oltre 4200 metri quadrati.

A promuoverlo Catanesi Solidali con il Popolo Palestinese, un comitato, composto da sindacati di base, forze sociali e politiche, singole/i aderenti, tra cui anche l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, che da quasi due anni si è schierato a fianco del popolo Palestinese. E lo ha fatto, sin dall’inizio, con la convinzione che Israele non stesse mettendo in campo, come soprattutto nel primo periodo veniva ignobilmente affermato, “una reazione eccessiva”. Le scelte dello stato sionista, sempre supportate dalle “democrazie occidentali”, infatti, miravano e mirano, come ormai è drammaticamente evidente, all’espulsione di tutti i Palestinesi da Gaza e dalla Cisgiordania. Del resto basterebbe ricordare che Theodor Herzl, il padre del sionismo moderno, già nel 1896 nel saggio “Lo stato ebraico” scriveva che occorreva costituire un insediamento ebraico, nel cosiddetto Medio Oriente, per porre un argine alla barbarie.

Oggi, è il tempo delle scelte radicali. O si sta con Israele, cui tutto è permesso, o si fa l’impossibile per impedire che prosegua il genocidio. Avendo piena consapevolezza che chi sostiene e vota per il riarmo europeo, non si batte per la rottura dei rapporti diplomatici, economici e militari con Israele e ha paura di pronunciare la parola genocidio non è uguale a coloro che progettano i resort nella Striscia, ma è comunque subordinato alla logica del più forte.

Per questo è certo decisivo ampliare le azioni solidali, ma occorre, soprattutto, modificare le politiche di morte dei nostri governi. Sia per fermare la guerra, sia per impedire che il riarmo e l’aumento esponenziale delle spese militari contribuiscano in modo decisivo alla distruzione dello stato sociale. Se vogliamo, perciò, rispondere alla volontà di pace e giustizia sociale che esprimono le mobilitazioni in tutto il mondo, proviamo a decolonizzare il nostro pianeta.

Nino De Cristofaro, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Catania