Da Catania il saluto e il sostegno alla Global Sumud Flotilla: “Buon vento Flotilla”È stata definita la più grande missione di pace del dopoguerra, stiamo parlando
della Global Sumud Flotilla, che giorno 7 settembre muoverà decine e decine di
imbarcazioni verso la Striscia di Gaza, con attivisti provenienti da 44 Paesi.
Porteranno aiuti umanitari e materiale sanitario per provare a rompere l’assedio
israeliano.
Che a Gaza Israele stia consumando un vero e proprio genocidio ce lo conferma
l’International Association of Genocide Scholars (Iags), la più autorevole
associazione internazionale di studiosi e accademici del genocidio nei suoi
aspetti storici e legali: “Le politiche e le azioni di Israele a Gaza soddisfano
la definizione giuridica di genocidio di cui all’articolo II della Convenzione
delle Nazioni Unite per la prevenzione e la punizione del crimine di genocidio
(1948)”.
A supporto della Flotilla e delle navi che partiranno dalla Sicilia, giorno 3
settembre a Catania e Siracusa si sono svolte due importanti manifestazioni.
Particolarmente imponente il corteo catanese, circa 15,000 partecipanti che
hanno letteralmente riempito, per gli interventi finali, piazza Federico di
Svevia, una delle piazze più grandi della Città, con i suoi oltre 4200 metri
quadrati.
A promuoverlo Catanesi Solidali con il Popolo Palestinese, un comitato, composto
da sindacati di base, forze sociali e politiche, singole/i aderenti, tra cui
anche l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università,
che da quasi due anni si è schierato a fianco del popolo Palestinese. E lo ha
fatto, sin dall’inizio, con la convinzione che Israele non stesse mettendo in
campo, come soprattutto nel primo periodo veniva ignobilmente affermato, “una
reazione eccessiva”. Le scelte dello stato sionista, sempre supportate dalle
“democrazie occidentali”, infatti, miravano e mirano, come ormai è
drammaticamente evidente, all’espulsione di tutti i Palestinesi da Gaza e dalla
Cisgiordania. Del resto basterebbe ricordare che Theodor Herzl, il padre del
sionismo moderno, già nel 1896 nel saggio “Lo stato ebraico” scriveva che
occorreva costituire un insediamento ebraico, nel cosiddetto Medio Oriente, per
porre un argine alla barbarie.
Oggi, è il tempo delle scelte radicali. O si sta con Israele, cui tutto è
permesso, o si fa l’impossibile per impedire che prosegua il genocidio. Avendo
piena consapevolezza che chi sostiene e vota per il riarmo europeo, non si batte
per la rottura dei rapporti diplomatici, economici e militari con Israele e ha
paura di pronunciare la parola genocidio non è uguale a coloro che progettano i
resort nella Striscia, ma è comunque subordinato alla logica del più forte.
Per questo è certo decisivo ampliare le azioni solidali, ma occorre,
soprattutto, modificare le politiche di morte dei nostri governi. Sia per
fermare la guerra, sia per impedire che il riarmo e l’aumento esponenziale delle
spese militari contribuiscano in modo decisivo alla distruzione dello stato
sociale. Se vogliamo, perciò, rispondere alla volontà di pace e giustizia
sociale che esprimono le mobilitazioni in tutto il mondo, proviamo a
decolonizzare il nostro pianeta.
Nino De Cristofaro, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle
università, Catania