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22 settembre, sciopero generale e generalizzato, ma c’è chi prova a mettere i bastoni fra le ruote
ASPETTIAMO UNA RISPOSTA DA CGIL E GILDA. Tanti Collegi Docenti, a partire dall’iniziativa e dalla sensibilità di tanti colleghi e colleghe, hanno deciso di iniziare il nuovo anno scolastico effettuando un minuto di silenzio contro il genocidio in Palestina, per l’immediato cessate il fuoco e per garantire l’arrivo degli aiuti umanitari nella Striscia. Per questa massiccia adesione all’iniziativa lanciata da Docenti per Gaza insieme all’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università e alla Scuola per la pace Torino e Piemonte, noi siamo estremamente grati a tutti e a tutte gli/le insegnanti. Nel frattempo, però, cresce l’attenzione verso la missione della Global Sumud Flotilla, che deve poter approdare a Gaza e consegnare gli aiuti. Di fronte a una articolata e coerente iniziativa dal basso, USA e UE continuano a supportare la politica criminale di Israele e il governo Meloni si oppone alle pur timide proposte di sanzioni, che, comunque, non riguarderanno la fornitura di armi e la cooperazione militare con Israele. Fortunatamente cresce l’indignazione e la consapevolezza che bisogna, qui e ora, opporsi al genocidio e fermare la cosiddetta “operazione di terra”, iniziata dall’esercito israeliano. Lo sciopero generale e generalizzato del 22 settembre è una prima decisiva prova per dimostrare da che parte stanno lavoratrici e lavoratori e per chiedere le dimissioni del governo Meloni. Nelle scuole, in particolare, si preannuncia una significativa partecipazione. Ebbene, in questo contesto delegati locali di CGIL e GILDA diffondono, attraverso la deleteria comunicazione What’s App, informazioni di questo tipo: “Ricordiamo ai colleghi che, come previsto dall’Accordo ARAN del 2 dicembre 2020 e dalla Legge 146/1990, in caso di sciopero i docenti devono comunicare per iscritto una delle tre opzioni: aderisco; non aderisco; non ho ancora preso una decisione. La mancata comunicazione comporta responsabilità e può essere oggetto di sanzione disciplinare”. Quindi non solo non partecipano allo sciopero, ma condividono false informazioni. Infatti, secondo la normativa vigente, il personale scolastico non è obbligato a comunicare la propria adesione o meno. Chiediamo, perciò, e con urgenza, alle strutture nazionali dei due sindacati di diffondere una comunicazione corretta. NON ADERIRE A UNO SCIOPERO È UN CONTO, BOICOTTARLO È MOLTO GRAVE. Nino De Cristofaro, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Catania
A Catania la V edizione del KinEst Fest
Dall’1 al 10 ottobre 2025 torna a Catania il KinEst Fest, festival internazionale dedicato al cinema dell’ Europa centrale. La quinta edizione vedrà la presenza di moltissimi ospiti internazionali che accompagneranno gli 11 film in concorso. L’ apertura del festival è prevista per mercoledì 1 ottobre, alle ore 17,30, al […] L'articolo A Catania la V edizione del KinEst Fest su Contropiano.
Mozione del Collegio Docenti Liceo “Benedetto Croce” Palermo. La scuola non può tacere!
PUBBLICHIAMO LA MOZIONE DEL COLLEGIO DEI DOCENTI DEL LICEO SCIENTIFICO STATALE “BENEDETTO CROCE” DI PALERMO DAL TITOLO “LA SCUOLA NON PUÒ TACERE!”. Il Collegio dei docenti del Liceo Scientifico Statale “Benedetto Croce” di Palermo, di fronte ai massacri in Cisgiordania e al genocidio in atto nella Striscia di Gaza ad opera dell’esercito israeliano, sente l’urgenza morale, civile e professionale di prendere parola e di impegnarsi a non restare in silenzio, riaffermando la propria missione educativa per la costruzione della pace, del dialogo e per favorire la comprensione e il dialogo tra le persone e i popoli. Il dramma della popolazione palestinese non può lasciare indifferente il mondo della scuola. I numeri del massacro, che riguardano migliaia di vittime civili – tra cui un altissimo numero di bambini, bambine e adolescenti – e la distruzione sistematica di scuole, ospedali, abitazioni e infrastrutture essenziali, insieme alla diffusione della fame e della malnutrizione che colpiscono soprattutto i più piccoli, testimoniano una catastrofe umanitaria di dimensioni inaudite, le cui ripercussioni dureranno per generazioni. Come Collegio dei docenti, riconosciamo che ogni bambino e ogni bambina, ovunque nascano, sono “nostri alunni” e “nostri figli”: il loro diritto alla vita, all’istruzione, alla libertà e alla dignità non è negoziabile. Per questo, noi docenti condanniamo con fermezza il genocidio che lo Stato di Israele sta commettendo contro i cittadini e le cittadine di Gaza e chiede la sua immediata cessazione, ma anche il ripristino della libertà e dei diritti fondamentali del popolo palestinese. Riteniamo che il rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani universali sia condizione imprescindibile per continuare a guardarci come esseri umani, in una prospettiva di giustizia e di pace. Come docenti ci impegniamo a: * approfondire e studiare la situazione a Gaza e in Palestina, per offrire ai nostri studenti strumenti critici di comprensione della complessità del presente; * promuovere momenti di riflessione, confronto e formazione sul valore della pace, della convivenza e della solidarietà internazionale; * coltivare nelle giovani generazioni la consapevolezza che la costruzione di un futuro più giusto e più umano passa attraverso il rifiuto della violenza e l’affermazione dei diritti di tutti e di tutte. Con questa mozione il Collegio ribadisce la convinzione che la scuola non possa rimanere neutrale di fronte alle tragedie del nostro tempo e debba farsi voce di umanità, giustizia e speranza.
Catania. Assemblea USB verso lo Sciopero generale del 22 settembre
Le lavoratrici e i lavoratori contro la guerra, il riarmo e il genocidio in Palestina Il 22 settembre è Sciopero Generale contro la guerra, contro il riarmo e contro lo sterminio in Palestina. La guerra e la complicità del Governo Italiano con Israele hanno effetti diretti anche qui: Inflazione alle […] L'articolo Catania. Assemblea USB verso lo Sciopero generale del 22 settembre su Contropiano.
L’esercito a scuola per distanziare i bambini. Assolto Antonio Mazzeo
RILANCIAMO L’ARTICOLO PUBBLICATO SU STAMPALIBERA.IT IL 16 SETTEMBRE 2024 SULL’ASSOLUZIONE DI ANTONIO MAZZEO, DOCENTE E ATTIVISTA DELL’OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ. QUANDO SI VERIFICÒ L’”OCCUPAZIONE” MILITARE DA PARTE DELLA BRIGATA “AOSTA” DEL CORTILE DELLA SCUOLA PRIMARIA “PARADISO” DI MESSINA, LA DIRIGENTE ELEONORA CORRADO RICOPRIVA L’INCARICO DI COORDINATRICE DEI DIRIGENTI SCOLASTICI DELLA FLC CGIL. Di EDG – Assolto perché il fatto non sussiste. La Corte di Appello del Tribunale di Messina (Presidente Tripodi, a latere Giacobello, relatore, e Finocchiaro), in riforma della sentenza di primo grado ha assolto l’insegnante e giornalista Antonio Mazzeo, difeso dall’avvocato Fabio Repici, e ha revocato le statuizioni civili della sentenza di primo grado emessa dal giudice onorario Maria Grazia Mandanici il 24 ottobre 2024. Ad Antonio Mazzeo era stato contestato il reato di cui all’art. 595 comma II e III del codice penale (diffamazione a mezzo stampa) perché, in qualità di autore dell’articolo pubblicato il 21 ottobre 2020 su alcune testate giornalistiche, dal titolo A Messina Sindaco e Prefetto inviano l’esercito nelle scuole elementari e medie con il plauso dei Presidi, commentando la circostanza che, per evitare assembramenti, erano stati inviati militari dell’esercito a presidiare l’ingresso dell’istituto scolastico, aveva riportato che la dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo Paradiso, dottoressa Eleonora Corrado “…oltre a essere evidentemente anni luce distante dai modelli pedagogici e formativi che dovrebbero fare da fondamento della Scuola della Costituzione repubblicana (il ripudio della guerra e l’uso illegittimo della forza; l’insostituibilità della figura dell’insegnante e l’educare e il non reprimere, ecc.), si mostra ciecamente obbediente all’ennesimo Patto per la Sicurezza Urbana, del tutto arbitrario ed autoritario e che certamente non può e né deve bypassare i compiti e le responsabilità del personale docente in quella che è la promozione e gestione delle relazioni con i minori”. In primo grado, Antonio Mazzeo era stato condannato alla pena di euro 550 di multa, oltre al pagamento delle spese processuali. Nel corso dell’udienza del processo d’appello, il 9 settembre 2025, l’insegnante messinese ha presentato alla Corte una lunga dichiarazione difensiva. “Vi scrivo quale imputato di diffamazione, a seguito di quanto da me riportato in una nota stampa in cui stigmatizzavo la presenza di militari dell’Esercito italiano, armati, all’interno del cortile della scuola di cui la persona offesa dal reato era dirigente, in data 21 ottobre 2020, in funzione di “vigilanza” e per imporre il “distanziamento sociale” alle bambine e ai bambini della scuola primaria e ai loro genitori in tempi di emergenza da Covid-19”, spiega Mazzeo. “In questi anni, sia nella fase delle indagini preliminari (si vedano ad esempio le dichiarazioni da me rese nel corso dell’interrogatorio innanzi ai Carabinieri di Milazzo) e sia in diversi interventi pubblici ho espresso stupore e il profondo dispiacere per l’esito giudiziario delle mie affermazioni che MAI hanno inteso offendere alcuno o delegittimarne il ruolo istituzionale ricoperto”. “Mi permetto tuttavia di far presente che quanto da me narrato nell’articolo contestato, sia sulle illegittime modalità di intervento dei militari dell’Esercito e sia sull’assoluta infondatezza e insostenibilità del Patto per la Sicurezza Urbana con cui sarebbe stato giustificato il loro invio a presidio delle istituzioni scolastiche – ha trovato pieno riscontro anche nei fatti accertati nel corso del giudizio”, ha aggiunto l’insegnante. “Cosa ancora più grave è però che, a quasi cinque anni di distanza da quanto accaduto, nessun organo istituzionale ha sentito il dovere morale di assumersi la paternità dell’invio di militari armati in una scuola primaria come misura di contenimento della pandemia. Ritengo ancora oggi con maggior convinzione che chi lo ha fatto ha abusato ingiustificatamente dei suoi poteri, violando i principi costituzionali e generando ulteriori inutili traumi ai minori e ai loro genitori”. “Mi sia consentito di ricordare che mentre con difficoltà e fatica, insegnanti, studenti e genitori tentavano allora di ricostruire la normalità nelle attività didattiche dopo la lunga e drammatica chiusura delle scuole di ogni ordine e grado con il lockdown decretato nel marzo 2020, la risposta istituzionale al coronavirus privilegiava lo stato di guerra, i suoi linguaggi, le sue metafore, i suoi simboli. L’emergenza sanitaria, drammatica, reale, è stata rappresentata e manipolata come una crisi bellica globale per conseguire controlli repressivi e limitazioni delle libertà individuali e collettive e la militarizzazione dell’intera sfera sociale, politica ed economica”. “Purtroppo la sicurizzazione della risposta al coronavirus si è sviluppata in continuità con il dilagante processo di militarizzazione de iure e de facto degli istituti e degli stessi contenuti culturali e formativi, aggravatosi ulteriormente negli anni successivi come presunta risposta al conflitto in Ucraina o alle gravissime crisi umanitarie in atto nel mondo, a partire dallo scempio inumano in corso a Gaza. Come, senza essere presuntuoso, può essere considerato fatto notorio, da anni denuncio e documento come la scuola italiana si sia trasformata in laboratorio sperimentale di percorsi didattici subalterni alle logiche di guerra e agli interessi politico-militari e geostrategici dominanti. Alle città d’arte e ai siti archeologici le scuole preferiscono sempre più le visite alle caserme e alle basi USA e NATO “ospitate” in Italia o alle industrie belliche mentre agli studenti è imposta la partecipazione a parate militari, alzabandiera, conferimenti di onorificenze a presunti eroi di guerra. Ci sono poi le molteplici attività didattiche affidate a generali e ammiragli (dall’interpretazione della Costituzione all’educazione ambientale e alla salute, alla lotta alla droga e alla prevenzione dei comportamenti classificati come “devianti”, bullismo, cyberbullismo, ecc.); i cori e le bande di studenti e soldati; gli stage formativi sui cacciabombardieri e le fregate; l’alternanza scuola-lavoro a fianco dei reparti d’eccellenza delle forze armate o nelle aziende produttrici di armi. A ciò si aggiunga la conversione delle strutture scolastiche a fini sicuritari con l’installazione di videocamere e dispositivi elettronici identificativi e di controllo (tornelli ai portoni, l’obbligatorietà ad indossare badge, ecc.)”. “Fortunatamente oggi il tema della militarizzazione della scuola italiana è entrato nel dibattito politico ed educativo pubblico e negli ultimi anni, promosso da intellettuali, pedagogisti, insegnanti e organizzazioni sindacali di base, è nato un Osservatorio nazionale che ha già presentato report e dossier ripresi con attenzione dai media nazionali ed internazionali”, prosegue Mazzeo. “Comprendo bene che si possa divergere su valutazioni di ordine educativo e pedagogico ma non credo assolutamente che sia un’aula giudiziaria il luogo dove confrontarsi sui processi in atto nella società e nella scuola italiana, specie in assenza (o in vera e propria latitanza) degli interlocutori istituzionali che hanno assunto le scelte generatrici del conflitto tra le nostre rispettive parti. Ma non credo che si possano criminalizzare in sede giudiziaria le mie idee, sostenute sempre in modo rispettoso di chiunque, con esclusivo riferimento ai fatti oggetto di valutazione e ai principi da me propugnati, senza aggredire alcuno o alcuna nella sua dignità di persona”. ALL’INIZIO DELL’ANNO SCOLASTICO 2020-21, QUANDO SI VERIFICÒ L’”OCCUPAZIONE” MILITARE DA PARTE DELLA BRIGATA “AOSTA” DEL CORTILE DELLA SCUOLA PRIMARIA “PARADISO” DI MESSINA, LA DIRIGENTE ELEONORA CORRADO RICOPRIVA L’INCARICO DI COORDINATRICE DEI DIRIGENTI SCOLASTICI DELLA FLC CGIL. AL PROCESSO DI PRIMO E SECONDO GRADO CONTRO L’INSEGNANTE-GIORNALISTA, LA PRESIDE SI È COSTITUITA PARTE CIVILE (DIFESA DALL’AVVOCATO FILIPPO PAGANO). Fonte: stampalibera.it.
Relazioni calde e amichevoli in Sicilia. Diario di bordo dalla Global Sumud Flotilla
Le diciassette barche della Global Sumud Flotilla delegazione italiana, effettuata la tappa di avvicinamento alla rotta verso il mare aperto, destinazione Gaza, sono in attesa delle ultime operazioni riguardanti i collegamenti satellitari di alcune barche ferme a Tunisi.  La maggior parte delle barche provenienti da Barcellona sono ancorate in una rada a sud di Cap Bon, in Tunisia. Nel frattempo questa tappa è utile per ulteriori piccole riparazioni e perfezionamenti, come quelle della barca sulla quale navigo, che ha dovuto sostituire o meglio riparare la vecchia membrana di un WC marino: una missione alquanto complicata perché qui a sud di Pachino la stagione è terminata e una volta arrivati a terra, con non poche difficoltà, con l’unico tender in quel momento disponibile, la strada per raggiungere il paese risulta come una lunga fetta di asfalto infinita costeggiata da alberghi e camping chiusi. Mi sono trovato dunque a dover chiedere aiuto prima con l’autostop per arrivare a circa 8 km di distanza e poi per la riparazione dal gommista specializzato in vulcanizzazione a caldo. Le prime persone a cui chiedere aiuto dopo 4 km a piedi sono una vecchina che sconsolata mi informa che la macchina sotto casa sua non la guida da anni e tre giovanissimi muratori  intimoriti non solo all’idea di lasciare il cantiere per portarmi a 5 minuti di macchina, ma addirittura al solo pensiero di dover chiedere al loro capo il permesso di allontanarsi. Percorro così un altro chilometro e mi fermo in una stazione di servizio. Dopo un po’ di conversazione chiedo alla proprietaria la sua opinione sulla situazione a Gaza, sull’assenza del governo, sulla gestione scellerata dei migranti in una terra in cui la lingua ufficiale sta quasi per diventare l’arabo e a quel punto lei si presta ad aiutarmi. Mi fa quindi portare dal suo collaboratore dal gommista, al quale vengo addirittura presentato come un amico! In Sicilia queste relazioni “calde” sono importanti anche per le piccole cose! La membrana del WC qui al sud per quel tipo di marca è praticamente introvabile e il lavoro che si appresta a fare il gommista con la vulcanizzazione a caldo è più simile all’arte che all’artigianato. L’operazione è quasi impossibile e disperata, ma viene comunque compiuta con la massima maestria; non poteva sfuggirmi l’occasione di intervistare l’artefice di questa impresa, grazie alla quale sei persone per una decina di giorni potranno contare su due bagni invece che uno solo. Il prezzo chiesto per l’intervento è del tutto simbolico. L’ammirazione e la riconoscenza verso la nostra missione inoltre sono le stesse della signora del bar, ma anche del signore che pur dovendo parlare di affari proprio col gommista sceglie di accompagnarmi seduta stante per gli 8 chilometri di ritorno alla rada, dove mi aspetta il tender. “Confesso di essere un uomo di destra – mi dice subito dopo aver capito chi sono – ma di quella destra illuminata che allo stato attuale, da alcuni anni, non riesce a trovare nessun tipo di rappresentanza in Parlamento”. Dai migranti fino alla posizione verso Israele insomma è in disaccordo totale con la destra di governo, un disaccordo accompagnato dalla consapevolezza di un’umanità perduta, di una serie di strumentalizzazioni politiche delle questioni sociali che non risparmiano né la sinistra né tantomeno la destra. Questa è l’umanità niente affatto residuale, ma sicuramente più che maggioritaria in Italia e forse in tutto il resto del mondo, che presto o tardi si farà sentire quando la situazione sarà insostenibile anche nel nostro Occidente sedicente “civilizzato.” Stefano Bertoldi
Il 15 settembre al Mimit per difendere l’ occupazione e il futuro in STMicroelectronics
Nella giornata dell’11 settembre, USB Lavoro Privato di Catania ha organizzato un volantinaggio davanti alla sede della ST per denunciare il tentativo di esclusione della nostra organizzazione sindacale dalle prossime elezioni RSU, messo in atto da Fiom, Fismic e Uglm. Tali sigle, con le dimissioni dei loro delegati avvenute all’inizio […] L'articolo Il 15 settembre al Mimit per difendere l’ occupazione e il futuro in STMicroelectronics su Contropiano.
Catania, docenti e scuole esprimono condanna per le guerre e solidarietà alla Palestina
A Catania i collegi docenti di tre scuole (Liceo E2. Boggio Lera”, Istituto “M. Cutelli” e IC “Parini”) hanno approvato la mozione in allegato, altri collegi (IC “Rapisardi -Dante Alighieri”, Istituto “Musco”, IC “Sauro- Giovanni XXIII”, IS “Vaccarini”) hanno espresso una chiara condanna delle guerre e solidarietà verso il popolo Palestinese. Non è tempo di silenzi o reticenze. Oltre 56 conflitti (di varia natura) attraversano il nostro pianeta. Una guerra mondiale a pezzi, che rischia di diventare globale. Un conflitto, vista la qualità, e la quantità, degli armamenti che non avrebbe né vincitori, né vinti. La scuola, quella che non addestra, che non esalta le competenze, che non rinuncia alla riflessione e allo spirito critico, può giocare un ruolo decisivo. Può provare a rovesciare la “normalizzazione” della guerra e della violenza che sembrano oggi prevalere. Non soltanto perché “se vuoi la pace, devi preparare la pace”, ma perché se vuoi costruire il futuro, se vuoi pensare/progettare il futuro, non puoi non partire dall’articolo 11 della nostra Costituzione, dal ripudio della guerra. Ma, pur condannando tutte le guerre, dobbiamo anche affermare che non sono tutte uguali. Il genocidio in Palestina, dove non c’è uno scontro fra due eserciti, rappresenta, infatti, la riproposizione di logiche e politiche che, dopo la sconfitta del nazi-fascismo, pensavamo sconfitte per sempre. L’idea della pulizia etnica (a Gaza, come in Cisgiordania) va contrastata in tutti i modi possibili. Né si può accettare che il “democratico” Occidente si volti dall’altra parte, applicando la politica dei due pesi e delle due misure (nessuna sanzione, prosecuzione di tutti i rapporti politici e commerciali, cooperazione militare…) che rafforza Israele nel perseguire i suoi obiettivi. Al punto che lo stato di Tel Aviv può, come se fosse normale, radere al suolo Gaza, fare morire di fame la popolazione, bombardare Libano, Siria, Yemen, Iran, Quatar… Come si può pensare che dopo questi crimini si potrà nuovamente percorrere il cammino della pace? Di fronte a un tale fallimento, politico e culturale, non stupisce che le classi dirigenti, europee e statunitensi, complici e silenti abbiano paura del confronto e della discussione, sino ad affermare che la scuola non può, non deve, occuparsi di tali problematiche. Lo fanno attraverso il linguaggio burocratico degli uffici scolastici regionali, ma anche, come nel caso del ministro Valditara, tentando di distribuire genericamente fra tutti le responsabilità. Un modo per evitare il giudizio su ciò che sta effettivamente accadendo. Se sono tutti colpevoli, nessuno è colpevole. Se la scuola non vuole voltarsi dall’altra parte, deve impegnarsi a fianco di chi, dal basso, pratica la solidarietà (per ultima la Global Sumud Flotilla) e, soprattutto, non rinunciare alle analisi, alle riflessioni e al confronto. Bisogna essere coscienti che non basta la pace, ma occorre una pace giusta. Nino De Cristofaro, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università Mozione approvata dagli istituti di Catania. *La Scuola ripudia la guerra* La barbarie bellica sembra essersi impadronita della nostra esistenza. In questo momento, nel nostro pianeta sono in atto oltre 50 conflitti, fra stati e/o fazioni civili: la guerra russo-ucraina, o quelle in Myanmar, Sudan, Siria sono solo alcune di un elenco purtroppo molto lungo. Bombardamenti, droni killer, massacro di civili (soprattutto donne e bambini) ci vengono riproposti quotidianamente, quasi a certificarne la normalità, come se dovessimo abituarci all’indifferenza. In Palestina, nella Striscia di Gaza e non solo, l’orrore è ancora maggiore. La popolazione è affamata, le strutture abitative distrutte per oltre il 70%, ospedali e scuole rasi al suolo, sfollamento continuo di oltre due milioni di persone. Israele parla apertamente di allontanamento di tutti i palestinesi dalla Striscia. Un progetto di pulizia etnica. Non a caso la Corte Penale Internazionale ha emesso mandati di arresto per la leadership israeliana (incluso Netanyahu e Gallant) per presunti crimini e violazioni del diritto umanitario nel conflitto a Gaza e più voci autorevoli hanno definito quello in corso nella Striscia un genocidio. Ebbene, di fronte a tutto questo la scuola non può più tacere. Se lo facesse, abdicherebbe al proprio compito educativo, al dovere di lavorare per la pace, per l’inclusione e contro ogni forma di discriminazione e di pregiudizio. La scuola non può rinunciare a far vivere la nostra Costituzione che, come recita l’art.11, “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.” Per questi motivi il Collegio dei Docenti del ………… si impegna 1) Ad esporre la bandiera della Pace per ribadire la condanna di tutte le guerre; 2) Ad effettuare in tutte le classi, giorno …. settembre alle ore 9,15, un minuto di silenzio per chiedere l’immediato cessate il fuoco in Palestina e lo sblocco degli aiuti umanitari; 3) Ad affrontare, all’interno dei programmi di studio, il tema della pace e della guerra, affinché tutti gli studenti e tutte le studentesse possano maturare conoscenze adeguate ed esprimere autonomamente le loro riflessioni.
Documento approvato all’unanimità dal Collegio Docenti dell’IC “Giuliana Saladino” di Palermo
LA SCUOLA RIPUDIA LA GUERRA! Iniziamo l’anno scolastico 2025/26 con il cuore colmo di tristezza. La barbarie bellica sembra essersi impadronita della nostra esistenza; la violenza scriteriata sta cancellando i valori dell’umanità che, in Ucraina e a Gaza, lentamente stanno morendo sotto i bombardamenti di missili e droni-killer. Il numero spropositato di morti civili, il massacro di bambini e bambine, la distruzione delle abitazioni, la fame usata come arma, i raid sugli ospedali, l’uccisione di giornalisti, l’esportazione degli armamenti, lo sfollamento di milioni di persone… tutto ciò sta diventando parte del nostro immaginario collettivo. Non possiamo abituarci alla barbarie, non possiamo assuefarci all’indifferenza. Gli educatori, gli insegnanti, la scuola non possono abituarsi alla barbarie né assuefarsi all’indifferenza. Significherebbe condannare alla marginalità eterna la più importante istituzione culturale del Paese. Abbiamo l’obbligo di reagire, di educare alla pace, di costruire percorsi di convivenza e di democrazia. “Prendere la parola” è un obbligo educativo e morale della Scuola. L’istituto Comprensivo Giuliana Saladino lo ha sempre fatto! Non siamo rimasti inermi davanti all’occupazione militare di un Paese sovrano: abbiamo partecipato convintamente alla grande mobilitazione di studenti, studentesse e docenti per condannare l’aggressione della Russia all’Ucraina. Abbiamo discusso in classe della terribile azione criminale del 7 ottobre 2023, compiuta da Hamas contro i civili israeliani. Non abbiamo taciuto davanti alla scriteriata e vergognosa operazione di pulizia etnica di Israele contro il popolo palestinese che, da decenni, soffre davanti all’indifferenza della comunità internazionale. Abbiamo fatto una manifestazione e appeso uno striscione sulla facciata della scuola per chiedere lo stop alle bombe su Gaza. Abbiamo avuto l’onore di incontrare la scrittrice ebrea Edith Bruck e con lei abbiamo imparato la necessità di contrastare, quotidianamente, tutte le forme di razzismo e di antisemitismo. Tutti i giorni, nella nostra missione educativa, pratichiamo l’inclusione e combattiamo ogni manifestazione di discriminazione e di pregiudizio. L’istituto comprensivo Giuliana Saladino continuerà a farlo! A tal fine il collegio dei docenti, riunito in seduta plenaria, assume le seguenti determinazioni: – – – – – – la prima riunione del collegio dei docenti sarà aperta con un minuto di silenzio per ricordare tutte le vittime della guerra e con un minuto di rumore per chiedere di fermare il massacro in Ucraina e il genocidio di Gaza; la bandiera della pace sarà posizionata in mezzo alle bandiere istituzionali che campeggiano sulla facciata della scuola affinché giunga forte il messaggio di pace ai governi italiani ed europei; il 2 ottobre, in occasione della giornata internazionale della non-violenza, organizzeremo una manifestazione per le vie del quartiere per chiedere la fine di tutte le guerre; l’attività educativa e il percorso di accoglienza delle prime settimane sarà interamente dedicato alla pace. Ogni ordine di scuola costruirà, in modo autonomo, percorsi didattici, analizzando gli aspetti storici, etici, pedagogici per consentire alle studentesse e agli studenti di tutte le età di partecipare alla manifestazione con adeguata consapevolezza; saranno coinvolte le famiglie, le associazioni, la parrocchia San Giovanni Apostolo e la società civile affinché vi sia una ampia partecipazione alla manifestazione; alle iniziative della scuola sarà data la massima diffusione al fine di sensibilizzare e coinvolgere le altre istituzioni scolastiche della città e del Paese. Tutto ciò nella piena applicazione dell’articolo 11 della nostra Costituzione che recita testualmente: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Palermo, 01/09/2025
Da Catania il saluto e il sostegno alla Global Sumud Flotilla: “Buon vento Flotilla”
È stata definita la più grande missione di pace del dopoguerra, stiamo parlando della Global Sumud Flotilla, che giorno 7 settembre muoverà decine e decine di imbarcazioni verso la Striscia di Gaza, con attivisti provenienti da 44 Paesi. Porteranno aiuti umanitari e materiale sanitario per provare a rompere l’assedio israeliano. Che a Gaza Israele stia consumando un vero e proprio genocidio ce lo conferma l’International Association of Genocide Scholars (Iags), la più autorevole associazione internazionale di studiosi e accademici del genocidio nei suoi aspetti storici e legali: “Le politiche e le azioni di Israele a Gaza soddisfano la definizione giuridica di genocidio di cui all’articolo II della Convenzione delle Nazioni Unite per la prevenzione e la punizione del crimine di genocidio (1948)”. A supporto della Flotilla e delle navi che partiranno dalla Sicilia, giorno 3 settembre a Catania e Siracusa si sono svolte due importanti manifestazioni. Particolarmente imponente il corteo catanese, circa 15,000 partecipanti che hanno letteralmente riempito, per gli interventi finali, piazza Federico di Svevia, una delle piazze più grandi della Città, con i suoi oltre 4200 metri quadrati. A promuoverlo Catanesi Solidali con il Popolo Palestinese, un comitato, composto da sindacati di base, forze sociali e politiche, singole/i aderenti, tra cui anche l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, che da quasi due anni si è schierato a fianco del popolo Palestinese. E lo ha fatto, sin dall’inizio, con la convinzione che Israele non stesse mettendo in campo, come soprattutto nel primo periodo veniva ignobilmente affermato, “una reazione eccessiva”. Le scelte dello stato sionista, sempre supportate dalle “democrazie occidentali”, infatti, miravano e mirano, come ormai è drammaticamente evidente, all’espulsione di tutti i Palestinesi da Gaza e dalla Cisgiordania. Del resto basterebbe ricordare che Theodor Herzl, il padre del sionismo moderno, già nel 1896 nel saggio “Lo stato ebraico” scriveva che occorreva costituire un insediamento ebraico, nel cosiddetto Medio Oriente, per porre un argine alla barbarie. Oggi, è il tempo delle scelte radicali. O si sta con Israele, cui tutto è permesso, o si fa l’impossibile per impedire che prosegua il genocidio. Avendo piena consapevolezza che chi sostiene e vota per il riarmo europeo, non si batte per la rottura dei rapporti diplomatici, economici e militari con Israele e ha paura di pronunciare la parola genocidio non è uguale a coloro che progettano i resort nella Striscia, ma è comunque subordinato alla logica del più forte. Per questo è certo decisivo ampliare le azioni solidali, ma occorre, soprattutto, modificare le politiche di morte dei nostri governi. Sia per fermare la guerra, sia per impedire che il riarmo e l’aumento esponenziale delle spese militari contribuiscano in modo decisivo alla distruzione dello stato sociale. Se vogliamo, perciò, rispondere alla volontà di pace e giustizia sociale che esprimono le mobilitazioni in tutto il mondo, proviamo a decolonizzare il nostro pianeta. Nino De Cristofaro, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Catania