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Drammatica ma non rassegnata, Letizia, la moglie di un dipendente ODA da 6 mesi senza stipendio
Avrei voluto passare le mie ferie in totale relax, sotto un ombrellone a leggere un libro, a fare una passeggiata al chiaro di luna e sognare ad occhi aperti. Ma sono la moglie di un dipendente O.D.A. , sono la moglie di un uomo che ogni giorno va a lavorare, […] L'articolo Drammatica ma non rassegnata, Letizia, la moglie di un dipendente ODA da 6 mesi senza stipendio su Contropiano.
#nomuos Dolce, delicato e struggente. Il dolore per la madre terra stuprata. La scoperta di sè, donna, e della base di morte del #MUOS di #Niscemi... Questa sera a #Catania, cinema King, ore 21 - "Valentina e Muostri", splendido film della regista Francesca Scalisi.
#nomuos - Approda finalmente in #Sicilia il 25 e 26 giugno a #Catania e #Caltagirone Valentina e i MUOStri di Francesca Scalisi Le cicatrici delle basi militari sulla bellezza del territorio
Valentina e i Muostri. Struggente, dolce e doloroso. Pieno di poesia e amore per un territorio stuprato dalla guerra e dal #MUOS. #Catania, mercoledì 25 giugno, ore 21 e #Caltagirone, giovedì 26, ore 20.30. Da non perdere assolutamente...
Catania e la Madleen: proteste per l’atto di pirateria dello Stato di Israele
“Lo yacht dei selfie delle celebrità”, così il ministro degli Esteri israeliano ha definito la nave Madleen della Freedom Flotilla, partita da Catania il primo giugno per portare aiuti umanitari nella striscia di Gaza. Oggi, in acque internazionali, la nave e l’equipaggio sono stati sequestrati dalle forze armate israeliane, che hanno compiuto un vero e proprio atto di pirateria e terrorismo. All’inizio di maggio, nei pressi della costa maltese, un’altra nave della Freedom – la Coscience – aveva subito l’attacco di due droni, presumibilmente israeliani, che l’hanno messa fuori uso. Quindici anni fa Israele attaccò la Mavi Marmara, una delle sei navi della Freedom Flotilla che tentavano di forzare il blocco navale di Gaza,  vennero uccisi dieci attivisti, molti furono i feriti e gli arrestati. In sostanza, con la complicità delle “democrazie occidentali”, Israele può calpestare impunemente vite umane e diritto internazionale. L’avvocato Huwaida Arraf ha dichiarato: «Questo sequestro viola palesemente il diritto internazionale e viola gli ordini vincolanti della Corte Internazionale di Giustizia che impongono il libero accesso umanitario a Gaza. Questi volontari non sono soggetti alla giurisdizione israeliana e non possono essere criminalizzati per aver consegnato aiuti o contestato un blocco illegale: la loro detenzione è arbitraria, illegittima e deve cessare immediatamente». Nessuno stupore da parte nostra, solo la conferma dell’esistenza di uno stato terrorista, Israele, i cui parlamentari hanno più volte indicato come non umani gli abitanti di Gaza e hanno teorizzato, e approvato, il massacro di bambine e bambini. La Madleen stava tentando di portare aiuti (latte in polvere, cibo e forniture mediche) a un territorio, quello della Striscia, devastato dalla furia militare israeliana e dal blocco degli aiuti umanitari. Un territorio dove è in atto un genocidio. Manifestazioni popolari e boicottaggio dei prodotti israeliani non sono ancora riusciti a determinare un cessate fuoco duraturo, anche perché il “mondo occidentale” continua ad essere compattamente schierato a fianco del governo Netanyahu. La Madleen era partita dal porto di San Giovanni Li Cuti (Catania) dove le/i volontarie/i per tre giorni, insieme con i Catanesi Solidali con il Popolo Palestinese (una rete formata da sindacati di base, forze politiche della sinistra, Associazioni, tra cui anche l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università), hanno spiegato alla Città i motivi e gli obiettivi della missione. Si sono tenuti incontri, dibattiti e iniziative in presenza di centinaia e centinaia di persone. Gli stessi organizzatori di Etna Comics hanno chiesto un intervento dei volontari per spiegare le ragioni della missione. Particolarmente affollata la conferenza stampa tenutasi nel giorno della partenza, presenti, fra gli altri, Thiago Avìla (coordinatore di Freedom Brasile), Rima Hassan (europarlamentare palestinese), Liam Cunningham (attore irlandese) e Greta Thunberg (attivista contro il cambiamento climatico). In effetti, Catania li aveva accolti già qualche giorno prima dell’arrivo della barca quando i volontari avevano potuto spiegare le loro ragioni durante un corteo straordinariamente combattivo, oltre 5.000 i partecipanti. Oggi Catania, come tante altre città italiane, continuerà a manifestare perché cessi immediatamente una detenzione arbitraria e siano consegnati gli aiuti alla popolazione palestinese. Ma anche per ottenere: * — Cessate il fuoco subito e ritiro di Israele dai territori occupati * — Sblocco immediato degli aiuti umanitari * — Rottura delle relazioni diplomatiche con Israele * — Stop alla vendita di armi all’esercito israeliano * — Liberazione dei prigionieri palestinesi e degli ostaggi israeliani Saluto alla Freedom Flotilla a Catania Nino De Cristofaro, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
La Freedom Flotilla per rompere l’assedio di Gaza sta per salpare dalla Sicilia
Era gremito il piccolo porto di San Giovanni Li Cuti, vecchio borgo marinaro nel cuore di Catania. Centinaia di persone ad affollare la banchina, accorse per accogliere la Freedom Flotilla, l’imbarcazione che salperà oggi – domenica 1 giugno – alla volta di Gaza con l’obiettivo di rompere il blocco israeliano e consegnare aiuti alla popolazione palestinese. I membri della flotta che si alternano al microfono vengono da tutto il mondo: Europa, Brasile, Stati Uniti, Paesi arabi. Tra loro anche l’ambientalista svedese Greta Thunberg e l’attore irlandese Liam Cunningham (il Ser Davos Seaworth della serie Il trono di spade). Parlano in inglese, mentre gli attivisti cittadini traducono alla folla, piena non solo di quei volti che ti aspetti di trovare ai cortei, ma di uomini, donne, anziani e bambini che reggono cartelli in cui esprimono solidarietà ai propri coetanei di Gaza. Una riedizione di quanto accaduto appena una settimana fa, con cinquemila persone in corteo lungo la centrale via Etnea: testimonianza di una città che, come tante altre in Italia e in Europa, non ha più intenzione di assistere inerte di fronte al genocidio. La missione che attende la dozzina di attivisti a bordo della Freedom Flotilla è pericolosa. Non tanto per i sette giorni di navigazione nel Mediterraneo a bordo della piccola imbarcazione a motore, ma per l’elevata probabilità di essere fermati con la forza dall’esercito israeliano. Molti di loro erano a bordo del precedente tentativo di raggiungere Gaza via mare, quando – il 1° maggio 2025 – l’imbarcazione venne raggiunta da un drone israeliano mentre si trovava al largo di Malta e colpita con proiettili che ne incendiarono la prua, mettendola fuori uso. Mentre è ancora vivo il ricordo della Mavi Marmara, la nave di attivisti partita dalla Turchia sempre allo scopo di rompere l’assedio di Gaza, che il 31 maggio 2010 venne assaltata da un reparto speciale dell’esercito israeliano che uccise 10 membri dell’equipaggio e ne ferì altri 60. Una strage che il governo israeliano tentò di giustificare con la presunta presenza a bordo di armi destinate alla lotta armata palestinese, una menzogna smentita da successive indagini delle Nazioni Unite. “Molti pensano che siamo degli eroi, ma non lo siamo. Per vivere oggi a Gaza serve essere eroi” afferma Thiago Avila, attivista brasiliano e tra gli organizzatori della Freedom Flotilla. “Ho una bambina di un anno e penso che non si possa stare a guardare mentre migliaia di bambini a Gaza muoiono sotto le bombe e vivono nel terrore. Noi vogliamo dimostrare che la solidarietà e la coscienza internazionalista sono armi che possono battere l’oppressione”. A portarmi con un piccolo gommone a bordo della nave della Freedom Flotilla, ormeggiata un centinaio di metri oltre gli scogli del porticciolo, è Yazan Eissa, un ragazzo palestinese che è il tuttofare della ciurma. A bordo ci sono altri tre membri dell’equipaggio, rimasti a sorvegliare l’imbarcazione in attesa della partenza. Tra loro il dottor Mohammed Mustafa, che a lavorare come volontario a Gaza c’è già stato e ora prova a tornarci perché “ci sono migliaia di bambini da curare, e quelli che non sono morti sotto le bombe sono completamente traumatizzati e stanno vivendo un inferno che è impossibile da descrivere”. Sul ponte della nave, e anche sottocoperta, tolto lo spazio strettamente necessario per dormire e cucinare, ogni angolo è pieno di viveri da portare a Gaza: succhi di frutta, latte, riso, cibo in scatola, barrette proteiche. Sono state donate da centinaia di cittadini catanesi e di tutto il mondo. Yazan sa benissimo che, se riusciranno ad arrivare a Gaza, basteranno a sfamare solo pochi tra i due milioni di palestinesi allo stremo, ridotti alla fame da mesi di crimini di guerra da parte del governo israeliano che, attraverso il blocco di ogni aiuto umanitario e la distruzione sistematica dei campi agricoli, sta usando la fame come arma per costringere la gente di Gaza ad andarsene dalla propria terra: “Il nostro è un aiuto simbolico, serve innanzitutto a testimoniare alla gente di Gaza che i cittadini del mondo sono con loro”, afferma. E visto dal porto di San Giovanni Li Cuti appare evidente che Yazin abbia ragione. I cittadini sono con loro e sopra i tavoli dei ristoranti ci sono palloncini rossi, neri, verdi e bianchi, i colori che compongono la bandiera palestinese. Mentre i passanti si fermano ad ascoltare e ad applaudire. “Hanno ragione, è ora di fare qualcosa per fermare Israele”, dice ai clienti il ragazzo che lavora al chiosco mentre serve caffè e birre. Tanti chiedono cosa possono fare dei semplici cittadini per fermare tutto questo. “La storia dimostra che l’azione collettiva è il vero motore dei cambiamenti reali”, risponde Thiago dal palco: “Partecipate alle proteste, attuate il boicottaggio verso i marchi complici del genocidio, supportate i gruppi che sabotano le industrie di armi e bloccano il loro trasporto dai porti, informatevi e invitate gli altri a fare lo stesso tra i vostri amici e su internet. Tutte le azioni sono parte della battaglia per fermare Israele. La grande maggioranza dei cittadini in Europa e nel mondo sta con la Palestina. Il problema è che i governi non rispettano la volontà dei cittadini che li hanno eletti, ma se saremo uniti e determinati dovranno farlo”. L'Indipendente
#catania Migliaia di catanesi sfilano in via Etnea per il corteo pro-#Palestina "No al genocidio, fermiamo Israele". #stopthegenocideingaza🇵🇸 Moltissimi catanesi hanno preso parte al corteo per chiedere la fine dell'aggressione militare di #Gaza https://www.cataniatoday.it/cronaca/corteo-palestina-catania-25-maggio-2025.html?fbclid=IwY2xjawKgZdNleHRuA2FlbQIxMQBicmlkETBmWjlBYUUxUWlFZ2FvSnNuAR4A0ax7dUvAaYjj1PI0EC5sG0lrsY5C6E2hN0HYqhpoCwbtTkFEa58a6fzSFg_aem_8x03mDQHTP58F_peQWzxYg
Le Frecce Tricolori a Catania. Molti interrogativi
Una manifestazione “ad alto impatto visivo e tecnico”, culminante con l’esibizione delle Frecce Tricolori, ieri impegnate nelle prove generali, oggi in procinto di disegnare nell’aria la bandiera tricolore “di cui siamo orgogliosi”, come ha annunciato il sindaco Trantino. Uno spettacolo che ha certamente il suo fascino, ma che suscita diversi interrogativi. Tralasciamo il buon numero di commenti pubblicati sulla pagina social del sindaco che ironizzavano sulla speranza che “dall’alto non vedano la ‘munnizza’ e le buche sulle strade”. Reazioni spontanee, espresse talora anche in dialetto, che mettono a fuoco il contrasto tra la retorica spesa attorno all’evento e lo stato della città. Anche perché qualche domanda intorno alle spese che queste esibizioni comportano va posta. Intanto sul fatto che ci sia stato o meno un contributo, in denaro, mezzi e uomini, da parte del Comune di Catania, le cui pessime condizioni finanziarie sono sotto gli occhi di tutti. Ma anche a livello nazionale, dato che si tratta di spese comunque significative, e di euro che, in ogni caso, vengono sottratti alle spese sociali in un momento in cui il paese ha certamente altre impellenti esigenze. I dati ufficiali ci dicono che l’attività delle Frecce pesa per oltre l’uno per cento sul bilancio dell’Aeronautica Militare e che il costo totale di una parata (come quella del 2 giugno) si aggira intorno ai due milioni di euro. Sono cifre che certo non sorprendono, vista la crescita delle spese militari nel nostro Paese, che quest’anno ha raggiunto il record di quasi 32 miliardi di euro, 13 miliardi per nuove armi, oltre il 12% di aumento in dieci anni. A maggior ragione è spontaneo porre la questione di quali debbano essere le priorità di spesa se davvero si tengono presenti i bisogni dei cittadini. Se non vogliamo limitarci alle esigenze contingenti e vogliamo guardare lontano, dovremmo porci anche un grosso interrogativo sui “costi ecologici” e sui danni ambientali prodotti durante queste esibizioni. Secondo Resconda, in un anno, fra allenamenti e esibizioni (senza calcolare l’energia utilizzata per produrre, mantenere e smaltire gli aerei), viene consumata “più del totale dell’energia eolica prodotta in Italia nel 2022”. Questa preoccupazione non sembra frenare i nostri governanti, quella di Catania è infatti solo la prima tappa, “che segnerà l’apertura ufficiale del calendario nazionale delle manifestazioni aeronautiche del 2025”. Non sappiamo cosa accadrà altrove, per quanto riguarda la nostra città sappiamo che, nonostante un fine settimana che si preannuncia con un intenso traffico passeggeri, l’Aeroporto di Catania comunica che in occasione dell’esibizione l’attività di volo “sarà temporaneamente sospesa dalle ore 17:05 alle 18:10. Durante questa fascia oraria non saranno effettuati decolli né atterraggi, per consentire lo svolgimento della manifestazione in condizioni di massima sicurezza e permettere a tutti di assistere a uno spettacolo unico, che rende la nostra Aeronautica Militare riconosciuta e apprezzata in tutto il mondo”. Il riferimento alla sicurezza ci sembra decisamente opportuno. Sono, infatti, tanti gli episodi nei quali l’esibizione delle Frecce, o i loro allenamenti, hanno provocato incidenti e lutti. Ne ricordiamo due, 1988 Ramstein (Germania), 2023 Torino. Nel primo caso la collisione aerea durante l’esibizione provocò la morte di 3 piloti e 67 spettatori. Peraltro, due dei tre piloti avrebbero dovuto testimoniare per la strage di Ustica. Nel secondo caso, un’avaria subita da un veicolo, mentre la pattuglia acrobatica stava preparando la partecipazione ad un’esibizione, costrinse il pilota ad abbandonare l’aereo che, successivamente, si schiantò a terra colpendo un’autovettura, uccidendo una bambina di cinque anni e ferendo i genitori e il fratello. Un’ulteriore riflessione riguarda il drammatico contesto di guerra in cui stiamo vivendo, nel mondo ma anche nel nostro continente e nello stesso bacino del Mediterraneo. Più che di esibizioni muscolari di mezzi e strumenti di offesa, avremmo bisogno di ricordare le ultime parole di Bergoglio “Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo”. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università