
Treviso, verità e giustizia per Danilo Riahi
Progetto Melting Pot Europa - Monday, August 25, 2025Si terrà questo giovedì 28 agosto alle 19 il presidio «Verità e giustizia per Danilo Riahi» organizzato dal Collettivo Rotte Balcaniche, Centro Sociale Django di Treviso e Centro Sociale Arcadia di Schio davanti al carcere di via Santa Bona Nuova a Treviso.
La protesta nasce dalla morte del diciassettenne tunisino, deceduto il 13 agosto all’ospedale Ca’ Foncello di Treviso dopo un tentativo di suicidio nell’istituto penale minorile, dove era stato rinchiuso pochi giorni prima. Il ragazzo era arrivato in Italia un anno fa attraversando il Mediterraneo: era quello che viene definito un minore straniero non accompagnato. Il 9 agosto era stato arrestato a Vicenza, dopo vari tentativi di furto e una fuga dalla polizia in «evidente stato di agitazione». Immobilizzato con il taser, era stato trasferito nel carcere minorile di Treviso, dove, secondo la versione ufficiale, avrebbe tentato il suicidio poche ore dopo.
Le realtà promotrici del presidio sottolineano come la sua morte non possa essere liquidata come una fatalità. «L’ultima volta che un ragazzo si era tolto la vita in un carcere minorile era il 2003, 22 anni fa. E non è un caso che accada ora, dopo il decreto Caivano del governo Meloni. Con questo decreto, nelle carceri minorili italiane si registra un sovraffollamento inedito e l’adozione di un paradigma sempre più punitivo anche per i minori detenuti. E non è un caso che succeda a Treviso, l’istituto più sovraffollato d’Italia, dove si sfiora il doppio delle presenze rispetto alla disponibilità di posti».
Secondo le organizzazioni, restano troppi punti oscuri: «Come mai è stato portato in un carcere minorile invece che in un ospedale? È stato visitato dopo essere stato colpito con il taser? Cosa (non) è stato fatto per accertarne le condizioni di salute psico-fisica prima di rinchiuderlo in un carcere? Per quanto tempo è stato privo di sorveglianza mentre tentava il suicidio?».
Il comunicato critica anche le prime ricostruzioni ufficiali: «Un presunto “eccellente lavoro” delle forze dell’ordine, una morte troppo in fretta derubricata a fatalità». Ancor più duro il giudizio sulla conferenza stampa convocata dal questore di Vicenza mentre Danilo Riahi era in ospedale in fin di vita, durante la quale gli agenti sono stati elogiati per il loro operato: «Un gesto che mostra quanto sia radicata la logica della disumanizzazione: un ragazzo in fin di vita sparisce di fronte all’occasione per celebrare l’efficienza repressiva». Nel mentre, sottolineano, «la famiglia del ragazzo, residente a Tunisi, ha ricevuto dalle autorità informazioni molto scarne sulla morte del figlio».
La storia di Danilo Riahi, sottolineano le realtà solidali, non può essere archiviata come una «piccola storia ignobile». È invece «una storia che parla delle migliaia di ragazzi che come Danilo vivono le nostre città, costantemente etichettati come soggetti pericolosi “delinquenti”, “maranza”, per giustificare la sempre maggiore militarizzazione della vita sociale».
Infine l’appello alle istituzioni e a tutta la cittadinanza: «Chiediamo con forza verità e giustizia, che vengano aperte delle indagini serie sulla sua morte e su tutto quello che l’ha preceduta. Invitiamo tutte e tutti a scendere in piazza con noi giovedì 28 agosto, ore 19, fuori dal carcere di Treviso».
