Ennesima operazione di sgombero in alcuni magazzini del Porto Vecchio di Trieste
Nella prima mattinata del 3 dicembre a Trieste è stato eseguito un nuovo
sgombero nei magazzini del Porto Vecchio. Circa 150 persone migranti e
richiedenti asilo, che da settimane dormivano in ripari di fortuna dopo essere
state abbandonate in strada, sono state messe in fila, identificate e
trasferite.
La nuova operazione di sgombero e chiusura dei magazzini 2 e 2A del Porto
Vecchio è stata disposta dal Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico dopo
gli incendi delle scorse settimane.
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La misura, denunciata da ICS – Consorzio Italiano di Solidarietà, conferma
l’assenza di una strategia seria e strutturale da parte delle istituzioni:
«domani, le persone che arriveranno in città, si troveranno nella medesima
condizione di chi è stato allontanato oggi. Semplicemente, il problema viene
spostato, non affrontato».
Lo sgombero è avvenuto senza alcun coinvolgimento delle organizzazioni che in
città si occupano quotidianamente di accoglienza e supporto, né dell’UNHCR (Alto
Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati).
Per ICS questa esclusione rivela la cifra politica della gestione locale della
mobilità migratoria: una gestione dettata da logiche securitarie ed
emergenziali, spesso funzionali più a esigenze mediatiche che alla tutela dei
diritti delle persone vulnerabili. Si produce così, ancora una volta,
un’emergenza artificiale che si ripresenterà nei prossimi mesi, aggravando la
responsabilità politica di chi governa.
Ma ciò che l’organizzazione sottolinea come più grave è l’esclusione arbitraria
di almeno quaranta persone che non si trovavano nei magazzini al momento
dell’intervento e che non sono state trasferite né informate. Il fatto che
nessuna istituzione abbia tentato di raggiungerle, proprio perché le realtà del
territorio non sono state coinvolte, avrà conseguenze dirette e drammatiche
sulla vita di persone già estremamente vulnerabili.
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A denunciare la situazione interviene anche Linea d’Ombra. “All’improvviso, come
da copione, brusco trasferimento di migranti dagli unici ripari che hanno: i
miserabili anfratti di Porto Vecchio, dove pur riescono a sopravvivere con la
nostra solidarietà. Ma non solo trasferimenti – scrive l’associazione – a quanto
pare anche espulsioni, talora con motivazioni grottesche. A molti altri è stato
semplicemente intimato di andarsene dal Porto Vecchio”.
Linea d’Ombra sottolinea come dopo mesi di accoglienza “scarsa e irregolare”, lo
sgombero arrivi accompagnato dagli “echi soddisfatti dei politicanti che lucrano
sulla paura e sulla sofferenza”.
Nel pomeriggio nella stessa area interessata dal dispiegamento improvviso e
massiccio degli apparati istituzionali è stato ritrovato il corpo senza vita di
un uomo algerino di 32 anni 1. Un epilogo che mostra, una volta di più,
l’assenza totale di cura e tutela per quelle vite che le istituzioni continuano
a trattare come un problema da rimuovere agli occhi della città.
Quello che accade a Porto Vecchio non è un evento straordinario: è il prodotto
di una scelta politica. E come tale, può – e deve – essere cambiato.
1. Un migrante algerino trovato senza vita all’ex Locanda 116, RaiNews (3
dicembre 2025) ↩︎