Bari, fuoco e repressione nel CPR: la protesta che nessuno vuole vedere
In Puglia sono attualmente attivi due Centri di Permanenza per il Rimpatrio: uno
a Bari-Palese, l’altro a Restinco, frazione di Brindisi 1. Entrambe le strutture
si trovano in aree periferiche, militarizzate e difficilmente accessibili da
osservatori esterni. Quello di Bari 2 è attivo come CPR dal 2017; ad oggi, vi
sono state trattenute circa 750 persone. Ed è proprio in questo centro che,
nella notte tra il 22 e il 23 luglio, è esplosa una nuova protesta.
Le persone recluse hanno appiccato incendi all’interno dei moduli detentivi,
incendiando materassi e suppellettili. Alcuni si sono rifugiati sui tetti per
sfuggire al fumo, lanciando slogan come “libertà” e “tutti liberi”.
Le rivolte sono l’esito di condizioni di detenzione estreme: caldo
insopportabile, scarsa igiene, cibo avariato, deterioramento della salute fisica
e mentale. Gli attivisti della rete Mai più lager – No ai CPR documentano un
clima di disperazione, con episodi di autolesionismo e tentativi di fuga, in un
contesto in cui l’unico orizzonte possibile resta la detenzione stessa.
Secondo quanto riferito dai collettivi locali – che denunciano le «condizioni
disumane» del centro e si sono recati subito sul posto documentando con foto e
video gli incendi – una delle persone trattenute ha riportato fratture agli arti
durante un tentativo di fuga, restando intrappolata per ore senza ricevere
soccorsi. La Prefettura ha dichiarato che l’assistenza medica è avvenuta
tempestivamente, ma la discrepanza tra le dichiarazioni ufficiali e le
testimonianze raccolte all’interno alimenta il sospetto che il sistema operi in
una condizione di opacità.
L’intervento delle forze dell’ordine per sedare le proteste è stato descritto
come violento da attivisti e testimoni diretti, con punizioni collettive e
isolamento forzato.
PROTESTA DI INIZIO LUGLIO E PROCESSO LAMPO
Anche all’inizio di luglio erano state denunciate proteste da parte dei
detenuti. La segnalazione era stata lanciata dalla comunità Intifada
Studentesca, che ha riferito di «tantissime persone salite sui tetti in segno di
rivolta» durante il primo fine settimana del mese, per chiedere di parlare con
la direttrice della struttura.
Un episodio specifico, avvenuto nei primi giorni di luglio, ha visto tre persone
recluse – tutti incensurate – protagoniste di una protesta interna più
contenuta, che è però sfociata in arresti in flagranza. Nel processo per
direttissima, davanti al giudice Mario Matromatteo, hanno spiegato di aver agito
dopo settimane di condizioni igienico-sanitarie degradanti e totale mancanza di
ascolto da parte delle autorità. Dopo tentativi pacifici, come lo sciopero della
fame, hanno deciso di protestare in modo più eclatante.
«Portateci in carcere, ma non di nuovo in quell’inferno», è una delle frasi che
hanno detto. 3
Assistiti dalle avvocate Loredana Liso e Uliana Gazidede, i tre hanno
patteggiato sei mesi di reclusione con pena sospesa (dequalificati da
“organizzatori” a semplici partecipanti), mentre il giudice ha disposto il
trasferimento degli atti e del verbale dell’udienza alla Procura, affinché siano
verificate le condizioni del centro e accertate eventuali responsabilità legate
alla sua cattiva gestione.
ATTI DI AUTOLESIONISMO
Il 1° maggio 2025 un giovane trattenuto all’interno del centro, dopo una
settimana di sciopero della fame, è stato portato all’ospedale San Paolo di Bari
in seguito all’ingestione di shampoo. Accanto alla denuncia dell’evento, sono
emerse testimonianze su atti di autolesionismo compiuti da un secondo “ospite”
del centro e sul tentato suicidio di un terzo. L’assemblea No CPR Puglia ha
inoltre segnalato l’abuso di psicofarmaci, l’uso sistematico di isolamento dei
detenuti, l’erogazione di pasti deteriorati e una scarsa assistenza medica.
STRETTA DEL GOVERNO SULLE VISITE ISPETTIVE NEI CPR
Non sarà semplice, ora, poter appurare i fatti e verificare le condizioni dei
detenuti: il diritto di ispezione sulle strutture è stato progressivamente
compromesso. Una circolare del Ministero dell’Interno, datata 18 aprile 2025, ha
introdotto nuove restrizioni formali all’accesso di parlamentari, consiglieri
regionali ed eurodeputati nei CPR. Le visite “ispettive” sono state
ridimensionate – nella pratica, ostacolate – imponendo che gli accompagnatori
siano “soggetti funzionalmente incardinati”, una condizione non prevista dalla
normativa primaria, che di fatto limita l’accesso indipendente a queste
strutture di detenzione amministrativa.
Approfondimenti/Circolari del Ministero dell'Interno/CPR, Hotspot, CPA
CPR: VIETATO ENTRARE
Il Ministero dell’Interno limita e depotenzia le visite ispettive ai Centri di
Permanenza per i Rimpatri
Avv. Arturo Raffaele Covella
18 Luglio 2025
Intanto in provincia di Gorizia, al CPR di Gradisca d’Isonzo, attivisti della
rete No CPR e trattenuti denunciano da settimane la diffusione di un’epidemia di
scabbia tra i reclusi, in un contesto di sovraffollamento, scarsa igiene e cibo
di bassa qualità. Le tensioni, legate anche alla diffusione della malattia,
hanno generato proteste ripetute.
Non c’è più tempo da perdere. I CPR vanno chiusi.
1. Alla fine del 2024, la capienza effettiva della struttura era tornata a 48
posti. Fonte Action Aid. ↩︎
2. La scheda di questo CPR su Action Aid ↩︎
3. Bari, protesta dei migranti nel Cpr di Palese: atti ai Pm sulle condizioni
del centro, La Gazzetta del Mezzogiorno (10 luglio 2025) ↩︎