Piccoli Schiavi Invisibili 2025, il nuovo rapporto di Save The ChildrenNel nuovo dossier di Save The Children, il 38% delle vittime di tratta è un
minore: cresce lo sfruttamento, alimentato anche dalle nuove tecnologie
È un mondo iperconnesso, il nostro. Social media, gaming online, app di
messaggistica, piattaforme di live streaming: lì dove passiamo la maggior parte
del nostro tempo, oggi si sviluppano nuove forme di sfruttamento, che colpiscono
soprattutto chi ha meno strumenti di difesa. Sono bambini e adolescenti, sempre
più esposti offline e online.
Aumentano, infatti, i casi di sfruttamento e tratta “tradizionali”, ma anche
quelli virtuali, al centro del nuovo rapporto “Piccoli Schiavi Invisibili 2025 –
La digitalizzazione della tratta: Come il digitale sta trasformando i fenomeni
di tratta e sfruttamento dei minori” 1, pubblicato da Save The Children nella
sua quindicesima edizione.
Nel 2021, secondo i dati della ONG, 49,6 milioni di persone vivevano in
condizioni di schiavitù moderna: una su quattro (24,8%) era minorenne. In gran
parte vittime di matrimoni forzati (9 milioni di bambine e bambini), ma anche di
sfruttamento sessuale e lavorativo, o impiegati in attività illecite come lo
spaccio.
Altri dati ci restituiscono un quadro complesso, e sicuramente sottostimato,
data la difficoltà di raccogliere dati puntuali: secondo il Global Report on
Trafficking in Persons 2024 2, redatto dallo United Nations Office on Drugs and
Crime (UNODC) – l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di contrasto al
crimine organizzato, al traffico di esseri umani, alla corruzione e al
narcotraffico – le vittime di tratta identificate nel 2022 sono state 74 mila,
in aumento del 25% rispetto al periodo pre Covid. Il 38% di loro, più di uno su
tre, è un minore. Lo sfruttamento sessuale colpisce soprattutto le bambine
(60%), mentre tra i casi di lavoro forzato il 45% riguarda i ragazzi e il 21%
ragazze.
Tre i fattori che hanno contribuito all’aumento delle vittime: «una maggiore
incidenza delle ragazze tra le vittime trafficate a fini di sfruttamento
sessuale», «un aumento dei ragazzi vittime di tratta per lavoro forzato»,
specialmente in Europa e Nord America, e «una forte crescita delle vittime
minorenni in Africa Sub-Sahariana», racconta il dossier di Save The Children.
Numeri e tipologie di sfruttamento cambiano in base al luogo in cui avvengono:
più di 3 vittime su 5 in America Centrale e nei Caraibi sono minorenni, spesso
legati a contesti di criminalità organizzata, e i bambini sono destinati
principalmente al traffico di sostanze e ad altre attività criminali forzate.
In Africa Sub-Sahariana e nel Nord Africa il 61% delle vittime di tratta
identificate ha meno di 18 anni, sfruttati in agricoltura, estrazione mineraria,
pesca e lavoro domestico. Nel Sud-est asiatico cresce il fenomeno del turismo
sessuale minorile, nel Sahel rimane costante l’accattonaggio.
I contesti di conflitto rappresentano le aree più a rischio. Oltre un bambino su
sei oggi vive in zone di crisi: è il dato più alto dalla fine della seconda
guerra mondiale. Alle brutalità della guerra, si sommano i casi di reclutamento
da parte dei gruppi armati, le violenze sessuali e i matrimoni forzati. Nel 2024
i casi documentati sono stati 7.400 – dato fortemente sottostimato – soprattutto
in Repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Somalia, Siria e Myanmar.
Per le bambine, il fenomeno dei matrimoni forzati o precoci cresce nelle aree
colpite da guerre e crisi umanitarie, dove le famiglie spinte dalla povertà e
dall’insicurezza, vedono nel matrimonio precoce una forma di protezione dalle
violenze sessuali, dalla fame o da altre minacce. L’UNICEF stima che nel mondo
circa 640 milioni di ragazze si siano sposate prima dei 18 anni.
Al vertice della classifica c’è l’Asia del Sud (45% dei matrimoni avvenuto prima
della maggiore età), seguita da Africa Sub-sahariana (20%), Asia dell’Est e
Pacifico (15%).
TRATTA E SFRUTTAMENTO: LA SITUAZIONE IN EUROPA E ITALIA
Il fenomeno ha una forte rilevanza anche in Europa, dove nel 2023 sono state
identificate 1.358 vittime minorenni, pari al 12,6% del totale. In Italia, i
numeri ufficiali restano contenuti – 82 minori identificati nel 2023 su 2.051
vittime totali – ma Save the Children avverte: è solo la punta dell’iceberg.
I minori stranieri non accompagnati (MSNA), coloro cioè che arrivano in Europa
senza familiari al seguito, sono tra i più esposti, soprattutto nelle fasi
successive all’arrivo, quando spesso si allontanano dalle comunità per
raggiungere le frontiere interne, con l’intenzione di proseguire il viaggio
verso altri paesi europei.
Secondo i dati di Lost in Europe 3, almeno 51.433 MSNA sono scomparsi dopo
essere arrivati in Paesi europei. L’Italia è in cima alla classifica, con 22.899
casi. Il rischio è che molti di questi minori, privi di tutela e assistenza,
possano diventare bersaglio delle reti criminali, costretti a entrare nei
circuiti illegali dello spaccio, o dedicati allo sfruttamento sessuale o
lavorativo.
I dati del sistema SIRIT indicano che nel 2024 il 4,8% delle valutazioni
antitratta ha riguardato minori (137 casi) 4, e nel primo semestre del 2025 la
percentuale è salita al 5,2% (61 minori).
Fonte: Osservatorio Interventi Tratta, Relazione annuale 2024
Oltre alle persone di nazionalità tunisina e nigeriana, che si confermano in
numero maggiore, sono in aumento i minori provenienti da Bangladesh, Costa
d’Avorio e Gambia, con le regioni di maggiore emersione localizzate in Sicilia,
Liguria ed Emilia-Romagna. Le fasce d’età più colpite sono quelle tra i 16 e i
17 anni, ma non mancano casi di minori più piccoli.
Le forme di sfruttamento più diffuse tra i minori in Europa sono lo sfruttamento
sessuale (70% dei casi), il lavoro forzato (13%) e l’accattonaggio o le attività
criminali forzate (17%), come furti, borseggio o trasporto di sostanze.
In Italia, oltre alle situazioni di sfruttamento sessuale e lavorativo, il
rapporto segnala la presenza di minori coinvolti in contesti informali e
domestici o in circuiti criminali invisibili, dove il riconoscimento della
vittima è spesso assente.
A fronte di questo scenario, il dossier sottolinea le lacune nei sistemi di
identificazione precoce, protezione effettiva e presa in carico duratura,
soprattutto nelle zone di frontiera e nei contesti ad alta vulnerabilità.
NUOVE FORME DI SFRUTTAMENTO: DIGITALE E NUOVE TECNOLOGIE
Fonte: Save The Children
«Tutti possono diventare potenziali vittime di tratta, questo è molto vero nel
contesto digitale». Alessia Vedano, funzionaria OSCE, descrive così i rischi
connessi alle nuove tecnologie, che hanno abbattuto oggi molte delle barriere
linguistiche e territoriali che in alcuni casi ostacolavano, o contenevano, il
fenomeno della tratta di esseri umani.
L’e-trafficking, quel fenomeno, cioè, che «include tutte le forme di tratta di
esseri umani che si avvalgono delle tecnologie sia per il reclutamento,
l’adescamento e il controllo delle vittime, sia per la gestione logistica, il
pagamento e la distribuzione dei profitti», ha oggi raggiunto livelli sempre più
preoccupanti.
Quasi tutte le forme di sfruttamento sessuale minorile oggi presentano una
componente online. La maggior parte degli abusi infatti comincia online e poi
sfocia in incontri fisici, o rimane relegato alla sfera virtuale, tramite live
streaming o produzione di materiale su richiesta via webcam.
Tra le pratiche più diffuse ci sono il grooming, la tecnica dei lover boys, la
sextortion, il live streaming degli abusi e l’adescamento tramite social, chat e
piattaforme di gaming.
Il primo consiste nell’inscenare affetto, supporto o comprensione sfruttando le
fragilità emotive dei e delle minori, attraverso un rapporto manipolativo più
veloce di quanto si possa pensare: secondo il Global Threat Assessment 2023 di
WeProtect Global Alliance 5, infatti, in media ci vogliono 45 minuti per
instaurare una relazione ad alto rischio. In alcuni casi, bastano 20 secondi.
C’è poi il fenomeno dei lover boys: relazioni sentimentali fittizie costruite
online con lo scopo, ancora una volta, di manipolare le vittime. «Il fenomeno è
centrale nella nuova stagione della tratta minorile in Europa», commenta Silvia
Maria Tăbuşcă, «e colpisce in particolare le minori tra i 12 e i 14 anni, età in
cui emergono i primi sentimenti romantici […] e il rischio di manipolazione è
elevato». Sextortion e live streaming sono due facce della stessa medaglia: dopo
aver condiviso contenuti intimi, le vittime minorenni vengono minacciate e
ricattate di diffondere il materiale affinché continui lo sfruttamento, con
richieste sempre più invasive.
Infine la gamification: le attività illecite da compiere vengono descritte come
sfide o esperimenti sociali, attraverso la promessa di premi e ricompense
elargite dopo il superamento delle “prove”.
Sempre più spesso questi crimini avvengono su piattaforme poco sorvegliate o non
regolamentate, in particolare nei Paesi dove le leggi sono assenti o inefficaci.
Vengono utilizzati anche sistemi di pagamento in criptovaluta, che rendono quasi
impossibile rintracciare gli autori degli abusi.
Inoltre, cresce la produzione e diffusione di materiali pedopornografici (CSAM –
Child Sexual Abuse Material), anche attraverso dirette video a pagamento, un
fenomeno reso possibile dalla facilità di accesso ai dispositivi digitali da
parte dei minori e dalla carenza di controlli efficaci sulle piattaforme.
«Nel mondo reale, le vittime vengono adescate tra persone con necessità
economiche. Online, invece, il rischio cresce tra i minori che sono molto attivi
sui social, che pubblicano tutto senza filtri e sono particolarmente esposti
alla realtà virtuale», spiega Fabrizio Sarrica dell’UNODC. «I trafficanti vanno
a studiare questi profili e iniziano l’adescamento».
I PROGETTI DI COMUNITÀ E LE PROSPETTIVE FUTURE
Fonte: Vie d’Uscita, Save The Children
Continuano i progetti che da anni Save The Children ha messo in campo per
cercare di contrastare il fenomeno e offrire percorsi di autonomia a bambini e
adolescenti.
Con Nuovi Percorsi, nato nel 2021 in sinergia con il Numero Verde Antitratta,
l’ONG sostiene minori e madri sopravvissuti a tratta e sfruttamento, attraverso
l’erogazione di “Doti di cura”: una presa in carico che si sviluppa in sostegno
materiale, educativo, formativo o psico-sociale.
I beneficiari del progetto sono stati fino ad oggi 1348: nei primi sei mesi del
2025 hanno ricevuto sostegno 139 persone, di cui 37 bambine, 39 bambini e 46
madri. Nel 2022, il progetto si è ampliato attraverso l’attivazione di uno
sportello di ascolto e sostegno a Roma. Da allora, lo Sportello ha sostenuto
1596 persone.
Il progetto Vie d’Uscita, attivo dal 2012 in sinergia con enti antitratta
piemontesi, liguri, laziali e veneti, è rivolto a minori e neomaggiorenni, per
supportarne l’identificazione e l’emersione, ma anche attraverso il sostegno
alla presa in carico successiva affinché possa essere efficace per lo sviluppo
di un’autonomia personale.
Liberi dall’Invisibilità, invece, dal 2022 interviene nella zona agricola della
Fascia Trasformata, in provincia di Ragusa. Attraverso il partenariato con
l’Associazione “I tetti colorati” e la Caritas Diocesana della zona, il progetto
ha coinvolto fino ad oggi 515 persone, di cui 296 minori e 219 adulti. Si
organizzano laboratori artistici, supporto scolastico, accompagnamento alla
genitorialità, orientamento sanitario, supporto alle iscrizioni scolastiche,
orientamento legale-amministrativo.
L’ultimo in ordine di attivazione, nell’aprile 2023, è stato il progetto
transnazionale E.V.A. (Early identification and protection of victims of
trafficking and exploitation in border areas). Attraverso il lavoro congiunto
tra Italia, Francia e Spagna, lo scopo è quello di potenziare la
pre-identificazione in frontiera di minori e donne adulte vittime di tratta,
affinché la messa in protezione possa avvenire in una fase preliminare. Negli
ultimi due anni sono state intercettate 995 potenziali vittime di tratta, di cui
416 solo in Italia.
I progetti messi in campo sui territori da Save The Children, dagli enti anti
tratta e da altre organizzazioni internazionali sono efficaci, ma non bastano.
Il fenomeno si sta evolvendo, la digitalizzazione rende sempre più complessa
l’intercettazione delle vittime.
I dati raccolti mostrano chiaramente come milioni di bambini e adolescenti siano
esposti a violenze e abusi sistematici, resi ancora più insidiosi dalla povertà,
dai conflitti, dalle disuguaglianze di genere e, sempre più, dall’uso distorto
delle tecnologie digitali.
L’identificazione delle vittime, in particolare tra i minori stranieri non
accompagnati, rimane ancora troppo frammentaria e tardiva, e le risposte
istituzionali risultano spesso inefficaci, soprattutto nei contesti di
accoglienza o lungo le frontiere.
Per questo, per Save The Children è indispensabile rafforzare in modo deciso gli
strumenti di prevenzione e protezione: non solo intervenendo nei singoli casi,
ma agendo sulle cause profonde che alimentano la vulnerabilità minorile – come
l’accesso negato all’istruzione, la violenza domestica, la discriminazione o
l’instabilità economica.
È altrettanto fondamentale migliorare i meccanismi di identificazione precoce
delle vittime, investendo nella formazione di operatori sociali, sanitari,
scolastici, prevedendo protocolli di collaborazione tra tutti gli enti
coinvolti, a più livelli, e garantendo percorsi di tutela realmente accessibili,
multidisciplinari e su misura per i minori.
Un’attenzione particolare va infine riservata allo spazio digitale, sempre più
centrale nei processi di adescamento e sfruttamento: servono regolamenti chiari
e strumenti efficaci per il controllo delle piattaforme, dalla verifica dell’età
alla moderazione dei contenuti, oltre a percorsi di educazione digitale rivolti
sia ai giovani che agli adulti.
Senza dimenticare il piano internazionale, dove un maggiore coordinamento tra
Paesi di origine, transito e arrivo – unito a un’effettiva raccolta dati e a
programmi di protezione transfrontaliera – potrebbe rappresentare un argine
concreto alla dispersione e all’invisibilità delle vittime. Al centro di tutto,
però, dovrebbero esserci proprio loro: i minori, da ascoltare, coinvolgere e
rendere protagonisti delle scelte che li riguardano.
1. Consulta il rapporto ↩︎
2. Consulta il rapporto ↩︎
3. Consulta i dati ↩︎
4. Leggi la relazione 2024 ↩︎
5. Global Threat Assessment 2023 ↩︎