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Protesta a Verona: “Rompiamo il silenzio contro il genocidio a Gaza”
Domenica 27 luglio 2025 dalle 22,45 alle 23,00 molte persone, appartenenti ad associazioni, partiti, cittadine/i hanno aderito all’invito di “Verona per la Palestina” e, “pentole alla mano” hanno disertato il silenzio “assordante” contro il genocidio e la criminale catastrofe in Palestina. Il frastuono è arrivato in Arena dove si stava rappresentando l’Aida e dove è accaduto un fatto eccezionale. All’improvviso, tra il primo e il secondo atto,nello spazio dei sottotitoli che appaiono sull’ apposito schermo, è apparsa la bandiera palestinese e la scritta STOP GENOCIDE. Il pubblico ha iniziato ad applaudire, l’orchestra e il coro hanno cominciato a battere i piedi in segno di condivisione. La foto di quanto stava accadendo nell’anfiteatro è arrivata a qualche cellulare in P.zza Bra’, rafforzando così il frastuono di pentole, coperchi, fischietti e strumenti musicali quali i piatti e i tamburelli. L’autore del fatto è un giovane pianista, Francesco Orecchio, addetto ai sottotitoli, al suo ultimo giorno di lavoro in Arena, in partenza per l’Olanda dove lavorerà per il Teatro dell’Opera della capitale Olandese. Orecchio, intervistato, ha affermato che l’azione è stata una sua decisione personale per aderire alla giornata di protesta contro il silenzio sul genocidio di Gazza e che sarebbe “felice se anche la Fondazione Arena aderisse al messaggio e lo inserisse stabilmente”. All’iniziativa di “rompere il silenzio” ha aderito anche il Comune di Verona di cui, ricordo, il Sindaco è Presidente della Fondazione, che ha fatto suonare il Rengo, una delle due principali campane della Torre dei Lamberti, in P.zza delle Erbe. Il Rengo veniva suonato, in passato, per convocare il Consiglio Comunale e per chiamare i cittadini alle armi in caso di emergenza. Hanno suonato in città, anche le campane di alcune chiese, compresa quella della Chiesa di S.Nicolo’ adiacente all’Arena L’Osservatorio ha aderito al flash mob e alla lettera, sottoscritta da associazioni e partiti in cui  si chiede alla Fondazione, fra l’altro, di “esprimere chiaramente la propria posizione in merito, così da contribuire a sgretolare il muro di silenzio dei governi e della comunità internazionale”. “COME PUÒ L’UMANITÀ ASCOLTARE MUSICA COSÌ BELLA, MENTRE UNA PARTE GRIDA DISPERATA E FERITA A MORTE?”  Miria Pericolosi – Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università Verona
Marghera, Progetto inceneritore di ENI Rewind è stato bocciato. Vittoria del Coordinamento No Inceneritori
Eni Rewind nel pomeriggio del 25 giugno ha commentato con una breve nota il parere negativo del comitato tecnico regionale del Veneto per la Valutazione di Impatto Ambientale, che di fatto affossa il progetto del termovalorizzatore, che già aveva avuto un parere negativo dall’Istituto Superiore di Sanità, oltre alla graduale opposizione di diversi comuni e comunità del territorio. «Eni Rewind prende atto della decisione in merito alla bocciatura del progetto per la realizzazione di un impianto per il trattamento dei fanghi di depurazione civile a porto Marghera» scrive all’inizio della nota. Proprio sul fronte del lavoro interviene la Cgil, ricordando che «quello dell’inceneritore a Fusina è sempre stato un progetto irrealizzabile, privo di basi industriali solide e totalmente inadeguato. Eni – dichiarano Daniele Giordano (Cgil Venezia) e Michele Pettenó (Filctem) – ha preso in giro l’intero territorio, presentando una proposta che non aveva alcuna reale prospettiva di rilancio industriale. Questo impianto è servito solo a distogliere l’attenzione dai veri nodi irrisolti, a partire dalla mancanza totale di investimenti e dalla chiusura silenziosa della chimica a Porto Marghera». L’inceneritore per fanghi di ENI Rewind è stato bocciato e i comitati parlano di una vittoria e di una giornata storica. Il Coordinamento No Inceneritori ha emesso un comunicato stampa il 25 giugno in cui scrive: “Avevamo promesso a ENI che di qui non sarebbero passati, e non sono passati! E’ una vittoria importantissima e di portata storica per un territorio che ha pagato un prezzo altissimo, in termini di vite umane perse e di degrado ambientale, a causa di decenni di industrializzazione dissennata, che ha privilegiato il profitto sopra tutto e sopra tutti, creando la diffusa opinione che la popolazione non ha mai voce in capitolo su questioni così importanti. Qualcuno pensava di poter continuare a sacrificare questo territorio, ma le tante mobilitazioni popolari messe in campo, non ultima la grande manifestazione dell’1 giugno con 5000 persone in piazza un anno fa, il blocco del distributore a Marghera e dell’ENI Store, il grande lavoro di inchiesta , di approfondimento scientifico, di sensibilizzazione svolto in questi anni dai comitati ha sbarrato la strada addirittura a ENI, una delle multinazionali del fossile più potenti al mondo, la stessa che fa accordi con il governo criminale di Israele e con Paesi come la Libia responsabili di torture e di gravi violazioni dei diritti umani . E’ importante che le argomentazioni del Comitato Tecnico per la valutazione ambientale abbiano riconosciuto l’importanza del principio di precauzione e abbiano accolto i nostri rilievi sulla pericolosità degli inceneritori, impianti insalubri di prima classe, in particolare per quanto riguarda gli impatti ambientali e sanitari derivati dalla inefficace combustione dei PFAS, e per il fatto che questo territorio è già pesantemente inquinato con conseguenze sanitarie intollerabili. Le istituzioni hanno dovuto piegarsi di fronte alla nostra mobilitazione e.ai pareri determinanti dell’Istituto Superiore di Sanità, che hanno di fatto confermato tutte le osservazioni che già avevamo posto. Questa sentenza non vale solo per ENI, perché ora il problema della salute, dei PFAS e dell’inquinamento ambientale non potrà più essere ignorato né per l’inceneritore di Veritas, né per quelli di Padova, di Schio, di Verona e di Loreo. Il problema della gestione dei rifiuti, dei fanghi e dei PFAS sono un dato di fatto, ma la soluzione non sta nel creare un problema ancora più grave. E’ necessario aprire al confronto con i comitati, con le associazioni ambientaliste, con le popolazioni, investire in ricerca, e soprattutto assumere come paradigma che la tutela della salute e dell’ambiente vengano prima dei profitti e di ogni altra cosa”. Il Coordinamento No Inceneritori, forte di questa vittoria ora rilancia: “E’ necessario bloccare immediatamente la seconda linea di Veritas; chiediamo alla Regione e a ARPAV di avviare studi approfonditi intorno agli inceneritori, con il supporto di CNR e ISPRA, per verificare il livello di contaminazione da PFAS nei suoli, nelle acque, e negli alimenti. Noi non ci fermiamo, Veritas è avvisata. Il nostro territorio non è in vendita, non brucerete il nostro futuro”. Nonostante ciò però, Eni sembra ancora essere pronta all’attacco e, proprio nella nota, prosegue: «Tali impianti sono infatti previsti nella piano rifiuti della Regione Veneto, ed Eni Rewind ritiene di aver presentato tutta la documentazione tecnica relativa a eventuali impatti sull’ambiente, la sicurezza e la salute. Eni avvierà le opportune riflessioni in merito al rilancio dell’area industriale di Porto Marghera di cui questo impianto era parte rilevante».  https://www.veneziatoday.it/attualita/eni-reazione-bocciatura-inceneritore.html Lorenzo Poli
Fiera delle Armi trasferita da Verona a Parma in cerca di “clima di serenità”, la lotta paga!
La Fiera delle Armi non si terrà più a Verona, ma si trasferirà a Parma per cercare “un clima di maggiore serenità, condizione venuta a mancare nelle ultime due edizioni organizzate a Verona”. E noi, come rete delle Associazioni che hanno organizzato e aderito alla manifestazione “Contro la Fiera delle Armi”, rivendichiamo di essere gli artefici di questo clima poco sereno che si è creato attorno a questa fiera che si è tenuta a Verona negli ultimi anni. Lo rivendichiamo perché durante le ultime stagioni noi eravamo lì a protestare e manifestare e lo abbiamo fatto sfilando nelle vie intorno alla fiera di Verona. Eravamo in centinaia, eravamo con amic*, compagni e compagne provenienti da diverse città dei nord Italia, per gridare tutti e tutte insieme NO alla fiera della morte. Lo abbiamo fatto perché ben consapevoli che dietro gli slogan che richiamano ad eventi sportivi, si nascondevano (e nemmeno troppo) aziende costruttrici di armi da guerra, aziende produttrici di morte, quindi complici di tutte le guerre in corso che stanno devastando questa Terra, che stanno facendo migliaia di morti innocenti, aziende complici del genocidio in Palestina. C’è in corso una terza guerra mondiale a pezzi, e più passano i mesi e più aumentano le aree e i Paesi in guerra, aumentano i bombardamenti, aumenta il numero di morti, aumentano le distruzioni e i popoli annientati da quelle stesse armi esposte in questa maledetta fiera. Un business che si basa su questo: morte e distruzione a cui ci siamo opposti e ci opporremo sempre. Rivendichiamo il fatto di aver mostrato a tutta Italia foto con bambini e bambine mentre imbracciano fucili e pistole come fossero giocattoli (clicca qui), in barba ad un codice etico che perdeva già in partenza il proprio scopo. Foto aberranti e simbolo di una cultura legate alle armi, quindi alla violenza. Foto che sono arrivate fino al Parlamento dove è stata richiesta un’inchiesta parlamentare per capire meglio le nefandezze, il perché c’erano bambini con tanto di armi in mano. Abbiamo espresso con energia la nostra contrarietà a questa complicità abominevole, ad una Fiera delle armi nella nostra città, ma il fatto che questa fiera non si tenga più a Verona rappresenta il minimo sindacale della nostra lotta, una lotta che non chiede di spostarla altrove ma di abolirla completamente, non permettere che in nessun’altra città vengano esposte armi di nessun genere, per impedire che la cultura della guerra sovrasti la cultura della pace, che strumenti di morte, per uomini, donne e animali vengano esposte come fossero trofei, a Verona come a Parma, come in qualsiasi altro posto. Quindi, rivendichiamo l’aver creato un clima poco sereno a Verona intorno alla Fiera delle Armi, un clima che attorno a questa fiera non sarà mai sereno, ovunque e fin quando si farà. * Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle Università * Laboratorio Autogestito Paratod@s * Ultima Generazione * Rifondazione VR * Osservatorio Migranti Verona * Circolo Pink * Rete Verona per Palestina * Attach * Mediterranea Verona
ViPiù.it: Pnrr, Zanella: “Istituto Masotto Noventa restituisca soldi Pnrr spesi per corso paramilitare”
COMUNICATO STAMPA AVS VICENZA PUBBLICATO SU WWW.VIPIU.IT IL 2 GIUGNO 2025 Ospitiamo con piacere sul nostro sito il Comunicato Stampa di AVS Vicenza, pubblicato su VicenzaPiù, il 2 giugno 2025 in cui viene ribadito quanto l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università denuncia da due anni a questa parte, vale a dire un pericolosissimo processo di occupazione degli spazi del sapere e della formazione da parte delle Forze Armate e di strutture di controllo, in particolare in relazione alla vicenda dell’IIS “Masotto” di Noventa Vicentina (VI).  «È indecente – attacca l’esponente AVS – sapere che i soldi del Pnrr siano sperperati così. L’istituto Masotto di Noventa Vicentina, secondo quanto denuncia l’Osservatorio contro la militarizzazione nelle scuole e nelle università, ha impegnato le risorse contro la dispersione scolastica e la riduzione dei divari territoriali affidandole ad una società di un ex incursore che insegna la sopravvivenza di guerra»…continua a leggere su www.vipiu.it.
IlFattoQuotidiano.it: Istituto di Noventa Vicentina usa soldi contro dispersione scolastica per corso paramilitare
DI ALEX CORLAZZOLI SU WWW.ILFATTOQUOTIDIANO.IT DEL 1° GIUGNO 2025 Ospitiamo con piacere sul nostro sito l’interessante contributo scritto da Alex Corlazzoli, pubblicato su Il Fatto Quotidiano, il 1° giugno 2025 in cui viene ribadito quanto l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università denuncia da due anni a questa parte, vale a dire un pericolosissimo processo di occupazione degli spazi del sapere e della formazione da parte delle Forze Armate e di strutture di controllo, in particolare in relazione alla vicenda dell’IIS “Masotto” di Noventa Vicentina (VI). «Un progetto che un’altra volta non è piaciuto all’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole che in un comunicato ufficiale scrive: “Senza entrare nella questione e nelle procedure riguardanti l’opportunità di utilizzare e di concedere esternamente fondi Pnrr destinati al contrasto della dispersione scolastica, troviamo assurdo e pericoloso che una scuola affidi più di 15mila euro ad una ditta paramilitare che istruisce alla guerra, che permette la familiarità e la normalizzazione di scenari di guerra, che maneggia strumenti di morte come armi corte e armi lunghe senza il minimo ritegno sulla sofferenza che l’ideologia di guerra sta causando sotto i nostri occhi in diverse zone del mondo…continua a leggere su www.ilfattoquotidiano.it.
IlFattoQuotidiano.it: Libro e moschetto: scuola del vicentino spende 15mila € per corso paramilitare
DI TOMMASO RODANO SU WWW.ILFATTOQUOTIDIANO.IT DEL 2 GIUGNO 2025 Ospitiamo con piacere sul nostro sito l’interessante contributo scritto da Tommaso Rodano, pubblicato su Il Fatto Quotidiano, il 2 giugno 2025 in cui viene ribadito quanto l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università denuncia da due anni a questa parte, vale a dire un pericolosissimo processo di occupazione degli spazi del sapere e della formazione da parte delle Forze Armate e di strutture di controllo, in particolare in relazione alla vicenda dell’IIS “Masotto” di Noventa Vicentina (VI). «La storia è diventata di dominio pubblico grazie all’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, che da anni raccoglie e denuncia la crescente propaganda bellica – sotto forma di incontri e attività scolastiche ed extrascolastiche – che coinvolge gli istituti italiani…continua a leggere su www.ilfattoquotidiano.it.
IIS “Masotto” Noventa Vicentina affida 15.000 euro a società paramilitare per corsi “Survivor”
È giunta all’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università da parte di genitori molto preoccupati una segnalazione grave, anzi raccapricciante, riguardante l’IIS “Umberto Masotto” di Noventa Vicentina (VI), che testimonia lo stato avanzatissimo, e in questo caso consapevole, del coinvolgimento delle scuole nel processo di militarizzazione della società al fine di normalizzare l’ideologia della guerra. Da una delibera consultabile pubblicamente sul sito della scuola a questo indirizzo risulterebbe che la Dirigente Scolastica dott.ssa Maria Paola De Angelis dell’ISS “U. Masotto” di Noventa Vicentina avrebbe affidato alla ditta Alpha 22 Training Center ben 15.868,80 euro (IVA compresa) con fondi derivanti dal PNRR Missione 4 “Istruzione e ricerca” per mettere in atto un «intervento straordinario finalizzato alla riduzione dei divari territoriali nelle scuole secondarie di I e II grado e alla lotta alla dispersione scolastica». La preoccupazione dei genitori della zona è scaturita dalla consapevolezza della tipologia di servizi offerti dalla società Alpha 22 Training Center di Albettone (VI), che, dalla pagina Facebook consultabile qui, risulta essere una «Scuola di Tiro con poligono a 100m, 200m e 300y», oltre a mostrare una serie di immagini in cui si ostenta dimestichezza con armi e procedure militari, mentre il responsabile, Luca Munaretto, «incursore e istruttore delle forze speciali dell’esercito» (così si presenta nei vari video su youtube mentre spiega il funzionamento delle armi da fuoco), sfoggia magliette con mitra e kalashnikov. Incuriosite/i dalla tipologia dei corsi per prevenire la “dispersione scolastica” che Alpha 22 Training Center potrebbe offrire agli studenti e alle studentesse dell’IIS “Masotto”, siamo andate/i ad esplorare il sito della ditta, consultabile qui, e abbiamo scoperto che quei 15.000 euro di soldi pubblici, provenienti dall’Unione europea, saranno impiegati sostanzialmente per attività di Team Building, che «ha lo scopo è INSEGNARE e STIMOLARE IL LAVORO DI TEAM, facendo interagire tra di loro i partecipanti con esercizi riconducibili al mondo del SURVIVAL. Una volta arrivati in sede, i ragazzi verranno privati dei loro telefoni cellulari, verrà fatto un inquadramento generale dell’area di interesse dedicata alla loro esperienza outdoor e degli istruttori che li guideranno in diverse attività». Si tratta di attività del “mondo Survival”, che, si spiega meglio nel sito, sono riconducibili a pratiche militaresche, infatti «Il corso di Military Survival è in contesto semi-permissivo e vi porta a conoscenza di alcuni aspetti trattati dalle Forze Speciali, ma fruibili anche ai civili». Non solo, ma Alpha 22 Training Center offre anche corsi per possessori di porto d’armi, per cui sarà possibile avvicinarsi al mondo della armi corte e delle armi lunghe, tutte in bella mostra nel sito e sulla pagina Facebook, corredate dal consueto armamentario ideologico muscolare e bellico che caratterizza gli ambienti militari. Ecco, senza entrare nella questione e nelle procedure riguardanti l’opportunità di utilizzare e di concedere esternamente fondi PNRR destinati alla “dispersione scolastica”, ciò che come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università troviamo assurdo e pericoloso è la decisione da parte di una SCUOLA di affidare più di 15.000 euro ad una ditta che istruisce alla guerra, che permette la familiarità e la normalizzazione di scenari di guerra, che maneggia strumenti di morte come armi corte e armi lunghe senza il minimo ritegno sulla sofferenza che l’ideologia di guerra sta causando sotto i nostri occhi in diverse zone del mondo. Ci chiediamo come sia possibile che una SCUOLA pubblica, che dovrebbe educare alla pace, alla convivenza civile, al Team Building mediante l’educazione alla cooperazione, alla nonviolenza e alla solidarietà, possa avere legami così stretti, anzi permettere di fare profitti offrendo 15.000 euro, con strutture paramilitari private intrise di ideologia bellica, addestrativa, in cui vi è un continuo sfoggio iconografico di armi da guerra. Ci chiediamo, inoltre, da docenti, come abbiano potuto i colleghi e le colleghe del “Masotto” votare e permettere in Collegio lo svolgimento di tale progetto, consapevoli dei corsi di Alpha 22 Training Center. Da genitori, invece, ci chiediamo se adesso le famiglie dei ragazzi e delle ragazze che saranno coinvolti in questo progetto saranno veramente tranquille a lasciare i loro figli e le loro figlie all’interno di un poligono di tiro, in quello che è a tutti gli effetti un campo di addestramento alla guerra funzionale alla divulgazione di una “pedagogia nera“, come abbiamo messo in evidenza anche in altri articoli. Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università auspichiamo e consigliamo ai/alle colleghe/i e ai genitori una totale obiezione di coscienza e una clamorosa presa di posizione nei confronti di un così chiaro, e per di più dispendioso, processo di militarizzazione della pubblica istruzione, invitando ad utilizzare anche le mozioni del nostro Vademecum. Pubblichiamo di seguito solo alcune delle immagini che si possono trovare sulla pagina Facebook di Alpha 22 Training Center (al quale vi rimandiamo per avere un quadro più chiaro) al fine di rendere evidente ai genitori e ai docenti dove saranno condotte/i gli studenti e le studentesse del “Masotto” di Noventa Vicentina. Delibera IIS Masotto di affidamento incarico da www.istitutomasotto.edu.it 12108 – Decisione a contrarre -Acquisto percorsi formativi di Team BuildingDownload Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
La vergogna della Sanità nel Veneto
Verona, 10 anni di attesa per farsi operare di un ernia inguinale, Ospedale Borgo Roma, ma a pagamento anche dopo 5 giorni. Ma per cosa sto pagando le tasse? Per un’uroflussometria e visita di contro alla alla prostata, via CUP non c’è posto, ma a pagamento anche dopo 4 giorni. Per una operazione alla vena sabena, con rischio di trombosi, 2 anni di attesa con la prescrizione e con 3800 euro anche dopo 3 giorni. Ora cosa sta succedendo? Perchè decantano la sanità del Veneto? Sono un insegnante e sono il peggio pagato in Europa. Si siamo pagati meno anche dei Bulgari e quando racconto in Irlanda, in Spagna del nostro stipendio con 35 anni di carriera, e racconto che andrò in pensione, grazie anche a tutti i governi precedenti, a 68 anni, mi guardano meravigliati e mi dicono ma cosa aspettate a ribellarvi? Io come altri insegnanti non li ho 4000 euro per farmi operare, cosa che 10 anni fa non era un problema. Però compriamo armi, però mandiamo armi ad uccidere. Ditemi che è un incubo. Stanno privatizzando la sanità che era pubblica e senza toglierci le tasse che paghiamo per la stessa. C’è una grande ingiustizia, la salute è un diritto. Caro Zaia, se ci tieni ai tuoi cittadini, protesta con noi. Stefano Cobello Redazione Italia
Verona, 1-3 maggio 2025: Fomento, tre giornate di critica radicale
Nelle tre giornate di questa seconda edizione di “Fomento – tre giornate di critica radicale” sono stati posti vari argomenti, vari interrogativi all’attenzione del numeroso  pubblico, fra cui studenti, studentesse e anche giovani insegnanti, tra cui: quale scuola? Quale classe (composizione sociale)? Quale casa?  Quale sovranità? Quale pace? Quale banlieue? Il primo argomento affrontato nella giornata inaugurale è stato: Quale scuola? Tra diseducazione e disciplinamento: «L’aziendalizzazione della scuola sta progressivamente soffocando la didattica, trasformandola in strumento di indottrinamento per educare alla subalternità. A partire dalla riforma Berlinguer, l’istruzione pubblica è stata gradualmente smantellata e piegata alle logiche del mercato del lavoro, andando a compromettere la formazione del pensiero critico collettivo per rispondere alle esigenze del sistema di produzione. O, quando necessario, per preparare alla guerra. A quale società sta dando forma la scuola neoliberista?». Tre sono stati i relatori. Ha iniziato, in collegamento video, il regista Federico Greco, presentando alcuni frammenti del suo ultimo film, in via di definizione, intitolato D’Istruzione pubblica, cioè dell’istruzione pubblica, ma anche sulla distruzione della scuola pubblica.  Il regista ha iniziato dicendo che «la scuola deve essere un momento, protetto dalla costituzione, in cui   ci si lascia andare alle proprie predisposizioni intellettuali gratuitamente, nel senso di non stare a conoscere, apprendere, con un obiettivo, tanto meno l’obiettivo di una futura professione, ma conoscere ed apprendere per il solo fatto in sè. Cioè per una conoscenza gratuita».  Secondo il regista a partire dal 1997/99, con la riforma Bassanini-Berlinguer è stata accolta la richiesta della Tavola Rotonda Europea degli Industriali (ERT) per cui la scuola «doveva essere trasformata da scuola delle conoscenze a scuola delle competenze: l’aziendalizzazione della scuola, processo rafforzato da ulteriori riforme succedutesi nel tempo». La scuola è diventata, come ha affermato il filosofo argentino Miguel Benasayag, citato dal regista, «uno strumento neoliberista che vuole creare un nuovo essere umano: individualista, atomizzato, competitivo. Incapace di mettere in discussione lo status quo». Il secondo intervento è stato quello della Prof.ssa Marina Boscaino, insegnante, giornalista Portavoce nazionale del Comitato per il ritiro di ogni autonomia differenziata. La docente, da subito, ha ricordato quanto la scuola della Carta Costituzionale (art.3, 9, 33 e 34) configuri una scuola emancipante, laica, pluralista ed inclusiva e quanto questo sia cambiato a partire dalla costituzione nel 1983 dell’ERT  (tavola Rotonda Europea degli industriali) forum che riuniva e riunisce amministratori delegati e presidenti di importanti società multinazionali europee, coprendo un’ampia gamma di settori industriali e tecnologici. L’industria e il neoliberalismo, capendo «l’importanza strategica vitale della formazione e dell’educazione per la competitività europea» incominciarono a premere per avvicinare la scuola ai bisogni dell’impresa, «a un rinnovamento accelerato dei sistemi di insegnamento e dei loro programmi». Si coniuga cosi, ha continuato la professoressa, una normativa che intenzionalmente destruttura la scuola della Costituzione, marginalizza gli organi collegiali, standardizza, comprime libertà di insegnamento e di apprendimento, irreggimenta, sostituisce competenze al sapere emancipante, avvia precocemente al lavoro decontrattualizzato, precario, insicuro, prepara il campo all’affermazione dei propri miti: oggi la guerra. Ultimo relatore è stato il Prof. Giovanni Ceriani, che ha presentato le motivazioni per cui nel 2023 si è sentita l’urgenza di costituire l’Osservatorio veronese Scuola e Pnrr, «strumento capace di convogliare, raccogliere e definire tutte le varie parti di una vera e propria macro-Riforma della scuola, passata sottotraccia, in maniera assolutamente invisibile data la frammentarietà degli interventi. Questa frammentarietà e tecnicità non ha permesso di cogliere la dimensione d’insieme e quindi il nuovo modello di scuola, di fatto delineato da uno spregiudicato interventismo innovazionista». A fronte della spinta ideologica e materiale, data un’enorme erogazione di soldi – i soldi del Pnrr – , il professore ha affermato che sono state accettate tutte le progettualità stabilite “d’ufficio”: fossero dispositivi informatici, corsi di formazione, nuove sperimentazioni curriculari, nuove figure di docenza, nuove idee di docenza. Quasi un obbligo morale ad accettare tutto. Una grande monetizzazione dei diritti, o meglio una grande monetizzazione della sottrazione di democrazia e diritti. Questa macro riforma della Scuola del Pnrr è il terzo tempo di uno scivolamento continuo verso il «completo allineamento della scuola al mercato, alle aziende e ai valori e linguaggi lì egemoni. Processo di mercificazione e de-costituzionalizzazione della scuola stessa che, invece di essere promotrice di cittadinanza, si sta ritrovando sempre più orientata nel suo essere produttrice e addestratrice di capitale umano, di risorse umane. Insomma di forza lavoro da un lato e di clienti consumatori dall’altro». Miria Pericolosi, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Verona