Il Veneto che resiste
Novembre è stato un mese di mobilitazione in Veneto, segnato da un equilibrio
precario tra repressione e proteste. Le tensioni sono culminate venerdì 28 in
occasione dello sciopero generale indetto dai sindacati di base: un corteo ha
raggiunto i cancelli dell’azienda Leonardo Spa a Tessera(Ve), bloccando la
strada statale 14 per diverse ore e causando notevoli disagi alla circolazione e
all’azienda stessa.
Ma partiamo dall’inizio. Novembre ha visto il Veneto chiamato alle urne per le
elezioni regionali, concluse con la vittoria schiacciante del candidato di
centrodestra Alberto Stefani, eletto con circa il 60% dei voti. Tuttavia, come
in tutte le regioni interessate dalla tornata elettorale, l’affluenza è calata
drasticamente: 44,6%, in diminuzione di 16,5 punti rispetto alle precedenti
elezioni (61,1%). Nonostante il Veneto sia considerato da anni un fortino della
destra, la repressione del dissenso non si è allentata. Emblematico l’episodio
del 18 novembre a Padova, quando nove persone sono state fermate e identificate
all’ingresso del comizio elettorale di Fratelli d’Italia al Teatro Geox, dove
erano presenti Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani. I fermati sono
stati portati in questura e trattenuti arbitrariamente, nonostante
l’identificazione potesse avvenire sul posto senza necessità di fermo. Il
provvedimento è stato giustificato come “tentata manifestazione”. Inoltre, uno
dei presenti ha ricevuto un avviso orale, norma del codice antimafia spesso
usata come strumento intimidatorio insieme a un uso smodato dei fogli di via.
Nella stessa serata anche Andrea Venzon, candidato indipendente in Veneto per la
lista Avs, presente con un semplice cartello che denunciava le politiche
deleterie del governo Zaia, è stato identificato dalla polizia e allontanato.
Il 21 novembre l’Università di Verona aveva tentato di sabotare un’assemblea
pubblica con gli attivisti Greta Thunberg, Simone Zambrin e Maya Issa. Il
rettorato aveva provato a negare gli spazi per l’evento dedicato al genocidio
del popolo palestinese, appellandosi a norme sulla par condicio elettorale.
Malgrado la mancata concessione dell’aula e i microfoni spenti (l’organizzazione
ha provveduto con un impianto audio indipendente), l’aula magna era gremita. Gli
ostacoli posti da UniVR erano stati di diverso tipo: il primo di carattere
burocratico, definendo “incompleta” la domanda per l’utilizzo dell’aula,
nonostante il comitato studentesco confermasse la regolarità della richiesta. Il
secondo prevedeva la possibilità di utilizzo dello spazio a patto che nella
comunicazione non venisse fatto cenno allo sciopero generale del 28 novembre né
allo slogan “Blocchiamo tutto!”.
Il 22 novembre il movimento Extinction Rebellion, dopo la conclusione deludente
della COP30 in Brasile, ha colorato di verde le acque di 11 città italiane, tra
cui Venezia, utilizzando fluoresceina, un tracciante innocuo comunemente usato
dagli idrogeologi. L’azione dimostrativa ha avuto grande risonanza in Italia e
all’estero, finendo sulle pagine di testate come The Independent, The Telegraph,
ABC News, Le Figaro e Le Parisien. Il clamore mediatico ha suscitato pesanti
reazioni politiche, con attacchi pubblici al movimento e a Greta Thunberg
(presente a Venezia) da parte di esponenti di Lega e Fratelli d’Italia, tra cui
l’ex presidente del Veneto Luca Zaia e il ministro dei Trasporti Matteo Salvini,
in violazione del silenzio elettorale. A seguito dell’azione pacifica e
nonviolenta, Extinction Rebellion denuncia abusi in tutta Italia. Venezia è
diventata l’epicentro delle polemiche: 37 persone – tra cui la stessa Greta
Thunberg– sarebbero state denunciate, multate e colpite da un Daspo urbano,
senza che alcuna notifica ufficiale sia stata consegnata. L’opinione degli
attivisti è che le dichiarazioni della questura siano un puro strumento di
propaganda politica; gli abusi, secondo il movimento, erano iniziati già durante
l’azione con il sequestro di striscioni, bandiere e tamburi da parte delle forze
dell’ordine, senza verbale, violando i più elementari diritti costituzionali.
Infine, nonostante i boicottaggi, la mobilitazione veneta in occasione dello
sciopero del 28 novembre davanti ai cancelli della Leonardo Spa ha visto circa
tremila persone. Non c’erano solo i centri sociali, ma anche lavoratori e
sindacati che hanno documentato con foto e video la repressione subita dai
manifestanti, con cariche dalle forze dell’ordine in tenuta antisommossa. Dopo
ore di manifestazione pacifica e scritte sull’asfalto, la polizia ha disperso
con gli idranti i manifestanti che bloccavano la circolazione delle merci e
marciavano verso la fabbrica per occuparne simbolicamente gli spazi, in una
giornata di mobilitazione contro le politiche di guerra.
Redazione Italia