Mediterranea approda a Trapani disobbedendo al Viminale

Progetto Melting Pot Europa - Monday, August 25, 2025

La nave Mediterranea ha fatto sbarcare sabato sera alle 21.30 a Trapani le dieci persone soccorse nella notte tra mercoledì e giovedì in acque internazionali, disobbedendo all’ordine del Ministero dell’Interno che aveva assegnato Genova come porto di sbarco.

Alle 2:35 del 23 agosto, il Viminale aveva comunicato che il “luogo sicuro di sbarco” sarebbe stato il porto ligure, distante oltre 1.200 km e diversi giorni di navigazione. Una decisione che, secondo l’organizzazione, non teneva conto delle gravi condizioni dei naufraghi salvati dopo essere stati gettati in mare dalle milizie libiche: «È inumano e inaccettabile che il Ministero dell’Interno voglia costringere queste dieci persone – aveva dichiarato il capo missione Beppe Caccia – a sostenere ancora tre giorni di navigazione, esponendoli a inutili ulteriori sofferenze».

A bordo vi erano cittadini curdi di Iran e Iraq, egiziani e siriani, tra cui tre minori non accompagnati di 14, 15 e 16 anni. Tutti avevano subito torture e violenze in Libia e assistito alla morte di quattro compagni, gettati in mare dai trafficanti armati. Secondo la medica di bordo, Vanessa Guidi, e lo stesso CIRM, il centro per il soccorso medico consultato dall’MRCC di Roma, i sopravvissuti necessitavano di «necessarie cure mediche e psicologiche» che non potevano essere garantite a bordo.

Nel pomeriggio di sabato, mentre la nave si trovava al largo delle Egadi, il comandante e il capo missione hanno comunicato al centro di coordinamento che «visto il peggioramento delle condizioni psico-fisiche delle dieci persone soccorse a bordo, non sussistono le condizioni di sicurezza per proseguire la navigazione verso Genova». Da qui la scelta di dirigersi a Trapani. «Ci assumiamo la piena responsabilità di questa scelta – ha spiegato Caccia -. La nostra prima e unica preoccupazione sono le condizioni delle persone a bordo, già provate e traumatizzate. Non possiamo tollerare giochetti politici sulla pelle di dieci ragazzi che stanno male e devono essere curati».

Alle 20:45 Mediterranea è entrata nel porto siciliano, dove poco dopo è iniziato lo sbarco. «Davanti a tutto questo, abbiamo scelto di riaffermare un principio basilare, oggi tutt’altro che scontato: la dignità e la vita umana vengono prima di ogni altra considerazione», ha sottolineato la presidente dell’organizzazione, Laura Marmorale. «Lasciare per giorni dei naufraghi traumatizzati a bordo di una nave è inaccettabile. È come costringere una persona ustionata a restare tra le fiamme».

La presidente ha poi rivendicato la scelta di sfidare l’ordine ministeriale: «Non possiamo accettare una visione del mondo in cui gli esseri umani sono trattati come merce. Abbiamo detto no a questa logica disumana, perché ciò che oggi viene inflitto a chi è considerato “umanità di scarto”, domani potrebbe colpire tutti noi. Resistere a questa deriva significa difendere la nostra stessa umanità».

Lo stesso Caccia, in un video diffuso sui social, ha definito la decisione del Viminale «un ordine ingiusto e inumano» e ha rivendicato di aver scelto insieme al capitano di «obbedire al diritto marittimo, alla Costituzione italiana e alle leggi dell’umanità».

🔴🔴 BREAKING 🔴🔴

Nave #MEDITERRANEA disobbedisce all’ordine ingiusto e inumano del Ministero dell’Interno e dirige verso il porto di #Trapani per sbarcare le dieci persone soccorse in mare, che hanno bisogno di immediate cure mediche e psicologiche a terra. pic.twitter.com/dFbXXelbOs

— Mediterranea Saving Humans (@RescueMed) August 23, 2025

Intorno alla mezzanotte, tutti e dieci i naufraghi erano già stati accolti in strutture dedicate per ricevere cure mediche e supporto psicologico.

Resta ora da capire quale sarà la reazione del Ministero dell’Interno, se vorrà procedere con un fermo amministrativo o con una multa. Di certo Mediterranea non verrà lasciata sola e potrà contare, come ulteriore elemento a sua tutela, dei precedenti in cui analoghi ordini, ritenuti brutali e ingiustificati, sono già stati considerati illegittimi dai tribunali, smontando di fatto parti del famigerato decreto Piantedosi

Nel frattempo, la nave Humanity 1 ha soccorso oltre 50 persone in difficoltà, tra cui più di dieci minori non accompagnati. Poco dopo, però, un secondo gommone con altre 50 persone è stato intercettato dalla cosiddetta Guardia costiera libica, sotto gli occhi dell’aereo umanitario Colibrì. «SOS Humanity – si legge in una nota – è sconvolta dalle continue e sistematiche violazioni dei diritti umani contro le persone in fuga attraverso il Mediterraneo» e chiede «l’immediata fine di ogni accordo di cooperazione con le autorità libiche». Alla nave Humanity 1 è stato assegnato l’approdo nel porto di Ravenna, a oltre 1.600 km dal luogo di salvataggio, corrispondenti a circa cinque giorni di navigazione.

Ordini che hanno un unico obiettivo: tenere lontani il più a lungo possibile testimoni scomodi della necropolitica italiana ed europea che ogni giorno si consuma nel Mediterraneo. E dove non arrivano gli ordini, ci pensano le motovedette libiche: come nel caso della Ocean Viking di SOS Méditerranée, che domenica è stata attaccata con colpi d’arma da fuoco dalla cosiddetta Guardia costiera libica.

Oggi la #OceanViking è stata deliberatamente e violentemente attaccata in acque internazionali dalla Guardia Costiera libica che ha sparato centinaia di colpi contro la nostra nave. Gli 87 sopravvissuti e l'equipaggio stanno bene. Stiamo lavorando a ricostruire gli eventi. pic.twitter.com/fZurd3jOzb

— SOS MEDITERRANEE ITA (@SOSMedItalia) August 24, 2025