Mediterranea in catene per due mesi e 10mila euro di multa
La nuova nave di Mediterranea Saving Humans resterà ferma in porto per 60 giorni
e i suoi responsabili dovranno pagare una sanzione di 10mila euro. È la
decisione notificata dal Prefetto di Trapani, per conto del Ministero
dell’Interno, nell’ambito dell’applicazione del cosiddetto Decreto Legge
Piantedosi.
Si tratta, spiegano dall’organizzazione, di «uno dei più pesanti provvedimenti
in questi tre anni contro le imbarcazioni della flotta civile di soccorso».
Alla base della contestazione c’è la «grave, premeditata e reiterata
disobbedienza» all’ordine del Viminale di raggiungere il porto di Genova,
distante oltre 690 miglia, con a bordo dieci naufraghi soccorsi il 21 agosto in
acque internazionali davanti alla Libia.
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L’Ong respinge le accuse e rivendica la scelta di approdare e a Trapani il 23
agosto, per garantire cure mediche e psicologiche immediate ai sopravvissuti. «E
dunque quale sarebbe il grave reato che abbiamo commesso? – si chiede
l’equipaggio -. Abbiamo forse fatto del male a qualcuno, abbiamo distrutto
qualcosa, abbiamo sparato addosso a qualcuno come fanno i “guardacoste”
libici?».
La colpa di Mediterranea, sostengono, sarebbe soltanto quella di aver detto
«SignorNO!» a un ordine giudicato «assurdo e disumano».
Secondo l’organizzazione, comandante ed equipaggio hanno agito «secondo il
diritto marittimo, nazionale e internazionale, e secondo i principi di umanità e
giustizia». L’accusa rivolta al governo è di utilizzare i poteri istituzionali
per «una continua e odiosa propaganda elettorale permanente».
«Disobbedire a un ordine illegittimo ed illegale è questione di dignità», si
legge ancora nel comunicato, dove si sottolinea come la scelta abbia permesso
«qui ed ora» lo sbarco in un porto sicuro dei dieci naufraghi. «A Piantedosi,
alle sue catene, continueremo a rispondere “SignorNO!” perché non siamo
sudditi».
L’associazione annuncia un ricorso urgente all’autorità giudiziaria per chiedere
l’annullamento del fermo, definito «un provvedimento di vendetta, abnorme e
illegittimo sotto ogni punto di vista». I tribunali, più volte in questi anni,
hanno già giudicato illegittimi fermi e multe operate dal governo contro le navi
della flotta civile.
Tutta la vicenda che ha colpito Mediterranea si inserisce in un contesto già
teso, in cui il governo, nonostante l’apparente rigore, si trova in difficoltà
di fronte a ciò che accade nel Mediterraneo e al sostegno, mai messo in
discussione, del lavoro sporco della cosiddetta Guardia costiera libica, e che
si è evidenziato anche con la liberazione del torturatore libico Almasri.
«Collaborano con quelle milizie che in Libia sono responsabili di ogni genere di
abuso e violenza nei campi di detenzione e, in mare, sparano addosso alle navi
umanitarie come avvenuto contro la Ocean Viking. E in Italia sanzionano chi
soccorre», denuncia l’organizzazione.
Notizie/In mare
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27 Agosto 2025
«Non ci fermeranno con questi mezzi – conclude l’Ong – siamo convinti che,
mentre il criminale “sistema Libia” costruito in questi anni sta mostrando il
suo volto più feroce, saranno invece le ragioni della vita e dell’umanità ad
affermarsi».
Un messaggio che risuona ancora più forte in questi giorni, a dieci anni dalla
morte del piccolo Alan Kurdi, il bambino siriano di tre anni la cui immagine
sulla spiaggia di Bodrum, in Turchia, divenne un simbolo della mancanza di vie
sicure per arrivare in Europa. A distanza di un decennio, tutta l’architettura
delle politiche di contrasto alla libertà di movimento continua a costringere le
persone a rischiare la vita in mare.