
Mediterranea: «Naufraghi gettati in mare dai libici»
Progetto Melting Pot Europa - Friday, August 22, 2025Nella notte tra il 20 e il 21 agosto 2025, a 30 miglia a nord di Tripoli, si è consumato un altro atto di deterrenza della presenza delle Ong nel Mediterraneo da parte delle milizie libiche: una scena che i soccorritori di Mediterranea Saving Humans definiscono «quanto di più grave e orribile si possa vedere».
Un gommone di tipo militare, ha affiancato la nave Mediterranea e ha gettato in acqua dieci persone, nel buio della notte, con onde di oltre un metro e mezzo. «Le hanno buttate in mare a calci e pugni, come fossero rifiuti» denuncia l’organizzazione. Solo la prontezza e la professionalità del rescue team ha impedito che la violenza si trasformasse in una strage.
🔵 Stanotte alle 3:20 #MEDITERRANEA ha soccorso dieci persone in pericolo di vita in acque internazionali al largo della #Libia. Sono state gettate in mare da un gommone che si è poi allontanato. Recuperate in acqua, adesso sono in salvo assistite a bordo della nostra nave. pic.twitter.com/qWkhlD0lXS
— Mediterranea Saving Humans (@RescueMed) August 21, 2025
Per Mediterranea, quanto accaduto non è un episodio isolato ma l’ennesima dimostrazione di un sistema corrotto e violento: «Ai miliziani libici glielo hanno insegnato le autorità italiane ed europee che quelle vite non valgono niente: che si monetizzano, per fermare o per fare partire, ma sul piano umano sono vite sacrificabili».

Nei giorni precedenti, la nave era stata oggetto di intimidazioni: prima da parte di otto gommoni con miliziani armati e incappucciati, poi da parte di una motovedetta libica classe Bigliani, riconoscibile come una di quelle ex Guardia di Finanza donate dal governo italiano (la “Zawiyah”, numero identificativo 656), che le aveva ordinato di andarsene: «Su quelle acque internazionali non può esercitare alcuna sovranità nazionale, prevista solo entro le 12 miglia dalla costa. Quindi quell’ordine era totalmente illegittimo oltre che ingiustificato», ricorda l’equipaggio.
L’organizzazione, dopo aver recuperato i naufragi, sottolinea come nel mar Mediterraneo centrale ormai la distinzione tra attori “istituzionali”, la cosidetta guardia costiera libica, e milizie criminali sia sempre più sfumata e che la strategia utilizzata per imporsi è univoca: «Di giorno si presentano come guardia costiera e di notte agiscono come trafficanti ed assassini. Ma sia le milizie che i governativi trattano le vite umane allo stesso modo: come spazzatura».
Da qui l’appello: «Alle dieci persone soccorse questa notte non possono essere imposte ulteriori inutili sofferenze: devono essere sbarcate al più presto nel più vicino porto sicuro».
Pochi giorni prima, il 16 agosto al largo di Trapani, Mediterranea aveva invece vissuto un momento di tutt’altro segno. La storica Mare Jonio aveva incontrato la nuova nave Mediterranea per un saluto simbolico e profondamente significativo. Le sirene hanno suonato insieme, le due imbarcazioni hanno compiuto manovre di reciproco omaggio, e gli equipaggi si sono abbracciati augurandosi «buon vento».
Un gesto di sorellanza e cooperazione, che per Mediterranea rappresenta un passaggio decisivo: «Unirsi, collaborare tra organizzazioni, sostenersi reciprocamente serve a rendere il soccorso civile in mare più efficace e più forte, nella speranza – e nella volontà – di mettere fine alle morti nel Mediterraneo, un mare sempre più trasformato in un confine letale».

Durante la cerimonia erano presenti anche i rappresentanti di Sea Eye, l’organizzazione che in passato aveva gestito la nave ora ribattezzata Mediterranea, in un passaggio di testimone simbolico che rappresenta la continuità della missione di salvataggio. In collegamento da Marsiglia, don Mattia Ferrari, cappellano di bordo, ha inviato un messaggio di pace e di augurio dalla nave Belle Espoir, progetto delle diocesi del Mediterraneo.
A bordo, la presidente Laura Marmorale ha appeso la foto di Mario Paciolla, cooperante italiano ucciso in Colombia nel 2020: «Da oggi Mario è simbolicamente parte dell’equipaggio: navigherà con noi, in ogni salvataggio, in ogni azione di solidarietà e resistenza».
Mediterranea ribadisce così il senso della nuova missione: «Non ci rassegniamo all’idea che il Mediterraneo debba restare un cimitero senza croci. Non stiamo a guardare. Non accettiamo l’inerzia. Raddoppiamo».