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Il trattenimento in frontiera in una continua mutazione giuridica
Il 15 dicembre 2025 dalle 9.30 alle 16.30, presso Cre.Zi. Plus a Palermo, le associazioni ASGI, CLEDU e Spazi Circolari organizzano una giornata di formazione e confronto dedicata all’evoluzione del trattenimento in frontiera. La giornata offrirà una panoramica aggiornata sulle trasformazioni in corso nel sistema delle procedure di frontiera e delle misure di trattenimento, in un contesto segnato da sperimentazioni, frequenti interventi legislativi e dai prossimi cambiamenti legati alla riforma europea del diritto d’asilo. Il confronto attraverserà il caso dei centri in Albania, le prassi attualmente adottate negli hotspot siciliani, il ruolo del/della difensore/difensora e gli sviluppi giurisprudenziali, fino ai nodi costituzionali e ai limiti posti dal diritto UE a tutela della libertà personale. Nel corso della giornata si alterneranno interventi di esperti ed esperte del settore e momenti di discussione collettiva, con l’obiettivo di riflettere insieme sul ruolo del trattenimento e condividere strumenti di analisi, criticità emergenti e possibili scenari futuri utili a chi opera nella tutela dei diritti in frontiera. PROGRAMMA Moderano: Martina Ciardullo e Ginevra Maccarrone 09:30 – Il trattenimento in frontiera nei centri in Albania: resoconto storico-giuridico di una vicenda emblematica. Daniele Valeri e Riccardo Campochiaro 10:00 – La procedura di frontiera nelle ultime modifiche normative: i requisiti, le conseguenze e il ruolo del trattenimento. Giulia Crescini 10:25 – L’attuale applicazione delle procedure di frontiera e del trattenimento in frontiera in Sicilia. Laura Lo Verde e Elena Luda 10:50 – L’esercizio del diritto di difesa in frontiera e l’evoluzione giurisprudenziale in tema di procedure accelerate. Relatore: Salvatore Fachile 11:10 – Primo dibattito 11:50 – La finzione di non ingresso introdotta dal Dl 20/23 nella procedura di non ingresso: la funzione e i possibili scenari futuri. Iolanda Apostolico 12:15 – La riforma europea del diritto di asilo: il trattenimento sistemico nei nuovi Regolamenti Screening e Procedure e nella nuova Direttiva Accoglienza. Federica Remiddi 12:40 Secondo dibattito 13:00 – 14:00: Pausa pranzo Inizio lavori seconda sezione, moderano: Luce Bonzano e Martina Stefanile 14:15 – I limiti invalicabili alla libertà personale nei principi fondanti la Costituzione italiana e il diritto primario europeo. Loredana Leo e Mario Serio 15:00 – Terzo dibattito 16:00 – Conclusione dei lavori ISCRIZIONI La partecipazione è gratuita, con iscrizione tramite modulo online entro la data del 10 dicembre. L’evento si terrà presso il Cre.Zi. Plus in Via Paolo Gili, 4, 90138, Cantieri Culturali alla Zisa. La formazione è in fase di accreditamento presso il COA di Palermo. Per ulteriori informazioni: inlimine@asgi.it Clicca qui per l’iscrizione L’evento sarà trasmesso anche su YouTube.
Lettera Garante dell’infanzia, Villaggio Esercito viola principi tutela dei bambini
Leggiamo con sollievo la pronta risposta della Garante nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza alla lettera aperta a lei rivolta dalla rete 10 100 1000 Piazze di Donne per la Pace.  Oggetto della interlocuzione è la qualità educativa del Villaggio dell’Esercito allestito il mese ottobre scorso in una delle piazze centrali di Palermo. Nella lettera viene espressa la profonda preoccupazione rispetto alla diffusione, nel linguaggio pubblico e nelle pratiche educative, di modelli e messaggi che tendono a normalizzare la guerra e a legittimare il militarismo come orizzonte culturale anche per le bambine e i bambini. E viene chiesto che l’allestimento venga riconosciuto nella sua gravità simbolica, e in aperto contrasto con la tutela dei diritti dell’infanzia. L’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Marina Terragni ha risposto ed espresso tutta la sua preoccupazione per l’iniziativa. «La nostra Costituzione sancisce all’articolo 11 che L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. La stessa Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza invita a promuovere tra i minori una cultura di pace, affermando il rispetto dei popoli e la prevenzione dei conflitti. Iniziative come quella palermitana rischiano pertanto di violare inderogabili principi elevati a tutela di bambini e adolescenti». Terragni annuncia altresì che sta per avviare una consultazione pubblica rivolta a ragazze e ragazzi tra i 14 e i 18 anni proprio allo scopo di sondare le loro percezioni e i loro vissuti riguardo alla guerra e ai conflitti – sentimenti ancora poco esplorati, benché il tema sia di drammatica attualità – al fine di offrire alle istituzioni utili elementi di riflessione. Da parte nostra, come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, in prossimità della kermesse dell’Esercito Italiano a Palermo abbiamo chiesto all’Ufficio Scolastico Regionale della Sicilia e ai dirigenti scolastici di non sponsorizzare questo evento, e alle/ ai docenti di non rendersi disponibili ad accompagnare nessun/a studente.  Come Osservatorio sono già tre anni che denunciamo e osteggiamo la contaminazione dell’apparato mediatico della Difesa a danno della scuola e della società civile. Iniziative che non hanno alcuna ricaduta educativo-pedagogica se non quella di “normalizzare” la guerra e l’uso della forza, oltre a tentare di reclutare giovani nelle Forze Armate presentata come una “sicura” opportunità di lavoro. Speriamo la dichiarazione della Garante nazionale Terragni stimoli una attenzione nuova anche da parte di tutte le USR di Italia, leggi qui la lettera: Lettera aperta alla Garante dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Trame di memoria e forme di riconciliazione
Il progetto espositivo ICONE di Rita Giliberto in mostra a Palermo allo spazio XXS Aperto al contemporaneo (dal 14 al 22 novembre 2025) si configura come un’indagine sulla sopravvivenza delle immagini familiari e sul loro potenziale trasformativo nel presente. Il titolo evoca la forza di questi ricordi visivi, capaci di oltrepassare la sfera privata per diventare “icone laiche”: non figure sacre, ma fulcri di memoria dove passato e presente si sfiorano, risvegliandosi nel gesto creativo dell’artista.  Il punto di avvio — il ritrovamento di un nucleo di fotografie nella casa di famiglia — costituisce un archivio minimo ma denso, in cui si intrecciano memoria privata, stratificazioni storiche e risonanze sociali. La scelta dell’artista di assumere tali materiali come fondamento del processo creativo indica un orientamento specifico: non la ricostruzione filologica del passato, ma la sua riattivazione attraverso dispositivi visivi capaci di generare nuovi significati.   Rita Giliberto, Lutto data di scadenza, 2025   La pratica adottata è fortemente processuale. Tecniche miste, collage, velature, sovrapposizioni pittoriche sono impiegate come strumenti di interrogazione dell’immagine. Le fotografie subiscono un trattamento materico che ne altera la leggibilità, sottolineando la loro natura ambigua di documenti e, al tempo stesso, di superfici espressive. Questa modalità operativa, che integra anche inserzioni di materiali d’epoca, frammenti testuali e ritagli, mette in campo un dispositivo di stratificazione che richiama pratiche della memoria basate sulla sedimentazione, sulla cancellazione e sulla riemersione. L’immagine non è mai un dato, ma un campo di tensioni, la superficie si fa pelle della memoria, luogo di contatto tra il visibile e l’invisibile. L’artista esplora la genealogia recuperando volti e presenze che, pur appartenendo all’ambito familiare, si aprono a una dimensione più ampia. L’anonimato parziale, la sfocatura, la perdita di riferimenti contestuali trasformano questi soggetti in figure liminari: non ritratti, ma “presenze”; non rappresentazioni, ma soglie. Li attiva come icone laiche della memoria, custodi di una verità affettiva che supera il privato. In questo senso, l’avvicinamento a pratiche come quelle di Boltanski e Kiefer non è citazionistico, ma analitico: ciò che si condivide è la capacità di far diventare la materia un luogo di storia, ferita e possibilità. L’allestimento è pensato come un percorso non lineare, articolato secondo criteri di prossimità emotiva e visiva. Tuttavia, dietro questa apparente fluidità si riconosce una costruzione rigorosa dei rapporti formali: analogie di luce, continuità cromatiche, contrappunti gestuali e densità materiche organizzano un ambito espositivo che funziona come dispositivo di lettura. L’assenza di una cronologia esplicita sottolinea che il tempo evocato dalle opere non è storico, ma psichico: un tempo che ritorna, si modifica, si sovrappone. Chi visita l’esposizione è chiamato a muoversi in una topografia della memoria piuttosto che nella sequenza narrativa di un album.   Rita Giliberto, Casca il mondo (giro giro tondo)   A livello teorico, il progetto interroga la memoria come processo di cura. Non si tratta di un’elaborazione nostalgica, ma di un lavoro di riconciliazione che assume la fragilità dell’immagine come valore critico. Tale prospettiva si colloca nella tradizione di una cultura visuale delle donne intesa come pratica relazionale, capace di trasformare l’origine in un movimento continuo di ascolto e restituzione. In questo contesto, il riferimento al femminismo va oltre la dimensione critica — presente in opere come Lutto: data di scadenza o La scelta giusta, dove vengono messi in discussione modelli patriarcali di comportamento imposti alle donne — e si estende alla costruzione di un’etica della relazione che informa il metodo stesso: il lavoro sulla memoria come atto di responsabilità, di continuità e di rigenerazione simbolica. La collocazione del lavoro nell’orizzonte più ampio delle ricerche contemporanee sulla memoria permette, infine, di leggerlo come dispositivo di traduzione: tra personale e collettivo, tra documento e immaginazione, tra ferita e riparazione.  Il processo si manifesta come un movimento continuo, in cui la materia e il visibile diventano strumenti di ascolto e di apertura, creando connessioni tra passato e presente, tra memoria e immaginazione. E ogni opera diviene così un’unità concettuale autonoma e, al tempo stesso, parte di un sistema: un nodo della rete che ritessendo l’origine rinnova il rapporto tra soggetto, storia e mondo. Redazione Palermo
Manifestazione a Palermo per il 4 novembre: no alla militarizzazione delle scuole
Più di 400 persone a Palermo hanno preso parte al corteo per dire: “Il 4 novembre non è la nostra festa”. Gli attivisti e le attiviste dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, dopo aver partecipato nella mattinata al Convegno “La scuola non va alla guerra. L’educazione alla pace risponde alla repressione”, ha partecipato al corteo distribuendo un suo volantino e facendo conoscere le proprie attività. Anche a Palermo, come in altri città, la manifestazione è stata anche a sostegno della pace e del popolo palestinese.
Bigg Men / Unreleased
Bigg Men release “Unreleased” out on October 26th 2025  Recorded and mixed between september 2019 and april 2020 at Tone Deaf Studio by Spadino Bigg MenBase: Palermo, Italy Genre: hard psych, sludge, stoner Bigg Men are:Carlo – Bass, VocalsDario – DrumsKevin – Guitar, VocalsSimone – Guest Vocals in S.O.F.T.  UnreleasedRelease: [October […]
Palermo, movimento pro-Pal in corteo condanna il blocco navale sionista
Manifestazione spontanea blocca il traffico in centro dopo l’intercettazione delle navi della Freedom Flotilla e della Thousand Madleens. “Di nuovo in strada – recita uno dei tanti commenti pubblicati sui social – per rompere le complicità con l’economia di guerra e per mandare a casa tutti i governi alleati del sionismo, che tagliano le spese sociali per dirottarli alle spese militari”_   Dopo l’ennesimo atto di pirateria consumato dalla marina militare sionista, messo a segno con l’assalto compiuto – nelle prime ore dell’alba nella giornata di ieri – ai danni della nave Conscience, la principale della Freedom flotilla coalition, insieme ad altre otto imbarcazioni della spedizione Thousand Madleens, il movimento panormita si è ritrovato in serata ancora in piazza a manifestare, dapprima con un presidio davanti la sede della Prefettura, per denunciare l’assordante silenzio di cui è complice il governo italiano: di fronte a  “questa politica che si macchia di crimini contro l’umanità – si scrive in un altro post FB – non possiamo stare a guardare. La nostra risposta deve essere la continuazione della mobilitazione popolare, nelle piazze e davanti ai palazzi del potere”. Ricordiamo che l’operazione d’attacco è scattata attorno alle 4.00 del mattino, a 120 miglia nautiche circa dalle coste palestinesi. Quindi il blocco navale sarebbe avvenuto in acque internazionali, benché Israele considera la zona sottoposta alla sua giurisdizione: ben otto navi della marina militare appoggiate da una squadriglia di elicotteri hanno avuto ragione delle barche della missione umanitaria transnazionale (22 paesi coinvolti fra cui l’Italia con sei partecipanti) che trasportavano, oltre le 18 tonnellate di aiuti umanitari per Gaza, un nutrito numero di personale sanitario medico-infermieristico, nonché giornalisti e attivisti, per un totale complessivo di 250 persone, trascinati verso il porto di Ashdod e che ora rischiano le stesse sorti della Global Simud Flotilla. La gran massa di giovani palermitani, che ha animato successivamente il corteo spontaneo e pacifico, protestavano contro l’inerzia, se non la complicità passiva del governo-Meloni, di fronte alla ennesimo violazioni  del diritto internazionale che ha visto attaccare impunemente in acque internazionali una missione umanitaria e disarmata: “Non condanna, non agisce. Si limita a ‘seguire la situazione’ e a parlare di ‘assistenza consolare’, come se si trattasse di uno smarrimento bagaglio e non di un sequestro di persona”. Per la cronaca bisogna dire che in questi giorni – così come hanno ripreso tutti i mass media – è stata presentata (sostenuta da più di 35mila cittadini) formale denuncia innanzi alla CPI – Corte Penale Internazionale avverso il governo italiano (primo ministro e i ministri della difesa e degli esteri), unitamente all’AD della Leonardo Spa, Roberto Cingolani. La base su cui poggia l’azione legale internazionale è l’articolo 15 dello Statuto di Roma, il trattato costitutivo della succennata CPI, con il quale si permette agli stati membri, alle agenzie ONU, alle organizzazioni internazionali e non governative, e alle cosidette «fonte affidabile» (ritenute tali dalla Corte), “di presentare deposizioni in cui viene chiesto al procuratore generale di indagare su una questione (anche una che la Corte sta già prendendo in considerazione)”. Ad avviso dei proponenti dell’azione legale, così come hanno sottolineato diverse testate: « il governo italiano lo avrebbe fatto dando sostegno politico al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, non esprimendosi contro le sue politiche e legittimando il blocco navale imposto da Israele». Inoltre è stata segnalata la mancata tutela dei nostri cittadini e degli stessi attivisti internazionali, impegnati nella missione della Flotilla. Toni Casano
Bambini con armi anticarro: orrore a Palermo al villaggio dell’Esercito
Sono giunte all’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università diverse segnalazioni relativamente ad una iniziativa militaristica a Palermo, di cui avevamo già scritto qui. Rilanciamo, quindi, un video pubblicato su Facebook da Attivamente, un gruppo di giovani «con l’obiettivo di lasciare l’Italia migliore di come l’abbiamo trovata». Sconvolgente è l’incongruenza di trovare in Piazza Castelnuovo, davanti al Teatro Politeama, in una delle piazze principali di Palermo un Villaggio dell’Esercito, allestito per quattro giorni, e famiglie e bambini avvicinati per imbracciare delle armi vere.  Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università per l’occasione abbiamo organizzato questa contro-iniziativa. Abbiamo denunciato più volte l’uso strumentale dello sport e del progresso tecnologico fatto dal potere autoritario e militare in questi ultimi anni. Mentre scendono tra le strade apparentemente con finalità di svago, le Forze Armate entrano negli spazi dell’istruzione e della formazione, stringendo il nostro Paese al culto delle divise, e promuovendo la narrazione della guerra necessaria per difendere i nostri confini e i nostri alleati storici, indicando ogni giorno un nemico diverso. L’obiettivo che ci siamo dati è quello di contrastare questa tendenza in modo intelligente e critico. Ci fa piacere incontrare compagni di viaggio, come in questo caso, soprattutto per il fatto che siano ragazzi e ragazze, i più toccati da un eventuale richiamo ad azioni di guerra. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Palermo risponde all’appello della Flotilla contro l’atto di pirateria sionista
Sembrava una serata fredda, non tanto per la giornata di maltempo con tanta pioggia e tuoni abbattutasi sin dalla prime ore dell’alba sulla città, ma perché – dopo la grande manifestazione degli oltre trentamila partecipanti allo sciopero del 22 scorso – sembrava che i cuori pulsanti in solidarietà della causa palestinese e contro il genocidio scientificamente pianificato dal governo israeliano si fossero di colpo fermati. Avevamo ascoltato l’appello dalla Flotilla che, proprio nell’attimo in cui stava subendo l’attacco della marina sionista, lanciava l’invito alla immediata mobilitazione di solidarietà del movimento pacifista esploso in modo dirompente anche nel nostro paese. Sapevamo che nella prima serata era sta convocata un’assemblea cittadina a piazza Sant’Anna, nella zona dell’antica fieravecchia dove era insediato il mercato delle merci, il quartiere sviluppatosi nel XVI secolo attorno a quella che diverrà piazza Rivoluzione (ribattezzata così a seguito dell’abbraccio dei rivoltosi palermitani con le camicie rosse garibaldine dopo la battaglia a ponte dell’Ammiraglio), da sempre famosa anche perché centro di tutte le sommosse popolari cittadine. Non credo vi fosse una qualche consapevolezza connessione nella scelta della location. A me piace rievocarla perché – come nella tradizione delle insurrezioni panormite – tutte le rivolte sono iniziate in modo imprevedibile e spontaneo, così parimenti s’è analogicamente coagulata anche ieri sera quell’alchimia rivoluzionaria che anima le nostre sommosse popolari: al grido di “corteo… corteo”, levatosi davanti il sagrato della Chiesa di Sant’Anna, soltanto un paio di centinaia di persone muovevano i primi passi per confluire – a poco meno d’una decina di metri – sulla via Roma (per la cui realizzazione di fine ‘800 gli amministratori sembra si fossero ispirati agli champs parigini) per dispiegare da terra la virtuale vela a fianco di quelle della Sumud Flotilla, levate al vento nel tentativo di aggirare l’illegale blocco navale sionista nelle acque di Gaza, dal 2009  off limits. Ovviamente, rispetto alla maestosità dello spazio, al centro della carreggiata si era formato solo un piccolo assembramento che senza demordere comincia a muoversi pian pianino. Giunti al primo incrocio si cominciano a sentire slogan sempre più forti, ancora un centinaio di metri avanti si fanno intensi. Nel volgere lo sguardo dietro, sembra inverosimile, il corteo si è allungato. Com’è accaduto? Si vede che quel passaggio del corteo, nell’incrociare le comitive di giovani appena usciti dai locali della movida, le quali rispondevano al grido Free… Free… Palestine – in segno di apprezzamento e condivisione contro l’atto di pirateria internazionale che si stava consumando nel mare gazawo – si stava trasformando (come gli affluenti di un piccolo corso d’acqua) il rigagnolo iniziale in un fiume in piena, data anche l’affluenza in massa della gente che nel frattempo aveva raccolto il vociare della notizie del corteo che correva per la città (basti guardare il video per verificare le dimensioni). Tutto ciò dava effettivamente sostanza allo slogan principale che ha attraversato tutta la sera sino a notte fonda la manifestazione: Palermo, lo sa con chi stare… con la Palestina dal fiume al mare! Insomma un gran corteo serale pacifico costituito, soprattutto, da tantissime/i giovan* e moltissime donne di che hanno voluto rispondere all’appello lanciato dalla Global Sumund Flotilla, a seguito del quale si è visto scendere in piazza una massa di gente, così come hanno fatto in tutte le grandi città metropolitane. Quindi, il serpentone spontaneamente formatosi, salutato al suo passaggio con simpatia dalle persone che passeggiavano serenamente per le vie, senza che vi fosse stato alcun cenno minimo d’incidente, si è snodato lungo via Roma/via Cavour/via Ruggero Settimo, fino a Piazza Politeama, dove, invece, ha trovato la strada sbarrata dai furgoni blindati e dagli scudi antisommossa della polizia, con la quale si apre una lunghissima trattativa: pare che i manifestanti volessero proseguire per sciogliersi nella larga piazza antistante il teatro almeydiano, dando così la possibilità a tutti i partecipanti della manifestazione di entrare nello spazio aperto e magari lasciare parlare liberamente ognuno che volesse intervenire. In fondo sarebbe stata del tutto logica una siffatta conclusione della manifestazione, così come da sempre è avvenuto a Palermo per tutte le manifestazioni, sia quando essa prevede il canonico comizio sia quando si lascia il microfono aperto (in questo caso sarebbe stato il un “megafono aperto”), lasciando libertà di intervenire a chiunque dei partecipanti. In ogni caso, ci sia consentito, c’era anche un problema di sicurezza: non è la stessa cosa far defluire una massa di persone verso uno spazio aperto come una grande piazza, piuttosto che pretendere che defluisca all’interno di un budello qual è via Ruggero Settimo. Dalla canto i funzionari dell’ordine pubblico pare negassero l’accesso nella considerazione di una preventiva blindatura militare dell’intero spazio perimetrale. In effetti, avevamo già appreso dal comunicato delle donne UDIPalermo che « L’esercito italiano occuperà Piazza Politeama, dal 2 al 5 ottobre, trasformandola in una cittadella militare. Oltre droni e altri strumenti bellici di elevata tecnologia, sarà esposto l’imponente elicottero da combattimento A129 Mangusta per colpire positivamente il nostro immaginario». La trattativa tra manifestanti ei funzionari assume un contorno più complesso. A quest’ultimi si chiede di interferire con Sindaco e Prefetto perché si sospenda l’iniziativa propagandistica della guerra e la convocazione urgente di un tavolo tecnico sull’opportunità e i termini dell’iniziativa delle forze militari. Sulla chiusura della manifestazione in piazza rimangono irremovibili, decisione da parte della polizia che ha creato non pochi malumori nei manifestanti ancora intruppati nel corteo in una situazione di stallo: la cosa ha determinato diversi contatti con le forze dell’ordine schierati in assetto antisommossa, mentre i manifestanti a mani nude e a volto scoperto gridavano di passare. Sono voltate manganellate che, in particolare sembra aver colpito in testa una giovane donna e diversi ragazzi sono rimasti sconvolti accusando vari malesseri. La questione della  « preoccupante propaganda a favore della guerra, cioè a favore di morte e distruzione » – come avevano scritto le donne dell’UDIPalermo aggiungendo che «Non si tratta di “valori”, ma di propaganda bellica mascherata da festa. Palermo… non ha bisogno di carri armati e droni in piazza» – insomma non ha aiutato al buon esito di una manifestazione che comunque sia è stata la più importante manifestazione serale che si sia vista mai a Palermo. Nell’attesa dello sciopero generale di domani, nel tardo pomeriggio di oggi si terrà un presidio a Piazza Castelnuovo h.18:00   Toni Casano
Palermo, 2 ottobre: c’é chi gioca alla guerra e chi parla di pace con “La conoscenza non marcia”
Circolazione deviata, strade chiuse, operai al lavoro per allestire il “Villaggio promozionale dell’Esercito Italiano” una grande vetrina in cui le Forze Armate  faranno bella mostra di tutta la loro potenza, esibendo sofisticate strumentazioni come l’elicottero Mangusta e mostrando le capacità ricognitive dei droni simili a quelli usati in tutti gli scenari di guerra, che sorvolano i cieli dei paesi per devastare i territori e provocare la morte soprattutto di civili inermi. L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, da molto tempo ormai, denuncia la totale inopportunità di questo tipo di evento, simbolo di una cultura bellicista, proprio durante la delicatissima situazione geopolitica internazionale che stiamo vivendo, con l’ulteriore innalzamento della tensione nel versante orientale dell’Europa, il genocidio in atto a Gaza contro il quale il 22 settembre scorso la Scuola, i lavoratori e tutta la società civile hanno manifestato. Per questo motivo l’Osservatorio ha chiesto all’Ufficio Scolastico Regionale della Sicilia e ai dirigenti scolastici di non sponsorizzare questo evento, e alle/ ai docenti di non rendersi disponibili ad accompagnare nessun/a studente, rilevando inoltre la totale mancanza di positive ricadute didattiche e di arricchimento culturale (clicca qui per la lettera a USR Sicilia). Da tempo denunciamo l’incompatibilità della Scuola con la cultura della difesa che utilizza la guerra e il riarmo per parlare di pace. Oggi la Scuola chiede a gran voce di fermare tutte le guerre e il massacro di inermi popolazioni, di rispettare il diritto internazionale ripristinando la legalità laddove invece con le armi e gli eserciti si calpestano i diritti umani. Per questo motivo il nucleo territoriale dell’Osservatorio ha organizzato proprio il 2 ottobre un dibattito nell’ambito della campagna “La conoscenza non marcia” per dare la parola alle Scuola e all’Università che più di tutte hanno contribuito al “risveglio” pacifista della cittadinanza e si sono mobilitate contro il genocidio a Gaza e la militarizzazione del sapere. Durante il dibattito docenti e studenti parleranno delle mozioni e dei documenti che hanno prodotto, insieme rifletteremo per individuare quali percorsi formativi   possono consolidare nei giovani valori di solidarietà, rispetto, accoglienza dell’“altro” che la cultura della Difesa al contrario considera un nemico da combattere. Con la presenza di docenti, studentesse e studenti di UniPA avremo modo di parlare dello stretto legame, talvolta vera subordinazione, della ricerca universitaria con grandi imprese, che utilizzano tecnologia dual use per rifornire gli eserciti di tutto il mondo, come la Leonardo Spa, diventata il terzo fornitore di tecnologia bellica a Israele.
Osservatorio contro Villaggio promozionale dell’Esercito Italiano a Palermo: lettera a USR
Lo scrivente Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università in merito alla presenza del “Villaggio promozionale dell’Esercito Italiano” dal 2 al 5 ottobre 2025 a piazza Politeama denuncia la totale incompatibilità di questo evento, simbolo di una cultura bellicista, proprio durante questa delicatissima situazione geopolitica internazionale, con l’ulteriore innalzamento della tensione nel versante orientale dell’Europa, il genocidio in atto a Gaza contro il quale il 22 settembre scorso la Scuola, i lavoratori e tutta la società civile hanno manifestato. Per questo motivo abbiamo chiesto all’Ufficio scolastico regionale e ai dirigenti scolastici di non sponsorizzare questo evento, e alle/ ai docenti di non rendersi disponibili ad accompagnare le/gli studenti. Questo perché riteniamo che la Scuola sia incompatibile con la cultura della difesa che utilizza la guerra e il riarmo per parlare di pace. Oggi la Scuola chiede a gran voce di fermare tutte le guerre e il massacro di inermi popolazioni, di rispettare il diritto internazionale ripristinando la legalità laddove invece con le armi e gli eserciti si calpestano i diritti umani. Già gli scorsi anni l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, così come tante associazioni per la pace, aveva denunciato che visitare padiglioni militari, fare prove di combattimento “corpo a corpo”, conoscere il funzionamento dei più moderni mezzi in dotazione alle FF. AA, (come in questo evento l’elicottero Mangusta) e le capacità ricognitive dei droni strumenti di morte usati in tutti gli scenari di guerra, pur fortemente attrattivi, non hanno alcuna ricaduta educativo-pedagogica se non di “normalizzare” la guerra e l’uso della forza, oltre a tentare di reclutare giovani nelle Forze Armate presentata come una “sicura” opportunità di lavoro. Siamo convinti che il compito della Scuola sia di offrire ai giovani prospettive di pace e di futuro senza conflitti, di coltivare il rispetto dell’ ”altro” e tra i popoli, far comprendere e rispettare l’art. 11 della Costituzione che indica il ripudio della guerra come elemento per dirimere i conflitti. Fare educazione alla pace o orientare gli studenti verso attività di lavoro rispettose dello spirito delle linee guida per l’educazione alla pace e alla cittadinanza globale dello stesso Ministero dell’Istruzione e del merito (nota n 4469/2017), contrasta con questo tipo di attività svolte in contesti militari, sempre più spesso proposte a studenti di tutte le età, che esaltano il nazionalismo e i suoi valori quali “coraggio”, “difesa della patria”, “orgoglio nazionale” appartenenti a quella Cultura della Difesa e della Sicurezza, già declinata nel 2007 nella riforma dei servizi segreti, oggi ribadita nel recente “Comitato per lo sviluppo e la valorizzazione della cultura della Difesa”, istituito dal Ministro Crosetto. Alleghiamo lettera inviata al Dirigente USR Sicilia. Al Direttore USR Sicilia. No al Villaggio dell’esercitoDownload Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Sicilia