Il più grande nemico dell’Europa
Giorgia Meloni è stata intervistata da Enrico Mentana al TG LA7, nel contesto di
un confronto a distanza con Elly Schlein, che era stata intervistata il giorno
precedente. Meloni rifiuta il confronto diretto con la segretaria del Partito
democratico, sostenendo che lei si confronterà soltanto quando le opposizioni
avranno una leadership unitaria — una posizione ironica per la presidente del
Consiglio espressa da una coalizione che alle scorse elezioni aveva come accordo
di leadership tra Salvini e Meloni vedere chi arriva primo. Durante l’intervista
Meloni si è schierata nettamente a favore degli investimenti per la Difesa — che
vuole dire schierarsi dalla parte di tagli draconiani su ogni altro aspetto
dello stato — dicendo che il riarmo è “un processo inevitabile,” che
“chiaramente, ha un costo, un costo economico, e produce una libertà politica.”
Parlando del sostegno all’Ucraina di fronte all’invasione russa, secondo Meloni
“la pace non si costruisce con le buone intenzioni,” ma “con la deterrenza” —
Mentana caritatevolmente non ha chiesto se la cosa si applica anche alla
Striscia di Gaza, quando poco dopo invece Meloni sostiene la necessità del
disarmo di Hamas. (TG LA7 / YouTube)
Meloni ha minimizzato il rapporto sempre più teso con gli Stati Uniti,
sostenendo che non parlerebbe di “un incrinarsi dei rapporti tra Stati Uniti ed
Europa.” La domanda arrivava in seguito alla pubblicazione del National Security
Strategy da parte della Casa bianca. L’NSS è un documento che l’amministrazione
statunitense stila periodicamente, e che elenca tutte le possibili
preoccupazioni per la sicurezza nazionale che interessano Washington, e come la
politica statunitense conta di affrontarle. Meloni sostiene di “condividere”
alcuni dei giudizi espressi, e parla di un documento “assolutamente
condivisibile,” che parla di temi che dagli Stati Uniti arrivano da sempre,
“magari con toni più assertivi.” In realtà, nel capitolo sull’Europa dell’NSS,
l’amministrazione Trump II parla della regione con, a dir poco, sdegno. Secondo
i funzionari autori del documento, l’Europa rischia la “cancellazione della
propria civiltà,” al punto da poter perdere il proprio stato di alleato
affidabile. Il documento accusa i governi europei di “sovvertire i processi
democratici,” compreso sulla volontà popolare di mettere fine alla guerra in
Ucraina. Il documento sposa pienamente la teoria del complotto del piano
Kalergi, scrivendo che “nel lungo termine, è più che plausibile che entro pochi
decenni al massimo, alcuni membri della NATO diventeranno in maggioranza non
europei,” e che quindi “è una questione aperta se considereranno il loro posto
nel mondo, o la loro alleanza con gli Stati Uniti, allo stesso modo di coloro
che hanno firmato la carta della NATO.” (Casa bianca)
La pubblicazione del documento sembra aver preso in contropiede le autorità
europee — la portavoce della Commissione europea Paula Pinho ha dichiarato di
essere a conoscenza della “pubblicazione” del documento, ma che “non aveva avuto
tempo di guardarlo,” ma precisando che la Commissione avrebbe “sicuramente”
fatto sapere la propria posiziione. L’ex primo ministro svedese Carl Bildt — non
esattamente un estremista di sinistra, è stato leader del Partito moderato — ha
scritto che il documento mette l’amministrazione Trump “a destra dell’estrema
destra europea.” Il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul ha commentato
che “analizzerà nel dettaglio” il documento, ma ha commentato seccamente che la
Germania “non ha bisogno di consigli esterni,” anche nel contesto degli alleati
NATO. Al momento non risultano commenti dal collega italiano di Wadephul, il
vicepremier Tajani, che in queste ore è impegnato come podcaster, annunciando il
nuovo podcast della Farnesina e ospite della puntata d’esordio del podcast di
Forza Italia, che si intitola Forza 4. (POLITICO / X / DW / Adnkronos / YouTube)