
Il genocidio continua
The Submarine - Friday, November 28, 2025
Sta circolando online un video, da una telecamera a circuito chiuso, in cui si vede un gruppo di 3 soldati israeliani assassinare 2 palestinesi che si erano arresi e non costituivano nessuna minaccia — con le mani alzate e con il torso scoperto, e poi direttamente inginocchiati a terra. L’omicidio si è svolto nella città di Jenin, in Cisgiordania. Le autorità israeliane hanno ammesso le uccisioni, e la giustificazione per aver utilizzato forza letale sarebbe che i due uomini avrebbero contraddetto gli ordini dei 3 militari, cercando di rientrare nella struttura da cui erano stati fatti uscire. Il ministro della Sicurezza nazionale Ben-Gvir è intervenuto per difendere i militari assassini, dicendo che forniva loro “il pieno supporto,” perché “hanno agito esattamente come ci si aspettava da loro: i terroristi devono morire!” L’Autorità palestinese ha condannato le uccisioni, sottolineando come si tratti di un crimine di guerra, mentre Hamas ha parlato espressamente di una “campagna di sterminio sistematica” in corso contro i palestinesi della Cisgiordania. (X / Middle East Eye)
La campagna di sterminio continua: lo denuncia anche Amnesty International, in un nuovo report, che documenta come nonostante il cessate il fuoco e la liberazione di tutti i prigionieri israeliani ancora in vita, le autorità israeliane non abbiano effettivamente sospeso la propria campagna genocida, continuano a imporre alle persone che vivono nella Striscia “condizioni di vita costruite per provocarne la distruzione fisica.” Oltre alle numerose infrazioni alla tregua — in cui sono state uccise più di 327 persone — Tel Aviv continua a violare gli ordini della Corte internazionale di giustizia, limitando quasi completamente l’accesso agli aiuti, ai servizi essenziali e bloccando l’ingresso di materiali con cui ripristinare le infrastrutture. Amnesty denuncia anche l’assenza di indagini e procedimenti contro i responsabili di atti di genocidio e segnala un allentamento della pressione internazionale. La segretaria generale di Amnesty, Agnès Callamard commenta seccamente: “Il cessate il fuoco non può diventare una cortina di fumo per nascondere il genocidio in corso da parte di Israele.” (Amnesty International)
Nel contesto del cessate il fuoco, invece, la risposta internazionale è regredita alle azioni simboliche e vuote degli anni scorsi, quando i crimini di Israele erano difesi o largamente ignorati dalla politica occidentale. Giovedì Francia, Germania, Italia e Regno Unito hanno pubblicato una nota congiunta condannando la violenza contro i palestinesi da parte dei coloni israeliani. I governi del gruppo, l’E4, denuncia il numero sempre più alto di attacchi — solo nello scorso mese 264: “Questi attacchi vanno fermati.” “Seminano il terrore tra i civili, danneggiano gli sforzi di pace in corso e compromettono la sicurezza duratura dello stesso stato di Israele.” Il documento stesso fatica a negare che il problema sia politico, e non limitato alle azioni di alcuni coloni violenti: “Accogliamo con favore la chiara opposizione del presidente Trump all'annessione e ribadiamo la nostra opposizione a qualsiasi forma di annessione, sia essa parziale, totale o di fatto, e alle politiche di insediamento che violano il diritto internazionale.” (Governo britannico)