Trump, tra guerre e pace

The Submarine - Tuesday, December 2, 2025

Il presidente statunitense è intervenuto su Truth Social per redarguire Netanyahu in seguito all’attacco delle IDF in Siria della settimana scorsa, in cui sono state uccise 13 persone: “È molto importante che Israele mantenga un dialogo forte e sincero con la Siria e che nulla interferisca con l'evoluzione della Siria verso uno Stato ricco.” In giornata, Trump ha parlato al telefono con Netanyahu, e lo ha invitato di nuovo alla Casa bianca. La Siria ha descritto l’attacco israeliano come un “crimine di guerra.” L’amministrazione Trump II, che è una alleata vicinissima di Tel Aviv, è sempre più frustrata dagli attacchi israeliani. Parlando in condizioni di anonimato con Axios, due funzionari statunitensi si sono lamentati: “Stiamo cercando di dire a Bibi che deve smetterla perché, se continua così, finirà per autodistruggersi.” Secondo una delle due fonti, “Bibi vede fantasmi ovunque.” Non è la prima volta che Axios riporta di grandi frustrazioni a Washington per la condotta del governo Netanyahu VI in Siria. Lo scorso giugno, dopo un attacco violento contro Damasco, un funzionario aveva sospirato: “Bibi si è comportato come un pazzo. Bomba tutto in continuazione. Potrebbe compromettere tutto ciò che Trump sta cercando di fare.” (the New Arab / Associated Press / Axios)

Sono altrettanto tesi i rapporti con gli stati europei nel contesto della trattativa per mettere fine alla guerra in Ucraina. Non è un segreto che gli stati europei ritengano che l’accordo originale proposto da Trump favorisse troppo la Russia — fino a poche settimane fa la posizione di pace di Bruxelles e Washington era equivalente a dire che la Russia doveva perdere la guerra. Ora, la diplomazia europea è paralizzata, ancorata a scenari di guerra con la Russia e senza capacità di esercitare influenza con gli Stati Uniti. Parlando con il Financial Times, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone ha dichiarato che la NATO sta valutando di essere “più aggressiva” e condurre azioni di guerra ibrida, di cui le autorità atlantiste accusano da tempo Mosca. Secondo l’ammiraglio finora l’alleanza è stata solo “reattiva,” mentre ora deve decidere di essere “proattiva,” ripetendo l’ormai vecchia teoria che un attacco preventivo possa costituire un’azione difensiva. Mosca ha ovviamente reagito in modo duro alle parole di Dragone: la portavoce del ministero degli Esteri russo Marija Zacharova ha parlato di un “passo estremamente irresponsabile,” e ha mosso un’accusa precisa: “Ci sembra un tentativo specifico di minare gli impegni per superare la crisi in Ucraina.” (Reuters / Financial Times / Reuters)

Nel frattempo, un retroscena di Reuters riporta della trattativa tra Caracas e Washington: in una telefonata del 21 novembre, Maduro si sarebbe offerto di lasciare il governo e il paese, in cambio della piena amnistia per sé, i propri familiari, e la revoca delle sanzioni su un centinaio di funzionari venezuelani. Maduro avrebbe indicato che l’attuale vicepresidente Delcy Rodriguez avrebbe potuto guidare un governo a interim dopo le sue dimissioni. Trump avrebbe rifiutato le condizioni di Maduro, dandogli però comunque una settimana di tempo per lasciare il paese — settimana che sarebbe scaduta quando Trump ha scritto quel messaggio di difficile interpretazione sulla “chiusura” dello spazio aereo del paese. A Washington, intanto, continua la controversia sul crimine di guerra compiuto dalla marina statunitense lo scorso 2 settembre, quando sono stati attaccati i naufraghi sopravvissuti di uno degli attacchi condotti dagli Stati Uniti contro le imbarcazioni che sostengono essere di narcotrafficanti. La Casa bianca lunedì è tornata a difendere la legalità dell’operazione, senza però giustificarla in materia — o negare che sia stato condotto il secondo attacco sui sopravvissuti. (Reuters / Associated Press)