
La Bolivia e il litio, tra orgoglio e pazienza
Pressenza - Friday, July 25, 2025Non c’è Paese senza destino se si prende cura delle proprie radici. Il litio è la radice del XXI secolo. E la Bolivia ce l’ha già nelle sue mani.
Le riserve della Bolivia stimate di 23 milioni di tonnellate (33,6% del totale mondiale) sono le prime al mondo. Produzione 2023 quasi nulla (0,0% della produzione mondiale). Valore stimato: oltre 460.000 milioni di dollari. Dati del Servizio Geologico degli Stati Uniti.
La Bolivia possiede le maggiori riserve di litio del pianeta, ma ancora non ha una produzione industriale rilevante né una catena di valore consolidata. Non è un Paese povero, è un Paese saccheggiato con una dignità intatta. Ha le risorse, ha la storia e soprattutto ha il litio. Ma mentre il mondo corre dietro il minerale bianco come se fosse sangue per le auto elettriche, la Bolivia cammina al proprio ritmo. Questa pazienza, che per alcuni è arretratezza, potrebbe essere la sua più grande forza.
Il cosiddetto triangolo del litio (Cile, Argentina, Bolivia) concentra oltre il 60% delle riserve globali. La Bolivia, con il Salar de Uyuni come epicentro. Esiste un potenziale anche nelle saline di Coipasa a Oruro e di Pastos Grandes a Potosí. Salar de Uyuni: ≈ 21 milioni di tonnellate. Proporzione del “Salar de Uyuni” sul totale del Paese: ≈ 91%. Ciò significa che praticamente tutta la ricchezza di litio della Bolivia si trova sotto la superficie del “Salar de Uyuni”, rendendolo il più grande giacimento singolo del pianeta.
Eppure nel 2023 la Bolivia ha fatturato solo circa 180 milioni di dollari per il litio e i suoi derivati. La produzione è stata bassa. Ma il 100% di questa cifra rimane nelle mani dello Stato. Non esistono concessioni private. L’intera catena è sotto il controllo di Yacimientos de Litio Bolivianos (YLB). Un modello sovrano sì, ma ancora in fase di sviluppo. E in disputa perché ogni passo compiuto dallo Stato dà fastidio a coloro che vorrebbero gestire il litio come hanno gestito l’argento o il rame.
Il litio boliviano è più difficile da lavorare. È mescolato con il magnesio, il che rende più costosa la separazione. Richiede tecnologia, investimenti e sovranità. E la Bolivia ha preferito costruire questa sovranità piuttosto che ripetere la storia dello stagno, del gas o dell’argento. Ecco perché il litio è al 100% di proprietà dello Stato. Non ci sono SQM o Albemarle (aziende chimiche, la prima cilena, la seconda statunitense, N.d.R). Nessun privato può sfruttarlo senza associarsi con YLB. Non ci sono concessioni aperte. Solo uno Stato che ha scelto di essere proprietario del proprio sottosuolo.
Oggi YLB gestisce tre impianti chiave:
- Impianto Pilota di Carbonato di Litio a Llipi, Potosí
- Impianto Industriale di Cloruro di Potassio, inaugurato nel 2018
- Impianto Industriale di Carbonato di Litio, entrato in funzione nel 2023
Nel 2023, la Bolivia ha prodotto soltanto 1.400 tonnellate di carbonato di litio. Molto al di sotto delle 40.000-60.000 tonnellate che producono Argentina o Cile. L’obiettivo ufficiale è di raggiungere 100.000 tonnellate annue entro il 2030, con impianti moderni e tecnologia DLE (estrazione diretta).
Per accelerare questo percorso, la Bolivia ha firmato due accordi strategici: uno con il consorzio cinese CATL BRUNP CMOC per 1.400 milioni di dollari per la costruzione di due impianti con tecnologia DLE, e un altro con la società russa Uranium One Group, parte del colosso statale Rosatom, per lo sviluppo di nuovi progetti. Entrambi gli accordi rispettano la sovranità nazionale. YLB mantiene il controllo delle risorse e partecipa ai profitti. Cina e Russia forniscono la tecnologia, ma non si prendono né le saline né la proprietà. Ogni impianto previsto avrà una capacità di 25.000 tonnellate all’anno, avvicinando la Bolivia ai maggiori produttori entro il 2026-2027.
Ma la Bolivia non vuole essere solo esportatrice di salamoia. Il suo obiettivo è creare una catena di valore completa, dalla salamoia alle batterie e alle auto elettriche. Nel 2019 ha inaugurato il suo primo impianto pilota per la produzione di batterie. Oggi, punta ad attrarre fabbriche di catodi, elettroliti, componenti strategici e assemblaggio completo di batterie.
Ambizioso? Sì. Lento? Anche. Degno? Decisamente.
La Bolivia vuole che il litio generi occupazione, tecnologia e sovranità. E che non finisca nelle mani di multinazionali che operano da paradisi fiscali. E questo dà fastidio. Perché ci sono Paesi e aziende che preferiscono il litio senza la Bolivia. O una Bolivia senza Stato.
Cosa manca?
1. Aumentare l’efficienza degli impianti esistenti
2. Superare i colli di bottiglia tecnologici nell’estrazione.
3. Ampliare le infrastrutture logistiche.
4. Formare un maggior numero di tecnici e scienziati nazionali
5. Accelerare la messa in funzione di nuovi impianti
E soprattutto blindare politicamente la sovranità sul litio. Perché ogni volta che la Bolivia fa dei progressi, emerge una crisi, un sabotaggio, un colpo di Stato o una campagna internazionale. È già successo nel 2019. Il litio non è solo un minerale. È geopolitica.
La salina tace, ma non dimentica. A ogni alba bianca su Uyuni, il litio ricorda che è stato evaporato mille volte dal sole, ma mai dall’oblio.
La Bolivia ha le risorse. Ha la dignità. Ha la storia. Manca solo il tempo. E il tempo a volte è dalla parte di chi non tradisce le proprie radici.
Traduzione dallo spagnolo di Stella Maris Dante. Revisione di Thomas Schmid.