David Miller in tribunale per post sui social media che criticano il sionismo

Pressenza - Monday, July 7, 2025

Presstv. Da tempo critico del sionismo come ideologia razzista, afferma che questa è l’ennesima caccia alle streghe.

“Sono stato portato in tribunale dalla Campagna contro l’antisemitismo, che è di fatto una risorsa del regime sionista nella Palestina occupata, e ora per aver inviato tre tweet minacciosi, minacciosi come intesi nel Communications Act del 2003.

“Pensano di potermi far processare e condannare, con accuse che comporterebbero una pena massima di sei mesi.

“Ora, questo è uno spettacolo. È teatro. Stanno portando avanti un procedimento giudiziario privato, e sono un’organizzazione che non rivela nemmeno i nomi dei suoi direttori o amministratori in pubblico.

“Quindi questo è un processo clandestino, kafkiano, per cercare di mettermi a tacere. Ma ovviamente non funzionerà”. (David Miller, Accademico).

 

David Miller è un sociologo britannico nato nel 1964, noto per le sue ricerche sulla propaganda e l’islamofobia. Ha ricoperto incarichi accademici in diverse università, tra cui l’Università di Strathclyde, l’Università di Bath e l’Università di Bristol.

Miller è stato licenziato dal suo incarico all’Università di Bristol quasi quattro anni fa a causa di affermazioni secondo cui le sue lezioni sull’islamofobia avrebbero creato un ambiente ostile per gli studenti ebrei.

I suoi sostenitori nella lotta contro il sionismo, e lui stesso, sostengono che il suo licenziamento sia stato motivato dalle pressioni dei gruppi di pressione filo-israeliani.

“L’università ha affermato che ciò non era appropriato, perché avevo portato gli studenti in un conflitto… ovviamente, quello che è successo è che hanno creato un conflitto con me.

Quando li ho portati in tribunale, la corte ha respinto l’accusa. Hanno affermato che non ero stato licenziato per aver portato gli studenti in conflitto. Ero stato licenziato perché avevo opinioni antisioniste che l’università non riteneva appropriate.

E inoltre, la corte ha affermato che tali opinioni erano degne di rispetto in una società democratica, il che significa che non sono razziste, il che ovviamente manda all’aria tutti i discorsi del regime sionista, che insiste sempre sul fatto che antisemitismo e antisionismo siano la stessa cosa.

Non lo sono; come tutti sanno”.

Per ora, i procedimenti legali continuano, e con essi il dibattito sulla verità, sul potere e sul costo di opporsi al sionismo.

Le questioni in gioco si estendono ben oltre le aule giudiziarie, toccando la lotta globale su chi può parlare contro il sionismo, cosa può essere messo in discussione e se qualcuno può sfidare le potenti lobby politiche di Israele senza timore di ritorsioni.

InfoPal