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Per una critica radicale alla perfezione del corpo e alla chirurgia estetica
Il corpo è sempre stato un terreno di scontro, segnato dall’antica visione della paura e del sospetto nei suoi confronti in quanto origine di seduzione, desiderio, sregolatezza, terreno di perdizione, mozione delle pulsioni, sessualità, sensualità carnale, sessualizzazione, qualcosa di incontrollabile, origine di peccato e quindi oggetto di penitenza. “Controllerai i ventri e controllerai le genti” è il motto all’origine di quello che hanno attuato i regimi autoritari e che viviamo anche noi oggi in Occidente tanto con le retoriche allucinanti del natalismo, del familismo, del parto di Stato, degli imbarazzanti Fertility Day quanto sui temi etici riguardanti l’aborto legale, il suicidio assistito e l’eutanasia. La cristianità, ovvero la cultura sorta intorno al cristianesimo, ha tramandato un’idea rigida del corpo, come una “prigione della nostra anima”, un “sacco di sterco” come lo ha definito Teresa D’Avila, un mero “involucro” da abbandonare quando diventerà inservibile. Questo è stato il pensiero dualistico e gerarchico occidentale, tramandato anche dalla teologia tradizionale cristiana, che differisce totalmente dal cuore del cristianesimo (e dalla mistica cristiana) che si presenta – nonostante tutto – come l’unica, tra le religioni abramitiche, a dare una grande importanza alla corporeità: “Il Verbo si fece carne” si legge nel Vangelo secondo Giovanni (1:14). Il cristianesimo onora il corpo come principio dell’individualità senza cui l’anima non raggiungerebbe mai la sua pienezza. Come ci ricorda la teologa femminista Teresa Forcades: “Tommaso d’Aquino ha affermato che non possiamo essere “persone” senza il corpo. La sola anima non costituisce una persona. L’amore tra esseri umani non può esistere senza il corpo, perché l’essere umano non può esistere senza di esso. C’è un corpo terreno e un corpo celeste, un corpo fisico e un corpo spirituale. Ma rimane sempre il bisogno di avere un corpo come principio che personalizza la nostra identità.” – ed aggiungo io, la nostra unicità, la nostra diversità. Il cristianesimo parla dell’incarnazione di Gesù Cristo e di “resurrezione della carne” nello stesso modo in cui ha posto fine a qualunque iconoclastia, facendo fiorire l’incommensurabile arte nei suoi luoghi di culto fatta di statue carnali, corpi formosi, affreschi di angeli nudi, quadri di corpi nudi eleganti vestiti solo di veli, per non parlare dei corpi straziati e martoriati come San Sebastiano Martire sanguinante attraversato da frecce e Santa Giulia legata ad un palo mentre una forca le raspa il seno. L’arte cristiana, pur essendo in balia contrastante tra la teologia rigorista e il messaggio cristiano, ha esaltato il corpo sia nella sua bellezza sia nella sua crudezza. Nonostante ciò, la visione patriarcale è quella che ha continuato a vigere nella cristianità come nel capitalismo dei consumi di oggi dove utilitarismo, efficientismo ed apparenza vanno di pari passo con una cultura della competizione, della prestazione, della mercificazione e dello scarto. Come direbbe Papa Francesco, la “cultura dello scarto” è una “cultura della morte”. Ciò che non serve viene scartato, a meno che lo “scartato” si adegui/rispetti/rispecchi precisi canoni e può quindi tornare utile. Nella visione contemporanea, il corpo è ridotto a merce, oggetto di desiderio, desiderabile e commercializzabile, utilizzabile e usufruibile, discriminato e controllato. Il corpo deve essere prestante secondo precisi canoni/convenzioni di bellezza: esaltato quando “giovane”, scartato quando “vecchio” e recuperabile quando può ancora essere funzionale all’industria dell’immagine, a costo di essere medicalizzato e ritoccato. Nel 2023 è uscito il film Barbie, con protagonista Margot Robbie. Un “film in rosa” che ha incassato cifre astronomiche cercando di “combattere i pregiudizi sulle donne”, venendo addirittura definito assurdamente “femminista” e rivolto all’empowerment femminile. Nulla di più falso e intriso di purplewashing. Come ha dichiarato giustamente la comica Valentina Persia: “Barbie è un fake, un’illusione ottica, una menzogna. La prima che ha fatto bodyshaming a tutte noi, facendoci sentire inadeguate, grasse, povere e poco bionde…. Tutta apparenza e ostentazione, ma guadagnati come?  Chiedetelo a Ken che nel frattempo è sparito perché la signorina in questione gli ha fottuto tutto per fare la bella vita…” – afferma Persia sollevando una polemica – “Fate una bambola più vicina alle donne vere, quelle che si fanno il mazzo tutto il giorno, quelle donne che sorridono nonostante le chiappe e le tette cadenti, quelle donne che sanno essere donne nonostante siano nate in un corpo maschile, quelle donne che scappano spesso proprio da quel Ken che a differenza tua, invece di donare ville, roulotte o macchine rosa, picchia e picchia forte… Spostati biondina che siamo un esercito!” – concludeva la Persia. Interessante che a dire queste parole di estrema verità sia stata proprio la Persia che, non accettandosi fisicamente per come era, ha fatto ricorso alla chirurgia estetica. Il rincorrere le aspettative di questi canoni, nella nostra società attuale, ha preso di mira tutti, uomini e donne. Se Barbie ha fatto danni, ora è Ken a infliggere l’ennesima ansia da prestazione: sempre più ragazzi sono ossessionati dal mito del corpo palestrato, dalla pesistica, dal cross-fit, dal mito del virilismo, dal corpo apparentemente forte e muscoloso, ma in realtà reso tale solo dal gonfiore dato dalla ritenzione di liquidi e dall’assunzione spropositata di creatina in barba a qualunque attenzione per la propria salute. Anche se questo è un fenomeno in drastico aumento tra gli uomini, ad essere presi di mira sono la vecchiaia e il corpo delle donne attraverso la tossicità di tre strumenti: il photoshop, che ritocca o altera un’immagine di una persona espropriandola delle sue caratteristiche reali; l’intelligenza artificiale, vittima di bias cognitivi legati agli stessi stereotipi ageisti e di genere, oltre che alle norme/convenzioni e canoni di bellezza di cui noi stessi siamo vittima; e la chirurgia estetica, che alimenta un’industria dell’apparenza sulla pelle di migliaia di ragazze, adulte ed anziane, medicalizzandone e colonizzandone il corpo con sostanze chimiche e protesi artificiali per rincorrere canoni desiderabili e irraggiungibili su modello pubblicitario, ma funzionali alla norma vigente. Il grande psicanalista e filosofo argentino Miguel Benasayag, in Funzionare o esistere?, parla del concetto di plasticità: il vivente deve trasformarsi in un senza-forma iperplastico che si lascia plasmare, contro ogni forma di pensiero complesso. Nella “cultura dello scarto” gli anziani sono considerati “vecchi”, fuori dal ciclo produttivo, di sviluppo e di consumo e – per questo motivo – “inutili”, “senza funzione”, ovvero che non possono più funzionare. Lo stesso subiscono le donne a causa delle gravi ed ataviche connotazioni di genere dei canoni di bellezza, stratificati nella nostra cultura e funzionali al desiderio maschile: fino a quando sono giovani, belle, formose, fertili vengono considerate prestanti e utili; ma quando l’età avanza, arrivano la menopausa e le rughe, il corpo subisce degli sbalzi ormonali, ecco che la donna viene considerata non funzionale ad un sistema che – nutrendosi di maschilismo interiorizzato – rincorre il desiderio maschile. In una società consumistica, come la nostra, che ti obbliga ad inseguire questo flusso senza fine, le persone si sentono spinte ad inseguire il mito dell’eterna giovinezza, per essere utili, e dell’eterna bellezza, per essere prestanti e desiderabili. È la desacralizzazione dei corpi, come la chiamava Gandhi: il proprio corpo non è più un’entità che unisce spirito e fisico, un mezzo per esprimere i propri principi e per influenzare gli altri, o uno strumento di lotta politica e di resistenza, ma bensì un’immagine tra le altre che spesso viene trasformata plasticamente per compiacere qualcosa di esterno, in funzione degli altri, per trovare una falsa accettazione di Sé nella tendenza perversa di questa società post-moderna o ipermoderna. Nel marzo 2025, parlando del suo libro Il corpo gioia di Dio (Gabrielli editori) , in una interessantissima intervista di Ritanna Armeni per L’Osservatore Romano contenuta nell’ inserto Donne Chiesa Mondo, Teresa Forcades affermava: “Nella nostra cultura tardo capitalistica esiste lo sfruttamento e la mercificazione del corpo. Ragazze sempre più giovani (e anche ragazzi) vengono sessualizzati e sottoposti a standard di bellezza irrealistici e in costante mutamento.  L’età di chi si ammala di anoressia si è abbassata e la percentuale dei casi è aumentata. La chirurgia estetica è diventata comune e viene applicata alle parti più intime del corpo. C’è tanto da criticare nella nostra cultura per quanto riguarda il modo in cui tratta il corpo. (…) È l’ineludibile e irrisolvibile contraddizione del patriarcato: le donne sono viste come oggetto di desiderio (sono pure, ispirano, curano, guariscono) e al tempo stesso come inferiori (son malvage, bisognose di guida e di controllo, inaffidabili). È impossibile essere entrambe le cose. Il corpo delle donne deve essere “perfetto” secondo standard di bellezza sempre più irrealistici e deve essere controllato attraverso la violenza psicologica e fisica.” Spesso, attraverso i canoni di bellezza imposti dal mercato, dalla pubblicità e dalle illusorie manie di perfezione, assistiamo a una prepotente medicalizzazione dei corpi attraverso i più vari rami della chirurgia estetica che, in quanto frutto dei canoni propri delle società patriarcali, si trovano ad avere una forte connotazione di genere che vede nelle donne il bersaglio principale, il consumatore da conquistare fino ad arrivare a interventi chirurgici come la labioplastica, l’intervento di chirurgia estetica che consiste nel taglio delle piccole labbra della vulva per renderle uguali. È così che la medicalizzazione del corpo femminile diventa il braccio armato del nuovo capitalismo cognitivo fondato su omologazione, perfezione, competizione per l’immagine e il conformismo. Questa mentalità maniacale per la perfezione sta mettendo in serio pericolo anni e anni di conquiste femministe, oltre che la cultura della cura e dell’allattamento nelle giovani ragazze e madri. Purtroppo oggi, l’esterofilia americana dei “corpi perfetti” ha fatto dell’allattamento non più una conquista in nome dei diritti delle donne, dei bambini e della salute di entrambi, ma bensì un qualcosa di “obsoleto”, sostituibile con le nuove tecnologie e con i latti artificiali. Negli USA il seno è oggetto primariamente sessuale, a causa dell’uso distorto e sessualizzato che ne fanno l’industria cinematografica, l’industria pornografica e la pubblicità televisiva, intrise di eterosessismo. Spesso ciò porta le donne a non ricorrere all’allattamento naturale proprio per rincorrere i canoni di bellezza introiettati dalla società patriarcale secondo cui i loro corpi devono essere belli, perfetti, proporzionati ma soprattutto sessualizzati come nelle sfilate di moda e nella pubblicità. L’arrivo di un bambino e delle sue necessità vengono visti come un fenomeno di degradazione del seno: visione influenzata anche dall’atteggiamento dei partner che disincentivano le donne all’allattamento per motivi puramente estetici. La donna che allatta deve negoziare continuamente fra un ruolo sessuale e un ruolo materno, generando tensione, stress, difficoltà e ostacolo all’allattamento. Questo, a lungo andare porta culturalmente all’abbandono dell’allattamento, alla perdita della cultura della cura e a trovare la soluzione più semplice: il ricorso ai latti artificiali che fanno gola all’industria. Sicuramente la televisione, la pubblicità, l’industria cinematografica, il capitalismo cognitivo[1] hanno influito molto – dagli anni del riflusso in poi – a consolidare questi canoni tossici e un ricorso sempre più massivo alla chirurgia estetica. Attrici di successo, donne dello spettacolo, cantanti, showgirl, modelle, pornostar, ballerine, veline sono state rispettivamente – su modello di Hollywood – le prime a ricorrere alla chirurgia estetica con modificazioni sostanziali del viso, degli zigomi, delle labbra, delle gambe, dei glutei, del seno anche con mastoplastica additiva, dando inizio ad un effetto domino che oggi sembra inarrestabile soprattutto tra le giovani generazioni di ragazze. Ed ecco la dilagante moda della liposuzione per non parlare del filler in bellissime ragazze giovanissime, delle “labbra a canotto”, del botox, dei precocissimi “nasi da fata” in adolescenti e della ormai decennale guerra alle rughe inaugurata con botulino, acido ialuronico e lifting. Un’epidemia di non-accettazione e alienazione tra le donne, che non riescono ad essere loro stesse a causa delle forti pressioni delle convenzioni sociali, di mercato, e dei canoni tossici di bellezza. «Lasciami tutte le rughe, non me ne togliere nemmeno una. Le ho pagate tutte care. C’ho messo una vita a farmele!» –  è la celebre frase che la grande attrice Anna Magnani disse al suo truccatore parecchi anni fa, quasi ad ironizzare sulla moda dilagante di fermare il tempo, partendo dal trucco fino ad arrivare a ritocchini o interventi chirurgici. Il concetto di bellezza è associato, nell’immaginario comune, alla giovane età e a una pelle liscia, elastica e luminosa, ma anche il viso di una persona matura esprime bellezza disarmante: la pelle e le rughe sanno raccontare la nostra storia e la nostra evoluzione, che passa attraverso esperienze diverse, disagi, gioie, dolori, lotte quotidiane e successi. Credo che nessuno possa smentire il fascino della cicatrice sul viso di Paola Turci. Come non definire tutto questo, bellezza? Anna Magnani più di mezzo secolo fa parlava di bodypositive quando ancora nessuno ne conosceva il significato. Un’estetica, la sua, basata sulla trasformazione dell’unicità in punto di forza, meravigliosamente descritta dalle sue stesse parole: «Ce metti una vita intera per piacerti, e poi, arrivi alla fine e te rendi conto che te piaci. Che te piaci perché sei tu, e perché per piacerti c’hai messo na vita intera: la tua. Ce metti una vita intera per accorgerti che a chi dovevi piacè, sei piaciuta… E a chi no, mejo così. Ce metti na vita per contà i difetti e riderce sopra, perché so belli, perché so i tuoi. Perché senza tutti quei difetti, e chi saresti? Nessuno. Quante volte me sò guardata allo specchio e me so vista brutta, terrificante. Co sto nasone, co sti zigomi e tutto il resto. E quando la gente me diceva pe strada “bella Annì! Anvedi quanto sei bona!” io nun capivo e tra me e me pensavo “bella de che?”. Eppure, dopo tanti anni li ho capiti. C’ho messo na vita intera per piacermi. E adesso, quando me sento dì “bella Annì, quanto sei bona!”, ce rido sopra come na matta e lo dico forte, senza vergognarmi, ad alta voce “Anvedi a sto cecato!”». Sulla stessa lunghezza d’onda la grandissima attrice statunitense Jamie Lee Curtis, 67 anni, vincitrice del premio alla miglior attrice non protagonista per Everything Everywhere All at Once, che in una recente intervista a The Guardian ha dichiarato: «mi sto auto-pensionando da 30 anni. Mi sto preparando a uscire di scena, in modo da non dover soffrire come ha fatto la mia famiglia. Voglio lasciare la festa prima di non essere più invitata». L’attrice ha avuto infatti la sua serie di ostacoli da affrontare sulla strada verso la fama fin dal suo esordio nel 1978 in Halloween, ma il colpo più duro è arrivato dall’ageismo di Hollywood quando ha assistito al declino della carriera dei suoi celebri genitori, gli attori Tony Curtis e Janet Leigh, in tarda età, a causa del fatto che Hollywood dà valore alla giovinezza sopra ogni altra cosa. «Ho visto i miei genitori perdere proprio ciò che ha dato loro fama, vita e sostentamento, quando a una certa età il settore li ha rifiutati» – dice Curtis a The Guardian – «Li ho visti raggiungere un successo incredibile per poi vederlo lentamente svanire fino a scomparire. E questo è molto doloroso». Proprio per questo Curtis non è disposta a rimanere in gioco ricorrendo alla chirurgia estetica. La star ha applaudito pubblicamente la famosa decisione di Pamela Anderson di ridurre il trucco nel 2023, proclamando via Instagram che «La rivoluzione della bellezza naturale è ufficialmente iniziata!». Curtis afferma di «credere che abbiamo cancellato una o due generazioni di aspetto umano naturale. L’idea che si possa alterare il proprio aspetto attraverso sostanze chimiche, interventi chirurgici, filler, sta sfigurando generazioni di persone, soprattutto donne». Com’è noto, la star ha accettato orgogliosamente i suoi capelli grigi e si è fatta fotografare senza indumenti intimi modellanti o ritocchi, due mosse che hanno aiutato le donne a capire che gli ideali da red carpet sono irraggiungibili come obiettivi quotidiani. La consapevolezza e la sicurezza di sé espressa, purtroppo non rispecchia quella delle nuove generazioni che –  dopo aver cavalcato per un breve periodo l’onda del bodypositive – sembrano oggi non riuscire a sfondare il muro delle convenzioni, scendendo a compromessi ed aderendo passivamente a canoni vecchi per paura di non essere accettati e di precludersi a varie possibilità anche lavorative e di carriera. Ciò che mi domando è se veramente c’è consapevolezza di quello che significa sfigurarsi il volto per opportunismo, o perché il mercato lo richiede, o perché il settore lavorativo lo richiede, o perché la convenzione sociale lo richiede, o perché il partner lo richiede, o perché la paura di invecchiare lo richiede, o perché le manie di perfezione lo richiedono. La domanda che sorge è: se non ci fossero tutte queste richieste esterne, voi come vi vorreste? Vi vorreste come siete o vorreste mostrare ciò che non siete? Mi domando cosa direbbe il grande filosofo Emmanuel Levinas difronte all’attuale modificazione sistematica del “volto”: lui che sul “volto”, inteso come “nudità dell’anima”, ha fondato tutta la sua teoria dell’etica della società. L’essere umano, come lo chiamavano i greci, è sia θάνατον (mortale), ma anche πρόσωπον, il “volto che ho di fronte”: l’essere umano che in relazione con gli esseri umani si riconosce tale. Per Levinas è nel volto che abbiamo di fronte che è racchiuso il segreto supremo della vita e che mai riusciremo ad afferrare per intero. Mi domando dunque oggi quale impatto possa avere la modificazione del viso. Quanto è difficile “il faccia a faccia con l’altro”, in un mondo che presenta non più “volti”, ma “maschere” (altro significato negativo di πρόσωπον) ricostruite omologate, sformate e trapiantate in un corpo. La domanda è chi abbiamo di fronte? Cosa nascondono queste maschere? Quale immensa fragilità e vulnerabilità abbiamo di fronte? Quale enorme smarrimento, confusione e perdita del Sé abbiamo di fronte in un mondo nichilistico che punta a somigliare al viso piallato di un avatar digitale piuttosto che ambire, come direbbero gli indù, alla condizione di avatara[2] reale? La paura della vecchiaia e il voler essere ciò che non si è, aspirando a modelli esterni, è una caratteristica assolutamente occidentale che l’occidentalizzazione ha diffuso nel mondo. Come direbbe Benasayag, “la nostra è la prima società che non sa cosa farsene del negativo. Le società ‘non moderne’, non occidentali, incorporano il negativo (inteso in senso generale, cioè la morte, la malattia, la tristezza, in una parola: la perdita) in modo organico, come qualcosa che fa parte del tutto.” In Occidente reprimiamo il “negativo” perchè lo definiamo tale e non lo concepiamo come parte integrante dei meccanismi di autoregolazione del mondo e della vita. Ecco dunque che ci fa paura la vecchiaia e il fatto di non essere considerati in base a fattori esterni esattamente come abbiamo paura della morte perché non accettiamo la caducità della vita. Concepiamo cristianamente e scientificamente il tempo come una linea retta infinita, un presente eterno, vivendo come se alcune cose non debbano mai cambiare, non debbano mai finire, per scombussolare la nostra comfort-zone mentale. “L’uomo, nella sua ricerca di gioia e di felicità, fugge dal proprio Essere, dal proprio Sè, che è la vera fonte di ogni gioia. Si considera molto brutto e noioso perché non è in grado di stabilire un rapporto intimo col proprio Essere. L’uomo cerca la gioia nel denaro, nelle proprietà materiali, nel potere, nell’amore egoista ed infine nella religione, che ugualmente lo attira al di fuori di se. Il problema è: che cosa si deve fare per interiorizzare la propria attenzione? Questo Essere interiore che è la nostra consapevolezza è energia.” – disse Shri Mataji Nirmala Devi in un suo celebre discorso sul Sahaja Yoga. La medicalizzazione del corpo, il nostro cambiamento fenomenologico, la chirurgia estetica, il rincorrere i modelli di perfezioni irreali e irraggiungibili, la repressione della vecchiaia e la cancellazione del volto nascono dall’alienazione e dalla non-accettazione di Sè perchè non siamo consapevoli della cosa più naturale di tutte: la caducità della vita. Siamo “volti”; siamo chi siamo; siamo autentici e non copie; siamo coloro che si guardano in faccia e si vedono per quello che sono; siamo il dettaglio che ci contraddistingue. Spesso ci comportiamo da “maschere” per nasconderci, ma non lasciamo che un parte del “negativo” ci totalizzi. Non siamo “maschere” perchè per ogni cosa che facciamo “ci mettiamo la faccia”.   Altre info: Lorenzo Poli, Guerra al latte materno: tra esterofilia, industria alimentare e medicalizzazione (pag 60) https://www.blog-lavoroesalute.org/wp-content/uploads/2023/04/lavoroesalute4aprile2023_lastlast.pdf Francesca Rigotti, De senectute, Giulio Einaudi Editore, 2018 Maria Rita Parsi, Noi siamo bellissimi. Elogio della vecchiaia adolescente, Mondadori novembre 2023 Paolo Mantegazza, Elogio della vecchiaia, Angelo Pontecorboli Editore, luglio 2017   [1] Il capitalismo cognitivo è un concetto che descrive un’evoluzione del capitalismo in cui la produzione di conoscenza e le capacità cognitive diventano elementi centrali per la creazione di valore e l’accumulazione di capitale. In questo contesto, il lavoro non è più limitato alle attività manuali o industriali, ma si estende alla sfera cognitiva, includendo la produzione di idee, informazioni, e competenze. [2] Nell’induismo, un avatara (in sanscrito) è la discesa di una divinità, in particolare Vishnu o Shiva, sulla Terra in forma fisica, per ristabilire l’ordine cosmico (dharma) e aiutare l’umanità. Gli avatara sono considerati manifestazioni divine che appaiono quando il male minaccia di prevalere sul bene. Lorenzo Poli
La trasversalità liberista fra ex-sinistra, ciellini e destra: il caso-Milano 2025
Già il caso Penati aveva mostrato lo sviluppo dell’intesa fra Lega delle Cooperative e Compagnia delle Opere (Comunione&Liberazione/i ciellini) in particolare nel piano dell’Idroscalo Park, il centro commerciale che valeva un miliardo (2011). Mario De Gasperi (ex-sindaco di Pioltello), autore del libro Il malessere della città. Finanza immobiliare e inquietudini urbane (ExCogita, 2009), l’aveva denunciato. Quando si parlò di Idroscalo Center, scrive De Gaspari, in lettera indirizzata a diversi esponenti del Pd lombardo, “mi opposi con tutte le mie forze a questo progetto, ma praticamente era vietato parlarne e questa fu una delle cause della mia emarginazione nel gruppo e nel partito” (il Fatto Quotidiano). > E NEL 2010, IN PERIODO DI ELEZIONI REGIONALI) SUL SUO SITO AGNOLETTO AVEVA > SCRITTO > > “Gli arresti (di febbraio 2010) dimostrano che non siamo di fronte a delle > mele marce: il sistema è marcio! E il marciume non riguarda solo le destre ma > anche il Pd: l’illegalità, la corruzione e le clientele sono trasversali a un > sistema fondato sul consociativismo. L’intreccio affaristico, spesso illegale, > tra esponenti del PdL e del PD è il risultato di una mancata vera opposizione > del PD e la ricerca da parte del partito di Penati di un accordo a qualunque > costo con Formigoni. Ma non gli avevano proposto un accordo tecnico e non > l’avevano definito miope e irresponsabile perché non aveva accettato il loro > apparentamento”. Il caso della giunta di Milano 2025 In quella prateria terreno di caccia per immobiliaristi e costruttori c’erano cowboy con una fede comune: Comunione e Liberazione. Perché è vero che questo non è un affare di CL. Ma è anche vero che sono diversi i ciellini, esponenti storici o più recenti sostenitori e amici, citati nella valanga di pagine dell’inchiesta sull’urbanistica. A partire dall’architetto Giuseppe Marinoni e dall’imprenditore Pella, nipote di uno dei Memores che vivevano con Formigoni, l’ex dirigente comunale Oggioni, l’architetto Marinoni diventato amico del movimento. E non indagati ma citati nelle intercettazioni gli ex assessori Bardelli e Masseroli (milano.repubblica).  Ma dalle carte emerge che gli inquirenti non si limitano alle accuse di corruzione «diretta», ma vorrebbero piuttosto dimostrare l’esistenza in commissione Paesaggio di un sistema più complesso e articolato. (Milano Finanza) Marinoni, quando era presidente della Commissione paesaggio, non faceva mistero di avere concordato con l’assessore all’Urbanistica Tancredi di inserire nei progetti, si legge nelle carte del gip: “Una spolverata di edilizia sociale, come ingrediente per ravvisare un interesse pubblico” (cioè per agevolarne l’approvazione). Tra il marzo del 2022 e il novembre del 2024, quando all’allora presidente della Commissione paesaggio, è stato sequestrato il telefono, si contano, sulla base degli atti degli inquirenti, almeno 25 riferimenti a incontri, call, riunioni o promemoria su progetti di Coima (Il Fatto Quotidiano) Il giudizio per le Park Towers,  dopo la conferma in Cassazione dl sequestro delle Torri Lac, ieri il Tribunale del Riesame motiva la conferma del sequestro ordinato in maggio dal gip Mattia Fiorentini del progettato «Giardino Segreto» vicino a Scalo Farini in via Lepontina 7/9 ad opera della proprietaria omonima srl rappresentata da Luigi Cerini: demoliti due piani di ex uffici e laboratori, alti quasi 12 metri su 1.562 mq. (Corriere Milano)  > FRA ALTRO: > > I PROGETTI – I COSTRUTTORI – LE “UTILITA'” > > Secondo la procura di Milano, l’approvazione dei progetti immobiliari sarebbe > frutto da un lato di pressioni, dall’altro di uno scambio di utilità elargite > a pubblici funzionari in conflitto di interesse con il loro ruolo. Nello > specifico sono state ricostruiti i seguenti pagamenti: > > GIUSEPPE MARINONI, ex presidente commissione Paesaggio > – Euro 369.596, 56 da J+S Spa per i progetti Goccia-Bovisa, Gardella 2, > Palizzi 89, Pisani 16, Pisani 20 e Livraghi 19 > – Euro 10.040,60 da ACPV Architects Srl per i progetti I portali – Gioia 20 e > Tortona 25 > – Euro 26.901 da Lombardini22 per Bastioni Porta nuova 19 e Corti di Bayres > – Compenso non individuato da Arch Group SA per il progetto Fioravanti Aristo > 5″; > > ALESSANDRO SCANDURRA, membro commissione Paesaggio > – Euro 279.136 da Egidio Holding per i progetti Hidden Garden, Salomone 77, > Grazioli 59, Park Towers e  East Town > – Euro 321.074, 72 da Castello Sgr per il progetto Torre Futura > – Euro 2.579.127,98 da Kryalos Sgr per il progetto Verziere 11/Cavallotti 14 > – Euro 138.873,19 da Coima Sgr per il progetto PII Porta Romana e P39 > Pirellino”. > >   Salvatore Turi Palidda
Noi migranti non siamo vittime, ma uomini dalla schiena dritta
SFIDE. Diario di un viaggio dal Ciad alla Sicilia di Abdelkadir Hissen Abdallah Alhilbawi, appena uscito per i tipi di Multimage, è il racconto del travagliato cammino intrapreso da un quattordicenne dal Ciad attraverso la Libia fino in Italia, percorso durato sette anni, a causa dei tentativi ripetutamente falliti di varcare il Mediterraneo e della necessità di racimolare ogni volta di nuovo i soldi per pagare i trafficanti, subendo prigionia e torture, lavorando anche in Tunisia e Marocco, ma incontrando pure persone generose e stringendo amicizie durature. Abdelkadir AlHilbawi ha oggi 23 anni e vive a Palermo, dove studia e lavora. La sua narrazione rivela una profonda capacità di introspezione ed un’autentica spiritualità. Non è suo intento svolgere un’accurata analisi politica dei problemi dell’Africa quanto piuttosto esprimere la sua sincera fede religiosa che lo ha indotto all’empatia e alla condivisione in tutti i suoi incontri, lo ha illuminato e sostenuto nei momenti di sconforto e che traspare nella sua visione del mondo e dei rapporti fra i generi. Lasciamo che sia lui a confidarci le motivazioni della sua scelta di scrivere. > Non ho scritto questo libro per amore della scrittura o per cercare la fama, > né il mio scopo era vantarmi o ostentare. Ci sono invece motivazioni più > profonde e gravi, ragioni che mi hanno imposto di intraprendere questa > difficile esperienza, con tutto il dolore che la rievocazione dei ricordi > porta con sé. > > La prima di queste ragioni nasce dalle domande ricorrenti degli europei: chi > sei? Da dove vieni? Come sei arrivato qui? Queste domande possono sembrare > semplici, ma in realtà sollecitano un dolore difficile da esprimere, come > fossero chiavi che aprono le porte di un passato pieno di sofferenza e lotte. > È difficile per chi ha vissuto esperienze dolorose essere costretto a > rievocarle, come se il sanguinamento delle ferite non fosse stato già > abbastanza. > > Non si può immaginare il peso che un migrante porta sulle spalle, né la sua > angoscia nel rispondere a interrogativi che per lui banali non sono. Non tutte > le anime sono in grado di raccontare il dolore passato senza riviverlo. Io > sono stato uno di quelli che hanno sofferto molto e l’ho capito chiaramente il > giorno in cui mi sono presentato in tribunale per richiedere i documenti di > protezione internazionale. Quel colloquio mi è sembrato un processo alla mia > anima, come se fossi accusato di un crimine che non avevo commesso e il mio > destino fosse nelle mani di persone che non sapevano nulla degli incubi delle > mie lunghe notti. La notte prima dell’udienza è stata la più lunga della mia > vita, come se aspettassi una condanna a morte o all’ergastolo. > > La seconda ragione è l’enorme flusso di dicerie e menzogne che ho sentito > sulla Libia da quando sono arrivato in Europa. Tutti parlano della Libia come > se fosse un inferno assoluto, dimenticando che la verità non è mai > completamente nera. Sì, ci sono sofferenza, oppressione e sfide > indescrivibili, e io stesso sono stato vittima di tortura, umiliazione e > ingiustizia, ma ho anche incontrato persone che mi hanno aiutato nei momenti > più difficili. È ingiusto negare il bene e sarebbe un’ingiustizia dimenticarlo > anche nel mezzo del dolore. Ho imparato che il vero successo è affrontare le > sfide e rialzarsi dopo le cadute, non dare la colpa agli altri e attribuire > loro il peso delle nostre tragedie. > > La verità che molti non comprendono è che noi migranti non possiamo > permetterci il lusso di rimanere nel ruolo di vittime, ma dobbiamo trovare il > coraggio di imparare dalle esperienze, per quanto dure possano essere, a > camminare a testa alta e con la schiena dritta. Uno dei più grandi errori che > commettiamo è ridurre i nostri vissuti al solo lato negativo, mentre la vita è > piena di lezioni che aspettano di essere valorizzate e apprezzate. > > La terza ragione, la più dolorosa, sono quegli incubi che non mi abbandonano: > le voci dei carcerati nei centri di detenzione mi perseguitano come un’ombra > costante. Ho cercato più volte di fuggire da esse, ma mi ritrovavo sempre > prigioniero di quei ricordi, ogni notte. Scrivere è stato il mio unico > rifugio, l’unico modo per sfogare i dolori che non osavo confessare nemmeno a > me stesso. Ho provato la terapia psicologica, ma non riuscivo ad esprimermi, > le lacrime erano sempre più veloci delle parole. > > Scrivere non è stato affatto facile, ho dovuto fermarmi per lunghi periodi > quando mi trovavo davanti a passaggi carichi di dolore, a volte per una > settimana o più. Ma ho capito che esprimersi, per quanto doloroso, è meglio > del silenzio che uccide l’anima lentamente. Forse non sono riuscito a rendere > pienamente giustizia alla storia in tutti i suoi dettagli, ma ho fatto del mio > meglio. Tappa dopo tappa il ragazzo Abdel aveva tenuto sui quaderni racchiusi nel suo zaino il resoconto quotidiano delle sue avventure; giunto finalmente in Italia, l’uomo Abdel ha rimesso mano agli appunti, stesi in arabo, e aiutato dal traduttore automatico (e un poco da me) ha dato forma a questo libro, che è innanzi tutto un documento e una testimonianza impareggiabile, ma che risulta anche una lettura gradevole e variegata. Troverete descrizioni di antiche città africane e di paesaggi sconfinati nel deserto, pagine buffe dedicate a scaramucce sul lavoro o all’apprendimento dei più diversi mestieri, momenti di tenera convivialità (persino con qualche ricetta) e pause di meditazione e di preghiera, episodi avventurosi come gli attraversamenti notturni delle frontiere o gli scontri con le milizie, spazi di riflessione filosofica e rievocazioni commoventi come quella della morte della madre. Si avverte talvolta, a fianco di un’ironia sorridente, una eco musicale del salmodiare dei versetti coranici. Questa è l’opera prima di Abdel, ma altre sorprese sono nel cassetto. Il libro sarà presentato in anteprima a Palermo nel pomeriggio di mercoledì 6 agosto a Moltivolti, centro sociale e culturale multietnico (e ottimo ristorante!) di Ballarò. Daniela Musumeci
La strage. Bologna 2 agosto 1980 – 2 agosto 2025
Questo discorso pronunciato sabato 2 agosto 2025 è il ricordo commosso che le amiche e gli amici della nonviolenza, riuniti contro l’atomica, tutte le guerre e tutti i terrorismi per la 179° settimana a Torino, in piazza Carignano, rivolgono alle vittime della strage di Bologna del 2 agosto 1980: la strage forse più orribile. Una strage indiscriminata che a distanza di 45 anni ci appare tanto più terrificante quanto più appare ingiustificata, gratuita, e come tale imprevedibile e irreparabile. Quella mattina, ore 10 e 25, stazione di Bologna, un’esplosione assordante, una strage: 89 morti, 200 feriti. La leggerezza dell’estate inghiottita in un boato, perduta per sempre. Da allora ho imparato ad associare il mese di agosto non più alla spensieratezza, semmai si potesse stare senza pensieri, bensì alla luce che racchiude la speranza. Come scrive il maestro Edgar Morin, oggi, nel secolo nuovo, “l’atteggiamento di chi spera si fonda sulle possibilità inespresse del genere umano, è una scommessa sull’improbabile. Non è più la speranza escatologica dello scontro finale, ma è la speranza coraggiosa della lotta che inizia” (E. Morin, Semi di saggezza, Raffaello Cortina Editore, Milano 2025, p. 88). Vi ricordate dove eravate la mattina del 2 agosto 1980? Io lo ricordo perfettamente. Il 2 agosto 1980, 24 anni, ero a Oliveri, in provincia di Messina, la prima e unica vacanza in campeggio libero, la tenda vicina al mare, accanto alla nostra, quella di due altri giovani che non ho più rivisto, forse anche loro venivano da Torino. Nel primo pomeriggio li ho visti arrivare dal vicino paese, il capo chino, scossi, turbati, angosciati, il pianto trattenuto. Da loro ho avuto la notizia che a Bologna era scoppiata una bomba. Seduti accanto alle due tende a lungo, guardando l’orizzonte del mare per non guardarci negli occhi, abbiamo parlato di come eravamo prima di Bologna 2 agosto 1980. Quella mattina un treno entrò nella stazione di Bologna, i passeggeri al finestrino aperto, era estate, si respirava aria di vacanza, tante e tanti giovani coi loro zaini e sacchi a pelo, a un certo punto lo schermo di fece buio, l’Italia si spezzò, in pochi attimi non eravamo più come prima. A distanza di 45 anni possiamo dire che i mandanti e gli esecutori della strage un solo errore l’hanno fatto, aver scelto come obiettivo Bologna, che non si è piegata, non si è arresa, non vuole dimenticare. Stringe il cuore che alcuni studenti interpellati possano confondere la strage di Bologna (2 agosto 1980) con la strage di Marzabotto (29 settembre 1944). Tornando a quel tragico 2 agosto, la mattina del giorno dopo la strage, domenica 3 agosto 1980, leggemmo su “il manifesto” una prima pagina interamente dedicata alla strage: “Mai tanti morti. Bomba nera fa saltare in aria mezza stazione a Bologna. Questa sembra la verità, paurosa, dopo una giornata di ansiosi interrogativi. La città scende in sciopero generale”. In un lungo articolo si raccontava l’accaduto sulla base delle prime notizie si legge: “Più passa il tempo e più l’ipotesi della strage acquista credito. E tutti sono attoniti. Perché? Contro chi? Può giustificare una strage di queste dimensioni il fatto che stia per scoccare l’anniversario dell’Italicus?”. Nell’articolo di fondo intitolato Se è un attentato, il grande giornalista Luigi Pintor sembrava non volerci credere, sembrava quasi volersi illudere che “il macello alla stazione di Bologna” fosse stato causato dall’esplosione di una conduttura e non di una bomba. Per poi domandarsi: “Ma se è un attentato?”. La risposta non ha perso nulla della sua inquietante drammatica crudeltà: “Come si può progettare e attuare a freddo una simile carneficina? Come, chi, perché? […] In questa nuova e più grande strage, c’è qualcosa di apparentemente così insensato e immotivato che non è facile considerarla come l’ennesimo filo di una vecchia trama, inscriverlo in quel disegno di «destabilizzazione» che abbiamo già conosciuto”. A distanza di 45 anni giova rileggere la parte iniziale di La strage. L’atto di accusa dei giudici di Bologna (a cura di Giuseppe De Lutiis, prefazione di Norberto Bobbio, Editori Riuniti, Roma 1986): “l’accertamento della verità, opera di per sé sempre difficoltosa, è stato in questo processo ostacolato in ogni modo, poiché le menzogne, gli inquinamenti e le congiure di ogni genere hanno raggiunto un livello talmente elevato da costituire una costante”. Una costante che accomuna le stragi che hanno segnato la storia di questo Paese. Pietro Polito
Un nuovo portale digitale per la Biblioteca delle Donne di Palermo
La storia delle donne femministe in Sicilia a portata di clic. E’ on line il nuovo portale digitale della Biblioteca delle donne e Centro di consulenza legale UDIPALERMO, una piattaforma pubblica dedicata alla tutela e diffusione del patrimonio femminista siciliano. E’ realizzato nell’ambito di un progetto sostenuto dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, attraverso l’investimento “Transizione digitale degli organismi culturali e creativi (TOCC)” previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). L’investimento TOCC promuove in modo trasversale la sostenibilità ambientale e il rispetto del principio europeo “Do No Significant Harm (DNSH)”, che garantisce interventi culturali e tecnologici non impattanti sull’ambiente. Il portale costituisce il fulcro di un intervento di digitalizzazione volto a valorizzare, conservare e rendere fruibile la memoria storica dei movimenti femminili e femministi in Sicilia, una memoria spesso frammentaria e resa invisibile a causa della scarsa disponibilità e accessibilità delle fonti. Attraverso un’interfaccia pubblica, accessibile e in costante aggiornamento, il portale mette a disposizione: gli inventari informatizzati dei fondi archivistici conservati da UDIPALERMO, riconosciuti nel 2008 dalla Soprintendenza archivistica della Sicilia come di interesse storico particolarmente importante; nonché una selezione significativa di materiali digitalizzati che documentano decenni di attivismo, pratiche e cultura politica delle donne in Sicilia. Le sezioni del portale includono: Archivio storico: documenti, corrispondenze, dattiloscritti, atti; Archivio fotografico: immagini che raccontano manifestazioni, incontri, quotidianità e relazioni; Archivio iconografico: manifesti, volantini e materiali visivi prodotti nel contesto dell’attivismo femminista; Archivio sonoro e audiovisivo: registrazioni, interviste, convegni, voci di protagoniste e testimoni. Il progetto risponde all’obiettivo di rendere accessibile un patrimonio spesso marginalizzato, offrendo strumenti di consultazione sia per la ricerca storica e accademica sia per il lavoro educativo, culturale e politico. Il portale è disponibile all’indirizzo: http://udipalermo.thearchives.cloud Per informazioni e contatti: bibliotecadonneudipalermo@gmail.com https://www.bibliotecadelledonnecentrodiconsulenzalegale-… Redazione Palermo
Teatro Verdi: una nomina che sa di nepotismo e opacità
Il Partito della Rifondazione Comunista denuncia la recente nomina nel Consiglio di indirizzo della Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste del figlio dell’onorevole Sandra Savino, esponente di Forza Italia, attualmente sottosegretaria al Ministero dell’Economia e contestualmente assessora ai Servizi generali del Comune di Trieste. Questa nomina lascia spazio a legittimi interrogativi, sia sul piano etico che istituzionale. La designazione del figlio di una figura politica nazionale e locale in un ente culturale di grande rilievo rappresenta un caso evidente di commistione tra potere politico e interessi personali. Non ci risultano né selezioni pubbliche né avvisi trasparenti che giustifichino tale scelta. Ancor più grave è che tale decisione venga da un’amministrazione in cui la madre dell’interessato svolge un ruolo attivo e influente. Nulla è stato reso noto circa il profilo professionale del nominato, né vi è traccia di competenze artistiche di rilievo in ambito teatrale o istituzionale. Siamo di fronte all’ennesimo episodio di nomina per contiguità familiare, non certo per comprovata esperienza o autorevolezza nel settore culturale. È inaccettabile che in un’istituzione pubblica si operi con logiche che sembrano più da manuale di clientelismo che da buona amministrazione. Va inoltre sottolineato che il Consiglio di indirizzo del Teatro Verdi si distingue in negativo a livello nazionale: è infatti uno dei pochi, se non l’unico tra i teatri lirici italiani, a non includere nemmeno una donna al suo interno. Una grave mancanza di rappresentanza di genere che smentisce ogni impegno verso l’equità e le pari opportunità. Un tempo, il CdA del Teatro Verdi era animato da figure di alto profilo, come sovrintendenti, direttori artistici e professionisti della cultura, persone che vantavano una lunga e trasparente esperienza nel mondo dello spettacolo e della gestione culturale. Oggi ci troviamo invece davanti a un evidente abbassamento del livello di selezione e serietà delle nomine. Quello che emerge da questa vicenda è una dinamica pericolosamente simile a quella di un sistema di potere che premia la fedeltà personale e familiare, piuttosto che la competenza. Un metodo che, a prescindere dalle appartenenze politiche, mina alla base la credibilità delle istituzioni e alimenta la sfiducia dei cittadini. Il Partito della Rifondazione Comunista chiede: che il sindaco si adoperi immediatamente per l’immediata sospensione della nomina; che ci sia un impegno concreto per il riequilibrio di genere all’interno del CdA del Teatro Verdi; che ci sia un ritorno a criteri di capacità professionale, trasparenza e competenza per tutte le nomine negli enti culturali cittadini. Trieste merita un teatro all’altezza della sua storia, non un palco per le manovre dinastiche del potere. Partito della Rifondazione Comunista-Federazione di Trieste Rifondazione Comunista - Sinistra Europea
Trump ritira nuovamente gli Stati Uniti dall’Unesco
Il governo di Donald Trump ha annunciato martedì scorso l’uscita degli Stati Uniti dall’UNESCO, lamentando che l’agenzia culturale ed educativa internazionale dell’ONU abbia un pregiudizio contro Israele e promuova cause «divisive», una decisione che l’organismo ha naturalmente smentito. > “Non è nell’interesse nazionale degli Stati Uniti rimanere nell’Unesco”, ha > dichiarato la portavoce del Dipartimento di Stato Tammy Bruce, che ha > descritto l’organizzazione come un’entità che “promuove cause sociali e > culturali divisive” e che si concentra eccessivamente sugli obiettivi di > sostenibilità delle Nazioni Unite, che ha definito come “un’agenda ideologico > globalista”. Bruce ha anche messo in discussione l’ammissione della Palestina > come Stato da parte dell’Unesco. “La decisione dell’Unesco di ammettere lo > ‘Stato di Palestina’ come membro a pieno titolo è altamente problematica, > contraria alla politica degli Stati Uniti e ha contribuito alla proliferazione > della retorica anti-israeliana all’interno dell’organizzazione”, ha dichiarato > la portavoce. Ricordiamo che nel 2017, durante il suo primo mandato, Trump aveva già ordinato l’uscita dall’Unesco, che descrive la sua missione come la promozione dell’educazione, della cooperazione scientifica e della comprensione culturale. Il suo successore Joe Biden (2021-2025) ha poi ripristinato l’adesione degli Stati Uniti. Donald Trump non è stato il primo a ritirare gli Stati Uniti dall’Unesco. Negli anni ’80, il presidente Ronald Reagan pose fine all’adesione degli Stati Uniti, sostenendo che l’agenzia fosse corrotta e “filosovietica”. Gli Stati Uniti sono rientrati nell’agenzia durante la presidenza di George W. Bush (2001-2009). > «Deploro profondamente la decisione del presidente Donald Trump di ritirare > ancora una volta gli Stati Uniti d’America dall’UNESCO», ha dichiarato la sua > direttrice generale, Audrey Azoulay. «Benché sia da rimpiangere, tale annuncio > era atteso, e l’UNESCO si era già preparata a questa eventualità», ha > aggiunto. L’organizzazione inoltre supervisiona una lista di siti del patrimonio avendo come obiettivo quello di preservare gioielli ambientali e architettonici unici, che vanno dalla Grande Barriera Corallina in Australia e il Serengeti in Tanzania fino all’Acropoli di Atene e alle Piramidi d’Egitto, così come le città patrimonio dell’umanità dichiarate di interesse in tutto il mondo. -------------------------------------------------------------------------------- Traduzione dallo spagnolo di Stella Maris Dante. Revisione di Thomas Schmid. Pressenza IPA
Quando l’arte genera la pace. Un concorso artistico culturale
Riceviamo e pubblichiamo dall’associazione Papa Giovanni XXIII INNESCHI – QUANDO L’ARTE GENERA LA PACE. Concorso artistico culturale L’innesco avvia un processo, una reazione che a catena può generare cambiamento. E’ con questo spirito che promuoviamo il Concorso Artistico Culturale “INNESCHI – Quando l’arte genera la pace” in occasione del 50esimo anniversario dell’Obiezione di Coscienza nella Comunità Papa Giovanni XXIII. Per molti e molte, la scelta di obiettare al servizio militare e quella di partecipare al servizio civile, è stata una svolta nella propria vita, un’esperienza che ha innescato processi di scelta e di cambiamento, volti a dedicare la propria vita alla costruzione della pace e alla difesa dei diritti dei più fragili. Ci rivolgiamo ad artisti ed artiste, fotografi e fotografe, illustratori ed illustratrici, videomaker, per professione o per passione, con l’obiettivo di stimolare, valorizzare e diffondere espressioni artistiche che raccontino il rifiuto della violenza e della guerra come strumento di risoluzione dei conflitti, la promozione di forme di difesa civile non armata e nonviolenta e la partecipazione attiva dei civili in azioni di costruzione della pace. Il concorso vuole dare voce, attraverso diversi linguaggi, a vissuti, riflessioni e proposte di cittadine e cittadini, attivisti/e, giovani, obiettori di coscienza, operatori ed operatrici in Servizio Civile, volontari/e, favorendo la contaminazione di idee e l’attivazione dal basso. La partecipazione è gratuita e la scadenza per inviare le proprie opere è GIOVEDì 30 OTTOBRE 2025 3 CATEGORIE: FOTOGRAFIA, VISUAL COMMUNICATION E VIDEOMAKING Il concorso “INNESCHI – Quando l’arte genera la pace” prevede tre categorie espressive. Si può partecipare come singoli o in gruppo Le fotografie dovranno rappresentare, con linguaggio visivo, forme, colori, episodi, luoghi, soggetti, situazioni, esperienze, testimonianze o simboli legati a: • gesti di impegno per la costruzione di una pace attiva • obiezione di coscienza al servizio militare • forme di disarmo e nonviolenza attiva • esperienze di incontro con la diversità • solidarietà e prossimità con le vittime dei conflitti Le illustrazioni dovranno comunicare visivamente valori, concetti e azioni legati alla scelta della nonviolenza attiva come strumento di intervento e trasformazione dei conflitti, al servizio civile, all’obiezione di coscienza, al disarmo e all’impegno civico, al rifiuto della guerra e della violenza, attraverso un linguaggio creativo, accessibile e immediato, anche simbolico. Il video dovrà promuovere il Servizio Civile Universale come scelta concreta di impegno per la pace, la nonviolenza e la solidarietà, ispirando e informando giovani e cittadine/i sul valore del Servizio Civile come forma di difesa civile non armata e nonviolenta e sulle sue caratteristiche, mettendo in luce esperienze significative, storie personali, scenari di impegno sociale e i valori che lo animano. Finalità principali dello spot: • Fare conoscere l’esperienza di Servizio Civile Universale e sensibilizzare giovani e cittadinanza sui relativi valori; • Promuovere l’adesione al prossimo bando di Servizio Civile Universale GIURIA, CRITERI DI VALUTAZIONE E RICONOSCIMENTI Il soggetto promotore istituirà una Giuria composta da esperti sul tema della Difesa Civile Non Armata e Nonviolenta, rappresentanti Istituzionali, un/a fotografo/a professionista, un/a videomaker professionista ed un/a grafico/a professionista. Verranno valutati l’originalità dell’opera, la coerenza con i temi proposti, la qualità tecnica del prodotto realizzato, l’impatto ed efficacia di titolo e descrizione, la capacità comunicativa e la completezza ed adeguatezza del materiale richiesto. I primi e le prime classificati/e in ciascuna categoria riceveranno un riconoscimento del valore di 350 € , mentre i secondi e le seconde classificati/e riceveranno un abbonamento di un anno alla rivista Internazionale. Ma non è finita qui! Per info: ufficiostampa@apg23.org Redazione Italia
Prossimo futuro n. 235  28 Luglio – 3 Agosto
 Bollettino di informazione della redazione di Pressenza sugli eventi della prossima settimana. Inviare le notizie a redazioneitalia@pressenza.com entro la domenica prima dell’evento.   APPUNTAMENTI FISSI   Mappa dei presidi e gruppi praticanti il silenzio per la pace   https://shorturl.at/pWPkJ   per segnalare il proprio presidio o gruppo:   https://forms.gle/vXBn83i8vgY1rgYf8   Digiuno nonviolento Ogni domenica Prosegue la staffetta dei digiunanti per la pace organizzata da Coordinamento Capitanata per la pace – Arca della pace Per maggiori informazioni: ARCA DELLA PACE – Coordinamento Capitanata per la pace calzoni.pa@gmail.com   Genova. ora in silenzio contro la guerra   Tutti i mercoledì dalle 18,00 alle 19,00 in piazza De Ferrari sui gradini del palazzo ducale   Torino   Presenza di Pace  tutti i sabato mattina dalle ore 11 in Piazza Carignano   Firenze   Ogni prima domenica del mese in Piazza dell’Isolotto dalle ore 9,30 per tutta la mattinata Insieme per la Pace, maratona di letture e testimonianze per la pace.   Roma   Appuntamento tutti i giovedì alle 18.15, davanti al Teatro dell’Opera di Roma, angolo via Torino. sfilata silenziosa di fronte al Viminale, sede del Ministero degli Interni, per protesta contro le politiche migranticide; organizza da Mani Rosse Antirazziste. Ivrea   Ogni sabato presidio per la pace in Piazza Ferruccio Nazionale ore 11-12 con partenza da Piazza Balla.   Casale Monferrato – AL   Mezz’ora di silenzio per la pace e la giustizia sociale – ogni venerdì pomeriggio, in una piazza della città. Informazioni sul gruppo di persone che praticano il “silenzio” e sulle iniziative e attività che hanno realizzato sono pubblicate nel sito https://mezzoraperlapace.wordpress.com/. Notizie, avvisi e reportage fotografici sono divulgati su Facebook https://www.facebook.com/profile.php?id=61572572625726.    APPUNTAMENTI DELLA SETTIMANA Palestina e Medio Oriente. Il ruolo dell’Italia fra storia e attualità A Palermo lunedì 28 luglio alle 18 presso il Cre.Zi Plus ai Cantieri Culturali alla Zisa un incontro con Amal Khayal, del Ciss Gaza, Zaher Darwish, di Voci nel Silenzio, Fateh Hamdan, di Palestina nel Cuore, ed attivisti di Schierarsi.   Presidi siciliani nelle Prefetture per la nave Handala Contro il sequestro della Handala da parte dei pirati israeliani e il rapimento dei 21 attivisti internazionali, fra cui due italiani, Antonio Mazzeo ed Antonio La Piccirella Lunedì 28 Luglio, A Palermo, alle 16,30, davanti la Prefettura, in Via Cavour. Altri PRESIDI davanti a tutte le PREFETTURE SICILIANE. ore 18:00 Piazza Archimede, Siracusa (SR) Siracusa a fianco di Handala. Rompiamo l’assedio su Gaza Presidio alla Prefettura Comitato Siracusa per la Palestina siracusapergaza@gmail.com ore 17:00  Piazza dell’Unità d’Italia, Messina (ME) Per maggiori informazioni: https://www.facebook.com/share/19k3uFMXH3/ Coordinamento Messina Palestina messinapalestina@gmail.com ore 18:00  pressi prefettura, Catania (CT) Per maggiori informazioni: Catanesi solidali con il popolo palestinese catenesisolidali@tiscali.it   Settimana internazionale dei martiri della rivoluzione indiana Giovedì 31 luglio a Palermo in via Michele Cipolla 93 alle ore 16.30, incontro di sostegno solidarietà e approfondimento “Dalla Palestina all’India, dall’India alla Palestina” info: prlcompa@libero.it o 338 770 81 10   Sardegna. Appello per la pace e il disarmo  A Domusnovas,  venerdì 1° Agosto alle ore 19.00:  Fiaccolata contro il business delle armi davanti alla fabbrica di bombe RWM di Domusnovas/Iglesias.  Organizzano: C𝘰𝘯𝘧𝘦𝘥𝘦𝘳𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘚𝘪𝘯𝘥𝘢𝘤𝘢𝘭𝘦 𝘚𝘢𝘳𝘥𝘢 (𝘊𝘚𝘚), S𝘢𝘳𝘥𝘦𝘨𝘯𝘢 𝘗𝘶𝘭𝘪𝘵𝘢, 𝘋𝘰𝘯𝘯𝘦𝘈𝘮𝘣𝘪𝘦𝘯𝘵𝘦𝘚𝘢𝘳𝘥𝘦𝘨𝘯𝘢, 𝘈𝘴𝘴𝘰𝘵𝘻𝘪𝘶 𝘊𝘰𝘯𝘴𝘶𝘮𝘢𝘥𝘰𝘳𝘪𝘴 𝘥𝘦 𝘚𝘢𝘳𝘥𝘪𝘨𝘯𝘢, 𝘔𝘦𝘥𝘪𝘤𝘪𝘯𝘢 𝘋𝘦𝘮𝘰𝘤𝘳𝘢𝘵𝘪𝘤𝘢, 𝘜𝘧𝘧𝘪𝘤𝘪𝘰 𝘚𝘵𝘶𝘥𝘪 𝘎. 𝘔𝘢𝘳𝘪𝘢 𝘈𝘯𝘨𝘪𝘰𝘺, 𝘓𝘪𝘣𝘦𝘳𝘪 𝘈𝘨𝘳𝘪𝘤𝘰𝘭𝘵𝘶𝘳𝘢 𝘚𝘢𝘳𝘥𝘦𝘨𝘯𝘢, 𝘊𝘈𝘚𝘊𝘖𝘔- 𝘐𝘮𝘱𝘳𝘦𝘴𝘢𝘴 𝘥𝘦 𝘚𝘢𝘳𝘥𝘪𝘨𝘯𝘢   Presidio No Muos Domenica 3 agosto a Niscemi (CL) un’intera giornata di presidio contro l’impiego delle antenne Muos a supporto del genocidio commesso da Israele in Palestina e di altre guerre in Medio Oriente e nel resto del mondo e contro la devastazione della sughereta, tra l’altro in gran parte distrutta da un incendio nei giorni scorsi.   FESTIVAL, MOSTRE, INSTALLAZIONI   Mostra-ricordo per l’80° anniversario delle bombe atomiche 15.06-02.11 Base Tuono, Passo Coe, Folgaria Mostra-Ricordo per l’80° Anniversario delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. https://www.alpecimbra.it/it/wm-lp/mostra-ricordo-per-l-80-anniversario-delle-bombe-atomiche/776-32237.html     In cammino per la Pace e il disarmo 6-12 Agosto 2025 Monte Sole – S.Anna di Stazzema    Mercoledì 6 Agosto PIAN DI VENOLA – POGGIOLO (sentiero del postino) Da FS Porrettana FI/PT e BO: PIAN di VENOLA Ore 10.00 Ritrovo dei partecipanti e partenza Ore 16.00 Incontro con la guida della scuola di Pace di Monte Sole nei luoghi dell’eccidio. (Costo visita guidata circa € 4,00 ). Dialoghi con le sorelle o i fratelli della Comunita’ di Don Dossetti. Cena libera alla carta. Pernottamento in camere multiple: € 26,00 cad. con colazione, senza biancheria.  Distanza 7 km +390 m -106 m  Durata 3 ore giovedì 7 Agosto POGGIOLO – VERGATO Ore 8.00 Ritrovo dei partecipanti , colazione e partenza a piedi. Pranzo al sacco. Ore 16.30 circa Arrivo a Vergato Ore 17.26 treno per Porretta Terme. Cena libera. Ore 21.00 Presentazione del nuovo libro di Lorenzo Guadagnucci “Un’altra memoria” presso la biblioteca comunale G. Martinelli di Porretta Terme. Introduce e dialoga con l’autore il Prof. Domenico Campana. Pernottamento Albergo Roma, € 45,00 cad. in camere multiple con colazione. Distanza 16 km +550 m -700 m Durata 7 ore Venerdì 8 Agosto PORRETTA TERME – SAMBUCA PISTOIESE Ore 8.30 Ritrovo dei partecipanti Ore 9.26 Treno per Ponte Venturina (sentiero impraticabile da Porretta a Ponte) Ore 9.30 Partenza da Ponte Venturina, a piedi, per Sambuca, pranzo al sacco. Ore 16.00 Arrivo a Sambuca, cena pernottamento in ostello.  Distanza 11 km +650 m -320 m Durata 5 ore Sabato 9 Agosto SAMBUCA PISTOIESE – PRACCHIA (sentiero di Davide) Ore 8.00 partenza per Pracchia Ore 13.30 Pranzo presso Proloco di Frassignoni. Ore 18.00 a Pracchia, incontro con Associazione Linea d’ombra ON LINE e avvocati dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione Cena e pernottamento a Pracchia in locali messi a disposizione dalla Proloco.  Distanza 15km  +900 m -980 m Durata 6 ore Domenica 10 Agosto PRACCHIA – MARESCA Ore 9.00 partenza per Maresca Ore 19.30 cena presso albergo Mizia ore 21.00 Proiezione del docufilm “Il fronte che unisce” Pernottamento a Villa Egerton con offerta libera. Distanza 10 km +650 m -510m Durata 4 ore  Lunedì 11 agosto MARESCA – VALDICASTELLO – S. ANNA Ore 8.00 partenza in pullman per Valdicastello. Ore 10.00 arrivo a Valdicastello e partenza a piedi per S.Anna di Stazzema con i giovani della scuola di Pace tedesca. Ore 12.00 arrivo a S.Anna Ore 16.00 incontro pubblico . Dialoghi col gruppo Scuola di Pace tedesca. Cena al sacco e pernottamento in “ ecomostro” gratuito.  Possibilita’ di partecipare alla fiaccolata da S.Anna all’ossario. Distanza 4 km +575 m Durata 2 ore  Martedì 12 Agosto SANT’ANNA DI STAZZEMA All’alba, letture e riflessioni alla Vaccareccia Ore 8.00 discesa da S.Anna verso FS Pietrasanta e lungo il tragitto volantinaggio Chi vorra’ potra’ rimanere alla commemorazione ufficiale. NB: Portare sacco lenzuolo o sacco a pelo e telo da bagno, saranno necessari in alcune strutture. Chi non partecipa all’intera camminata, può aggregarsi alle tappe che interessano, ma in gestione autonoma. Assicurazione obbligatoria per tutti € 4,00 al gg     “Ciascuno cresce solo se sognato” (Danilo Dolci) 27° Settimana Nazionale del Freire 2025 Sperimentazione e Applicazione del Metodo di Coscientizzazione e di Liberazione di Paulo Freire Borgo di Dio, Trappeto (PA) – dal 25 al 30 Agosto 2025 a cura di Anna Zumbo, Irene Romeo, RoccoPaolo Padovano e Simone Deflorian Le iscrizioni sono già aperte e a numero chiuso. L’evento si realizza grazie alla preziosa collaborazione di: Partinico Solidale ContadinAzioni Borgo di Dio Info: https://www.studiokappa.it/?page_id=1265 Faq: http://www.studiokappa.it/?page_id=17460 Pagina FB: https://www.facebook.com/SettimanaFreire/ Alcuni video delle edizioni passate: https://www.studiokappa.it/?page_id=4155 LA CAROVANA DELLA PACE “PEACE AT WORK” ATTRAVERSERÀ L’ITALIA DA SETTEMBRE A DICEMBRE “Peace at Work – L’Italia del lavoro costruisce la pace”, la nuova campagna delle ACLI per promuovere la pace, il disarmo e la giustizia sociale a partire dal mondo del lavoro. Una carovana che da settembre a dicembre attraverserà l’Italia per agire nei luoghi della quotidianità: scuole, fabbriche, cooperative, cantieri, campi agricoli, università, ospedali. Sono i contesti del lavoro dove ogni giorno si costruiscono dignità, coesione, cura, sapere e comunità. Luoghi in cui si vive direttamente l’impatto delle scelte economiche, che oggi più che mai devono rimettere al centro la persona, contrastando l’idea tossica secondo cui “la guerra fa bene all’economia”. La partenza ufficiale è prevista il 2 settembre da Palermo. L’iniziativa culminerà con la consegna di un appello europeo alle istituzioni dell’Unione per rilanciare, a partire dal lavoro, una nuova stagione di dialogo ispirata allo spirito di Helsinki.   Redazione Italia
Conoscere l’universo e la potenziale vita su altri pianeti per superare la volontà di potenza dell’uomo
Da una donna femminista e innovativa e istruita e colta e partigiana dissidente nella resistenza contro il nazifascismo, durante la seconda guerra mondiale, incomincia una rivoluzione ancestrale contro la volontà di dominio maschile. Le prospettive di pensiero della scienziata e astrofisica Margherita Hack, di cui ricorrono i 12 anni dalla scomparsa, aprono a visioni innovative per tutta l’umanità Conoscere l’universo e la potenziale vita su altri pianeti per superare la volontà di potenza umana con l’incubo dell’energia nucleare e dell’apocalisse atomica. Esplorare l’universo e cercare la vita su altri pianeti può avere un impatto significativo sulla nostra prospettiva e sul nostro comportamento. Soprattutto per superare la volontà di potenza di morte dell’atomo e dell’energia atomica che obnubilano gli incubi di distruzione e predazione e dominazione di taluni criminali di guerra. Anzi molti. Esplorare l’universo attribuisce alla mente umana un cambiamento di prospettiva. Scoprire la vita su altri pianeti potrebbe farci capire che non siamo soli nell’universo e che la nostra esistenza non è unica. Ciò potrebbe portare a una maggiore consapevolezza della nostra responsabilità verso il pianeta e verso noi stessi. La Hack con le sue scoperte si è avvicinata alle matrici e origini ultime e illimitate e infinitesimali dell’universo La scoperta di non essere soli nella miriade di costellazioni e infinità di galassie nella molteplicità di universi comporterebbe una riduzione della volontà di potenza: se scopriamo che esistono altre forme di vita intelligenti nell’universo, potremmo renderci conto che la nostra volontà di potenza e di dominio e di predazione non è l’unica opzione. Potremmo iniziare a pensare in termini di cooperazione e di collaborazione. Anche tramite nuove prospettive sulla pace. Ad esempio, la scoperta di vita su altri pianeti potrebbe fare capire al genere umano che la pace e la cooperazione sono essenziali per la sopravvivenza e il progresso positivo e nonviolento dell’umanità. Ciò potrebbe portare a un maggiore impegno per la pace e la risoluzione dei conflitti armati e micidiali. Lo sviluppo di nuove tecnologie e l’esplorazione dell’universo e la ricerca di vita su altri pianeti potrebbero portare allo sviluppo di nuove tecnologie e di nuove risorse che comporterebbero un aiuto per ridurre la nostra dipendenza dalle fonti di energia più inquinanti e rischiose. E’ importante notare che la scoperta di vita su altri pianeti non è una soluzione immediata per i problemi dell’umanità. Tuttavia, potrebbe essere un’opportunità per riflettere sulla nostra esistenza e sul nostro posto nell’universo, e per lavorare verso un futuro più sostenibile e pacifico. Quale potrebbe essere l’impatto più significativo della scoperta di vita su altri pianeti per l’umanità? Comunicare con la vita in altre galassie astrali e in diversi universi illimitati e infiniti e infinitesimali potrebbe essere una valida opportunità per costruire un futuro di pace e di energie alternative e rinnovabili rispetto alla forza indistruttibile e molto mortifera e altamente distruttrice dell’atomo. Comunicare con la vita in altre galassie e universi potrebbe essere un’opportunità straordinaria per l’umanità. Con la condivisione di conoscenze, la comunicazione con forme di vita avanzate potrebbe permetterci di acquisire conoscenze e tecnologie nuove, come ad esempio fonti di energia alternative e rinnovabili. E raggiungere una condizione di cooperazione e pace. Infatti la comunicazione con altre forme di vita potrebbe favorire la cooperazione e la pace tra le diverse civiltà, promuovendo un futuro più armonioso e sostenibile. Sviluppo di nuove prospettive tramite la conoscenza di nuovi mondi e forme di vita La comunicazione con forme di vita diverse potrebbe fare vedere a noi esseri umani il nostro mondo e l’universo da una prospettiva nuova, aiutandoci a risolvere problemi e a trovare soluzioni innovative e alternative. La comunicazione con altre forme di vita potrebbe essere un’opportunità per la crescita e lo sviluppo dell’umanità, permettendoci di superare i nostri limiti e di raggiungere nuovi traguardi di nonviolenza e pace tra i popoli. Tuttavia, è importante considerare anche le sfide e le incognite che potrebbero sorgere dalla comunicazione con forme di vita extraterrestri. In ogni caso, l’idea di comunicare con la vita in altre galassie e universi è affascinante e potrebbe avere implicazioni significative per il futuro dell’umanità. Il passo più importante da fare per prepararsi alla comunicazione con forme di vita extraterrestri? Il pensiero dell’astrofisica Margherita Hack va nella direzione dell’infinità delle galassie e dell’universo e della potenzialità dell’esistenza di altre forme viventi così da costruire potenziali e eventuali assetti di pace a livello internazionale e extra planetario. Il pensiero di Margherita Hack sull’infinità delle galassie e dell’universo e sulla potenziale esistenza di altre forme di vita è affascinante e può avere implicazioni significative per la nostra comprensione dell’universo e della nostra esistenza. Il fine ultimo e più alto di costruire contesti e ambiti e soprattutto un mondo basati su presupposti di pace e nonviolenza per la Hack La sua visione può portare a riflettere sulla nostra posizione nell’universo e sulla nostra responsabilità verso il pianeta e verso noi stessi. Inoltre, la possibilità di esistenza di altre forme di vita potrebbe favorire la costruzione di assetti di pace a livello internazionale e oltre la nostra galassia, promuovendo la cooperazione e la comprensione tra le diverse civiltà. Il pensiero di Margherita Hack può essere visto come un invito a esplorare e a scoprire le meraviglie dell’universo e a lavorare verso un futuro più pacifico e sostenibile per tutta l’umanità sia in prospettive presenti sia future. Il pensiero di Margherita Hack può essere visto come un invito a esplorare e a scoprire le meraviglie dell’universo, e a lavorare verso un futuro più pacifico e sostenibile Questo presupposto e questo postulato di pensiero valgono per tutta l’umanità e il genere umano e le altre forme di vita. La visione di questa importante scienziata può ispirare nuove prospettive e nuove idee per affrontare le sfide globali e per costruire un mondo più armonioso e rispettoso dell’ambiente e soprattutto di un mondo e di contesti fondativi di pace.   Laura Tussi