Milano: manifestazione per il diritto alla casa

Pressenza - Sunday, July 6, 2025

Giovedì 3 luglio più di mille persone sono confluite in piazzale Lodi a manifestare per il diritto alla casa e alla città e, nonostante caldo e umidità facessero pensare di essere a Bangkok più che a Milano, hanno sfilato per tre ore fino ad arrivare nel cuore del quartiere di case popolari Corvetto. La scelta del luogo non è stata casuale, così come il percorso: la partenza era a ridosso dello scalo di Porta Romana, un’area pubblica venduta tramite gara al Fondo Porta Romana, gestito da Coima e partecipato da Covivio e Prada Holding , in cui stanno edificando il villaggio degli atleti per le Olimpiadi di Milano Cortina 2026, che verrà poi riconvertito in uno studentato di lusso. Se ci fosse ancora un’anima bella sedotta dalla favola che non ci sono né alternative né risorse economiche da spendere per le politiche di welfare e a sostegno della città pubblica, è bene ricordare come il Comune di Milano abbia deliberato lo scorso maggio lo stanziamento di 7, 3 milioni di euro per realizzare strade temporanee che serviranno solo per i giochi nell’area olimpica di Santa Giulia, definendo l’intervento un “infrastruttura indispensabile”. Non è invece “indispensabile”, ad esempio, ristrutturare le migliaia di alloggi pubblici sfitti, che potrebbero subito essere assegnati a famiglie senza casa.

Stop caro affitti, sfratti, sgomberi e speculazione immobiliare. Per un tetto agli affitti e più case popolari; soluzioni all’emergenza abitativa; la difesa dei quartieri e della città pubblica. Uniamo le lotte: dalle periferie ai centri città, da quartieri popolari di Milano ai comuni dell’Hinterland, costruiamo insieme un movimento per il diritto alla casa e alla città. Vogliamo che la pianificazione urbanistica e le risorse pubbliche diano risposte ai bisogni reali delle persone e non siano al servizio degli appetiti di fondi d’investimento, banche e operatori immobiliari, questi gli slogan.

La mobilitazione è partita da un input di Sicet1 e Unione Inquilini, i due sindacati più rappresentativi e attivi della città metropolitana a cui hanno subito aderito oltre 40 realtà: comitati dei quartieri popolari, associazioni, partiti, sindacati, centri sociali, il centro di ascolto delle Parrocchie Luigi Gonzaga e Ognisanti, gruppi studenteschi, collettivi che vivono in spazi occupati, comitati di cittadini che vivono in affitto, comitati di difesa della città pubblica.

Giovedì in piazza c’era Rabia, felice per il suo 94 alla maturità, che da due anni vive con la mamma e i tre fratelli più piccoli in una comunità gestita da una cooperativa sociale, divisa dal padre che continua a dormire nel centro di accoglienza di viale Ortles, dopo aver subito uno sfratto dalla casa in cui vivevano. C’erano Manola e i suoi 3 bambini, accampati in una baracca alle porte della città, sgomberati dalla casa popolare in cui vivevano senza un contratto. C’era Mattia, 2 mesi di neonato, che insieme con la mamma, il papà e la sorellina hanno percorso tutto il corteo per fare poi ritorno nella casa popolare assegnata da poco meno di due anni e già rovinata dalle continue infiltrazioni e il proliferare della muffa. C’erano Fernando e la sua famiglia, sfrattati da una settimana e collocati in albergo dal Comune, angosciati e terrorizzati da quello che succederà quando scadranno i 20 giorni di accoglienza. C’era Miriam, da più di un anno assegnataria solo sulla carta di un alloggio in emergenza Sat (sono 250 le famiglie in attesa) e ancora senza un posto stabile dove dormire. C’erano le inquiline dei comitati delle torri del quartiere Gratosoglio, quotidianamente impegnate a lottare per ottenere i necessari piani di manutenzione straordinaria e ordinaria da Aler e politiche di coesione sociale per una periferia sempre più in crisi. C’era Lilia che vive in affitto privato in un monolocale di 25 mq insieme al marito e ai tre figli e c’erano tante altre persone, che versano ai proprietari di casa o alla banca anche il 50% di ciò che guadagnano rinunciando a vacanze, istruzione e in molti casi ormai anche cure mediche. C’erano gli studenti universitari e i giovani lavoratori, la cui voglia di emanciparsi dalle famiglie di origine e di costruirsi il proprio futuro, è forse uno tra i più redditizi business della rendita immobiliare milanese, che approfitta del sistema liberalizzato degli affitti e dell’assenza di controllo da parte delle istituzioni pubbliche. C’erano infine tanti attivisti e solidali, impegnati a Milano a costruire spazi e momenti collettivi liberati dalle logiche del solo profitto.

Puntualissimo, il corteo è partito alle 18.30 e si è fermato per la prima tappa all’inizio di via Brenta, dove da un mese circa quaranta giovani lavoratori immigrati e alcune famiglie con figli hanno occupato uno stabile del Comune chiuso da anni, un tempo un centro vaccinale2. Abbiamo così ascoltato il racconto di una madre, che pur lavorando, non riesce ad affittare una casa e subito dopo risuonare il coro “più case popolari, meno spese militari”. Il corteo ha poi proseguito spedito fino a Casa Jannacci, dormitorio pubblico di Milano, che avrebbe dovuto essere il simbolo dell’anima solidale e inclusiva della città e che ora è invece diventato il suo opposto: un luogo dove vengono malamente stipati senza tetto, minori stranieri non accompagnati, richiedenti asilo, famiglie sfrattate o sgomberate, tutti coloro che incrinano il racconto della nuova Milano vincente e a cui l’Amministrazione Comunale non intende dare risposte né garantire diritti. Il corteo è quindi sfilato in via Gardone, dove decine di famiglie sono sotto sfratto pur pagando l’affitto: la proprietà, un fondo immobiliare, intende riconvertire il palazzo in struttura turistica, attività evidentemente molto più remunerativa.

Una pausa alla fontanella per rinfrescarsi un po’ e poi spediti verso via Sile 8, nuovissimo palazzo del Comune, dove si trovano anche gli Assessorati al Welfare e alla Rigenerazione Urbana. Qui sono intervenuti i partiti Rifondazione Comunista e Potere al Popolo , ricordando le responsabilità politiche dell’attuale giunta nel promuovere un modello di città escludente, a favore della rendita e dei più ricchi.

Verso le 21 il corteo si è concluso in piazzale Gabri Rosa, attirando ancora qualche inquilino residente incuriosito.  Ultimi interventi e conclusioni e la promessa di continuare la mobilitazione a settembre, cercando di coinvolgere ancora più famiglie, giovani, immigrati, lavoratori fino a portare in piazza e rendere visibile l’altra Milano, la maggioranza, che oggi rischia di essere espulsa, ma che non se ne vuole andare.

Veronica Pujia

1 https://www.facebook.com/sicetmi/

2 https://www.pressenza.com/it/2025/05/milano-venite-a-trovarci-in-via-brenta-alla-nuova-occupazione/

Redazione Milano