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Milano: manifestazione per il diritto alla casa
Giovedì 3 luglio più di mille persone sono confluite in piazzale Lodi a manifestare per il diritto alla casa e alla città e, nonostante caldo e umidità facessero pensare di essere a Bangkok più che a Milano, hanno sfilato per tre ore fino ad arrivare nel cuore del quartiere di case popolari Corvetto. La scelta del luogo non è stata casuale, così come il percorso: la partenza era a ridosso dello scalo di Porta Romana, un’area pubblica venduta tramite gara al Fondo Porta Romana, gestito da Coima e partecipato da Covivio e Prada Holding , in cui stanno edificando il villaggio degli atleti per le Olimpiadi di Milano Cortina 2026, che verrà poi riconvertito in uno studentato di lusso. Se ci fosse ancora un’anima bella sedotta dalla favola che non ci sono né alternative né risorse economiche da spendere per le politiche di welfare e a sostegno della città pubblica, è bene ricordare come il Comune di Milano abbia deliberato lo scorso maggio lo stanziamento di 7, 3 milioni di euro per realizzare strade temporanee che serviranno solo per i giochi nell’area olimpica di Santa Giulia, definendo l’intervento un “infrastruttura indispensabile”. Non è invece “indispensabile”, ad esempio, ristrutturare le migliaia di alloggi pubblici sfitti, che potrebbero subito essere assegnati a famiglie senza casa. Stop caro affitti, sfratti, sgomberi e speculazione immobiliare. Per un tetto agli affitti e più case popolari; soluzioni all’emergenza abitativa; la difesa dei quartieri e della città pubblica. Uniamo le lotte: dalle periferie ai centri città, da quartieri popolari di Milano ai comuni dell’Hinterland, costruiamo insieme un movimento per il diritto alla casa e alla città. Vogliamo che la pianificazione urbanistica e le risorse pubbliche diano risposte ai bisogni reali delle persone e non siano al servizio degli appetiti di fondi d’investimento, banche e operatori immobiliari, questi gli slogan. La mobilitazione è partita da un input di Sicet1 e Unione Inquilini, i due sindacati più rappresentativi e attivi della città metropolitana a cui hanno subito aderito oltre 40 realtà: comitati dei quartieri popolari, associazioni, partiti, sindacati, centri sociali, il centro di ascolto delle Parrocchie Luigi Gonzaga e Ognisanti, gruppi studenteschi, collettivi che vivono in spazi occupati, comitati di cittadini che vivono in affitto, comitati di difesa della città pubblica. Giovedì in piazza c’era Rabia, felice per il suo 94 alla maturità, che da due anni vive con la mamma e i tre fratelli più piccoli in una comunità gestita da una cooperativa sociale, divisa dal padre che continua a dormire nel centro di accoglienza di viale Ortles, dopo aver subito uno sfratto dalla casa in cui vivevano. C’erano Manola e i suoi 3 bambini, accampati in una baracca alle porte della città, sgomberati dalla casa popolare in cui vivevano senza un contratto. C’era Mattia, 2 mesi di neonato, che insieme con la mamma, il papà e la sorellina hanno percorso tutto il corteo per fare poi ritorno nella casa popolare assegnata da poco meno di due anni e già rovinata dalle continue infiltrazioni e il proliferare della muffa. C’erano Fernando e la sua famiglia, sfrattati da una settimana e collocati in albergo dal Comune, angosciati e terrorizzati da quello che succederà quando scadranno i 20 giorni di accoglienza. C’era Miriam, da più di un anno assegnataria solo sulla carta di un alloggio in emergenza Sat (sono 250 le famiglie in attesa) e ancora senza un posto stabile dove dormire. C’erano le inquiline dei comitati delle torri del quartiere Gratosoglio, quotidianamente impegnate a lottare per ottenere i necessari piani di manutenzione straordinaria e ordinaria da Aler e politiche di coesione sociale per una periferia sempre più in crisi. C’era Lilia che vive in affitto privato in un monolocale di 25 mq insieme al marito e ai tre figli e c’erano tante altre persone, che versano ai proprietari di casa o alla banca anche il 50% di ciò che guadagnano rinunciando a vacanze, istruzione e in molti casi ormai anche cure mediche. C’erano gli studenti universitari e i giovani lavoratori, la cui voglia di emanciparsi dalle famiglie di origine e di costruirsi il proprio futuro, è forse uno tra i più redditizi business della rendita immobiliare milanese, che approfitta del sistema liberalizzato degli affitti e dell’assenza di controllo da parte delle istituzioni pubbliche. C’erano infine tanti attivisti e solidali, impegnati a Milano a costruire spazi e momenti collettivi liberati dalle logiche del solo profitto. Puntualissimo, il corteo è partito alle 18.30 e si è fermato per la prima tappa all’inizio di via Brenta, dove da un mese circa quaranta giovani lavoratori immigrati e alcune famiglie con figli hanno occupato uno stabile del Comune chiuso da anni, un tempo un centro vaccinale2. Abbiamo così ascoltato il racconto di una madre, che pur lavorando, non riesce ad affittare una casa e subito dopo risuonare il coro “più case popolari, meno spese militari”. Il corteo ha poi proseguito spedito fino a Casa Jannacci, dormitorio pubblico di Milano, che avrebbe dovuto essere il simbolo dell’anima solidale e inclusiva della città e che ora è invece diventato il suo opposto: un luogo dove vengono malamente stipati senza tetto, minori stranieri non accompagnati, richiedenti asilo, famiglie sfrattate o sgomberate, tutti coloro che incrinano il racconto della nuova Milano vincente e a cui l’Amministrazione Comunale non intende dare risposte né garantire diritti. Il corteo è quindi sfilato in via Gardone, dove decine di famiglie sono sotto sfratto pur pagando l’affitto: la proprietà, un fondo immobiliare, intende riconvertire il palazzo in struttura turistica, attività evidentemente molto più remunerativa. Una pausa alla fontanella per rinfrescarsi un po’ e poi spediti verso via Sile 8, nuovissimo palazzo del Comune, dove si trovano anche gli Assessorati al Welfare e alla Rigenerazione Urbana. Qui sono intervenuti i partiti Rifondazione Comunista e Potere al Popolo , ricordando le responsabilità politiche dell’attuale giunta nel promuovere un modello di città escludente, a favore della rendita e dei più ricchi. Verso le 21 il corteo si è concluso in piazzale Gabri Rosa, attirando ancora qualche inquilino residente incuriosito.  Ultimi interventi e conclusioni e la promessa di continuare la mobilitazione a settembre, cercando di coinvolgere ancora più famiglie, giovani, immigrati, lavoratori fino a portare in piazza e rendere visibile l’altra Milano, la maggioranza, che oggi rischia di essere espulsa, ma che non se ne vuole andare. Veronica Pujia 1 https://www.facebook.com/sicetmi/ 2 https://www.pressenza.com/it/2025/05/milano-venite-a-trovarci-in-via-brenta-alla-nuova-occupazione/ Redazione Milano
BRESCIA: GIORNATA DI MOBILITAZIONE STRAORDINARIA CONTRO GLI SFRATTI E PER IL DIRITTO ALLA CASA
Attiviste e attivisti dell’associazione Diritti per tutti, insieme a Centro Sociale Magazzino 47, Collettivo Onda Studentesca, Collettivo Gardesano Autonomo, hanno lanciato per giovedì 3 luglio 2025 una giornata di mobilitazione straordinaria contro gli sfratti e per il diritto alla casa. Sono infatti ben quattro gli appuntamenti per impedire lo sfratto di altrettanti nuclei nella città di Brescia e nello stesso giorno. Negli ultimi anni, pur essendo diminuto il numero degli sfratti in città e provincia, permane il problema di chi resta senza un’abitazione “e in certi casi diventa anche più difficile da risolvere”, ha detto nei nostri studi Umberto Gobbi dell’Associazione Diritti per tutti. Aumentano infatti gli sfratti per finita locazione. E’ il caso ad esempio di famiglie con reddito e in regola con il pagamento dell’affitto che vengono “cacciate di casa perché la proprietà intende sfruttare per finalità più redditizie il proprio alloggio e quindi magari sfratta una famiglia con una locazione normale per poi fare gli affitti brevi turistici”. Un fenomeno aumentato esponenzialmente non solo nelle “tradizionali” destinazioni turistiche come il lago di Garda, ma anche nella città di Brescia. Oggi il settore privato offre pochissimi appartamenti in affitto e tanti nuclei familiari, anche con contratto a tempo determinato e quindi con capacità reddituale, non trovano assolutamente un altro alloggio quando il contratto scade e non viene rinnovato. L’offerta pubblica invece è largamente insufficiente. Per esempio nella città di Brescia, l’ultimo bando per alloggi pubblici ha messo a disposizione 52 appartamenti a fronte di circa 1000 domande, “significa che un nucleo familiare su 20 potrà avere le chiavi della casa popolare”. Tra questi nuclei familiari, denuncia da tempo l’Associazione Diritti per tutti, “ci sono famiglie con disabili, anziani anche soli” e tantissime altri nuclei familiari senza particolari fragilità ma il cui reddito medio basso non permette di poter avere dei punteggi sufficienti per rientrare nelle graduatorie per le case gestite dal comune di Brescia o dall’Azienda Lombarda per l’Edilizia Residenziale. Quattro gli accessi degli ufficiali giudiziari nella giornata di giovedì 3 luglio, per l’esattezza a San Polino in via Lucio Fiorentini, in via Albertano da Brescia, nel quartiere del Carmine in vicolo 3 Archi e in via Morosini. Particolarmente attenzionati da attiviste e attivisti per il diritto all’abitare sono lo sfratto previsto in via Albertano da Brescia e in via Morosini, dove “sarà probabilmente presente la polizia ed è quindi richiesta una mobilitazione robusta”. Ai nostri microfoni Umberto Gobbi, dell’Asssociazione Diritti per tutti. Ascolta o scarica    
PAVIA: BLOCCATO LO SFRATTO DI UNA FAMIGLIA CON MINORI, “LA PROPRIETÀ UNO DEI PALAZZINARI PIÙ RICCHI” DELLA CITTÀ
Questa mattina alle ore 8 presso via Cardano, nel centro di Pavia, si sono presentati attiviste e attivisti dell’Assemblea per il diritto alla casa di Pavia per impedire uno sfratto. La famiglia che avrebbe dovuto lasciare l’appartamento, è composta da una coppia di origini egiziane con un bambino di 3 anni e una bambina di 5 mesi: il padre ha perso il lavoro da qualche mese e non è più riuscito a pagare l’affitto. La famiglia aveva fatto domanda per ottenere un contributo per morosità incolpevole, “che il proprietario dovrebbe accettare”. Tuttavia l’amministrazione “non è riuscita, in ben sette mesi, a prendere in carico la domanda di contributo presentata dalla famiglia lo scorso ottobre”. Come raccontato ai nostri microfoni da Stefano, attivista anti sfratti pavese, “la proprietà è di uno dei palazzinari più ricchi della città, che gestisce centinaia di case in affitto, come in questo caso piene di muffa e a prezzi esorbitanti”. In occasione del quinto accesso previsto per oggi, poco dopo l’arrivo dei solidali, si sono presentate la polizia, i vigili urbani, la Digos, l’assistente sociale, il rappresentante della proprietà e l’ufficiale giudiziario che si è rifiutato di dialogare con i solidali dell’Assemblea per il diritto alla casa. “Ci siamo barricati nella palazzina, la polizia ha tentennato, non si aspettava questa mossa e non ha cercato di entrare”, quindi dopo una mezzoretta l’ufficiale giudiziario ha rinviato lo sfratto alla fine del mese. La famiglia ha diritto ad una casa popolare, ma attualmente né Comune né ALER le hanno assegnato l’alloggio che le spetta. Attiviste e attiviste pretendono casa e diritti per tutti, in particolare chiedono al Comune che “i diversi milioni di euro avanzati dal bilancio comunale vengano destinati alla ristrutturazione delle case popolari attualmente vuote”. A Pavia ci sono “seicento case vuote, lo stesso numero di persone che sono in lista per la casa popolare. Se ristrutturassero, ci sarebbe una casa per tutte”. Il racconto di Stefano, dell’Assemblea per il diritto alla casa di Pavia. Ascolta o scarica
DIRITTO ALL’ABITARE: PICCHETTO ANTISFRATTO A BRESCIA AL CIVICO 148 DI VIA MILANO. ESECUZIONE RINVIATA A FINE GIUGNO
Nuovo picchetto per il diritto all’abitare a Brescia. Attiviste e attivisti dell’Associazione Diritti per Tutti hanno dato appuntamento, nella mattinata di martedì 6 maggio, in via Milano 148, praticemente di fronte al nuovo teatro Borsoni, inaugurato pochi mesi fa. La presenza del picchetto ha consentito di bloccare l’esecuzione, ottenendo un rinvio al 24 giugno per la famiglia di origini pakistane, a Brescia da un trentennio, con ben 15 componenti di tre generazioni, dai nonni ai nipoti. Uno sfratto, quello odierno, che deriva da un pignoramento precedente, ai danni del medesimo nucleo: la famiglia, a causa della crisi dell’edilizia, non è più riuscita a pagare le rate del mutuo dopo diversi anni, con l’abitazione finita così all’asta. I due figli, con contratto a tempo indeterminato, non riescono tuttavia a trovare una casa in affitto, mentre il bando delle case popolari che si apre domani, mercoledì 7 maggio, a Brescia prevede in tutta la città – 200mila residenti – non più di 52 appartamenti in assegnazione, dei quali solo…3 per famiglie numerose come quella di via Milano 148. La corrispondenza con Umberto Gobbi, di Radio Onda d’Urto e di Diritti per Tutti, con l’intervista a uno dei componenti del nucleo famigliare che abita al civico 148 di via Milano a Brescia. Ascolta o scarica