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Manifestazione contro la fabbrica RWM: oltre 120 persone dicono di no all’industria delle armi
Venerdì primo agosto intorno alle sette di sera si è tenuta la manifestazione pacifista organizzata dalla Confederazione Sindacale Sarda, Assotziu Consumadoris Sardigna, Sardegna Pulita e Donneambientesardegna fuori dai cancelli della fabbrica di armi RWM di Domusnovas. Le organizzazioni pacifiste si sono espresse ancora una volta contro la produzione di armi e l’esportazione ai paesi coinvolti nei principali scenari bellici internazionali. L’evento è stato coordinato da Angelo Cremone, presidente di Sardegna Pulita, che oltre ad aver moderato gli interventi prestabiliti del segretario generale della Confederazione Sindacale Sarda Giacomo Meloni e del parroco della Parrocchia santissima Immacolata di Iglesias don Roberto Sciolla e altri attivisti intervenuti nel corso della manifestazione, ha offerto un’accorata e coinvolgente interpretazione canora, insieme a Lidia Frailis presidente dell’associazione Donneambientesardegna, incentrata su brani che affrontano temi significativi legati ai diritti umani. All’iniziativa, alla quale hanno aderito 32 associazioni e diversi esponenti della Chiesa cattolica locale, hanno preso parte oltre 120 partecipanti che sono rimasti fino al termine, intorno alle nove di sera. Di seguito l’elenco delle associazioni e dei sacerdoti aderenti: Confederazione Sindacale Sarda, Sardegna Pulita, Donneambientesardegna, Assotziu Consumadoris Sardegna, Asarp, Liberi agricoltori e pastori Sardegna, Ufficio Studi Giovanni Maria Angioy della CSS, Comitato per la riconversione della RWM Italia, Emergency, Warfree- liberu dae sa gherra, Sardigna pro s’Europa, Sa Defenza, Centro di ascolto e comunità Madonna del Rosario di don Angelo Pittau, Comunità La Collina di Don Ettore Cannavera, Comitato a difesa del territorio No Tyrrhenian Link, ISDE Sardegna, Amici Pax Christi, Presidio permanente del popolo Sardo, comunità S’Aspru di padre Salvatore Morittu, Bentu de libertadi di Cagliari, CEC- comitato ecologico consapevole, Circolo popolo della famiglia Sardegna, ANPI provinciale Cagliari, Cascom impresas de Sardigna, Associazione costituente per Sassari, Ultima Generazione, Il Crogiuolo, Casa Emmaus, Cobas Scuola Cagliari, Theandric Teatro, Rossomori de Sardigna, Monsignor Mosè Marcia Vescovo emerito della Diocesi di Nuoro, don Roberto Sciolla, parroco della Parrocchia Santissima Immacolata di Iglesias, Monsignor Angelo Pittau, don Ettore Cannavera, don Guido Rossandich, padre Morittu. Enrico Sanna
Protesta a Verona: “Rompiamo il silenzio contro il genocidio a Gaza”
Domenica 27 luglio 2025 dalle 22,45 alle 23,00 molte persone, appartenenti ad associazioni, partiti, cittadine/i hanno aderito all’invito di “Verona per la Palestina” e, “pentole alla mano” hanno disertato il silenzio “assordante” contro il genocidio e la criminale catastrofe in Palestina. Il frastuono è arrivato in Arena dove si stava rappresentando l’Aida e dove è accaduto un fatto eccezionale. All’improvviso, tra il primo e il secondo atto,nello spazio dei sottotitoli che appaiono sull’ apposito schermo, è apparsa la bandiera palestinese e la scritta STOP GENOCIDE. Il pubblico ha iniziato ad applaudire, l’orchestra e il coro hanno cominciato a battere i piedi in segno di condivisione. La foto di quanto stava accadendo nell’anfiteatro è arrivata a qualche cellulare in P.zza Bra’, rafforzando così il frastuono di pentole, coperchi, fischietti e strumenti musicali quali i piatti e i tamburelli. L’autore del fatto è un giovane pianista, Francesco Orecchio, addetto ai sottotitoli, al suo ultimo giorno di lavoro in Arena, in partenza per l’Olanda dove lavorerà per il Teatro dell’Opera della capitale Olandese. Orecchio, intervistato, ha affermato che l’azione è stata una sua decisione personale per aderire alla giornata di protesta contro il silenzio sul genocidio di Gazza e che sarebbe “felice se anche la Fondazione Arena aderisse al messaggio e lo inserisse stabilmente”. All’iniziativa di “rompere il silenzio” ha aderito anche il Comune di Verona di cui, ricordo, il Sindaco è Presidente della Fondazione, che ha fatto suonare il Rengo, una delle due principali campane della Torre dei Lamberti, in P.zza delle Erbe. Il Rengo veniva suonato, in passato, per convocare il Consiglio Comunale e per chiamare i cittadini alle armi in caso di emergenza. Hanno suonato in città, anche le campane di alcune chiese, compresa quella della Chiesa di S.Nicolo’ adiacente all’Arena L’Osservatorio ha aderito al flash mob e alla lettera, sottoscritta da associazioni e partiti in cui  si chiede alla Fondazione, fra l’altro, di “esprimere chiaramente la propria posizione in merito, così da contribuire a sgretolare il muro di silenzio dei governi e della comunità internazionale”. “COME PUÒ L’UMANITÀ ASCOLTARE MUSICA COSÌ BELLA, MENTRE UNA PARTE GRIDA DISPERATA E FERITA A MORTE?”  Miria Pericolosi – Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università Verona
Leopoli: manifestazione contro la corruzione
La grande piazza di L’viv è affollatissima, la folla è assiepata, occupa l’intera piazza, la gradinata è il basamento dell’imponente monumento che sovrasta la statua bronzea di un illustre cittadino della città. Non mi ci vuole molto a capire che questa serata è molto particolare perché si manifesta per l’immediata abrogazione della legge, voluta dal governo e principalmente dal presidente Zelensky, che ostacola la lotta alla corruzione dilagante. “La corruzione uccide il nostro futuro”. “Il popolo Ucraino vuole una vera democrazia”. “No alla dittatura”.- Dicono i cartelli. In piazza scatto molte foto chiedendo a tutti il permesso presentandomi come reporter italiano volontario dell’ Agenzia Internazionale di Stampa no profit Pressenza. Due ragazzi, una giovane coppia, mi sorridono: lui ha 24 anni e quindi rischia tra pochi mesi di finire in trincea se non verrà accolta la sua domanda di rinvio per motivi di studio oppure di esenzione per il tipo di lavoro che svolge. La ragazza invece ha 20 anni, sa abbastanza bene l’italiano perché è stata a a Roma per diversi mesi e mi spiega i temi della manifestazione. Il popolo sta nelle piazze dei centri delle principali città dell’Ucraina perché prima di tutto questa nuovo legge la “12414”, che favorisce la corruzione ostacolando o abolendo gli organismi di controllo, non è stata approvata correttamente. È passata molto velocemente in parlamento. La discussione è durata una sola serata mentre di solito per l’approvazione di una nuova legge la discussione può durare un mese e anche di più. È la prima manifestazione dopo l’escalation della guerra e il popolo è uscito nelle piazze, nonostante la guerra, per far sentire la sua voce perché è contro la corruzione e non vuole che il governo faccia altri casini. Penso che il popolo abbia sentito che si possono realizzare importanti cambiamenti, perché è il popolo la fonte vera del potere. Mi colpisce che non solo a Leopoli o a Kyiv, ma in tutte le grandi città protestano. Mauro Carlo Zanella
Empoli: le foto della manifestazione per Gaza
Empoli per la Pace ha aderito all’iniziativa nazionale “Gaza muore: disertiamo il silenzio”, invitando tutta la cittadinanza a partecipare alla mobilitazione simbolica e sonora, domenica scorsa, 27 luglio, dalle ore 22.00 alle 22.30 in Piazza della Vittoria, alla Tenda della Pace. Nel comunicato in cui invitò alla mobilitazione, si poteva leggere: “In un momento storico in cui l’orrore della guerra sembra diventato invisibile, scegliamo di non restare in silenzio. A Gaza si muore: di fame, di bombe, di abbandono. Mentre il mondo distoglie lo sguardo, noi lo alziamo. Con forza. Con rumore. Facciamo rumore, insieme. Portiamo pentole, coperchi, campanelli, strumenti musicali, la nostra voce. Suoniamo, fischiamo, battiamo. Dalle piazze, dai balconi, dalle finestre: alziamo un frastuono collettivo che rompa l’indifferenza. Per chi non ha più voce, per chi è sotto le macerie, per chi lotta ogni giorno per sopravvivere. Facciamo chiasso, facciamolo ovunque. Facciamolo perché restare in silenzio è diventare complici. Empoli non tace. Gaza non è sola”1. Alla rumorosa manifestazione, hanno partecipato decine e decine di persone contro l’indifferenza verso le morti a Gaza. Il giorno seguente la mobilitazione, Empoli per la Pace ha tenuto a ringraziare «ogni persona che ha partecipato, ognuno con i suoi modi e con le sue idee, ma con il senso di umanità che la nostra comunità sa esprimere sempre nei momenti più bui della storia. E un ringraziamento particolare vogliamo rivolgerlo alle Pubbliche Assistenze e alla Misericordia di Empoli, ai volontari con i mezzi di soccorso e le sirene spiegate. Le due associazioni hanno rappresentato al meglio la nostra città anche ieri. Il suono delle sirene ha evocato la sofferenza di un popolo, provocando brividi di dolore in tutti i presenti. Grazie» Le foto sono state gentilmente messe a disposizione dal fotografo Sanzio Fusconi.   1 Cit da https://www.gonews.it/2025/07/25/a-empoli-si-fa-rumore-per-gaza-iniziativa-alla-tenda-della-pace-in-piazza-della-vittoria/?fbclid=IwY2xjawL18ydleHRuA2FlbQIxMQABHocLqcNN3jJgyUjFURjNQnE4QavskhvUkqhUaGS2k6NHHioxVVMy1_EMjxJR_aem_qTHI6TDyhtQn_yddq4khMw Andrea Vitello
Israele, enorme manifestazione per la fine della guerra e della fame a Gaza e la fornitura di aiuti umanitari
Venerdì 25 luglio 2025, a Sakhnin, nel nord di Israele, si è svolta una gigantesca manifestazione organizzata dal Committee for Arab Citizens of Israel e da una rete di organizzazioni pacifiste che include il Villaggio di Wahat al-Salam – Neve Shalom. I manifestanti hanno chiesto la fine immediata della guerra a Gaza, la fine della fame e la fornitura immediata di aiuti umanitari. I membri arabi ed ebrei del Villaggio si sono uniti a decine di migliaia di manifestanti provenienti da tutto il Paese per ascoltare i discorsi di quanti rifiutano di servire nell’esercito, di Anat Matar in rappresentanza di ‘Academics against the War’ e di rappresentanti delle famiglie degli ostaggi. “È la prima volta dall’inizio della guerra che superiamo l’ostacolo della paura, del silenzio e delle vessazioni da parte dell’esercito e della polizia israeliana. I partecipanti sono riusciti a inviare un messaggio di solidarietà e di opposizione ai crimini di guerra e agli orrori perpetrati in nome dei cittadini dello Stato” ha commentato uno dei manifestanti.   Redazione Italia
La Val di Susa dice ancora no alla devastazione. Migliaia in corteo, colpiti i cantieri
Oltre 10.000 persone hanno preso parte alla marcia partita nel primo pomeriggio da Venaus, dirette ai cantieri della devastazione: simboli concreti dell’oltraggio al territorio e alla storia della Val di Susa. Un lungo e colorato serpentone, composto da persone di tutte le età, si è diviso in tre spezzoni, raggiungendo […] L'articolo La Val di Susa dice ancora no alla devastazione. Migliaia in corteo, colpiti i cantieri su Contropiano.
Csoa Ipo' contro le intimidazioni per il rilascio dei locali
In un collegamento con un compagno dei Castelli, diamo un aggiornamento sulla situazione del Centro Sociale Ipò di Marino, sotto la minaccia dell'amministrazione volta al rilascio dei locali  con il pretesto della "messa in sicurezza". Giovedì si è svolta una partecipata assemblea. Per sabato prossimo, 26 luglio, è stato indetto un corteo che partirà dal Centro Sociale, in via del Giardino vecchio 1, alle 10:30, per raggiungere la sede del Comune di Marino.  
IDRO (BS): CORTEO CONTRO IL PRELIEVO DELL’ACQUA DEL LAGO A FAVORE DELL’AGRICOLTURA INTENSIVA
Indetta una manifestazione domenica 20 luglio, in opposizione allo sfruttamento delle acque del lago d’Idro che vorrebbe Regione Lombardia. Organizzano gli Amici della Terra lago d’Idro e Valle Sabbia, con la partecipazione della Federazione del Chiese e del Comune di Idro (provincia di Brescia). L’appuntamento è ad Idro, alle ore 18, in via Trento, via principale che costeggia il lago. I gruppi ambientalisti, sostenuti anche dagli operatori turistici del territorio, si dicono contrari al progetto regionale che vedrebbe, tramite opere di regolazione, prelevare 3,5 metri verticali di acque ogni estate per cederli agli agricoltori delle basse lombarde. Si tratterebbe di un prelievo che irrigherebbe oltre 45 mila ettari di aree agricole, di cui molte coltivate a mais da trinciare per alimentare le mucche negli allevamenti intensivi. Dal lago d’Idro se ne andrebbero quindi 40 milioni di metri cubi di acqua ogni estate, per essere utilizzati dall’agricoltura tramite la tecnica irrigua a scorrimento, cioè inondando i campi, comportando un consistente spreco di acqua. Ci spiega le ragioni della manifestazione Gianluca Bordiga, presidente dell’associazione Amici della Terra lago d’Idro e Valle Sabbia e della Federazione del Chiese. Ascolta o scarica
Milano: manifestazione per il diritto alla casa
Giovedì 3 luglio più di mille persone sono confluite in piazzale Lodi a manifestare per il diritto alla casa e alla città e, nonostante caldo e umidità facessero pensare di essere a Bangkok più che a Milano, hanno sfilato per tre ore fino ad arrivare nel cuore del quartiere di case popolari Corvetto. La scelta del luogo non è stata casuale, così come il percorso: la partenza era a ridosso dello scalo di Porta Romana, un’area pubblica venduta tramite gara al Fondo Porta Romana, gestito da Coima e partecipato da Covivio e Prada Holding , in cui stanno edificando il villaggio degli atleti per le Olimpiadi di Milano Cortina 2026, che verrà poi riconvertito in uno studentato di lusso. Se ci fosse ancora un’anima bella sedotta dalla favola che non ci sono né alternative né risorse economiche da spendere per le politiche di welfare e a sostegno della città pubblica, è bene ricordare come il Comune di Milano abbia deliberato lo scorso maggio lo stanziamento di 7, 3 milioni di euro per realizzare strade temporanee che serviranno solo per i giochi nell’area olimpica di Santa Giulia, definendo l’intervento un “infrastruttura indispensabile”. Non è invece “indispensabile”, ad esempio, ristrutturare le migliaia di alloggi pubblici sfitti, che potrebbero subito essere assegnati a famiglie senza casa. Stop caro affitti, sfratti, sgomberi e speculazione immobiliare. Per un tetto agli affitti e più case popolari; soluzioni all’emergenza abitativa; la difesa dei quartieri e della città pubblica. Uniamo le lotte: dalle periferie ai centri città, da quartieri popolari di Milano ai comuni dell’Hinterland, costruiamo insieme un movimento per il diritto alla casa e alla città. Vogliamo che la pianificazione urbanistica e le risorse pubbliche diano risposte ai bisogni reali delle persone e non siano al servizio degli appetiti di fondi d’investimento, banche e operatori immobiliari, questi gli slogan. La mobilitazione è partita da un input di Sicet1 e Unione Inquilini, i due sindacati più rappresentativi e attivi della città metropolitana a cui hanno subito aderito oltre 40 realtà: comitati dei quartieri popolari, associazioni, partiti, sindacati, centri sociali, il centro di ascolto delle Parrocchie Luigi Gonzaga e Ognisanti, gruppi studenteschi, collettivi che vivono in spazi occupati, comitati di cittadini che vivono in affitto, comitati di difesa della città pubblica. Giovedì in piazza c’era Rabia, felice per il suo 94 alla maturità, che da due anni vive con la mamma e i tre fratelli più piccoli in una comunità gestita da una cooperativa sociale, divisa dal padre che continua a dormire nel centro di accoglienza di viale Ortles, dopo aver subito uno sfratto dalla casa in cui vivevano. C’erano Manola e i suoi 3 bambini, accampati in una baracca alle porte della città, sgomberati dalla casa popolare in cui vivevano senza un contratto. C’era Mattia, 2 mesi di neonato, che insieme con la mamma, il papà e la sorellina hanno percorso tutto il corteo per fare poi ritorno nella casa popolare assegnata da poco meno di due anni e già rovinata dalle continue infiltrazioni e il proliferare della muffa. C’erano Fernando e la sua famiglia, sfrattati da una settimana e collocati in albergo dal Comune, angosciati e terrorizzati da quello che succederà quando scadranno i 20 giorni di accoglienza. C’era Miriam, da più di un anno assegnataria solo sulla carta di un alloggio in emergenza Sat (sono 250 le famiglie in attesa) e ancora senza un posto stabile dove dormire. C’erano le inquiline dei comitati delle torri del quartiere Gratosoglio, quotidianamente impegnate a lottare per ottenere i necessari piani di manutenzione straordinaria e ordinaria da Aler e politiche di coesione sociale per una periferia sempre più in crisi. C’era Lilia che vive in affitto privato in un monolocale di 25 mq insieme al marito e ai tre figli e c’erano tante altre persone, che versano ai proprietari di casa o alla banca anche il 50% di ciò che guadagnano rinunciando a vacanze, istruzione e in molti casi ormai anche cure mediche. C’erano gli studenti universitari e i giovani lavoratori, la cui voglia di emanciparsi dalle famiglie di origine e di costruirsi il proprio futuro, è forse uno tra i più redditizi business della rendita immobiliare milanese, che approfitta del sistema liberalizzato degli affitti e dell’assenza di controllo da parte delle istituzioni pubbliche. C’erano infine tanti attivisti e solidali, impegnati a Milano a costruire spazi e momenti collettivi liberati dalle logiche del solo profitto. Puntualissimo, il corteo è partito alle 18.30 e si è fermato per la prima tappa all’inizio di via Brenta, dove da un mese circa quaranta giovani lavoratori immigrati e alcune famiglie con figli hanno occupato uno stabile del Comune chiuso da anni, un tempo un centro vaccinale2. Abbiamo così ascoltato il racconto di una madre, che pur lavorando, non riesce ad affittare una casa e subito dopo risuonare il coro “più case popolari, meno spese militari”. Il corteo ha poi proseguito spedito fino a Casa Jannacci, dormitorio pubblico di Milano, che avrebbe dovuto essere il simbolo dell’anima solidale e inclusiva della città e che ora è invece diventato il suo opposto: un luogo dove vengono malamente stipati senza tetto, minori stranieri non accompagnati, richiedenti asilo, famiglie sfrattate o sgomberate, tutti coloro che incrinano il racconto della nuova Milano vincente e a cui l’Amministrazione Comunale non intende dare risposte né garantire diritti. Il corteo è quindi sfilato in via Gardone, dove decine di famiglie sono sotto sfratto pur pagando l’affitto: la proprietà, un fondo immobiliare, intende riconvertire il palazzo in struttura turistica, attività evidentemente molto più remunerativa. Una pausa alla fontanella per rinfrescarsi un po’ e poi spediti verso via Sile 8, nuovissimo palazzo del Comune, dove si trovano anche gli Assessorati al Welfare e alla Rigenerazione Urbana. Qui sono intervenuti i partiti Rifondazione Comunista e Potere al Popolo , ricordando le responsabilità politiche dell’attuale giunta nel promuovere un modello di città escludente, a favore della rendita e dei più ricchi. Verso le 21 il corteo si è concluso in piazzale Gabri Rosa, attirando ancora qualche inquilino residente incuriosito.  Ultimi interventi e conclusioni e la promessa di continuare la mobilitazione a settembre, cercando di coinvolgere ancora più famiglie, giovani, immigrati, lavoratori fino a portare in piazza e rendere visibile l’altra Milano, la maggioranza, che oggi rischia di essere espulsa, ma che non se ne vuole andare. Veronica Pujia 1 https://www.facebook.com/sicetmi/ 2 https://www.pressenza.com/it/2025/05/milano-venite-a-trovarci-in-via-brenta-alla-nuova-occupazione/ Redazione Milano