Il mare affondato: Mediterranea Saving Humans tra CPR, indagini e rifugi

Pressenza - Wednesday, June 18, 2025

Sabato 14 giugno 2025, presso il Magazzino sul Po di Torino, ha avuto luogo il prefestival Contre Chants di Mediterranea Saving Humans; al suo interno è stata organizzata la conferenza “Reato di migrazione. La criminalizzazione delle persone migranti dalla Valsusa ai CPR”. Tre i protagonisti della discussione: in apertura Laura Marmorale, presidente di Mediterranea Rescue, ha parlato delle difficoltà e delle ingiustizie che i migranti affrontano una volta giunti in Italia; a seguire Maurizio Veglio, avvocato specializzato nel campo del diritto dell’immigrazione e membro dell’Associazione Studi Giuridici Immigrazione, ha raccontato della complessa e problematica realtà dei CPR (Centri di Permanenza per il Rimpatrio); infine Silvia Chicco, operatrice socio-legale presso il Rifugio Fraternità Massi di Oulx, dipinge l’articolato sistema migratorio alla frontiera italo-francese.

Laura Marmorale costruisce l’importante cornice dell’evento: il 28 maggio 2025, sette figure orbitanti attorno alla Mare Jonio (nave rimorchiatore di proprietà della Mediterranea Saving Humans dedita al monitoraggio ed al soccorso di migranti nel Mediterraneo) sono state rinviate a giudizio dal GUP del Tribunale di Ragusa per favoreggiamento aggravato dell’immigrazione clandestina. È la prima volta in cui il processo ad una ONG arriva alla fase del dibattimento.

Il caso in breve: il 4 agosto 2020 la nave portacontainer Maersk Etienne trae in salvo nel Mediterraneo (a circa 20 miglia nautiche dalla Libia) un gruppo di 27 naufraghi. Per il salvataggio la Etienne segue le istruzioni date dagli ufficiali del coordinamento dei soccorsi maltesi, ma Malta successivamente non dà il permesso di sbarco sul proprio territorio (Malta ha una lunga storia di negligenza nei confronti dei naufraghi provenienti dall’Africa). Dopo aver ricevuto rifiuti da diversi altri Paesi per effettuare lo sbarco, l’11 settembre la Etienne trasferisce i migranti, sempre più in condizioni sanitarie precarie (tre di loro tentano il suicidio durante la permanenza a bordo della nave danese), sulla Mare Jonio (qui salgono 25 dei 27 naufraghi, una donna incinta ed il marito sono stati precedentemente condotti in porto per cause sanitarie). Il 12 settembre, previa autorizzazione dell’Italia, la Mare Jonio sbarca a Pozzallo. Un mese dopo, ad ottobre, la Maersk Tankers (società armatrice della Etienne) versa una somma di 125mila euro alla Idra Social Shipping (società armatrice della Jonio) per aiutarla nelle spese riferite al soccorso avvenuto. L’operazione viene regolarmente rendicontata e si inserisce nell’ambito delle possibilità previste dalle Convenzioni internazionali. Da qui nasce la contestazione della procura di Ragusa; secondo l’accusa l’intera operazione di salvataggio ha avuto luogo per poter incassare quel denaro.

Mediterranea Saving Humans è convinta di aver operato nell’ambito della legalità ed il giorno dopo la decisione del GUP viene annunciato l’acquisto, programmato da tempo, di una nuova nave da aggiungere alla loro flotta.

Marmorale, con voce grintosa ma anche amareggiata, sottolinea la barbarie della criminalizzazione dell’immigrazione (ironicamente uno dei pochi temi bipartisan, condivisi tanto dai governi di sinistra, tanto da quelli di destra) e del trattamento della materia dell’accoglienza solo in termini securitari. Conseguentemente, in questo modo, denuncia la presidente di Mediterranea Rescue, il centro gravitazionale smette di essere il migrante e si trasferisce al cittadino.

Maurizio Veglio interviene: un migrante irregolare che arriva in Italia e a cui non viene rilasciato il permesso di soggiorno viene prontamente spedito nei Centri di Permanenza per il Rimpatrio. Nonostante questi soggetti siano sottoposti unicamente a sanzioni amministrative, vengono trattati come se avessero compiuto reati penali o fossero indagati. Quello che avviene nei CPR è un trattenimento amministrativo del tutto sposato con scelte politiche che puntano verso una torsione repressiva nei confronti dei migranti.

L’isolamento, la segregazione e le condizioni disumane sono gli assoluti protagonisti di questi luoghi. Uno degli eventi più gravi è stato il suicidio di Moussa Balde (23 anni, originario della Guinea) avvenuto nel maggio 2021 presso il CPR di Torino, chiuso nel 2023 per manutenzioni e riaperto il 24 marzo 2025.

L’avvocato Veglio ci tiene a concludere il proprio contributo presso Contre Chants con un tocco di ottimismo: La Corte di Cassazione di Roma, la Corte di giustizia dell’Unione europea e la Corte europea dei diritti dell’uomo concordano tutte sulla tutela della vita privata e la sua natura di diritto inviolabile. Grazie a questo riconoscimento può essere socialmente protetta la vita privata delle persone (e, dunque, anche quella dei migranti irregolari e non). In altre parole, continua Veglia, chi è migrante in Italia da svariato tempo ed ha coltivato una vita privata non può venire espulso come se nulla fosse.

Conclude la conferenza Silvia Chicco, operatrice socio-legale presso il Rifugio Fraternità Massi di Oulx destinato ai migranti di passaggio in Valle di Susa. Chicco racconta delle difficoltà affrontate dai migranti nel superare il confine francese per poter continuare il loro viaggio in Francia o in altri Paesi europei.

Lo scopo del rifugio è quello di accogliere i migranti rigettati dalla frontiera offrendo loro un letto dove dormire, cibo e consulenza legale. Per fortuna, racconta l’invitata, tutti coloro che passano dal rifugio riescono a passare la frontiera, nonostante vengano trattati come criminali dagli organi di sicurezza statali.

La chiusura dell’evento porta con sé una riflessione: è necessario affrontare a livello politico la questione migratoria; ma per farlo è di vitale importanza considerare le persone come tali; ovvero degne di attenzioni, rispetto e cura. Un Paese virtuoso lo si riconosce per le benevole premure rivolte nei confronti dei più deboli.

Michael Giargia