Cinque agenti sotto copertura infiltrati in Potere al Popolo: “Operazione illegittima, il governo risponda”Un’inchiesta di Fanpage rivela il piano di infiltrazione della polizia in
quattro città. Gli agenti partecipavano a manifestazioni e campagne elettorali.
Oggi il partito denuncia: “Violata la democrazia”.
Screenshot preso dall’inchiesta video di Fanpage
Si spacciavano per studenti universitari preoccupati dal carovita, dal tema
della casa e dalla questione palestinese; in realtà erano cinque agenti della
Polizia di Stato, tutti giovani reclute del 223° corso allievi, trasferiti poi
all’Antiterrorismo, che per mesi hanno infiltrato il partito Potere al Popolo e
le organizzazioni giovanili che frequentano il partito: Collettivi
Autorganizzati Universitari e Cambiare Rotta.
L’operazione, ricostruita da Fanpage attraverso documenti e testimonianze,
sarebbe avvenuta tra l’autunno 2024 e la primavera 2025 in quattro città –
Milano, Bologna, Roma e Napoli – con modalità quasi identiche: gli agenti si
inserivano nei collettivi studenteschi presentandosi come studenti fuorisede
arrivati in città e partecipavano a cortei e assemblee, in molti casi sostenendo
attivamente le campagne elettorali del movimento.
“Siamo tutti antifascisti”: gli agenti in prima linea
Le immagini raccolte dall’inchiesta mostrano i poliziotti in azione: a Milano,
due agenti hanno preso parte a manifestazioni, tra cui una contestazione a Carlo
Calenda e una protesta all’Università Bicocca contro Tommaso Foti (FdI). Uno di
loro, immortalato in video, si copre il volto con uno striscione dopo pochi
secondi. A Bologna, un agente ha partecipato al corteo del 27 maggio contro
Giorgia Meloni, lo stesso giorno in cui esplodeva il caso dell’infiltrato di
Napoli. “Urlava slogan antifascisti, poi è sparito il giorno dopo”, racconta
Giuliano Granato, portavoce nazionale di Potere al Popolo a Fanpage. A Roma,
l’infiltrazione è fallita grazie alla diffidenza degli attivisti: “Faceva troppe
domande, non l’aveva mai visto nessuno”, spiega Anita Palermo di Cambiare Rotta.
Il silenzio del governo
La scoperta dei primi infiltrati, a Napoli lo scorso maggio, aveva portato a tre
interrogazioni parlamentari (Pd, AVS, M5S), ancora senza risposta. Fonti di
polizia avevano inizialmente liquidato l’episodio come “iniziativa personale”,
ma l’inchiesta dimostrerebbe un piano coordinato: tutti e cinque gli agenti sono
stati trasferiti. La vicenda si intreccia, inoltre, con lo scandalo Paragon, lo
spyware trovato sui telefoni di giornalisti e attivisti. “Siamo di fronte a
metodi da regime”, accusano le vittime. Oggi alle 16, a Roma, Potere al Popolo
ha tenuto una conferenza stampa per chiedere verità. Queste sono le reazioni:
Giuliano Granato (Potere al Popolo)
Perché infiltrare un partito politico?
Le infiltrazioni di agenti in movimenti studenteschi e politici non sono
casuali, ma un’operazione pianificata. Chiediamo alla Presidente Meloni di
chiarire chi ha ordinato questa attività degna di uno Stato autoritario, che
viola libertà costituzionali come associazione e dissenso. Se oggi si spiattella
e si reprime chi critica il governo, domani sarà troppo tardi: la democrazia non
è la possibilità di fare un post su Facebook o Instagram, ma il diritto di
organizzarsi per cambiare le cose. È questo che fa paura a chi governa.
Don Mattia Ferrari (Mediterranea Saving Humans)
Perché spiare organizzazioni che salvano persone in mare e che esercitano
liberamente il diritto di associazione?
Spiare attivisti umanitari e un telefono usato per raccogliere le grida dai
lager libici è un attacco alla democrazia. Chiediamo verità: perché Mediterranea
Saving Humans e chi difende i diritti dei migranti sono considerati ‘minacce’?
La democrazia non è un fatto compiuto, ma un cammino che oggi rischia di
fermarsi se lo Stato invece di proteggere i vulnerabili, perseguita chi li
aiuta. Le istituzioni rispondano: chi ha ordinato questo sbarramento dei diritti
costituzionali?
Gianluca Bruni (CAU) e Alice Natale (Cambiare Rotta)
Perché spiare le articolazioni giovanili di Potere al Popolo?
Un agente sotto copertura infiltrato in un collettivo studentesco non è
‘sicurezza’, è Stato di polizia. Il governo Meloni usa l’antiterrorismo contro
studenti che si mobilitano per la casa, la Palestina e i diritti. Se essere
eversivi significa difendere il diritto all’abitare, denunciare le morti sul
lavoro e stare con la Palestina, allora sì: siamo tutti colpevoli. A loro la
repressione, a noi la piazza e la verità.
L’agente ha partecipato anche attivamente alle elezioni universitarie del CNSU e
alla contestazione di Bologna il 27 maggio, quando noi eravamo in piazza a
denunciare appunto il caso di Napoli che era appena uscito. Noi non nascondiamo
nulla: lunedì saremo davanti ai rettorati per chiedere che l’università, luogo
di sapere critico, non accetti questa repressione. Il governo risponda alle tre
interrogazioni parlamentari: il silenzio su questi fatti è già una risposta
inaccettabile.
Sulla vicenda sono intervenuti anche i parlamentari che hanno presentato le
interrogazioni, accomunati dalla richiesta di verità nonostante le differenze
politiche. Ecco le loro dichiarazioni:
Giuseppe De Cristofaro (AVS)
Siamo dinanzi a un comportamento che va al di là della normale dialettica
politica. Qualcuno sta mettendo la Costituzione italiana sotto ai piedi,
immaginando una torsione antidemocratica e autoritaria che cambia i connotati
stessi della nostra democrazia. Lo spionaggio contro Potere al Popolo e
Mediterranea non è un problema solo di chi è stato spiato, ma un’emergenza che
riguarda tutti i democratici e chiunque abbia a cuore i valori costituzionali –
l’unica bussola per la politica in Italia. Esprimo piena solidarietà, mia e
della mia forza politica, a chi ha subito queste operazioni. Il governo deve
venire in Parlamento non per spiegare a noi, ma al Paese intero: deve dire se
ancora crede nei principi fondanti della Repubblica. Perché oggi tocca a Potere
al Popolo, domani potrebbe toccare a un sindacato o a un’altra forza politica.
Questa vicenda non è isolata: si lega al premierato, all’autonomia
differenziata, al pacchetto sicurezza. Sono troppi i puntini che disegnano un
allarme democratico gravissimo. Su questo non ci fermeremo: continueremo a
lottare perché la verità venga a galla.
Gilda Sportiello (M5S)
Il governo è tenuto – è un suo preciso dovere – a dare risposte precise alle
domande poste attraverso gli atti parlamentari. Non deve neanche scomodarsi a
venire in aula (visto che il rispetto per le istituzioni non è affare di questa
maggioranza), ma pretendiamo una risposta formale. I fatti sono gravi: la
vicenda Paragon, le infiltrazioni denunciate da Potere al Popolo a Napoli e in
altre città, si collegano a un disegno politico allarmante, confermato anche
dalle durissime parole della Cassazione sul decreto sicurezza. Un disegno che,
sotto falsa retorica securitaria, opprime il dissenso e stravolge il nostro
sistema legislativo con aggravanti propagandistiche. Siamo preoccupati perché la
Presidente Meloni, che si era scandalizzata per un’inchiesta giornalistica
legittima, tace di fronte a operazioni illegittime e violente, che hanno violato
la vita privata e associativa di Potere al Popolo. A oggi, non una parola di
spiegazione. Esprimiamo solidarietà a Potere al Popolo, Mediterranea Saving
Humans e a tutte le realtà colpite da questa deriva autoritaria.
Arturo Scotto (PD)
Ci troviamo di fronte a un clima profondamente claustrofobico. Questa destra ha
un rapporto malato con i corpi dello Stato: pensa di poterli controllare,
utilizzarli per infiltrarsi in organizzazioni politiche e sindacali, per spiare
giornalisti, attivisti e persino parroci. Questo ci dice che l’Italia sta
trasformando la propria Costituzione materiale. Non è la prima volta che
assistiamo a tentativi di sovversivismo delle classi dirigenti contro le
organizzazioni democratiche e i contropoteri – come la stampa e i corpi
intermedi – che sono essenziali in qualsiasi democrazia. Di fronte a questo, non
possiamo né abbassare la testa né stare in silenzio. Occorre fare rumore e
difendere anche chi è distante da noi. Personalmente sono molto distante
dall’esperienza politica di Potere al Popolo, ma la mia cultura politica mi dice
che occorre difenderli quando vengono attaccati con questi mezzi tipici del
sovversivismo delle classi dirigenti. Esprimo piena solidarietà a Potere al
Popolo e a tutte le realtà colpite da queste pratiche illiberali. Mi domando:
dove sono finiti i liberali? Dove sono quelli che negli ultimi anni ci hanno
dato lezioni di democrazia?
Emiliano Palpacelli