Prospettive di pace in Medio Oriente sempre più lontane

Pressenza - Tuesday, June 17, 2025

Tre giorni fa lo Stato di Israele ha attaccato la repubblica islamica dell’Iran; i suoi missili e droni hanno preso di mira gli scienziati e i comandanti militari, che erano eccellenti nella preparazione della bomba atomica, e la guida militare della difesa del regime iraniano.

Questa guerra ovviamente non è iniziata solo da tre giorni, bensì da quando Israele ha attaccato l’autorità iraniana bombardando il suo consolato e la sua rappresentanza in Siria nel periodo della caduta del regime siriano; quindi la guerra è passata da una fase indiretta a una fase diretta. Infatti l’ Iran continuava ad essere una minaccia per la sopravvivenza d’Israele, per quanto Israele sia un Paese di tecnologia avanzata in campo militare, per quanto riguarda i sistemi di mira e di difesa che possiede. In ogni caso tutto questo non aiuterebbe Israele a sopravvivere a un attacco atomico, se l’Iran decidesse di attaccare Israele. Ma questa non toglierebbe il dubbio che anche Israele abbia la bomba atomica senza averlo dichiarato.

Intanto si può dire che questa guerra è la conseguenza dell’attacco guidato da Hamas del 7 ottobre 2023 contro la popolazione israeliana. Era il periodo giusto per Netanyahu per attaccare l’Iran, che si trova in un momento di debolezza, isolato dopo il fallimento e il disorientamento di Hamas e Hezbollah a seguito delle uccisioni dei loro capi e conseguentemente anche del fallimento del suo gruppo e l’indebolimento della forza armata in Siria dopo la caduta di Assad e la perdita del ruolo che la Russia aveva in Siria durante quel regime.

Quindi Netanyahu doveva approfittare dell’occasione giusta e anche del periodo, dato che ci sono movimenti e cambiamenti che stanno succedendo in quell’area ormai da anni e che fanno capire che si cerca di ridisegnare i confini e la geografia politica del Medio Oriente.

In questa guerra non si può parlare di aggredito e aggressore, oppressore e oppresso; Netanyhau ha dato il via ad un genocidio e a una pulizia etnica a Gaza e anche il regime islamico dell’Iran dal giorno che ha preso il potere dal 1979 nega i diritti umani, civili e politici, uccide e stermina l’etnia kurda e dei Beluci in Iran. Questo regime ha sempre lavorato per l’eliminazione di Israele e invoca la fine di Israele e non solo: l’appello “ Fatwa di Khomeini” durante la preghiera del venerdì dice che chi uccide un kurdo andrà in paradiso. Il regime islamico dell’Iran fa una guerra religiosa fin dalla sua nascita.

Dunque parliamo di una guerra tra due dittatori e autori di genocidi; anche in questa guerra si tratta di governi, sia chi va contro sia chi appoggia questo attacco, che lavorano solo per curare i propri interessi politici ed economici. Ora il dramma è che l’attacco non si è fermato solo ai centri militari e ai palazzi del governo, ma che anche la popolazione civile è stata colpita e trascinata in questa guerra.

Ulteriore dramma è che la scintilla di questo fuoco raggiunga i paese confinanti e soprattutto l’Iraq e la Regione autonoma del Kurdistan dell’Iraq (Basciur), un paese che ha un’ideologia religiosa vicina a quella dell’ Iran, in cui l’Iran ha fatto nascere diversi gruppi e seguaci armati che difendono e curano i suoi interessi. Difatti,  il consolato americano ad Erbil è stato preso di mira da un drone, che è stato abbattuto dal sistema antimissile statunitense, mentre ieri mattina è caduto un missile senza che esplodesse nella citta di Qaradax nella provincia di Suleimanya, la governatrice di Qaradax dal canale Tv AVA ha dichiarato che il missile è lungo circa cinque metri con scritte in inglese ma non si sa ancora da dove è stato lanciato. Purtroppo il Kurdistan, spesso, se non sempre, viene colpito da situazioni di conflitto.

Sappiamo che la guerra non è la soluzione ed io personalmente, da donna nata e cresciuta in una situazione di guerra, sono contro la guerra e le soluzioni armate, ma sappiamo anche che la guerra può favorire la destituzione di un dittatore e porre fine al suo potere, come abbiamo visto in passato e da vicino. La mia, ovviamente, non è per appoggiare ne Israele e nemmeno Iran, evidentemente in questi casi è meglio che i dittatori vengano destituiti dai rispettivi popoli!

Gulala Salih, presidente UDIK

Unione Donne Italiane e Kurde (UDIK)