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Nuova ondata di sanzioni USA all’Iran, toccano anche Russia e Cina
Il 30 luglio l’amministrazione statunitense ha deciso di imporre un nuovo pacchetto di sanzioni. Si tratta dell’iniziativa sanzionatoria più larga promossa da Trump sin dall’abbandono dell’accordo sul nucleare con Teheran durante il suo primo mandato. È lo stesso Dipartimento del Tesoro ad averla definita “la più ampia azione in relazione […] L'articolo Nuova ondata di sanzioni USA all’Iran, toccano anche Russia e Cina su Contropiano.
La nuova via della salute: la diplomazia medica di Iran, Cuba e l’Africa
Con la pandemia di Covid-19 la questione della salute è tornata ad essere un argomento sensibile, se non centrale nel dibattito politico. E anche se alla fine, alle nostre latitudini occidentali, non è cambiato molto in termini di privatizzazione dei servizi sanitari e speculazione attraverso grandi affari farmaceutici, si è […] L'articolo La nuova via della salute: la diplomazia medica di Iran, Cuba e l’Africa su Contropiano.
Cause e conseguenze della guerra dei 12 giorni
L’aggressione dello Stato terrorista sionista all’Iran è solo una delle fasi della guerra che io chiamo “guerra per la grande Israele”. Anche se i sionisti è dal 1948 che hanno costituito il loro Stato, illegittimo perché ha violato l’unica risoluzione ONU che gli riconosceva una legittimità, tra l’altro assassinando l’inviato […] L'articolo Cause e conseguenze della guerra dei 12 giorni su Contropiano.
Notizie dal mondo arabo
Gaza È ancora in corso mentre scriviamo l’attacco militare contro Deir Balah, dove hanno sede le organizzazioni umanitarie internazionali. Caccia e artiglieria hanno colpito stamattina una moschea e un centro di sfollati. Il bombardamento è stato seguito dall’avanzata delle truppe con bulldozer, nel chiaro intento di proseguire l’opera di deportazione della popolazione privandola di ogni possibile riparo. Case diroccate e campi di tende di plastica vengono rase al suolo. Il rapporto del ministero della sanità ci informa che ieri fino a mezzogiorno sono morti per fame 86 persone: 76 bambini e 10 anziani. Stamattina il numero totale in 48 ore è salito a 171 morti per fame. Gli uccisi sotto le bombe e per le pallottole sono stati 130. I feriti 495. La gente muore per strada a causa della fame. Le grida di aiuto dei bambini, i proclami delle organizzazioni umanitarie, i rapporti dell’ONU e la disperazione dei team sanitari palestinesi non hanno scosso i militari e il governo israeliani e l’opinione pubblica israeliana che continua a parlare di altro. Scene terrificanti di persone svenute per strada dopo una settimana senza nulla sotto i denti. Le telecamere dei giornalisti palestinesi ci hanno consegnato le grida di bambini che dicono: “voglio mangiare. Ho fame”. Il rapporto del ministero della sanità ci informa di 171 morti per fame in 48 ore, tutti bambini e anziani. Le sirene delle ambulanze in tutta Gaza hanno suonato ieri alle ore 11:00 ora locale, ma le diplomazie complici non hanno sentito. I generali israeliani hanno ordinato l’evacuazione di Deir Balah e poi lo hanno bombardato. È il quartiere dove hanno sede le organizzazioni umanitarie internazionali. Cisgiordania L’esercito israeliano ha incendiato ieri un intero quartiere nel campo di Nour Shams a Tulkarem. Una sistematica opera di deportazione della popolazione nativa. Dal 21 gennaio scorso, in sei mesi di aggressione militare contro la città, sono stati deportati 42 mila persone. Un’azione sistematica per smantellare i capi profughi, annientare il ruolo dell’Unrwa e cancellare il diritto al ritorno. Lo stesso procedimento è stato praticato a Jenin e nel suo campo profughi. La demolizione delle case è stata lì particolarmente distruttiva: un terzo delle case è stato reso inservibile: demolito, incendiato o devastato. Le famiglie cacciate con la forza militare. Giornalisti nel mirino Il sindacato dei giornalisti palestinesi ha denunciato, nel suo rapporto semestrale presentato ieri a Ramallah, che durante l’anno corrente sono stati uccisi 33 giornalisti palestinesi e 43 di loro familiari. 66 i feriti. La repressione non riguarda soltanto la Striscia, ma anche la Cisgiordania e Gerusalemme est: 26 giornalisti arrestati e altri 228 casi di fermo, ferimenti per arma da fuoco e impedimenti a svolgere il proprio lavoro di informare. Handala La nave Handala è partita ieri dal porto di Gallipoli, dopo un breve ritardo sul piano di marcia. Una massa di sostenitori della causa palestinese ha salutato i volontari che si sono imbarcati, per tentare di portare aiuti umanitari ai bambini di Gaza. Ci sono parlamentari francesi, un sindacalista statunitense e giornalisti italiani e arabi. “Vogliamo portare cibo e giocattoli ai bambini di Gaza, le vittime numero 1 del genocidio in atto. Impedire la consegna di latte per bambini è un crimine contro l’umanità”, ha detto la parlamentare francese, Emma Forot, deputata di France Insoumise. “Rompere l’assedio illegale israeliano contro Gaza e denunciare la complicità delle diplomazie USA e europee”, ha detto uno dei partecipanti alla missione umanitaria. Il ritardo della partenza è stato causato da un criminale tentativo di sabotaggio, ha rivelato un membro dell’equipaggio ad Anbamed. “L’elica è stata trovata avvolta strettamente da un filo di ferro e nel serbatoio dell’acqua hanno versato del liquido corrosivo. Per fortuna nessuno si è fatto male”. Gli agenti criminali, che hanno compiuto del vero e proprio terrorismo, non ci fermeranno”, ha affermato. Siria Un primo giorno di calma a Suweidaa dopo il raggiungimento del cessate-il-fuoco. L’esercito mandato da Damasco è uscito fuori dall’abitato urbano e si è attestato sull’autostrada di collegamento con la capitale. Tutti i miliziani islamisti sono stati ritirati e l’accordo prevede la consegna da parte dei miliziani drusi delle armi pesanti. All’interno della città ci sono soltanto le forze di sicurezza statali formate da agenti drusi. La svolta nella crisi non soddisfa le mire israeliane di dominare lo scenario. Un elicottero dell’esercito di Tel Aviv ha scaricato in città un carico di armi destinato alla milizia drusa locale affiliata. Ci sono ancora in territorio siriano centinaia di soldati israeliani drusi, soprattutto nei villaggi a sud di Damasco, per tentare di creare momenti di destabilizzazione. La loro presenza viene presentata a Tel Aviv come spontanea ed individuale. Una versione poco credibile, visto che sono penetrati in Siria scortati dai reparti israeliani che occupano il sud siriano. Egitto Il ministero dell’interno egiziano ha comunicato che ieri domenica c’è stato uno scontro a fuoco tra le forze di sicurezza e un gruppo di “Hasm”, il movimento islamista terroristico legato alla Fratellanza Musulmana. Due islamisti ed un passante uccisi e due ufficiali delle forze di polizia feriti. Non viene fornita la località dove è avvenuta l’irruzione. “Il gruppo ha ottenuto addestramento in un paese confinante ed ha attraversato il confine desertico. L’inseguimento ha rivelato i loro appoggi interni in Egitto”. Il paese confinante – si deduce dalla descrizione – potrebbe essere Libia. Secondo la stampa online del Cairo ci sono stati arresti tra le file degli islamisti collegati alla cellula. Iran Secondo fonti iraniane, si terrà ad Istanbul un incontro con GB, Francia e Germania sul nucleare iraniano. La Tv di Stato ha affermato che la data dell’incontro sarà venerdì 25 luglio. Sarebbe il primo incontro con le diplomazie europee dopo gli attacchi israeliani e statunitensi sui siti iraniani. Teheran ha sospeso la collaborazione con l’Aiea per la mancata condanna degli attacchi subiti dall’Iran. Sciopero della fame a staffetta contro il genocidio L’iniziativa lanciata da Anbamed è entrata nel terzo mese. Oggi, lunedì 21 luglio, prosegue per la 67a giornata l’azione nonviolenta di sciopero della fame per 24 ore a staffetta. La solidarietà non dorme. Si mobilita anche in tempo di vacanze. Continueremo la campagna di sciopero della fame 24H a staffetta fino alla fine definitiva della guerra contro la popolazione di Gaza. ANBAMED
Sul piatto della Shangai Cooperation Organization, innanzitutto, la sicurezza collettiva
Si è svolto ieri a Tianjin, non molto lontano da Pechino, il vertice dei ministri degli Esteri dei paesi membri della Shangai Cooperation Organization (SCO), una delle organizzazioni ‘regionali’ che ha assunto ormai un ruolo centrale negli equilibri del mondo multipolare. Fosse anche solo per il fatto che, pur con […] L'articolo Sul piatto della Shangai Cooperation Organization, innanzitutto, la sicurezza collettiva su Contropiano.
Appello contro la crescente repressione da parte del regime iraniano
7 partiti politici curdi e organizzazioni della società civile nel Rojhilat e in Iran hanno invitato tutti a denunciare la crescente repressione del regime.   7 partiti politici curdi e organizzazioni della società civile di Rojhilat e dell’Iran hanno rilasciato una dichiarazione scritta sulla crescente repressione in Iran. La dichiarazione congiunta afferma quanto segue: A seguito del recente cessate il fuoco nella guerra di 12 giorni tra Iran e Israele, una rinnovata e allarmante ondata di repressione ha travolto l’Iran e il Kurdistan per mano della Repubblica Islamica. Questa repressione include arresti di massa, procedimenti giudiziari motivati politicamente e un preoccupante aumento delle esecuzioni, in particolare contro la popolazione curda. Le agenzie di sicurezza hanno intensificato la loro campagna contro i prigionieri politici critici nei confronti del regime, fabbricando accuse e accelerando i procedimenti legali. Il regime sta anche strumentalizzando la legislazione, tra cui una revisione della legge sullo spionaggio in parlamento e nella magistratura, per legittimare la propria persecuzione. I rapporti indicano che oltre 1.000 persone sono state arrestate, con un numero di esecuzioni in aumento. Tra le ultime vittime ci sono Idris Ali, Azad Shojaei e Rasoul Ahmad, tre kolber curdi accusati, senza un regolare processo, di collaborazionismo con Israele. Sono stati giustiziati pochi giorni fa. Nel frattempo, diversi altri prigionieri curdi di Bukan, arrestati e condannati a morte tre anni fa, rimangono a rischio di esecuzione imminente. Storicamente, ogni volta che la Repubblica Islamica subisce una battuta d’arresto negli affari internazionali o in conflitti esteri, reagisce reprimendo il dissenso interno e intensificando la violenza contro la società civile, in particolare contro i movimenti che promuovono i diritti umani e la democrazia. Senza una forte pressione interna ed esterna, c’è il rischio concreto che la storia si ripeta, come accadde nel 1988, quando migliaia di prigionieri politici furono massacrati in seguito al cessate il fuoco con l’Iraq. Esprimiamo profonda preoccupazione per le crescenti minacce agli attivisti civili e politici, in particolare ai prigionieri di coscienza, e rivolgiamo un appello urgente alla Sig.ra Mai Sato, Relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Iran, a tutte le organizzazioni internazionali per i diritti umani e a tutti gli individui e le comunità amanti della libertà in tutto il mondo. Vi esortiamo ad agire immediatamente e con decisione per opporvi a questa campagna disumana. Non si deve permettere alla Repubblica Islamica di effettuare esecuzioni e reprimere il dissenso impunemente. L’unico “crimine” di questi individui è la loro richiesta di dignità, libertà e diritto a una vita migliore. Invitiamo inoltre tutti i partiti politici iraniani, le organizzazioni della società civile e le comunità della diaspora, in particolare i curdi, ad alzare la voce attraverso azioni coordinate, proteste e attività di difesa. La nostra solidarietà e mobilitazione collettive sono fondamentali per proteggere vite umane e difendere la giustizia. La solidarietà del popolo iraniano con i prigionieri politici rimane forte. Con il sostegno globale, questa ondata di repressione può essere contrastata e trasformata in un impulso per i movimenti nazionali e curdi, contribuendo a dare energia a più ampi movimenti di protesta in tutto il Paese. Firmatari Partito per la vita libera del Kurdistan (PJAK), Partito per la libertà del Kurdistan (PAK), Partito democratico del Kurdistan iraniano, Partito Komala del Kurdistan iraniano, Organizzazione Khabat del Kurdistan iraniano, Partito Komala del Kurdistan, Komala – Organizzazione del Kurdistan del Partito Comunista dell’Iran L'articolo Appello contro la crescente repressione da parte del regime iraniano proviene da Retekurdistan.it.
L’Iran possiede strutture nucleari più profonde di Fordow. Una di queste, Isfahan, sta per essere riaperta
Di Giuseppe Masala Chili (Telegram). L’Iran possiede strutture nucleari più profonde di Fordow. Una di queste, Isfahan, sta per essere riaperta l’Iran possiede strutture del suo programma nucleare ancora più profonde e protette dell’impianto di Fordow. Una di queste è la parte sotterranea del centro atomico polivalente di Isfahan. Come è emerso di recente, il presidente del Comitato dei capi di stato maggiore degli Stati Uniti, il generale Dan Cain, durante un briefing con i senatori americani ha dichiarato che l’USAF non ha nemmeno provato a colpire questa struttura con le GBU-57, poiché si trova ad una profondità tale che queste bombe non sarebbero state efficaci. Gli americani si sono limitati a colpire con missili da crociera Tomahawk la parte superficiale del complesso di Isfahan e gli ingressi alla parte sotterranea, che sembrano non aver subito grandi danni, poiché gli iraniani li avevano precedentemente protetti riempiendoli di terra e, a giudicare dalle recenti immagini satellitari, hanno già riaperto uno degli ingressi in questione. Considerando l’affermazione di Caine, si ipotizza che l’impianto si trovi ad una profondità significativamente maggiore di 100 metri, e presumibilmente il centro di arricchimento dell’uranio a Fordow non è molto diverso. Il direttore generale dell’AIEA, Rafael Grossi, in un’intervista al Financial Times pochi giorni prima dell’inizio della guerra, dichiarò che il materiale più sensibile del programma nucleare iraniano si trova ad una profondità di circa mezzo miglio (circa 800 metri) sotto terra. È interessante notare che, secondo i dati dell’AIEA, proprio nella zona di Isfahan si trova un nuovo centro per l’arricchimento dell’uranio, costruito prima della guerra ma non ancora operativo all’epoca. La sua posizione esatta è rimasta sconosciuta e l’Iran non ha più permesso agli ispettori dell’AIEA di accedervi, in conformità con una legge che sospende la cooperazione con l’agenzia in seguito alla scoperta dell’intelligence iraniana di una sostanziale collaborazione di Grossi con il Mossad. Come riporta Reuters, un altro sito sotterraneo è stato costruito negli ultimi anni sotto una montagna (Pickaxe), proprio vicino al centro di arricchimento dell’uranio a Natanz. Si ritiene che sia anch’esso più profondo di Fordow e che gli iraniani vi abbiano presumibilmente messo al sicuro parte del materiale fissile. I famigerati 408 kg di uranio arricchito in ogni caso nessuno sa dove siano. In generale, per quanto noto, in queste strutture l’Iran ha preservato, a grande profondità, capacità per la produzione di centrifughe per l’arricchimento dell’uranio, scorte di uranio arricchito, incluse quantità significative di uranio arricchito al 60%, e un nuovo centro sotterraneo per l’arricchimento dell’uranio dove è possibile installare nuove cascate di centrifughe. Tutto questo riguarda solo ciò che è ben noto e riportato in fonti aperte. È del tutto possibile che esistano altri siti sotterranei.
In Iran tutti sono sospettati: è in corso la caccia alle streghe
A seguito dell’attacco di Israele all’Iran, lo Stato ha intensificato la pressione sull’opinione pubblica a un livello mai visto prima. Il regime sopravvissuto ha avviato un’ondata sistematica di arresti e detenzioni con l’accusa di spionaggio. Dopo una guerra durata 12 giorni e il cessate il fuoco dichiarato il 24 giugno, è in atto una brutale repressione con il pretesto della collaborazione con Israele o dello spionaggio. Situazioni simili si sono verificate dopo le proteste del 2018 e del 2019, così come durante la rivolta “Jin, Jiyan, Azadî” del 2022. Secondo le organizzazioni della società civile, lo Stato ha rivolto il suo desiderio di vendetta e controllo verso l’interno, prendendo di mira il suo stesso popolo dopo gli attacchi israeliani. Il regime, ancora in piedi, si è concentrato in particolare sulle minoranze etniche e sui gruppi di opposizione. Secondo Amnesty International e altre organizzazioni per i diritti umani, figure dell’opposizione, critici sui social media, curdi, baluci, bahá’í e rifugiati afghani vengono presi di mira. Questi gruppi vengono costantemente usati come capri espiatori dopo ogni grave incidente. Tuttavia le organizzazioni della società civile adesso denunciano che nessuno è più al sicuro. Tutti sono considerati sospetti agli occhi delle forze di sicurezza. Possedere un drone in miniatura, utilizzare l’app di messaggistica WhatsApp o abbonarsi al servizio Internet Starlink può comportare la reclusione. Gruppi della società civile riferiscono che centinaia di persone sono state arrestate dall’inizio del conflitto tra Israele e Iran. Le persone accusate di spionaggio stanno affrontando processi rapidi, pene detentive e persino la pena di morte. Il 29 giugno, il Parlamento iraniano ha approvato una legge che inasprisce le pene per i reati di spionaggio o collaborazione con Israele, gli Stati Uniti o altri stati “nemici”. Accuse vaghe come “corruzione” o “inimicizia contro Dio” possono comportare condanne a morte a seguito di processi iniqui. Dagli attacchi iniziali di Israele del 13 giugno, molte persone sarebbero state giustiziate per impiccagione. Le organizzazioni della società civile criticano da tempo l’uso della pena di morte da parte dell’Iran come strumento fondamentale di repressione. Il Kurdistan Human Rights Network e la Kurdistan Human Rights Association hanno riferito che solo l’1 e il 2 luglio, almeno nove persone sono state arrestate nel Kurdistan orientale. Questi arresti sono stati effettuati senza alcun mandato giudiziario. Tra i detenuti di Bokan, Meriwan, Sine (Sanandaj) e Urmia ci sono un regista e scrittore, un artista e un contadino di 62 anni. Le accuse a loro carico rimangono sconosciute. Durante i 12 giorni di guerra, i media iraniani hanno riportato l’arresto di oltre 700 persone, in particolare nelle province di Kermanshah, Lorestan, Isfahan e Fars. Si ritiene che il numero effettivo sia molto più alto. Il giorno dopo la fine della guerra con Israele, l’Iran ha intensificato anche le deportazioni di cittadini afghani. Da giugno, sono stati deportati oltre 256.000 migranti irregolari, tra cui donne e bambini. Ciò indica un nuovo picco nella politica di deportazioni di massa di Teheran. L'articolo In Iran tutti sono sospettati: è in corso la caccia alle streghe proviene da Retekurdistan.it.
L’arma MOSAIC dell’AIEA: spionaggio predittivo e guerra all’Iran
Kit Klarenberg è un giornalista britannico che ha prodotto varie inchieste di spessore sull’Ucraina e sul complesso quadro mediorientale. Per questo, è finito nel mirino della repressione della corona di Londra, secondo la quale non è possibile criticare gli indirizzi di politica estera del Regno Unito, degli Stati Uniti e […] L'articolo L’arma MOSAIC dell’AIEA: spionaggio predittivo e guerra all’Iran su Contropiano.
La schiacciante risposta dell’Iran all’aggressione israelo-americana è una vittoria per il mondo libero
Presstv. Di Iqbal Jassat. In un articolo pubblicato sul quotidiano israeliano Haaretz, Gidi Weitz ha espresso aspre critiche a Benjamin Netanyahu in seguito alla sua aggressione contro la Repubblica Islamica dell’Iran. Ha scritto che Netanyahu sarebbe stato licenziato in qualsiasi altro luogo entro pochi giorni dagli eventi del 7 ottobre. E che, dopo aver colpito l’Iran, rappresenta “un rischio ancora maggiore di prima”. Nonostante la censura radicale imposta ai media e ai coloni israeliani, che impedisce loro di riportare e trasmettere le devastanti perdite inflitte dall’Iran al regime coloniale, ora è il momento di aprire sesamo mentre analisti e giornalisti si confrontano sui fatali errori di calcolo di Netanyahu. Molti dei dibattiti sono duramente critici nei confronti di Netanyahu, dei suoi falchi di destra e dell’opposizione, accusati di essere caduti in trappola per aver sostenuto la guerra immotivata contro l’Iran, che si è rivelata controproducente. Un ritornello comune che sembra dominare il dibattito pubblico è sintetizzato in modo conciso in un articolo intitolato: “Netanyahu ha persino distorto la comprensione della realtà da parte dei suoi oppositori quando si tratta della guerra Israele-Iran”. Descritto come portatore di una “missione personale folle”, Netanyahu è anche accusato di avere uno “stato d’animo quasi messianico”, rappresentando così un pericolo per Israele. La realtà dell’umiliante sconfitta di Israele e del fallimento nel raggiungere uno qualsiasi degli obiettivi militari e politici di Netanyahu è palesemente evidente nella rappresaglia senza precedenti dell’Iran. Le immagini grafiche dei giornalisti israeliani ora confermano che obiettivi chiave sono stati ridotti in macerie, infrastrutture strategiche bombardate in mille pezzi e interi quartieri distrutti, a conferma che la scommessa di Netanyahu si è rivelata controproducente. > "The Israeli regime almost collapsed" > > Leader of the Islamic Revolution issued a new message congratulating the > Iranian nation on its victory over Israel and the United States. > > Follow Press TV on Telegram: https://t.co/LWoNSpkJSh > pic.twitter.com/S5DrwX2V92 > > — Press TV 🔻 (@PressTV) June 26, 2025 Un rapporto interessante ma rivelatore porta alla luce il fatto che le squadre di soccorso stanno affrontando quelli che descrivono come “spettacoli apocalittici” causati dai missili iraniani di nuova generazione. Un disastro che ha lasciato il regime in preda alla rabbia, alla frustrazione e alla disperazione. L’incapacità di Israele di rivendicare il successo, nel decimo giorno della guerra soprannominata “Operazione Leone Nascente” per distruggere gli impianti nucleari iraniani e imporre il cosiddetto cambio di regime, è stata così intensa che Netanyahu ha cercato disperatamente una via d’uscita. Contemporaneamente, l’hasbara sionista era a pieno ritmo, sostenendo che la rimozione dei missili iraniani fosse “a pochi giorni di distanza”. Eppure, come riportato da molti media mainstream, Netanyahu era preoccupato per la disastrosa svolta degli eventi nella determinazione dell’Iran a contrattaccare, ed era pronto a revocare la sua aggressione militare immotivata. Improvvisamente l’amnesia ha preso il sopravvento, con un’enorme distanza tra ciò che desiderava e ciò di cui si è accontentato. “Siamo lieti di concludere ora; se alla fine si raggiungerà un accordo, Israele sarà soddisfatto del risultato”, ha dichiarato un funzionario al quotidiano Times of Israel. A quanto pare, la Repubblica Islamica dell’Iran è uscita vittoriosa, dimostrando potenza, resilienza e la capacità di opporsi a un regime genocida. Tra la retorica di spavalderia e i proclami di superiorità di Donald Trump e del criminale di guerra del regime sionista Netanyahu, si nota la logica di principio dell’Iran. > ✍️ Feature -True Promise III: Which Israeli military, intelligence, industrial > sites did Iran target > > By @kesic_ivan https://t.co/Vu8r0i9EqB > > — Press TV 🔻 (@PressTV) June 26, 2025 In una conferenza stampa convocata a Istanbul per un pubblico globale e ripresa dalla maggior parte dei media mainstream, il ministro degli Esteri della Repubblica Islamica Abbas Araghchi si è distinto con calma ed eloquenza, delineando la posizione del suo Paese dopo gli attacchi aerei immotivati degli Stati Uniti. “Tutti devono capire che abbiamo perseguito la diplomazia, ma gli Stati Uniti e il regime sionista hanno lanciato attacchi aggressivi contro l’Iran”. Araghchi ha poi ricordato al mondo che gli Stati Uniti hanno dimostrato di non rispettare la Carta delle Nazioni Unite e di non rispettare il diritto internazionale. Ha sottolineato che la comunità internazionale deve affrontare la minaccia alla Carta delle Nazioni Unite, affermando che sono stati gli Stati Uniti a rinnegare in precedenza l’accordo nucleare. “Il Consiglio di Sicurezza deve assumersi le proprie responsabilità e prevenire tali minacce contro l’Iran. Difenderemo la nostra sovranità e il nostro popolo”. Il disastroso fallimento militare di Israele, nonostante la manipolazione di Trump per scatenare una campagna di bombardamenti, è stato un duro monito del fatto che due potenze dotate di armi nucleari hanno attaccato uno stato non nucleare violando tutti i valori civili e, cosa ancora più importante, senza successo. Sebbene Netanyahu abbia fallito nei suoi obiettivi di guerra, è riuscito a rafforzare la sua vergognosa immagine di guerrafondaio e quella del regime sionista come pariah coloniale meritevole di boicottaggio, isolamento e fine. L’Iran, d’altra parte, è stato riabilitato ed è emerso come un potente alleato del popolo oppresso, in particolare dei palestinesi, oggetto di orrendi massacri. Come ha commentato un perspicace analista, questa tornata di aggressioni israelo-americane contro l’Iran ha scatenato reazioni globali che mostrano come si tratti dell’ennesima battaglia tra le potenze imperialiste/coloniali occidentali e quelle dell’Asia occidentale e del Sud del mondo, che resistono a questo secolare assalto fatto di controllo, sottomissione e caos. Iqbal Jassat è un membro esecutivo del Media Review Network di Johannesburg, Sudafrica. Traduzione per InfoPal di Stefano Di Felice