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Dialogo Usa-Iran attraverso l’erede saudita?
Il principe ereditario saudita Mohamed bin Salman negli Stati Uniti a colpi di migliaia di miliardi, racconta la stampa di mezzo mondo, discute lo sviluppo delle centrali oltre al controllo del mercato petrolifero. ‘Piccolenote’, più originale, ci segnala che il molto discusso bin Salman ha consegnato a Trump un messaggio […] L'articolo Dialogo Usa-Iran attraverso l’erede saudita? su Contropiano.
Jafar Panahi, Un semplice incidente
Terza puntata di queste pillole di passione filmica dedicata a Un semplice incidente di Jafar Panahi, un film composito e raccontato attraverso molti registri, tra cui anche quello comico, per narrare la tragedia del rancore e della vendetta per la repressione e la tortura subita da parte di un regime fascista e teocratico, scollato dalla gente comune incarnata da questi sei personaggi pirandelliani nella loro tragicità, che rappresentano bene la società iraniana. La vendetta non è violenta, ma forse l’ossessione non viene eliminata dai cervelli e dai sensi ancora in cattività. Il regista è solito utilizzare l’impianto neorealista, ereditato dal maestro Kiarostami, arricchendolo con spunti divertenti – ma funzionali all’analisi della società in cui si immerge personalmente. Anche in questo caso il film è realizzato con espedienti, aggirando la censura e sulla base della propria diretta esperienza di detenuto nelle galere degli ayatollah.
Bologna, Venerdì 14 Novembre: “CAPIRE L’IRAN – Un’altra prospettiva oltre i media occidentali”
Dietro la caricatura mediatica dell’“Iran minaccioso” si nasconde una realtà complessa: un Paese che resiste da decenni a sanzioni, guerre indirette e tentativi di isolamento; un Paese con una storia millenaria, un tessuto sociale in evoluzione e un ruolo centrale nella lotta contro l’egemonia occidentale. Capire l’Iran vuole dire offrire strumenti di conoscenza e riflessione critica, contro la narrazione dominante che riduce tutto a schemi di “buoni” e “cattivi”. Un invito ad ascoltare altre voci, a comprendere le radici culturali, politiche e spirituali di un mondo che non si piega all’imperialismo. > Ore 17:30 – Proiezione del documentario prodotto da ComeDonChisciotte.org “Rivoluzione. Abbiamo il diritto di decidere il nostro destino” di Jacopo Brogi Un racconto potente sulle aspirazioni, le sfide e la dignità di un popolo che rivendica il diritto di autodeterminarsi. > Ore 19:00 – Presentazione del libro   “Islam tra colonizzazione e imperialismi” di Maria Morigi Un saggio che attraversa secoli di storia, dall’espansione coloniale europea alle contraddizioni del mondo contemporaneo, mettendo in luce il ruolo dell’Islam come spazio di resistenza e identità. Saranno presenti: Maria Morigi, autrice del libro Jacopo Brogi, autore del documentario Alessandro Fanetti, fotografia e riprese Un’occasione per comprendere l’Iran non come “nemico”, ma come protagonista di una storia di dignità, indipendenza e autodeterminazione. L’evento è una iniziativa organizzata dall’Associazione Marx21. Lorenzo Poli
Festa del Cinema di Roma 2025.” Un semplice incidente”: Panahi, iraniano Palma d’oro, mette in discussione la vendetta
Jafar Panahi è l’eroico regista che nel 2010 fu condannato a sei anni di prigione dal governo di Teheran, nonostante il sostegno di registi e organizzazioni cinematografiche e dei diritti umani di tutto il mondo. Con il divieto, per 20 anni, sia di dirigere film o scrivere sceneggiature, sia di lasciare il Paese, tranne per cure mediche o per partecipare al pellegrinaggio alla Mecca. Gli è stato anche impedito di concedere interviste ai media, sia iraniani sia stranieri. I suoi film sono sempre stati di chiara denuncia, anche quando hanno avuto un ritmo apparentemente leggero. In “Un semplice incidente” Panahi racconta che una notte, mentre una famiglia viaggia in automobile un cane finisce sotto le sue ruote.  Il padre deve fermarsi per riparare il veicolo e un uomo che si trovava nelle vicinanze riconosce in lui un agente dei servizi segreti che in carcere lo aveva torturato. Successivamente l’uomo riesce a sequestrare il sospetto e, nel dubbio che si tratti di uno scambio di persona, va a cercare conferme della sua identità coinvolgendo altri. Tutti i protagonisti del film sono esseri umani che hanno subito la violenza da un potere interessato solo alla propria conservazione e riproduzione. Una violenza provata dallo stesso Pahani. Tutti sono molto arrabbiati: quella rabbia che il regista ha conosciuto per le torture subite in quanto si rifiutava di fare dell’Iran una foto da cartolina nei suoi film. I personaggi di “Un semplice incidente” discutono sulla sentenza da infliggere al loro aguzzino. In questi dialoghi si fa palese quale senso abbia la vendetta. Panahi fa entrare in gioco la questione etica: se sia giusto o sbagliato eliminare l’uomo, diventando come gli oppressori e mostra come la Settima arte, attraverso la capacità di educare, possa essere uno degli strumenti con i quali vadano combattuti i regimi autoritari, in un finale molto significativo che non possiamo raccontare. Un semplice incidente (2025) Un film di Jafar Panahi con Madjid Panahi, Ebrahim Azizi, Vahid Mobasseri, Mariam Afshari. Genere: Drammatico Durata: 101 minuti Produzione: Iran, Francia, Lussemburgo 2025. Uscita nelle sale italiane: giovedì 6 novembre 2025   Bruna Alasia
Iran, Russia e Cina all’ONU: “l’accordo sul nucleare di Teheran ha terminato la sua validità”
Sabato 18 ottobre i rappresentanti di Iran, Russia e Cina hanno trasmesso al Segretario Generale dell’ONU e al suo Consiglio di Sicurezza una lettera congiunta con cui dichiarano terminata la validità delle disposizioni contenute nella Risoluzione 2231, sul programma nucleare di Teheran. È infatti scaduto il JCPOA, l’accordo siglato nel […] L'articolo Iran, Russia e Cina all’ONU: “l’accordo sul nucleare di Teheran ha terminato la sua validità” su Contropiano.
Hamas
In apertura, una premessa: sono marxista, ateo e libertario. Tra me e Hamas c’è dunque un divario ideologico incolmabile. Non spetta a me ripulirne la reputazione e, in ogni caso, non ne avrei né il titolo né l’intenzione. Ma poiché attorno a questo movimento circolano leggende e bufale di ogni […] L'articolo Hamas su Contropiano.
Afghani deportati in Iran: non dimentichiamoli
Una delle associazioni afghane più accreditate nelle attività di soccorso umanitario, che CISDA sostiene da più di 20 anni, si è attivata per portare aiuto ai migranti afghani deportati forzatamente dall’Iran ed espulsi senza alcun giusto processo o considerazione umanitaria (vedi il nostro appello). Pubblichiamo una sintesi del Report della Missione Sanitaria Mobile che, per motivi di sicurezza, non può essere divulgato integralmente. Il report evidenzia che la situazione al confine del Paese permane critica per il caldo estremo, la mancanza di acqua e riparo e l’assenza di servizi sanitari di base, che creano alti rischi di epidemie di malattie infettive, malnutrizione e decessi. Molti deportati erano originariamente fuggiti dall’Afghanistan a causa del crollo del precedente governo, del timore della persecuzione dei Talebani o di gravi difficoltà economiche. Ora sono stati costretti a tornare senza nulla, spesso solo un cambio di vestiti e con il morale a pezzi. Ripristinare dignità e speranza Il Team Sanitario Mobile attivato era composto da 2 medici (un uomo e una donna), 2 infermieri (un uomo e una donna), un’ostetrica, un consulente nutrizionale e ha fornito servizi per 10 giorni a Islam Qala, e ha raggiunto 1.810 persone: 685 donne (≈%37,9), 675 bambini (≈%37,3) e 450 uomini (≈%24,9). I servizi hanno incluso visite generali, trattamento di malattie comuni (diarrea, infezioni respiratorie, colpo di calore, problemi della pelle, ipertensione), consulenza per le donne (igiene mestruale, pianificazione familiare, anemia), visite pediatriche e sensibilizzazione nutrizionale. 17 pazienti (≈%0,9) sono state indirizzate all’Ospedale Pubblico di Herat. I generi di supporto sono stati così distribuiti: • 298 donne hanno ricevuto kit igienici. • 356 donne e bambini hanno ricevuto abiti (prodotti dai corsi di sartoria). • 100 famiglie hanno ricevuto pacchi alimentari. Questo intervento non solo ha ridotto malattie e sofferenze, ma ha anche contribuito a ripristinare dignità e speranza per le famiglie in crisi. Le voci della sofferenza: alcune testimonianze Shabnam – Una madre sull’orlo della disperazione Shabnam, una madre di 25 anni, teneva in braccio il suo bambino febbricitante sotto il sole cocente. Ha detto: “Per due notti abbiamo dormito al confine. Niente medicine, niente dottori. Pensavo di perdere mio figlio.” Dopo aver ricevuto le cure, la febbre del bambino si è abbassata nel giro di poche ore. Con le lacrime agli occhi, Shabnam ha sussurrato: “Non dimenticherò mai che avete salvato la vita del mio bambino. Oggi, per la prima volta, sento di nuovo la speranza.” Freshta – Una donna che lotta per la vita Freshta, 30 anni, è entrata barcollando nella tenda, debole e pallida. Aveva avuto un aborto spontaneo e sanguinava copiosamente. Tremando ha detto: “Pensavo che nessuno mi avrebbe aiutato qui. In Iran mi è stata negata l’assistenza ospedaliera. Temevo di morire.” La nostra ostetrica le ha immediatamente prestato le cure d’urgenza, ha stabilizzato le sue condizioni e l’ha indirizzata all’ospedale. Tenendo la mano dell’ostetrica, Freshta ha gridato: “Mi hai salvato. Mi hai trattato come un essere umano, non come un peso.”  Milad – Un bambino che voleva tornare a giocare Milad, di dieci anni, è entrato con il braccio fasciato in modo rozzo. Suo padre ha spiegato: “È caduto da un camion mentre tornava. Si è rotto il braccio, ma non avevamo soldi per un medico. Ha pianto tutta la notte per il dolore.” La nostra équipe ha stabilizzato il braccio di Milad e lo ha indirizzato a ulteriori cure. Mentre se ne andava, Milad ha sorriso e ha chiesto: “Ora non fa più così male. Pensi che possa tornare a giocare a calcio?” Quel piccolo sorriso è stata la più grande ricompensa per la nostra squadra. Non dimentichiamoli Le condizioni dei rifugiati deportati rimangono disastrose. I rifugiati sono entrati in Afghanistan con paura e spirito distrutto. Molti hanno riferito che i loro familiari sono stati arrestati dai Talebani subito dopo l’arrivo e che i loro corpi sono stati successivamente restituiti privi di vita. Alcune famiglie non hanno informazioni sui loro cari. Un tragico incidente stradale ha causato inoltre quasi 100 vittime accrescendo ulteriormente dolore e shock. Famiglie rimaste senza casa, senza reddito, costrette a lasciare l’Iran con nient’altro che un singolo cambio di vestiti. L’associazione conclude: “In mezzo a queste enormi difficoltà, con il supporto dei nostri fedeli partner – Frontline Women, CISDA e i sostenitori giapponesi – siamo riusciti ad alleviare in parte la sofferenza di molte persone e famiglie. Questo è stato incoraggiante e significativo per il team di assistenza. Speriamo di mobilitare un maggiore supporto nel prossimo inverno e di garantire che queste famiglie non vengano dimenticate”. CISDA ringrazia tutti coloro che hanno inviato e vogliono inviare fondi per sostenere le attività delle Associazioni in favore della popolazione afghana. COORDINAMENTO ITALIANO SOSTEGNO DONNE AFGHANE ETS (C.I.S.D.A) BANCA POPOLARE ETICA – Filiale di Milano IBAN: IT74Y0501801600000011136660 CISDA - Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane
Iran: oltre 1000 condanne a morte
Iran: eseguite oltre 1000 condanne a morte mentre le autorità intensificano l’offensiva contro il diritto alla vita Le autorità iraniane hanno eseguito oltre 1000 condanne a morte solo nel 2025, il numero annuo più alto registrato da Amnesty International in Iran negli ultimi 15 anni. L’Organizzazione chiede l’immediata adozione di una moratoria sulle esecuzioni come primo passo e rivolge un appello urgente agli altri stati affinché esercitino immediatamente pressioni sulle autorità iraniane per fermare tutte le esecuzioni programmate. In meno di nove mesi il numero delle persone messe a morte dalle autorità iraniane ha già superato il totale terrificante dello scorso anno, pari a 972 esecuzioni. Dalla rivolta “Donna Vita Libertà” del 2022 le autorità iraniane hanno intensificato l’uso della pena di morte come strumento di repressione di stato per soffocare il dissenso, mentre prosegue l’aumento delle esecuzioni per reati legati alla droga. Nel 2025 le autorità hanno anche intensificato il ricorso alla pena di morte con il pretesto della sicurezza nazionale, dopo l’escalation delle ostilità tra Iran e Israele a seguito degli attacchi militari israeliani del giugno 2025. “La continua escalation delle esecuzioni in Iran ha raggiunto proporzioni terrificanti, mentre le autorità iraniane continuano a strumentalizzare sistematicamente la pena di morte come mezzo di repressione per schiacciare il dissenso, in un attacco agghiacciante al diritto alla vita”, ha dichiarato Heba Morayef, direttrice regionale per il Medio Oriente e l’Africa del Nord di Amnesty International. “La pena di morte è sempre aberrante, in qualunque circostanza, e il suo utilizzo su larga scala, a seguito di processi di solito gravemente iniqui, aggrava ulteriormente la portata dell’ingiustizia. Tra le persone prese di mira con totale impunità vi sono dissidenti politici, membri di minoranze etniche oppresse, persone manifestanti e persone condannate per reati di droga”, ha aggiunto Morayef. “La comunità internazionale deve agire con decisione e immediatezza per esercitare pressioni sulle autorità iraniane affinché fermino tutte le esecuzioni imminenti, annullino tutte le condanne a morte e impongano una moratoria ufficiale sulle esecuzioni, in vista dell’abolizione totale della pena di morte. Alla luce dell’impunità sistematica per le esecuzioni arbitrarie, gli stati devono anche intraprendere percorsi concreti per accertare le responsabilità delle autorità iraniane, anche esercitando la giurisdizione universale contro tutti i funzionari ragionevolmente sospettati di responsabilità penale per crimini di diritto internazionale e altre gravi violazioni dei diritti umani”, ha concluso Morayef. Tra le persone a rischio vi sono individui condannati a morte per reati legati alla droga o per accuse vaghe e formulate in modo eccessivamente generico, come “inimicizia contro Dio” (moharebeh), “corruzione sulla terra” (efsad-e fel-arz) e “ribellione armata contro lo stato” (baghi), a seguito di processi gravemente iniqui davanti ai tribunali rivoluzionari. Le ricerche di Amnesty International hanno costantemente evidenziato che i tribunali rivoluzionari, competenti per i reati contro la sicurezza nazionale e quelli legati alla droga, non sono indipendenti e infliggono pene severe, comprese le condanne a morte, a seguito di processi gravemente ingiusti. Le persone giudicate da tali tribunali vedono sistematicamente violato il diritto a un processo equo. Il 17 settembre 2025 le autorità iraniane hanno condannato a morte arbitrariamente Babak Shahbazi, ritenuto colpevole da un tribunale rivoluzionario nel maggio 2025 dopo un processo gravemente iniquo, durante il quale le autorità non hanno mai indagato sulle sue denunce di tortura e maltrattamenti. L’uso della pena di morte da parte delle autorità ha colpito in modo sproporzionato minoranze marginalizzate, in particolare appartenenti alle comunità afghana, baluci e curda. Almeno due donne curde, l’operatrice umanitaria Pakhshan Azizi e la dissidente Verisheh Moradi, sono state condannate a morte e rischiano l’esecuzione. Anche le persone afgane in Iran sono state fortemente colpite da questo aumento. Il numero delle persone afghane messe a morte dalle autorità iraniane è più che triplicato, passando da 25 nel 2023 a 80 nel 2024. Questa tendenza allarmante si accompagna all’aumento della retorica razzista e xenofoba da parte di funzionari iraniani, che è proseguita anche nel 2025, e a un’ondata senza precedenti di espulsioni forzate di massa di persone afgane, comprese quelle nate e vissute in Iran per decenni, rimandate in Afghanistan. L’aumento costante delle esecuzioni per reati legati alla droga, iniziato nel 2021, è proseguito anche quest’anno, in violazione del diritto internazionale e degli standard internazionali, che vietano categoricamente l’uso della pena di morte per reati di droga. Dopo l’escalation delle ostilità tra Iran e Israele alcuni alti funzionari, tra cui il capo del potere giudiziario Gholamhossein Mohseni Eje’i, hanno invocato processi ed esecuzioni rapide per chi “sostiene” o “collabora” con stati ostili, tra cui Israele. Il parlamento iraniano ha anche approvato una proposta di legge che, se confermata dal Consiglio dei guardiani, amplierebbe l’uso della pena di morte includendo accuse formulate in modo vago legate alla sicurezza nazionale, come “cooperazione con governi ostili” e “spionaggio”, in linea con queste inquietanti richieste da parte dei funzionari. Dal 13 giugno 2025 almeno dieci uomini sono stati messi a morte per accuse motivate da ragioni politiche, tra cui almeno otto accusati di spionaggio a favore di Israele. Amnesty International ha documentato decine di altri casi di persone a rischio di esecuzione per accuse analoghe, tra cui lo studioso svedese-iraniano Ahmadreza Djalali e la difensora dei diritti delle donne e dei lavoratori Sharifeh Mohammadi, la cui condanna a morte è stata confermata dalla sezione 39 della Corte suprema nell’agosto 2025. Amnesty International si oppone in ogni circostanza alla pena di morte. Essa rappresenta una violazione del diritto alla vita, sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, ed è la punizione più crudele, disumana e degradante. Amnesty International
Rientrodotte le sanzioni all’Iran, si complicano gli scenari nucleari del Medio Oriente
Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha votato venerdì per la reintroduzione delle sanzioni all’Iran, sospese in virtù del JCPOA, l’accordo sul nucleare che Teheran aveva stretto con i membri permanenti dell’organo delle Nazioni Unite, la Germania e la UE nel 2015. Questo voto rappresenta probabilmente il chiodo finale sulla bara […] L'articolo Rientrodotte le sanzioni all’Iran, si complicano gli scenari nucleari del Medio Oriente su Contropiano.
Vertice dei paesi arabi a Doha: tante parole, pochi fatti, mentre il tempo stringe
Si è svolto ieri, 15 settembre, il tanto atteso vertice dei paesi arabi a Doha, chiamato dopo il criminale attacco israeliano alla delegazione di Hamas presente in Qatar, paese che funge da mediatore tra il partito palestinese e le autorità statunitensi e di Tel Aviv. Ma quello che emerge dal […] L'articolo Vertice dei paesi arabi a Doha: tante parole, pochi fatti, mentre il tempo stringe su Contropiano.